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venerdì 4 luglio 2025

tutte le volte che sono diventato grande ~ intervista a giulio macaione

mi inventerò un sacco di storie bellissime e racconterò tutto quello che voglio. le mie protagoniste potranno innamorarsi di ragazzi affascinanti e vivere storie romantiche. nei fumetti potrò dire quello che sogno e non oso dire ad alta voce.


lucio è un ragazzino come ce ne sono tanti, uno che vive una vita come ce ne sono tante. è cresciuto nella palermo degli anni '90, circondato dall'affetto della famiglia e immerso in una rivoluzione culturale che, all'epoca, non sapevamo riconoscere come tale, una rivoluzione pop fatta di musica, giocattoli e serie tv ma soprattutto di anime e manga. 
erano gli anni in cui barbie insegnava alle bambine che potevano diventare insegnanti o astronaute, surfiste o mediche o qualsiasi altra cosa desiderassero (e che tutto questo non andava in contrasto con tutto quello che associavamo - e associamo - all'idea di femminilità), gli anni in cui piangevamo per lady oscar, rimanevamo terrorizzati (anzi, rimanevate, io non ho mai avuto il coraggio di guardarlo) per la bambina de l'esorcista e idolatravamo sailor moon.
ma lucio è anche immerso in una società che cerca di tirare forte il freno su tante cose, una sorta di santa inquisizione moderna che erige muri e barricate: i maschi sono così e cosà e fanno questo e quello, le femmine, invece, sono in quest'altro modo e fanno queste altre cose. lo dicono i genitori, lo dice il prete, lo dicono lə amicə a scuola.
e se non segui le regole, caro lucio, vuol dire che in te c'è qualcosa che non va.

diventare grandi è un casino, soprattutto quando dietro la facciata di famiglia perfetta si nascondono traumi, paure e difficoltà, e ancor di più quando non riesci a incastrarti perfettamente nelle caselline in cui tuttə intorno a te sembra riescano a trovare il proprio posto.
e se il tuo, di posto, sembra non esserci? se qualsiasi possibilità ti sta stretta e ti chiede di rinunciare a parti di te fondamentali e insostituibili?

allora bisogna creare la propria casellina, modellarla seguendo la propria forma, quale che questa sia.
l'arrivo di sailor moon in tv - è una femmina che si trasforma come le maghette ma combatte il male come i guerrieri maschi! wow! - spalanca a lucio un universo di possibilità, un universo fatto di carta, matite, storie e personaggi: diventerà un fumettista e nei suoi fumetti ci sarà tutto quello che, proprio come sta succedendo a lui, non trova spazio in questo mondo che si finge tanto grande ma che in realtà è piccolo e opprimente.


dunque, tutte le volte che sono diventato grande è la storia di un ragazzino come ce ne sono tanti, travolto dalle domande sulla sua identità, dai problemi della sua famiglia, dal rifiuto del mondo. ma è anche la storia di chi è riuscito a trovare la sua unica, personalissima via d'uscita da quel labirinto che sembrava irrisolvibile e ha trovato il modo di raggiungere il suo futuro.

giulio macaione c'ha fatto emozionare tante volte, ma forse tlvcsdg è il fumetto più coinvolgente di tutta la sua produzione. almeno per me.
sarà che la palermo degli anni '90 è la stessa in cui sono cresciuta io, che le pagine del suo fumetto sono piene di personaggi, giochi e citazioni di quel periodo così bello e così complicato, ed è un attimo che la mucca del fruttolo - come fosse la versione iper-pop della madeleine di proustiana memoria - ti riporti a quella sensazione di sprofondare dentro un sé che non riesci a comprendere del tutto e che vedi rifiutare da chiunque altrə. sarà anche che è facilissimo vedere in trasparenza attraverso lucio e trovare giulio, e pensare che quel bambino che desiderava diventare un fumettista e disegnare le sue storie è riuscito a realizzare il suo sogno.

di tutte le volte che sono diventato grande ne ho parlato con giulio (che ringrazio tantissimo sia per l'intervista e le immagini che trovate in questo post, sia per aver assecondato le mie manie strane e aver litigato con il correttore automatico di word per togliere tutte le maiuscole )
buona lettura!


ciao giulio, bentornato su claccalegge!
parliamo del tuo ultimo fumetto, tutte le volte che sono diventato grande. in un reel in cui lo presenti spieghi che si tratta di un’opera di autofiction, cioè quel genere letterario che mette insieme elementi proprio dell’autobiografia con altri di pura invenzione narrativa, in cui lə protagonista è il narratore stesso o un suo alter ego.
qual è il rapporto tra invenzione e realtà in questo fumetto?
► ciao claudia, grazie!
l’intenzione iniziale era quella di scrivere una vera e propria autobiografia in chiave manga ma mi sono reso conto ben presto che non avrebbe funzionato: intanto mi sembrava un po’ pretenzioso, alla mia età, poi per scriverla come un manga mi ci sarebbero voluti almeno 6 volumi! ma, soprattutto, mi sarei trovato con l’edulcorare molte cose, non tanto quelle che riguardavano me stesso quanto quelle che coinvolgevano altre persone. volevo essere il più sincero possibile quindi non mi avrebbe soddisfatto fare un lavoro che sarebbe riuscito a metà, sentivo il bisogno di scavare a fondo, senza pormi troppi limiti.
l’indicazione sulla via da seguire è arrivata da un libro che mi ha regalato un amico: “la bella confusione” di francesco piccolo, nel quale il noto sceneggiatore racconta i set e i processi creativi dietro a “il gattopardo” di luchino visconti e “otto e mezzo” di federico fellini e a proposito di quest’ultimo dice: “(…) come per quella che viene definita autofiction, il rapporto tra il personaggio messo in scena e l'autore reale è necessario perché dà una forma esponenziale al senso.
se esistesse il film con guido senza che chi lo ha realizzato fosse fellini, perderebbe gran parte della sua potenza espressiva. mettere insieme guido e fellini vuol dire che quello che fellini racconta di guido è vero, nel senso più profondo; non: è successo esattamente così; ma: racconta una verità profonda. se chi guarda il film non riconosce quella verità che fellini suggerisce di dare a guido, il film perde una buona percentuale della sua forza. otto e mezzo è otto e mezzo non solo per quello che racconta, ma anche per chi lo racconta - e per come le due cose coincidono.”
il protagonista della storia è lucio, un ragazzino siciliano appassionato di manga e anime che fa fatica a districarsi tra la ricerca della propria identità e il modo di pensare - spesso molto chiuso - della sua famiglia. dando vita a questo personaggio, quali elementi di te e del tuo passato sei riuscito a scoprire e a esprimere meglio?
► la volontà di scrivere questo libro è arrivata facendo un percorso di terapia. ma in realtà già dal mio romanzo precedente, “scirocco”, avevo usato i fumetti per elaborare delle cose personali, in quel caso un lutto, in questo dei traumi e degli avvenimenti della mia infanzia che non avevo mai affrontato davvero. pur utilizzando dei simboli e dei personaggi di fantasia, il fumetto mi ha consentito di esprimere le emozioni nella maniera più sincera possibile, come forse a parole non avrei saputo fare. ho attraversato un vero e proprio momento di regressione all’infanzia, ritrovandomi in alcuni momenti cruciali della mia crescita, e riviverli nella doppia veste di bambino e adulto/autore mi ha consentito di dargli una nuova forma, ridimensionandoli e spostandoli in un’altra dimensione non più traumatica.
ho capito tante cose di me, ad esempio il perché sailor moon mi abbia colpito così tanto quando lo vidi per la prima volta a 11 anni: bunny/usagi riceveva dei poteri che non avrebbe mai voluto, frignava e si lamentava ad ogni combattimento e nel monologo finale della prima stagione diceva apertamente che la vita che voleva era fatta di piccole cose quotidiane, non di battaglie tra il bene e il male, quella era una responsablità che le pesava troppo. in maniera analoga, io mi ero sentito schiacciato dalle responsabilità che mi erano state affibbiate, togliendomi la leggerezza e la spensieratezza sacrosante per un bambino.
ho capito anche il perché negli anni - e prepotentemente quando ho iniziato a lavorare a questa storia - io sia stato ossessionato da regan macneil, la bambina posseduta de “l’esorcista”: ho canalizzato in quella figura una serie di sensi di colpa dovuti alla pesante educazione cattolica, l’imbarazzo provato nella pubertà, nel momento in cui mi sono sentito più sbagliato in quanto “diverso”, la difficoltà di reprimere la mia parte femminile che reputavo sbagliata, e ovviamente la malattia mentale con la quale mi sono scontrato in famiglia.

il problema del racconto personale - per quanto romanzato e non pedissequamente realistico - immagino sia l’inevitabile coinvolgimento di altre persone, che si ritrovano a essere personaggiə della narrazione. qui parli di una famiglia molto conservatrice su molti aspetti, che deve affrontare situazioni anche molto difficili. che tipo di reazione hai avuto da parte di chi si è rispecchiatə in questa storia?
► la reazione finora è stata molto positiva. ho cercato di essere il più possibile rispettoso e credo che leggendo la storia si possa percepire comunque l’affetto per la mia famiglia. per quanto riguarda il racconto della depressione, ho provato a raccontarlo andando un po’ in punta di piedi, proprio perché non è una cosa che ho vissuto direttamente sulla mia pelle ma alla quale ho assistito. crescere con un genitore depresso è una cosa che ti cambia per sempre ma bisogna anche sdoganare il fatto che i disturbi mentali siano malattie, non onte delle quali vergognarsi.
in “tutte le volte che sono diventato grande” ci sono tantissimi riferimenti a manga e anime degli anni ‘90: quali erano i tuoi personaggiə preferitə - e lə artistə - dell’epoca e in che modo hanno influenzato la tua crescita, come persona e come artista?
► ho già parlato di sailor moon e regan, ma ci sono statə tantə altrə personaggə, reali e non, importantissimə per me. madonna, per esempio, è stata un esempio di libertà di espressione ed emancipazione. mi sono ritrovato molto nei percorsi dei due protagonisti di x-files, mulder bisognoso di credere e scully così razionale. ma ovviamente ci sono stati i fumetti e i cartoni animati: lady oscar, gokinjo monogatari, proteggi la mia terra, maison ikkoku, slam dunk, city hunter, ranma 1/2… per poi arrivare ai fumetti di “mondo naïf” e autorə come vanna vinci e andrea accardi.

rispetto alle tue opere precedenti, si vede chiaramente il tuo lavoro di ricerca grafica in una direzione differente. sia il tuo tratto sia la struttura delle tavole si avvicinano qui molto di più a quello proprio del fumetto giapponese che allo stile più tipicamente europeo che aveva influenzato opere come sciroccobasilicò o stella di mare. cosa ti ha portato a questa scelta stilistica?
► come dicevo prima, l’intenzione iniziale era quella di realizzare questa storia come se fosse un vero e proprio manga, sia dal punto di vista narrativo che da quello grafico, perché racconto gli anni nei quali ho scoperto quella narrazione e quei fumetti, che poi sono stati i primi a farmi capire l’enorme potenziale espressivo delle storie, quando potevo rifugiarmici e sentirmi libero. per cui la scelta è stata inevitabile. in realtà non ho dovuto sforzarmi di cambiare, quelle cose ce le ho nelle vene da quando ho iniziato a disegnare, ho semplicemente assecondato un istinto. lavorare con i retini (mezzitoni e pattern tipici del manga) è stato divertentissimo, ma anche usare alcuni espedienti di impaginazione o fare delle citazioni esplicite è stato bellissimo.
nella storia, lucio non ha nessuna fretta di crescere ma si ritrova a “diventare grande” tante volte, almeno agli occhi delle persone adulte che fanno parte della sua vita. ma cosa vuol dire, secondo te oggi, “essere diventatə grande”?
► questa è una domanda difficile :) per quanto mi riguarda, credo che fare questo libro sia stato un ennesimo momento di crescita personale. forse si diventa grandi definitivamente quando si smette di considerarsi figliə e si impara a vedere i propri genitori come persone a sé stanti con tutti i loro limiti.

adesso, soprattutto dopo aver realizzato il sogno - che è anche quello di lucio - di diventare un autore di fumetti, puoi dire di “essere diventato grande”?
► macché, mi sento sempre un teenager :D con molta esperienza, un corpo che invecchia e un bel bagaglio di sofferenze, ma pur sempre un ragazzino. scherzi a parte, forse chi fa fumetti non riuscirà mai a sentirsi del tutto adulto e credo che sia una grande fortuna, allo stesso tempo ho accettato il fatto che diventare grandi abbia anche in suoi vantaggi, a cominciare dal fatto che si possono elaborare cose che ci hanno ferito in passato e imparare a vivere più serenamente. il segreto in fondo è cercare di coltivare un po’ di leggerezza e in questo chi fa un lavoro creativo può essere avvantaggiatə.
grazie mille per il tuo tempo e per averci raccontato il tuo lavoro! a presto e imboccallupo per tutti i tuoi progetti futuri! 

lunedì 14 giugno 2021

scirocco

voglio che tu sappia che non sono scappata. sono venuta qui a cercarmi.
stare qui mi ha ricordato chi ero, chi voglio essere fino alla fine.

non lasciatevi trarre in inganno dalla copertina, scirocco non è un fumetto sulla danza e a dirla tutta, la ragazza che balla tra i canali di venezia non è la vera protagonista della storia.

quella ragazza si chiama mia, ha diciassette anni e nonostante sia così giovane ha già le idee chiare sul suo futuro: diventerà una ballerina di danza classica.
suo padre, gianni, è un uomo solo, un papà che per amore di sua figlia ha messo in pausa la propria vita, si è lasciato trasportare in una rassicurante routine senza imprevisti che divide tra il suo bar - scirocco, appunto - e le attenzioni che riserva a mia. non rischia nessuna delusione ma non fa altro che collezionare giorni tutti uguali, senza nessuna emozione che possa smuoverlo dalla sua rassegnata serenità.
la nonna di mia, elsa, è il vero motore della storia: ex scultrice senza peli sulla lingua, ha preso la sua vita e l'ha mangiata morsi, non si è mai risparmiata su nulla né si è fatta frenare dalle paure: da ragazzina ha lasciato le montagne della sicilia per seguire il suo amore, l'uomo che le aveva promesso che l'avrebbe fatta vivere su quel mare che da casa sua poteva vedere solo dalla finestra, è cresciuta e invecchiata a venezia ma un pezzo del suo cuore l'ha lasciato tra le madonie.
e il giorno in cui il suo peggior nemico, la malattia che le ha tolto la capacità di scolpire e le ha fatto scoprire cosa vuol dire rinunciare a se stessi per non perdere tutto, torna inaspettatamente, elsa lascia un biglietto a gianni e mia e torna indietro, alla sua casa, alle sue montagne, alla sua giovinezza, a quello che era e che in fondo ha continuato ad essere per tutta la vita.


credo che il vero protagonista di questa storia sia la scelta, quel momento in cui prendiamo consapevolezza delle possibili forme che potrà avere il nostro futuro e con infinito coraggio le scartiamo tutte tranne una.
facciamo fuori tutti i potenziali e se invece... e cerchiamo di capire come quella forma riuscirà a plasmarci, alla fine di tutto, e come plasmerà tutti quelli che ci circondano.

la scelta di elsa può sembrare coraggiosa, io credo semplicemente che sia una scelta dettata dall'amore verso la vita, la scelta che solo chi non ha nulla da rimpiangere e che ha solo da guardare davanti riesce a fare.
la sua caparbietà, la sua capacità di vivere intensamente ogni attimo, con passione e senza paura spingono mia a continuare a testa bassa verso la strada che ha deciso di percorrere e a sua volta questa determinazione contagia gianni, finalmente capace di correre un rischio, per una buona volta, e poi ancora enrico, l'amico di mia e di gianni, emblema delle generazioni che cercano di scorgere il loro futuro attraverso la nebbia dell'incertezza e della precarietà, una nebbia che avvelena i sogni e riduce tutto a mera convenienza.


c'è tanto in scirocco, c'è che giulio macaione riesce a prendere una famiglia qualsiasi e mettere in scena la vita intera: l'amore, il futuro, le passioni, la gioia, la paura, il dolore, la perdita, la malinconia, la lontananza.
lo stile dei disegni non è cambiato molto dai lavori precedenti, il tratto è immediatamente riconoscibile, solo sembra ancora più sicuro, come se tenere la matita in mano e chiederle di trasformare i pensieri in segni sulla carta fosse ancora più facile.
i paesaggi, gli scorci delle città e dei paesi, diventano sempre più belli, libro dopo libro.
come in stella di mare e basilicò, ci sono pochi colori in scirocco: la luce azzurra dell'alba all'inizio, quella bionda del sole in pieno giorno, i toni violacei degli ultimi raggi che accompagnano il tramonto prima della notte. alla parte della storia ambientata in sicilia tocca il colore più luminoso e alcune delle pagine più felici e non so se sia voluto, ma mi è sembrato l'ennesimo omaggio - dopo la bellissima cefalù di stella di mare - all'isola.

seguo giulio dai tempi di ofelia, ho letto tutte le sue storie fino ad adesso e ogni volta è una sorpresa. scirocco è forse il suo libro più maturo, più profondo, che riesce ad affrontare temi difficili e sa dare voce a tre diverse generazioni senza che nessuna pecchi di credibilità.

lunedì 18 novembre 2019

alice di sogno in sogno

è terribile. io vorrei solo starmene nella mia testa e dormire bene almeno una notte. lei non ha idea di cosa ci possa essere nei sogni delle altre persone.

qualche anno fa, nel 2015 se non ricordo male, giulio macaione pubblicò il disegno di una ragazza con i capelli scuri, corti e mossi, e in quel preciso momento io sapevo già che quel nuovo personaggio mi avrebbe conquistata come aveva fatto ofelia qualche tempo prima.
è passato un po' di tempo, alice ha finalmente una sua storia e io non mi ero sbagliata: mi ha conquistata dalla prima pagina e, con tutte le enormi diversità tra i personaggi e nelle trame, la sensazione che ho avuto leggendo la storia è stata fin da subito quella che ho avuto leggendo ofelia: non soltanto l'interesse e il coinvolgimento nella vicenda, ma anche la sensazione che una ragazza così - come alice, come ofelia - vorresti incontrarla e diventare sua amica.

alice di sogno in sogno racconta un momento particolare e difficile della vita di alice: suo papà ha perso il lavoro e tutta la sua famiglia è tornata a cincinnati, città che aveva lasciato qualche anno prima. ha ritrovato il suo amico jamie, ma a scuola è presa di mira dalle bulle e a casa e costretta a dividere con suo fratello la camera... e i suoi sogni.
alice è infatti capace di entrare nei sogni di chi le sta accanto, di viverli come se fossero suoi, ma non riesce assolutamente a pensare a questa cosa come a un dono, anzi: si ritrova invischiata nelle paure e nelle angosce della gente senza poter far nulla per aiutarli e senza nessun controllo del suo potere.
vorrebbe non avercelo questo potere, vorrebbe essere una ragazza normale, come tutte le altre, vorrebbe poter dormire la notte e sognare soltanto i suoi sogni ma imparerà presto che anche il più sgradito dei doni può rivelarsi fondamentale e utile per fare il bene delle persone che ama.


la storia è in realtà abbastanza semplice ed è facile intuire come andranno le cose già più o meno a metà lettura, ma giulio più che sull'effetto sorpresa e sui colpi di scena ha puntato sulla sua capacità di rendere veri e vivi i suoi personaggi, e ha vinto.
nella passione di alice per il disegno o di jamie per i fumetti è facile rivedere lui - e rivederci un po' tutti noi lettori appassionati e un po' nerd - è facile sentirli vicini, ritornare ai disagi adolescenziali, alla difficoltà di essere gli strambi con i giornalini nello zaino e la testa in aria.
per quanto straordinaria sia la vicenda di alice, con i suoi elementi da urban fantasy, ci sono dentro tutti i temi che a giulio stanno a cuore: gli affetti familiari, l'amicizia, saper rimanere sé stessi nonostante le difficoltà, imparare a credere nelle proprie capacità e a seguire il buon vecchio adagio che recita quando la vita ti dà limoni, tu fanne una limonata.
i colori di giulia adragna poi hanno saputo dare alla storia quel tocco in più, nelle atmosfere, che lo rende davvero un piccolo capolavoro.
merita anche una menzione la copertina a due livelli frutto del lavoro di bao publishing, con i gatti-incubo stampati sulla sovracoperta trasparente.

alice è uno di quei personaggi di carta che ti entrano nel cuore e ci restano a lungo.
so che giulio è già al lavoro su un'altra storia e non vedo l'ora di leggere anche quella!

venerdì 19 ottobre 2018

stella di mare

caruso... questa storia ha più verità.
purtroppo quella che ho potuto dire è la più assurda delle due.

stefano ha 24 anni, ha mollato l'università e non sa cosa fare della sua vita. non lavora, non ha una fidanzata, nessun progetto, sogno, ambizione.
è bloccato in un attimo eterno in cui nulla sembra cambiare, quando in realtà l'unica cosa che cambia è il tempo che scorre e che trascina con sé tutti gli altri: la gente intorno a stefano vive, giorno dopo giorno, cresce, cambia.
certo, che sia un periodo nero per la nostra generazione è fuor di dubbio, ma c'è altro a bloccare stefano in questo limbo fatto di nulla e di attesa, una ragazza, marina, che conosce fin da quando era bambino, la sua sirena del nord, una creatura misteriosa tanto quanto le mitiche abitanti degli abissi.
marina sembra non esistere per tutto l'anno - niente numeri di telefono, niente contatti social, neppure un indirizzo di posta sulle cartoline che ogni tanto spedisce a stefano - e poi appare all'improvviso, come una sirena tra le onde, per una ventina di giorni a godersi l'estate siciliana e a fare impazzire lui d'amore e di speranza.

mentre il dramma immobile e silenzioso di stefano si consuma tra le pareti della sua camera e la spiaggia dorata della spiaggia di cefalù, un vecchio pescatore, vico, vive le sue giornate tra il molo e il mare. burbero e silenzioso, su di lui tutto il peso di un passato su cui il paese ha ricamato un intreccio complesso di pettegolezzi, voci, stralci di una storia lontana che il tempo non ha saputo cancellare. una storia che parla di un'amicizia tradita e di sirene che rubano gli uomini alle loro donne per trascinarli tra i flutti e non lasciare tornare a galla neppure un corpo da piangere, sirene che anni fa hanno rubato a matilde - la pazza della finestra che spaventa stefano fin da quando era bambino - il suo amato giuseppe, l'amico di vico scomparso in mare in una notte di cui solo l'anziano pescatore conserva il ricordo.


stefano sogna la sua sirena del nord, matilde accoltella le onde e giura vendetta contro i mostri semiumani che le hanno rubato l'amore, vico cerca di catturarne una per mostrare alle malelingue che no, non è stato lui a uccidere il suo amico, che furono le sirene a trascinarlo giù dalla barca e poi nel fondo del mare.

in una cefalù incantevole - solo giulio poteva renderla più bella di quella che è - infiammata dal sole, lambita dalle ombre violacee del tramonto, illuminata dal blu del mare, due anime bloccate in una piega del tempo si incontrano, si riconoscono e in qualche modo si salvano: un ragazzo incapace di vivere il suo futuro, incatenato da una speranza ammaliatrice e ingannevole e un vecchio prigioniero del passato e di un segreto troppo folle da raccontare, più folle persino delle donne pesce che innamorano e uccidono i pescatori.

quello che mi piace da impazzire delle storie di giulio è che lui è un Narratore con la n maiuscola: sa trascinarti nel racconto, riesce a farti entrare nella mente e nel cuore dei suoi personaggi e non importa quanto loro siano diversi da te, quanto il loro vissuto sia differente dal tuo, riesci sempre a entrare in empatia con loro, a sentirli vicini, a vivere le loro vicende come se per qualche momento fossero le tue. con stella di mare, dopo ofelia e basilicò - e le storie brevi i colori del vicino, nel buio fra gli alberi e la fine dell'estate, giulio firma un altro capolavoro della narrativa a fumetti, confermandosi come uno dei migliori autori del panorama contemporaneo italiano.


ne approfitto per ricordare ai lettori palermitani la penultima tappa del tour di presentazioni di stella di mare, oggi alle 18:00 alla feltrinelli!

mercoledì 19 settembre 2018

cinque fumetti da non perdere a treviso comic book festival

tra le poche gioie di quest'ultima parte dell'anno per me non ci sarà il tcbf, fiera che mi è piaciuta tantissimo l'anno scorso ma questa volta non sono riuscita a organizzarmi in tempo con i biglietti dell'aereo e quindi amen.
ma se riuscite ad andarci ci sono cinque novità che vi consiglio assolutamente di non perdere (cioè, in realtà se andassi lì non penso che prenderei meno di una ventina di titoli, però ho cercato di fare una lista un po' meno compulsiva e più ragionata)

abigail - elena triolo (manticora autoproduzioni)
il secondo capitolo della trilogia dedicata ai veleni, iniziata con malerba, a opera della new entry nel team manticora, elena triolo (già autrice per hop! edizioni, su claccalegge abbiamo parlato de il re delle fate edito da bd edizioni).

tempo da lupi - lorenzo palloni (mammaiuto)
come per il gruppo manticora, con mammaiuto vale un po' la stessa regola: prendiamo tutto a scatola chiusa, tanto di certo non sbagliamo.
il terzo volume della collana due punti (dopo falene e ovetto) vede di nuovo storia e disegni di lorenzo palloni.
non so altro, solo che lo voglio assolutamente.


il tramonto del sea breeze - vittoria moretta (coconino press)
poche cose mi incuriosiscono più degli esordi di nuovi autori italiani, e dalle pochissime anteprime che ho visto di questo titolo so che non vedo l'ora di leggerlo e di parlarvene.
coconino nella presentazione parla di destino, amore e fiamme: che altro ci serve?

rustle - anna ferrari, paolo maini, giovanni guida, caterina ferrante, adriano turtulici (noise press)
anna è una delle mie disegnatrici preferite, paolo ha sceneggiato a sort of fairy tale (qui, qui e qui), non mi serve sapere altro di questo titolo per sapere che non vedo l'ora di leggerlo!

stella di mare - giulio macaione (bao publishing)
anche qui, basta leggere il nome sopra il titolo per lanciare in aria i soldi e scappare con una copia di questo libro.
giulio è bravissimo, scrive storie che sanno incantare, divertire, commuovere e a volte inquietare, disegna in modo meraviglioso e da vita a personaggi che rimangono a lungo nei cuori dei lettori (ofelia ). se a questo sommiamo la bellezza dei paesaggi di cefalù, la luce dorata del mare e il fascino misterioso delle sirene... insomma, cosa volete ancora?

mercoledì 18 ottobre 2017

commenti randomici a letture randomiche (44)

ancora un minestrone di robe, lo so, ma le cose da consigliarvi sono troppe e questa è la soluzione più facile (sopratutto adesso che passo più tempo sopra gli autobus che a casa) per riuscire a parlarvi di tutto.
a questo giro vi racconto di un po' di belle autoproduzioni, recuperate un po' all'arf e un al tcbf, così se andate a lucca sapete cosa non dovete perdervi!

i diari della nuke lo volevo da millenni, e se non avete ancora ceduto all'edizione shockdom (io odio il loro logo arancione orrido che rovina tutte le copertine) vi suggerisco di accappararvi una copia della vecchia edizione autoprodotta allo stand di mammaiuto.
i diari della nuke è effettivamente né più né meno che una sorta di sconclusionato, incasinato, intimo diario di nuke (al secolo claudia razzoli) che mischia ricordi, riflessioni ed esperienze con ironia e sincerità, un po' come una chiacchierata con un'amica davanti a qualche bicchiere di vino ma con i disegni.
dal manuale pratico per scappare di casa al disagio reale (e non figo come sembra quando lo vedi nelle serie tv), ai discorsi cinici e disillusi sull'amore (che, si sa, è da cretini) fino ai suggerimenti su come lasciare qualcuno (e magari pentirsene poi) o a come vivere al meglio una vera solitudine, o ai lavori tristi e poco soddisfacenti che meglio che niente, i diari della nuke sono una panoramica della - non troppo - comune vita di una ex-adolescente-ribelle, che sa farsi una risata anche davanti ai momenti più di merda e insegna a farci prendere la vita con un po' più di leggerezza, che tanto a peggiorare le cose con la tristezza non ci si guadagna nulla.
fossi in voi non me lo perderei (ed è anche un ottimo modo per ingannare l'attesa del cartaceo di ross)

per rimanere ancora un po' in compagnia di mammaiuto, vi consiglio di recuperare anche suomi (che in finlandese vuol dire finlandia) de la came, un altro diario, anche se parecchio diverso da quello della nuke, che racconta il viaggio ad helsinki di un trio di amici, tra l'eccitazione per un mondo completamente alieno a quello di ogni giorno e la malinconia della separazione.
la vicenda infatti ruota attorno all'assunzione a helsinki di tark, fratello dell'autrice e artista da sempre, che finalmente ha realizzato il suo sogno di lavorare come designer in un'azienda che non lo sfrutti brutalmente e lo faccia sentire un po' realizzato.
assieme a lui, per aiutarlo ad ambientarsi in un paese così diverso e affascinante (e freddo, immagino), came e leiba si divertono a fare i turisti per smorzare un po' l'inevitabile tristezza della prossima separazione.
suomi si articola un po' come una cronaca degli eventi, un po' come un quaderno di appunti (su qualsiasi cosa affascini l'autrice, dal design degli oggetti alle architetture, una specie di instagram con i disegni e parecchio senso artistico in più) e un po' come un vero e proprio diario, pieno di riflessioni sull'eterno dilemma tutto italiano del rimango a casa, in questo paese bello e soleggiato a farmi sfruttare con lavori orrendi che non mi merito o vado lontano in un posto che è familiare quanto marte ma finalmente realizzo i miei sogni? o delle più semplici considerazioni sulla natura stessa delle aspirazioni (ma è davvero così strano non avere un sogno ben definito?)
i disegni, seppur sempre riconoscibili e coerenti, cambiano stile a seconda delle situazioni, a volte in bianco e nero, altre a colori, monocromie, pagine ricche di dettagli e altre che sembrano solo un intrecciarsi di illustrazioni e scrittura.
divertente e insieme amaro e disilluso, suomi è schizofrenico come qualsiasi diario testimoni un cambiamento tanto importante. che siate amanti dei viaggio, delle atmosfere del nord europa o semplicemente delle storie disegnate, non fatevelo scappare.

un'altro titolo che se passate a lucca dovete recuperare per forza è un lungo cammino, scritto da samuel daveti e disegnato da lorenzo palloni e francesco rossi.
l'unica attinenza con i due sopra è che anche questo è del collettivo mammaiuto, ma qui abbiamo a che fare con una storia tra il distopico e il fantascientifico, un racconto crudo, forte e bello, e se non vi fidate di me, fidatevi di brandon box, la casa di produzione che ha acquistato i diritti per farne un film.

siamo a parigi, nel 2082. madre, padre e alec, il loro bambino, si mettono in viaggio in aereo per raggiungere - in italia - la nonna. potrebbe essere il più banale degli incipit se non ci fosse fin da subito il sentore che c'è qualcosa di strano tra le montagne che sorvolano.
qualcosa di strano e pericoloso, ma abbastanza lontano da non costituire per alec altro che uno spauracchio nei confronti del quale mostrarsi coraggioso e sbruffone, in quel tipico modo che hanno i bambini di deridere i pericoli di cui non conoscono ancora l'entità.
contemporaneamente, in una casa in male arnese da qualche parte, un uomo prepara il suo fucile e il cavallo, pronto ad andare a caccia di un gruppo di cinghiali appena avvistato.
quasi ad assecondare il desiderio di alec di sfidare quell'oscura minaccia, senza alcuna spiegazione razionale il pilota decide un atterraggio di emergenza proprio tra le montagne.
l'attacco è immediato, feroce e a prima vista immotivato. tutti i passeggeri e l'equipaggio dell'aereo vengono uccisi senza pietà. unico sopravvissuto, grazie all'intervento di ivan, il cacciatore che avevamo intravisto qualche pagina prima, è alec, che si ritroverà, sconvolto, orfano e impaurito, nella casetta di ivan, costretto a scontrarsi con una realtà che in virtù della sua troppo giovane età, aveva fino ad adesso ignorato.

questo è solo l'incipit di una vicenda che dietro la facciata di un futuro da incubo (nemmeno troppo lontano da noi), ci racconta - senza cadere nelle solite e stra abusate retoriche - di un mondo diviso, di frontiere e di ingiustizie sociali, della necessità della sofferenza di molti per il quieto vivere di pochi.
una storia che usa la metafora dell'invenzione narrativa per far riflettere su tematiche molto più attuali di quanto non ci piaccia pensare, e che al contempo racconta un incontro inaspettato, un percorso di crescita difficile e per nulla scontato, di un bambino e di un uomo che dalle ceneri di due solitudini sanno far nascere un affetto sincero e più forte di qualsiasi legame di sangue.

nel buio tra gli alberi ero convinta di averlo già presentato qui sul blog, invece mi sa che avevo giusto scritto un commentino su instagram quando lo lessi, però recuperiamo perché anche questo merita tantissimo e dovete recuperarlo se non l'avete già preso.
è il secondo autoprodotto di giulio macaione dopo la fine dell'estate, abbastanza diverso dagli altri suoi lavori, è una storia brevissima che si ispira molto alle atmosfere di stranger things e che, come la storia di eleven e compagnia, prende il via dalla sparizione di aurora, una bambina di sei anni, in circostanze misteriose.
anche qui, come nel già citato telefilm, le ricerche della polizia non hanno dato i frutti sperati, così un gruppo di ragazzini, tra cui il fratello di aurora, si inoltrano in un bosco tetro e misterioso, in cerca di qualche indizio che possa aiutarli a ritrovare la ragazzina...
l'azione è veloce e si svolge nell'arco di poche ore, ma anche in un così piccolo lasso di tempo, giulio macaione riesce a creare un'atmosfera carica di suspence e di tensione, lasciandoci intravedere ombre che si aggirano, appunto, nel buio tra gli alberi, dando voce alle dicerie che circolano in merito al bosco e alla sparizione di aurora e regalandoci un finale a sorpresa da far rizzare i capelli in testa.

dopo le atmosfere quasi magiche di ofelia, le complesse vicende familiari di basilicò e la malinconia de la fine dell'estate, giulio si cimenta in un thriller dal sapore horror e, come sempre, non delude.

per evitarvi il mega papiro, continuo a parlarvi di autoprodotti la prossima settimana, con un sacco di altri titoli imperdibili!

mercoledì 16 novembre 2016

acquisti da lucca! ~ parte II

ed ecco, come vi anticipavo un paio di giorni fa, la seconda parte del post dedicato agli acquisti di lucca!


a pochi mesi dall'uscita di basilicò, giulio macaione ha presentato a lucca il suo primo fumetto autoprodotto, la fine dell'estate. potevo farmelo mancare? domanda inutile.
la fine dell'estate è una storia brevissima, l'ultimo weekend d'estate e un viaggio nella sicilia orientale di tre amici, carlo, elena e matteo, che finalmente si ritrovano insieme come ai vecchi tempi.
eppure, tra l'atmosfera di spensieratezza e allegria di tre ragazzi che tornano adolescenti senza nessun pensiero se non quello di godersi un bagno a mare e la dolce malinconia dell'estate che finisce, la vita va avanti bruscamente, prendendo strade insospettabili.
con la sua particolare attenzione ai sentimenti e alle emozioni dei personaggi e la straordinaria capacità di trasmetterla ai lettori, giulio macaione da vita a un racconto veloce come un lampo, uno sguardo al presente di tre persone che rivela il loro passato e lascia indovinare il loro futuro, nella cornice di una sicilia che si tinge dell'oro del sole e del blu del mare e della nostalgia.
a ogni storia, giulio rivela di essere un narratore formidabile, in grado di mostrarci il lato più profondo delle cose, anche quelle in apparenza meno importanti, e, se fossi in voi, sia che conosciate già i lavori di giulio, sia che vogliate scoprirli per la prima volta, questo libretto non me lo lascerei sfuggire.


e per concludere in bellezza, in attesa del nuovo volume di lumina, che avevo presentato qui, arriva il secondo spin off della serie, oleg.
in questo volumino, il team di lumina, capeggiato da linda cavallini e emanuele tenderini, ci spiega come funziona la formazione professionale su lumina (ed è subito cavallini e tenderini ministri dell'istruzione!): il percorso formativo, fondamentale per quello che poi sarà il lavoro di ogni abitante di lumina, inizia fin da piccolissimi. inizialmente, è uguale per tutti, fino ai 12/13 anni, età in cui i ragazzi iniziano a girare per alcuni istituti di specializzazione per poter scegliere quello che sarà il loro futuro e poter passare poi al terzo grado, imparando sia la teoria che la pratica del tipo di lavoro che hanno scelto di svolgere, sempre con la possibilità di tornare indietro e cambiare idea. alla fine di questo percorso sono pronti per iniziare a svolgere il ruolo e nel frattempo, se vogliono, possono specializzarsi ulteriormente nella professione scelta.
in questo episodio, oleg e juba, i due protagonisti, che abbiamo già visto nel primo volume di lumina, sono alla fine dell'ultima parte del loro percorso formativo: stanno per diventare guardie del corpo, ma per poter ottenere l'incarico a tutti gli effetti, dovranno superare l'ultima prova, l'agone di sbarramento, in cui ai ragazzi, divisi in squadre, non è solo richiesto di portare a termine la missione, ma di farlo prima dei loro avversari.
è a quel periodo che risale il primo incontro/scontro tra oleg e juba: la rivalità di allora, a distanza di anni mentre raccontano la vicenda a kite, sembra non essersi per nulla appianata (anche se non vi nascondo che la ship è già salpata da un pezzo), anzi, i due non perdono occasione per litigare.
prima oleg e poi juba raccontano la rispettiva versione del loro primo incontro proprio durante una delle fasi dell'agone di sbarramento. forse non sapremo mai davvero come è andata, ma di certo i racconti sono entrambi parecchio avvincenti... e in entrambi non si può che sperare che quel piccolo cosino rosa e carino che è il bonus non si faccia troppo male! (ho sofferto, credetemi!)
ai disegni si alternano linda cavallini, che ha disegnato la storia-cornice, martina andrea batelli, aka mortinfami e greta xella, che abbiamo già visto su karmapolis e ultimamente sul volume antologico grimorio (ve ne parlerò a breve), tutte e tre, per quanto abbiano un tratto molto diverso, assolutamente bravissime, mentre la sceneggiatura è, ancora una volta, di maurizio carnago, sempre con la supervisione dei creatori di lumina, cavallini e tenderini.
un volumino divertente che ci permette di esplorare un po' più a fondo il mondo di lumina e addolcisce l'attesa del secondo episodio.
ah, del primo spin off, dedicato a shani, ne avevo parlato qui!

giovedì 14 luglio 2016

basilicò

e finalmente ci siamo! ho letto basilicò, uno dei fumetti più attesi dell'anno e... posso dire minchia!? senza girarci troppo attorno, giulio macaione ha tirato fuori un capolavoro!


l'unico momento in cui si può fare un resoconto veritiero della propria esistenza è quando questa finisce.
lo sa bene maria morreale, la protagonista del romanzo, lo sa così bene che aspetta la sua veglia funebre per raccontarci la sua storia, in un susseguirsi di flashback che si intrecciano alle voci dei suoi cinque figli: giovanni, il maggiore, uno stimato professore di liceo, un uomo calmo, pacato che soffre di non sentirsi mai abbastanza importante per chi gli sta attorno, agata, artista fallita, che si arrangia con un lavoro che non le piace e con degli amori consumati in poche ore, tra un'ubriacatura e l'altra, diego maria, gay, innamorato dell'amore e del conto in banca dei suoi numerosi fidanzati, rosalia, la più bella, la più realizzata, con un buon lavoro e un marito chirurgo e infine santo, il più piccolo, aspirante giornalista e giramondo.
e poi, ovviamente lei, maria, la signora matura di oggi e la donna giovane e passionale di vent'anni prima, l'amore per suo marito, il desiderio, poi appagato, di diventare madre e sopratutto la sua cucina, i suoi piatti irresistibili (giulio ci fornisce anche le ricette!), insaporiti e resi unici dal suo ingrediente segreto: il suo basilico, 'u basilicò in palermitano.
tutti, ognuno a suo modo, con un difficile rapporto con la madre, la tipica brava donna timorata di dio e di quello che dirà la gente, severa e mai troppo amichevole con ciascuno di loro, tutti a soffrire per la mancanza di un padre scappato via con la domestica quando erano solo dei bambini.
nelle ore precedenti alla morte di maria, ognuno di loro racconta la propria storia, le proprie frustrazioni, i fallimenti, i rimpianti, gli screzi con la madre. tutti divisi fino al momento in cui il dolore non li unisce.


quello che inizia come un affresco familiare prende alla fine, con un ritmo perfetto, mai forzato, delle tinte più cupe, lascia pian piano affiorare i segreti nascosti per tutta una vita, fino al momento in cui sarà quasi impossibile credere a quello che viene svelato, nello sfondo di una palermo che svela le sue contraddizioni, la bellezza dei suoi scorci e la miseria e il bigottismo dei suoi abitanti, una città che, come i protagonisti del libro, mostra il suo volto migliore nella maestosità degli edifici e dei monumenti e nasconde nei bisbigli quello che non si può confessare: la regola, così radicata in noi palermitani, che non bisogna dare agli altri modo di parlare male.
giulio macaione dedica questo libro alla sua città, la palermo odiata e amata, e ne offre, attraverso i suoi personaggi, uno dei migliori ritratti che mi sia capitato di trovare tra le pagine di un libro, forse più chiaro e comprensibile per chi ne conosce l'essenza vera, quella che la rende così simile a una madre per nulla dolce, ingiusta a volte, dalla quale però non ci si riesce mai del tutto ad allontanare.

venerdì 20 maggio 2016

cosa c'è nella mia wishlist (1)

il tempo che non passo davanti al pc a scrivere qui, lo passo inevitabilmente a buttare roba in quella povera bacheca di pinterest che è la mia wishlist.
mi sono imposta di metterci solo libri e fumetti, anzi, praticamente quasi solo fumetti, i libri li lascio su amazon. mi sono detta, perché non cianciarne pure sul blog?


e quindi da adesso, ogni mese più o meno, starò a lagnarmi delle cose di cui ho assolutamente bisogno. invariabilmente, cose che stanno nella succitata bacheca da secoli o prossime pubblicazioni. mi impongo un limite massimo di dieci titoli, e chissà che nel mese successivo non mi riesca di parlare di qualcuno di questi.


la sola cosa che mi è piaciuta de la distanza sono i disegni di baronciani.
peccato per tutto il resto.
me lo ripeto da mesi, tipo mantra. peccato che dei disegni così belli non abbiano illustrato una storia altrettanto bella.
e poi, per caso, mentre in piena notte vago su twitter nella speranza di farmi venire sonno, arrivo, non ho più idea di come, a scoprire come svanire completamente di alessandro baronciani (manco a dirlo, io adoro how to disappear completely) e immediatamente parte l'innamoramento da acquisto compulsivo.
purtroppo il mio saldo dice che mi manca qualche spiccio per comprarlo e devo andare a fare una dannata ricarica, cosa che odio, ma c'ho ancora tempo.
come svanire completamente è un racconto strano. in primo luogo o lo si compra adesso, o non lo si compra più (per acquistarlo e per tutte le altre informazioni andate qui). non è un crowdfunding, ma una vera e propria prevendita, quindi non ci sono goal da raggiungere e questo già mi fa passare l'ansia. poi ha una struttura strana. sono dei mini-racconti di poche pagine, inseriti in un libro-scatola. e poi racconta una storia d'amore, c'è il mare, internet e una ragazza che vuole svanire completamente.
e c'è clacca che lo vuole assolutamente.


sta per uscire il nuovo libro di giulio macaione (autore di ofelia e i colori del vicino, che ho intervistato qualche tempo fa qui), basilicò, e io non posso non volerlo.
prima di tutto perché l'ha scritto e disegnato giulio che è bravissimo e di lui mi fido a occhi chiusi.
poi perché racconta di palermo, di una palermo che forse è vista con occhi diversi da chi ormai di palermo non ne può più. insomma, magari mi aiuta.


l'ha scritto murakami e l'ha disegnato lrnz. e si parla di biblioteche e storie.
a me piace un sacco murakami. e anche i disegni di lrnz, anche se i suoi titoli sono ancora fermi alla bacheca wishlist.
insomma, che volete di più?
io vorrei solo che uscisse presto un'edizione più economica. nel frattempo tengo d'occhio i mercatini on-line dell'usato.


anche per questo ho poco da dire. insomma, è macanudo, uno dei miei fumetti preferiti di sempre, dopo secoli in cui l'avevo dato per perso per sempre finalmente è uscito il sesto volume.
e non chiedetemi come e perché (che tanto è sempre la solita vecchia storia di disoccupazione), non sono ancora riuscita a prendere la mia copia.


philippa rice l'ho conosciuta su facebook, trovavo le sue adorabili vignette in giro, mi sono piaciute da morire, ho cercato informazioni e ho trovato che esiste un libro in inglese che raccoglie i suoi lavori. e. vabbé, è una wishlist, è chiaro che lo voglio!


hugo e rose appartengono a due mondi diversi, lui vive solo nei sogni di lei... fino a che lei non lo incontra nella vita reale.
basta così per me, ho una voglia matta di leggere questo libro da mesi. sarà anche la copertina che mi piace tantissimo?


lumberjanes me lo sono persa all'epoca della sua uscita. poi ho letto nimona e ho capito che noelle stevenson mi piace così tanto che recupererò ogni cosa che lei scriverà.


per chiudere in bellezza c'è lindbergh, che sta in wishlist da prima di natale. l'ho sfogliato un sacco di volte in libreria e ogni volta sono sicura che mi viene la faccia rossa per l'entusiasmo.
è un bellissimo libro illustrato che racconta di un topolino che divenne aviatore.
lacrime agli occhi per la gioia e cuoricino a mille.
se lo trovate in giro, sfogliatelo.
i disegni sono di una bellezza illegale.

e per questa volta mi fermo qui.
spero che le reazioni a questo post siano più del tipo ehi, bei titoli, grazie clacca me li segno, e non del tipo maledetta ti odio non ne posso più di aggiungere roba in wishlist. quasi quasi preferirei un gné gné io ce li ho e tu no.

giovedì 31 marzo 2016

intervista a giulio macaione

sono poche le cose che mi fanno provare un po' di quello strano sentimento di orgoglio e attaccamento alla mia isola, una di questa è la vicinanza, seppur solo geografica, con le persone che stimo. una di queste è un bravissimo artista che negli ultimi anni si è fatto conoscere al grande pubblico con ofelia (di cui abbiamo parlato qui), e di cui presto uscirà per bao publishing un nuovo, promettentissimo graphic novel, ambientato proprio a palermo: basilicò.
giulio macaione è, senza voler sviolinare troppo, uno dei miei fumettisti italiani preferiti: ofelia è un personaggio che mi è rimasto dentro al cuore, adoro i gatti che disegna, mi piacciono da morire le sue storie e darei la mano sinistra per saper disegnare come lui (anche se poi ci starei un casino di tempo a scrivere qui, ma ne varrebbe la pena).

come al solito, sono sempre un po' recalcitrante quando si tratta di proporre un'intervista a un fumettista, ho sempre paura di rubare tempo prezioso. ma giulio, oltre ad essere un autore fantastico, è un ragazzo adorabile, che ha accettato subito la mia proposta di rispondere a qualche domandina... e non ha usato maiuscole! eheh!
quindi eccolo qui! buona lettura!

ciao giulio! grazie mille per aver accettato quest'intervista e benvenuto su claccalegge!
la prima domanda è forse banale, ma ci racconteresti quando hai deciso che saresti diventato un fumettista e come è iniziata in effetti la tua carriera?
- ciao clacca e grazie a te! sin da bambino ho sempre amato disegnare e il più delle volte i miei disegni erano sequenze o piccole storielle. la decisione di diventare un fumettista è arrivata quando ho iniziato a leggere i primi manga e fumetti "da grandi", intorno agli 11 anni. ho capito da subito che se volevo seguire quella strada, bologna era la città dove dovevo andare. ed è stato proprio vincendo il concorso delle kappa edizioni di bologna che ho fatto il primo passo "vero" nel mondo del fumetto (con il corto "mortén") e contemporaneamente mi sono trasferito a bologna per frequentare l'accademia di belle arti.
da non-disegnatrice, il tuo stile mi ricorda un po' il cosidetto euro-manga. quale che sia il nome che vogliamo dargli, a me piace moltissimo il tuo tratto, riassume tutto quello che nella mia "carriera" di lettrice di fumetti ho amato di più, dagli shoujo manga a w.i.t.c.h., passando per le linee morbide dei fumetti francesi. quali sono gli artisti che ti hanno ispirato – e ti ispirano – nel corso della tua carriera?
- premetto che la definizione euro-manga la trovo molto scorretta: il manga è il fumetto giapponese, quindi possiamo parlare di una contaminazione di stili, ma vi prego non diamogli una definizione! :D aggiungerei che il manga moderno, quello nato con osamu tezuka per intenderci, era ispirato a disney, quindi insomma, il fumetto è un media che cambia, si contamina e riceve mille influenze diverse, per fortuna. ok, finisco di fare il maestrino e rispondo alla domanda :) ovviamente da bambino sono stato molto influenzato dagli anime, dalla disney e dalla warner bros, ma gli autori nello specifico che mi hanno influenzato di più da ragazzino, se devo fare dei nomi, sono riyoko ikeda, vanna vinci, bilal, andrea accardi e ai yazawa. ma tuttora mi rendo conto di assorbire tanto da quello che leggo e osservo, il fumetto americano ultimamente mi ha sicuramente dato nuove influenze. se dovessi farti dei nomi tra quello che leggo adesso, ti direi margaux motin, karl kerschl, frederik peeters, fiona staples, manuele fior...
solitamente come crei le tavole dei tuoi fumetti? preferisci affidarti a carta e matita o al digitale?
- sono molto affascinato dal disegno digitale e un giorno mi deciderò a comprare una cintiq, ma al momento sono ancora attaccato alla carta (anche da lettore). il processo può variare a seconda del momento e del lavoro, ma solitamente disegno su carta, inchiostro e acquisisco al computer per colorare in photoshop.
e per quello che invece riguarda la trama, come prende vita una delle tue storie? inventi prima le situazioni, o i personaggi, o fai in modo che da un'idea di base si sviluppi poi tutto man mano che la vicenda va avanti?
- anche qui, non ho uno schema ben preciso. a volte parto dall'idea di una scena, altre volte mi viene in mente il personaggio e da lui sviluppo la trama. butto giù appunti che a poco a poco diventano una sinossi e successivamente inizio a scrivere una sceneggiatura che resta però molto elastica, perché quando inizio a disegnare apporto quasi sempre delle modifiche. i personaggi hanno la loro espressività e il loro modo di "recitare", quindi capita spesso che facciano di testa loro :)
ti ho chiesto dei fumetti, ma ci sono anche dei film, libri, degli album musicali o qualsiasi altra cosa a cui ti ispiri (o ti sei ispirato) per le tue storie? o che semplicemente ti piacciono tanto e pensi possano averti segnato in qualche modo, come autore ma anche come persona?
- ovviamente ci sono film, canzoni, libri e telefilm che mi hanno influenzato e continuano a farlo. parlando di basilicò, per esempio, volevo fare una storia che potesse ricordare un po' quelle di almdóvar, anche perché la cultura siciliana e quella spagnola hanno tantissimo in comune. un libro che ho letto mentre lavoravo a basilicò è "la miscela segreta di casa olivares" della palermitana giuseppina torregrossa. non credo di aver tratto un'ispirazione precisa da questo libro, ma di sicuro leggere della mia città e dei posti dove anche i personaggi del mio racconto si muovono, mi ha portato ad immergermi ancora di più nell'atmosfera palermitana. parlando di musica, invece, mentre lavoravo a questa storia ho riascoltato tanto "eva contro eva", l'album folk di carmen consoli, che si concentra molto su storie della provincia siciliana e per testi e atmosfere mi ha ricordato alcuni sentimenti che volevo dare ai personaggi del mio libro.
parliamo un po' di basilicò, il tuo prossimo lavoro che uscirà tra poco più di un mese per bao publishing: si direbbe abbastanza diverso da ofelia, sia per quello che riguarda l'ambientazione che per i personaggi. ce lo racconti un po'? (ma senza svelarci troppo ché sopratutto io sono mesi che attendo con impazienza!)
- basilicò è diverso da qualsiasi altro fumetto abbia fatto e, senza nulla togliere agli altri, è quello che rispecchia di più quello che sono oggi e il mio rapporto di amore-odio con la mia terra. è la storia di una famiglia che si riunisce alla morte della madre e con una struttura narrativa che alterna flashback e rimandi temporali (ognuno dei figli viene presentato nel momento in cui scopre che la madre è morta) ripercorro la storia della famiglia.
tu sei un po' un giramondo, come mai, tra tutte le città in cui hai vissuto, hai deciso di ambientare questa storia proprio a palermo?
- palermo è la città nella quale sono cresciuto e nella quale sono nati i miei affetti e la mia personalità. palermo è una mamma e io sono un figlio adolescente, che si ribella ai limiti imposti dal genitore e ha bisogno di allontanarvisi e di affermare la propria individualità. ma la mamma è sempre la mamma e, per quanto io possa urlarle contro e criticarla, non potrò mai smettere di volerle bene. nonostante spesso mi deluda e mi faccia incazzare...
dicevo sopra che sei un giramondo: in effetti, per chi non lo sapesse, da parecchi mesi ormai vivi in america. com'è fare e leggere fumetti lì?
- l'industria americana del fumetto è ovviamente molto più grande di quella italiana. qui i fumetti seriali escono in albetti mensili da una trentina di pagine e ogni mercoledì vado in fumetteria a comprare le nuove uscite. il graphic novel ha meno spazio rispetto che da noi, o almeno è questo il mio sentore. sono stato anche a qualche comic-con e mi sono reso conto di come qui sia tutto più "commerciale": qui non chiederesti mai un disegno ad un autore, che so, di batman, senza dar per scontato che dovrai pagare per quel disegno. è una cosa che in italia si da' per scontata, compri il libro e ti aspetti un disegno con dedica (e io sono felice di farli), ma trovo molto rispettoso della professionalità questo modo americano, per quanto a volte sembri fin troppo un supermercato: sketch mezzobusto $50, figura intera $100, colori $200 e così via...
tra blog e facebook negli ultimi tempi ho avuto modo di notare qualche disegno di nuovi personaggi, sketch eccetera... stai lavorando già a qualcosa di nuovo?
- ho un sacco di idee. mi piacerebbe lavorare nell'industria americana e ogni tanto mi cimento in qualche illustrazione o fan-comic per mettermi alla prova e ampliare il portfolio. ho anche già iniziato a buttare giù la sceneggiatura per un futuro graphic novel, ma prima forse mi cimenterò in un progetto più breve. insomma, è uno di quei momenti nei quali vorrei fare un sacco di cose. sto anche disegnando il fumetto settimanale per i fascicoli della seria "dr. steve hunters - jurassic world" ma ovviamente non si tratta di un progetto mio.
sopratutto ho notato un po' di roba supereroistica che mi è piaciuta parecchio, nonostante io non sia una fan accanita di marvel e compagnia, le tue storie mi sono piaciute, proprio perché hanno un tocco completamente diverso dai soliti fumetti di supereroi. pensi mai di disegnare per qualche testata del genere, sopratutto adesso che ti ritrovi nella patria dei supereroi?
- come ti dicevo, mi piacerebbe un sacco! ma il mercato americano mi sembra ben più competitivo del nostro e non so quanto sia facile arrivarci. i supereroi sono cambiati, gli editori si sono resi conto che bisognava portare una ventata di novità e sempre più spesso le novità le stanno portando le donne, sia nella narrazione che negli stili grafici, sempre più contaminati da manga e scuola eruopea.
nonostante tu sia un autore completo, disegni, scrivi e colori le tue storie, mi citeresti almeno tre autori, italiani o stranieri, con i quali ti piacerebbe creare un fumetto a quattro mani?
- con giulia adragna, autrice di "miss hall", ho fatto il progetto per un fumetto originale ambientato qui a cincinanti e stiamo provando a proporlo. giulia è un'autrice completa (e bravissima) anche lei ma in questo caso ha curato le colorazioni, dando ai miei disegni maggior vitalità. per il resto, è una domanda difficile perché ci sono mille autori che ammiro... se dovessi scegliere tra quelli che conosco personalmente, forse sarebbero flavia biondi, mabel morri e eleonora antonioni.
negli ultimi anni in italia c'è stato il boom dei graphic novel, il fumetto è stato in qualche modo rivalutato, alcuni autori sono conosciuti anche da chi non legge fumetti. adesso in libreria la sezione fumetti non è più accanto a quella di libri per bambini e si potrebbe dire che finalmente la situazione per chi legge e per chi fa fumetti sia un po' più rosea di qualche anno fa.
tu, da disegnatore e da lettore, come vedi questo cambiamento?
- il cambiamento è sicuramente positivo. faccio parte della generazione che trovava i fumetti in edicola accanto ai giornalini porno, quindi vederli in libreria, spesso con delle belle edizioni, leggerne le recensioni su riviste e siti di cultura generale non può che farmi ben sperare. vorrei però che non ci sia più bisogno di usare termini come "graphic novel". per me "romanzo a fumetti" resta l'espressione migliore, perché non mi vergogno mica di dire che leggo fumetti.
ultimissima domanda: tra poco, dicevamo, esce il tuo nuovo graphic novel, basilicò. tornerai in italia per presentarlo, parteciperai a qualche fiera... insomma, cosa possiamo fare per incontrarti e per avere un autografo? (eheh...)
- tornerò in italia definitivamente a fine primavera, quindi presenterò sicuramente basilicò in giro. non ho ancora delle date, ma tenete d'occhio il mio blog giuliomacaione.blogspot.it per rimanere aggiornati.
grazie mille per il tempo che mi hai dedicato! ♥ ti rinnovo ancora una volta i miei complimenti per il tuo lavoro e un mega imboccallupo per tutto!
- grazie a te! ce ne fossero di più di blog come il tuo! :) crepi il lupo e a prestissimo.

tutte le immagini sono state gentilmente concesse da giuliomacaione.tumblr.com