mercoledì 29 novembre 2017

macerie prime

ogni volta che esce un nuovo libro di zerocalcare succede il finimondo: tutti lo vogliono, (quasi) tutti lo leggono, (però) tutti ne parlano e lui, zerocalcare, entra in ansia da prestazione, temendo ogni volta il fallimento (ormai è l'unico a credere che potrebbe fare una roba tanto pessima, noi l'abbiamo capito che è bravo).
possiamo rassicurarlo che anche per questa volta l'ha fatta franca perché, anche se questo libro non è il solito zerocalcare - anche se non sono sicurissima che esista un solito zerocalcare - è piaciuto tanto. e non solo a me (che anche sticazzi, per dirla come direbbe lui).


macerie prime è il libro in cui zerocalcare-personaggio e i suoi comprimari si riallineano ai loro corrispettivi nella vita reale, presentandosi per quello che sono oggi dopo sei anni - che non sono tanti ma che hanno visto pubblicare altri sette libri e un numero imprecisato di tavole online - da la profezia dell'armadillo. ne esce un affresco tanto drammatico quanto, almeno in sottofondo, denso di affetto per quelli che per l'autore sono molto di più che disegnetti nelle sue storie.
ma niente paura, il solito zerocalcare, quello che un po' fa male e un po' fa ridere, è sempre lì, uguale a se stesso, solo molto più incasinato, oppresso da un successo non previsto a cui non riesce a tener freno per via del suo infinito senso di colpa che lo devasta alla sola idea di non partecipare a un'iniziativa che è chiamato a sostenere, a non fare milioni di dediche alle presentazioni, a dire per una volta "no".
necessariamente però, questo stravolgimento ha cambiato le sue abitudini, si è allontanato dalla vita pre-profezia e, inevitabilmente, dai suoi amici: cosa succedeva a loro mentre lui diventava famoso e vendeva milioni di copie?
più o meno quello che succede a tantissimi coetanei in questo paese ridicolo: la deriva delle certezze, la precarietà, la necessità di rinunciare ai sogni e alle ambizioni per sopravvivere, i cambiamenti insospettabili da un lato (cinghiale si sposa! chi mai avrebbe potuto anche solo immaginarlo?) e la monotona mancanza di prospettive dall'altra.
le macerie prime del titolo sono quelle che riguardano tutta la nostra generazione, quelle materie prime che non sono mai neppure state considerate, sottovalutate e sfruttate, ridotte all'osso e svuotate di significato e speranza.


la trama - che se leggendo il fumetto vi è parsa inconcludente è perché effettivamente si concluderà tra sei mesi, a maggio prossimo, con la seconda parte, quindi state tranquilli - prende le mosse da un'inaspettata riunione tra zero-personaggio e i suoi amici-personaggi, che gli chiedono di aiutarlo a partecipare a un bando che per molti di loro potrebbe significare un incredibile passo avanti in quell'inferno che è ilmondodellavoro (chiedo scusa per la bruttezza dell'espressione, fa venire i conati anche a me ogni volta, ma va di moda dirlo, giusto per sottolineare quanti ne sono alieni), e che ovviamente zerocalcare non può rifiutare.
ma, nonostante i legami forti di anni di amicizia, ritrovarsi dopo tempo, carichi del peso del fallimento da un lato e di quello del successo dall'altro, non è tutto rose e fiori, anzi.
ci vuole pochissimo per sbriciolarsi, per perdere quel pezzo di sé che ci rende empatici, solidali, comprensivi, umani.
una perdita che si concretizzerà in un'assenza che - almeno per me - fa più male di ogni altra crudeltà che l'autore potesse immaginare.

parallelamente alle vicende parabiografiche dello zerocalcare del fumetto, assistiamo a delle scene di ambientazione post-apocalittica in cui, tra le macerie reali di una baraccopoli senza regole, un anziano e un bambino studiano il comportamento di alcuni tremendi mostri, una sorta di esasperazione - questa volta per nulla comica - delle incarnazioni che hanno ormai formato il pantheon di emozioni e voci nella testa della produzione di zerocalcare.
è la parte meno comprensibile, per il momento, della storia, che sicuramente capiremo meglio in seguito.
infatti la storia si interrompe per poi riprendere sei mesi dopo, cosa che coinvolgerà direttamente i lettori, come si diceva prima: la parte conclusiva - che si intitolerà macerie prime - sei mesi dopo e che chiarirà tutti i quesiti nati durante la lettura (speriamo) - sarà pubblicata proprio dopo sei mesi dalla pubblicazione del libro.
personalmente trovo che questo espediente, che mette sullo stesso piano tempo della narrazione e tempo reale, crei un coinvolgimento emotivo in più con il lettore e un'aumentata sensazione di veridicità della storia, per quanto zeppa di animali parlanti e situazioni da esplorando il corpo umano.

mi è piaciuto macerie prime? sì, un sacco (così, se mai zerocalcare dovesse leggere queste righe, può stare tranquillo), mi ha fatta ridere, come al solito, e come al solito mi ha commossa, perché sempre, anche in una storia che è in qualche modo parecchio personale, riesce a parlare di tutti e a tutti quelli che a trent'anni, nel bene o nel male, si sono ritrovati a essere quello che mai avrebbero immaginato da bambini.
se le premesse sono queste, vale la pena aspettare sei mesi.

lunedì 27 novembre 2017

il re delle fate

"abbiamo appena ucciso un essere vivente. con un vestito."

diventare un omicida non è mai un'esperienza senza conseguenze, ma diventare un faticida sarà per obi uno dei più grandi casini della sua vita.
e certo che lui non è esattamente un ragazzo modello, anzi: non eccelle a scuola, è un po' sfigato e nessuna ragazza sembra interessata a lui.
ha una sola amica, rita, la più svampita della scuola, che è l'unica persona su cui obi può contare.
e rita è con lui quando, collaudando l'elicotterino telecomandato che gli ha mandato sua mamma, uccide per sbaglio una fata. e nemmeno una fata qualsiasi, ma il re delle fate dell'appennino, ritrovandosi così costretto, in virtù delle ferree (si fa per dire, le fate odiano il ferro, per loro è letale) leggi del popolo fatato, a prendere il posto del defunto sovrano.

ora, passare da sfigato totale a re potrebbe anche essere un bel passo avanti, ma di regnare su degli esserini alati e dal comportamento assurdo, come il suo nuovo entourage non smette un attimo di fargli notare, non è esattamente il sogno di nessun adolescente.
così per un po' obi approfitta dei suoi nuovi poteri, sopratutto il suo nuovissimo e del tutto magico ascendente sulle donne, per godersi la sua vita senza occuparsi troppo del regno: le ragazze cadono ai suoi piedi e gli altri ragazzi lo ammirano stupiti ogni volta che si mette in mostra (saper parlare con gli animali ha i suoi vantaggi quando si ambisce a una vita da spaccone).
i suoi consiglieri però non lo mollano un attimo, e per di più gli svelano che gli rimangono pochi mesi di vita: secondo le usanze del regno infatti, se un re non viene ucciso prima, deve essere sacrificato a settembre, durante l'equinozio di autunno.

un prezzo troppo caro da pagare, anche paragonato al suo mai sperimentato prima successo con il gentil sesso. e se ci fosse una via di uscita...?


con il re delle fate (edito da edizioni bd), andrea meucci scrive una storia che pur nella sua semplicità sa riservare un paio di colpi di scena inaspettati, ma sopratutto è una bella storia d'amicizia e di crescita: un romanzo di formazione urban fantasy, che sa mischiare bene il mondo immaginato del regno delle fate e quello tristemente vero delle meschinità, prepotenze e cattiverie a scuola, e che lo fa senza forzature, giocando con due personaggi, quelli di obi e rita, che sono outsider tanto in mezzo alle fate che tra i compagni di scuola.

menzione anche per lo stile delle tavole di elena triolo: non solo il suo stile particolarissimo, fresco e divertente, ma anche la colorazione (monocromo, con intere campiture riempite a matita, e dettagli a colori) danno alla storia quel tocco di ironia e di leggerezza che la rende così brillante.

domenica 26 novembre 2017

boomstick award - edizione 2017

che belli che sono questi premi, mi fanno tornare indietro ai tempi di splinder ed msn e ai cursori dei mouse con le stelline e a quelle tremende canzoni che iniziavano a tradimento quando si apriva uno dei tanti blog emo che spopolavano all'epoca.
comunque, gli anni passano ma clacca si becca ancora bannerini e menzioni varie, e io ne sono ultrafelice, sono quasi tornata adolescente per l'emozione e devo tutto a erica - babol - bolla di bollalmanacco (il blog dove leggo le trame dei film horror che mi mettono curiosità ma sono troppo cacasotto per vederli e non farmi venire 40 di febbre per una settimana) che mi ha insignita del prestigioso boomstick award, premio creato da book and negative e che grazie a dio non prevede il lungo elenco di fatti miei che non interessano a nessuno (l'unica roba che fa audience della mia vita privata è camilla, ormai lo so, le sue foto prendono millemila cuoricini su instagram, le mie se le filano solo tipo il mio ragazzo e i miei parenti) ma solo di seguire quattro semplicissime regoline che ricopio qui:

1 – i premiati sono 7. non uno di più, non uno di meno. non sono previste menzioni d’onore
2 – i post con cui viene presentato il premio non devono contenere giustificazioni di sorta da parte del premiante riservate agli esclusi a mo’ di consolazione
3 – i premi vanno motivati. non occorre una tesi di laurea. e sufficiente addurre un pretesto, o più di uno, se ne avete
4 – è vietato riscrivere le regole. dovete limitarvi a copiarle, così come io le ho concepite (beh, io ho tolto le maiuscole, ma l'ho fatto per autodifesa: se uso una maiuscola muoio.)

chi non rispetta le regole si becca il bitch, please award e un sacco di disonore sulla sua famiglia e sulla sua mucca.


i sette che si beccano il premio sono:

1 - una banda di cefali, blog fichissimo pieno di begli articoli su tutto: fumetti, libri, film, serie tv, musica, ogni cosa: è l'enciclopedia perfetta ogni volta che cerco informazioni prima di buttarmi in una nuova storia. menzione speciale per la cefala carla che è anche la mia anima gemella.

2 - paper moon di diletta, sopratutto per gli oroscopi mensili che adoro e poi perché diletta è quella che mi ha trascinato nel girone infernale del fanta-got, che ha dato un senso alla mia estate.

3 - tararabundidee di carletta piccola (è il modo che abbiamo io e il misterioso recensore per distinguerla da carla cefala, scusateci, siamo persone semplici), perché c'è george hautecourt e un sacco di bei libri e bei fumetti.

4 - la mia omonima claudia e il suo il giro del mondo attraverso i libri, che è la migliore alternativa quando vorresti viaggiare anche tu ma non c'è modo che il salvadanaio ingrassi quel che serve.

5 - bibliomania di camilla, perché magari la convinco ad aprire una pagina facebook così la smetto di perdermi i suoi post!

6 - claire e la sua dipendenza da shoujo che condividiamo in pieno.

7 - tutta la banda de gli audaci, ai quali fregherei buona parte di quello che tengono in libreria!

e anche questa volta, ciao ciao cavour!

venerdì 24 novembre 2017

non stancarti di andare

me lo sono rigirato a lungo tra le mani questo libro, non stancarti di andare, atteso con amore e curiosità fin dalle primissime anteprime.
d'altro canto come poteva essere altrimenti? teresa e stefano sono due autori che ti fanno innamorare delle loro storie, dei loro personaggi, del loro modo di raccontare che va oltre le parole e i disegni e che è permeata di tutta la loro passione e del loro affetto.
dopo viola giramondo, dopo il porto proibito, dopo orlando curioso, le aspettative, per questo libro che gli editori che avevano potuto sbirciarlo in anteprima definivano un capolavoro, erano altissime.
e non c'è voluto molto a soddisfarle: la scintilla è scattata subito, già da quella quarta di copertina dove, invece della solita sinossi o degli strilloni di penne autorevoli, c'è quella definizione che ruba spazio alla grammatica e fa posto all'emozione: attendere: infinito del verbo amare, scritta sopra l'immagine di una donna con un pancione gigantesco e l'immancabile maglietta a righe da pirata.
lo rigiro ancora, passo le dita a contare le pagine, a riempirmi di quel consiglio così necessario stampato accanto alle figure di questi due ragazzi che si guardano con infinita dolcezza: non stancarti di andare. tutti avremmo bisogno di qualcuno che ce lo sussurra con un sorriso, e se non c'è, possiamo consolarci ogni volta tornando a questa storia.


la sensazione, fin da subito è strana: mi sono sentita un po' come qualcuno che spia nell'album dei ricordi di qualcuno, che guarda dal buco della serratura, che ruba un'intimità troppo forte per essere solo finzione narrativa: l'affetto tra i personaggi di questo libro, i loro sentimenti, i loro legami sono così veri e profondi e narrati con così tanta sincerità che in qualche modo sembrano parlare proprio con te che stai leggendo. ho avuto bisogno spesso di mettere giù il libro, fermarmi, fare scendere quel groppo di commozione per dirmi che forse esageravo un po' a sentirmi l'unica destinataria di quella storia, che non è davvero così, anche se stefano e teresa questo scherzetto te lo fanno spesso, ti raccontano una storia come se ti guardassero dritto negli occhi e quella storia fosse solo tua.
se non è questo che fa di un narratore un grande narratore, allora non so cos'altro possa essere.

il breve flashback iniziale lo capiremo solo dopo, ma i protagonisti della vicenda li conosciamo quasi subito: iris e ismail, una giovane coppia innamorata e felice, approdata nella casa in cui lei viveva da bambina, rimasta esattamente com'era circa trent'anni prima. sembra l'inizio del più comune degli idilli: la casa dell'infanzia ritrovata, il lavoro tanto desiderato, l'amore perfetto... ma ismail deve partire, tornare per qualche settimana in siria, nella sua città, sistemare le ultime cose prima del trasloco definitivo in italia. è la primavera del 2013, il conflitto siriano è iniziato da circa un anno ma la situazione sembra non troppo pericolosa, non abbastanza per rinunciare a un ritorno.
un mese dopo, o meglio, una luna dopo - il racconto è scandito dalle fasi lunari, che aprono ogni capitolo con una calligrafia in arabo e una citazione presa in prestito a canzoni, poesie, libri eccetera - iris si scopre incinta.
mentre intorno a lei inizia a presentarcisi il caleidoscopio di personaggi che fanno parte della sua vita - zia tiz, amica di sua mamma e ginecologa, ale, l'amica di sempre, janis, la più importante maestra di disegno, che non ha solo saputo riconoscere il suo talento, ma che le ha permesso di sentirti rivelata a se stessa, la sua folle e sboccatissima mamma, con i suoi capelli rossi e i suoi mille impegni - ismail, che in siria sta aiutando a mettere al sicuro da un eventuale espandersi della guerra i reperti di un museo, viene rapito, ed è solo la più inaspettata delle coincidenze a salvarlo.
da questo momento iniziano due viaggi paralleli, due pellegrinaggi che lentamente muovono i loro passi verso un unica meta: l'incontro, l'attesa, la vita, l'amore.
iris, con il suo amore minuscolo nella pancia, in attesa di ismail, inizia pian piano un percorso a ritroso, tra i suoi ricordi e quelli della sua famiglia: l'infanzia di sua madre, la sua giovinezza sregolata, e poi il viaggio in siria con ale, i primi incontri con ismail e con un prete straordinario, padre saul, anima di un monastero universale, tempio di ogni dio, di ogni spiritualità, porto per ogni uomo e ogni donna in cerca di una risposta o semplicemente di un momento di riflessione, di preghiera. la chiesa di saul risuona di tante lingue, conosce i tanti nomi di dio e gli infiniti modi di pregarlo, li mette insieme, non esclude nessuno, apre le braccia a tutti: è lì che l'amore in boccio di ismail e iris è stato riconosciuto, e dal quel prete gigantesco dai capelli rossi e il sorriso gentile è stato benedetto. iris va indietro nel tempo e poi corre avanti, a scrivere le lettere che il suo piccolo leggerà poi qualche anno dopo, a raccontargli dei loro mesi di via in due.
nel frattempo ismail dovrà affrontare il più duro dei viaggi tra ogni sorta di orrore, paura e sofferenza: il viaggio di chi perde ogni diritto, di chi deve riconquistarsi la vita passo dopo passo, di chi deve sopravvivere anche quando lo sconforto prende il sopravvento e l'umanità sembra essere perduta per sempre. vedere i propri compagni morire e incontrare altri prendere il loro posto, con gli occhi assetati di vita, di giustizia, di futuro.

"nel cuore degli uomini"

non stancarti di andare è un racconto corale in cui teresa traccia innumerevoli legami che si dipanano avanti e indietro nel tempo, una struttura complessissima che pure non si ingarbuglia mai, che sa raccontare la storia più difficile, complicata, assurda e incasinata di tutte: quella della vita, degli affetti, dei legami, dei cambiamenti, degli sbagli e del momento in cui si chiede scusa, si ricomincia, ci si ritrova. e lì dove teresa intreccia parole, stefano trova di volta in volta il tratto giusto, il segno esatto per le sue immagini: a volte la delicatezza dei pastelli, altre il segno graffiante di una biro o un pennarello, colori luminosi o campiture nere, primi piani intensissimi o scorci di paesaggio che sanno esprimere la forma sfaccettata e complessa del mondo.

è un libro indimenticabile questo, che ti rimane nel cuore, che ti porta vicino non solo iris e ismail e il loro bambino, non solo la loro storia, non soltanto quel sistema solare di vite e racconti che ruota intorno a loro, ma rimane sopratutto il viaggio di ismail, così simile a quello dei tanti che sbarcano sulle nostre coste: indesiderati, cacciati, odiati.
giochiamo con le loro vite senza neppure provare a conoscerle, senza volerci sporcare l'anima a guardare i loro occhi e assaggiare un granello del loro dolore. raccontare l'esodo dei disperati, il loro viaggio tremendo attraverso il deserto, l'affidare la loro vita a uomini senza scrupoli né coscienza, non era facile. bastava pochissimo per scadere nel patetico, o per raffreddare le emozioni con troppo didascalismo, bastava poco per scivolare nell'orrore e nel grottesco, ma teresa e stefano riescono a farlo nel migliore dei modi possibili: non nascondono nulla ma non cadono mai nel voyerismo fine a se stesso, non si lasciano andare a sterili lagnanze ma non dimenticano il dolore: rispettano la dignità di chi quel viaggio lo compie, quella che ogni volta troppi fanno finta che neppure esista, la dignità che sa sopportare anche la morte ma che non regge l'indifferenza. le pagine di questo viaggio sono bellissime e vere e poetiche e dense di voglia di vivere, di non arrendersi, di non stancarsi di andare.

ho vissuto la lettura di non stancarti di andare come una lunga lettera indirizzata proprio a me: il mistero dell'amore che si fa vita e della vita che si fa viaggio, dei sogni che spingono i piedi lontano, del dolore che insegna ad apprezzare la gioia, della disperazione che si fa fame di speranza.
ed è ricco di riflessioni sul nostro rapporto con dio, qualsiasi nome vogliamo dargli, con la spiritualità, con l'incontro con quel qualcosa di immenso e bello che a volte abbiamo occasione di sperimentare, pure se lontano dalle chiese: un divino che non esclude nessuno, che non si definisce sulla base di un alterità ma su quella della condivisione e della somiglianza, una religione che forse non esiste o forse è l'unica in cui valga la pena credere, quella dell'amore, dell'unione, dell'accoglienza.
la figura di padre saul è forse una delle più riuscite, sicuramente, come poi spiegano gli autori a fine del volume, una delle più sentite: ispirata a paolo dall'oglio, gesuita italiano che negli anni '80 aveva fondato una comunità monastica mista ed ecumenica nel deserto a nord di damasco e che fino alla sua sparizione, nel luglio del 2013, si era davvero dedicato, proprio come il saul del libro, al dialogo interreligioso volto all'accettazione e alla convivenza di fedi diverse, aprendo le sue porte a cristiani, musulmani e visitatori di passaggio.

è difficilissimo raccontare questo libro, io ci ripenso da giorni a come scrivere questo post. mi sono resa conto che è impossibile raccontarlo o meglio, raccontare quello che scuote dentro, come si fa un groppo e dalla gola sale sciogliendosi in lacrime e rimane dentro come un tesoro prezioso.
ho pensato che era meglio provare semplicemente a dire quello che mi ha lasciato, forse in modo un po' confuso e delirante, come confusi e deliranti ci lasciano le cose belle ogni volta che ci toccano.
è più facile dire che è raro trovare un libro così. quindi lasciate perdere tutto quanto e leggetelo.

mercoledì 22 novembre 2017

i romanzini di viola giramondo: le note dell'amicizia

ricorda: anche la notte più buia cela in sé la promessa dell'aurora


eccola a new york la nostra viola, sempre alla ricerca del suo vero talento e sempre in giro per il mondo con la sua coloratissima, allegra, entusiasmante folle famiglia allargatissima, il cirque de la lune, che riunisce artisti di tutti i quattro angoli del pianeta e porta meraviglia e stupore in giro sui suoi carrozzoni colorati.
questa volta tocca a lei stupirsi per uno spettacolo nuovo: ha accompagnato suo padre, entomologo prestato al circo per amore della bella e burrosa amelie come domatore di insetti, ad assistere all'esibizione di uno scienziato che sa trasformare in magia la scienza, il grandissimo nikola tesla, capace di trasformare l'energia elettrica in un gioco pirotecnico di luci e scintille.
con lei ci sono l'inseparabile samir, amico di viola dal primo momento in cui è approdato al cirque de la lune, e sinbad, il gibbone che lo segue come un'ombra.

come in ogni avventura che si rispetti, arriva quel momento in cui tutto quello che sembrava andare liscio come l'olio in un attimo scarta dal binario e finisce per prendere una strada che nessuno avrebbe considerato. e chi se lo aspettava infatti che quel black-out non facesse parte dello spettacolo? tesla è sparito, la polizia minimizza abituata alle stramberie dello scienziato, ma anche samir e sinbad non si trovano più e viola è sicura che ci sia sotto qualcosa: deve ritrovare i suoi amici al più presto, che la polizia voglia collaborare o no.

nel frattempo le strade di new york si colorano del verde dei trifogli di san patrizio: la comunità irlandese festeggia infatti il suo patrono e la violinista del cirque, sinead è in preda all'entusiasmo, non solo per la festa, ma anche perché sembra che qualsiasi irlandese lì sia in qualche modo un cugino, una zia o un bisnipote. dall'altra parte dell'oceano, nel cuore dell'america, sembra esserci tutta l'irlanda a ballare, bere e cantare per le strade.
certo, il caos dei festeggiamenti non è l'ideale per cercare una persona scomparsa, ma viola fa parte della famiglia di sinead tanto quanto tutti i suoi ritrovati cugini dai capelli rossi e il gomito alto. e si sa, in famiglia ci si aiuta sempre...

a questa scena sono esplosa a ridere in autobus (che per fortuna era troppo affollato perché qualcuno se ne accorgesse)

ogni volta con viola viaggiamo attraversando paesi e città, con il privilegio però che pochi altri viaggi potrebbero concederci: quello di guardare il mondo con gli occhi di una bambina pronta a nuove avventure e a nuove amicizie. incontriamo personaggi famosi, grandi nomi che hanno cambiato il mondo, ma anche le persone semplici che, se pure non finiscono sui libri di storia, rimangono nel cuore dei tanti che incrociano il loro cammino.
e nel frattempo viviamo le città non come turisti, a caccia dello scatto-cartolina, ma come cittadini del mondo, capaci di trovare casa in ogni posto e accanto a ogni nuovo amico ma sempre in grado di riprendere il cammino verso nuovi incontri.

lunedì 20 novembre 2017

commenti randomici a letture randomiche (47)

troppi ma davvero troppi manga che aspettano un commentino da troppo tempo (e io per non dimenticarli li lascio in giro per la stanza, immaginate il casino).
questo giro di commenti randomici sarà meno randomico del solito perché è pieno zeppo di solo shoujo manga. siete avvisati.

si è concluso rere hello! gioia, gaudio e tripudio!
queste serie bimestrali sembrano non finire mai, quindi ogni volta è una festa, sopratutto quando si tratta di una bella storia che finisce bene.
questo ultimo volume non ci riserva nessuna sorpresa, era abbastanza facile immaginare come sarebbe finita la storia: problemi che si risolvono, coppie che nascono tra i comprimari e un bel lieto fine per i nostri due piccioncini.
grazie al cielo, l'autrice non ce li fa vedere all'altare, quindi niente panico per i vestiti da sposi della copertina, a quanto pare era solo un suo sfizio: sono liberi di godersi la loro vita poco per volta senza questa roba assurda del matrimonio a diciotto anni (che io ho sempre trovato da incubo, altro che lieto fine).
adesso che è finito, posso confermare tutto quello che ho detto in ogni commento: rere hello è un titolo per nulla imperdibile o fondamentale, ma è una lettura piacevolissima, una storia normale di due ragazzi normali che si incontrano per caso, si innamorano e crescono insieme, senza ridicole scene di gelosia o abusi di sorta (sapete quanto odio quei personaggi che per tutta la serie alternano lacrime a litigi con relative urla tu sei mio/a per sempre non devi guardare nessun altra/o).
se ve lo siete perso e siete alla ricerca di una storia carina, divertente che racconti un amore adolescenziale normale e sano, questo potrebbe essere un buon titolo da recuperare!

amarsi, lasciarsi con il volume due entra un po' più nel vivo dell'assurdo quadrato sentimentale tra i quattro protagonisti: yuna e rio sono diventati amici, lui - totalmente inconsapevole dei sentimenti di lei - le confessa di essere innamorato della sua sorellastra (ovvero akari, l'amica di yuna), e lei, colpita dalla sincerità del ragazzo e dal suo coraggio nel rivelarle qualcosa di così intimo, si decide a svelargli i suoi sentimenti, dichiarandosi e beccandosi un rifiuto, seppur gentile e sinceramente sorpreso, ma subito dopo continua a chiacchierare con lei come se niente fosse, con il chiaro intento di voler mantenere vivo il loro rapporto di amicizia senza alcun imbarazzo.
colpita dal coraggio dell'amica, akari si decide ad andare da una sua ex compagna di scuola, kano, sopratutto per rivedere il fratello di lei, eiji, di cui è sempre stata segretamente innamorata: nonostante i suoi discorsi sull'amore e le relazioni, così lontani dal modo di pensare di yuna, anche lei ha sperimentato un amore impossibile. sparendo all'improvviso però mette tutti in allarme, facendo arrabbiare rio e confessando a yuna che - anche se questa volta non c'è riuscita - vorrebbe incontrare eiji per fare ordine tra i propri pensieri e sentimenti, arrabbiata anche per l'atmosfera che si respira a casa sua, con sua madre che teme che rio - di cui ha capito i sentimenti - possa fare qualcosa di compromettente con akari.
e alla fine, un incontro fortuito con inui, l'amico d'infanzia di yuna, aprirà ad akari nuove prospettive: incuriosita dal modo di fare schietto e senza mezzi termini di inui, si ritrova a essere parecchio confusa su quello che prova quando si ritrova con lui.

quello che mi piace un sacco di questo manga è che la sakisaka è riuscita a mettere in gioco quattro personaggi che sono dei modelli psicologici lontanissimi e diversissimi tra loro, si ritrovano insieme a mischiare le loro vite come in un esperimento chimico, scoprendo poco alla volta cosa nasce da ogni dialogo e da ogni confronto. non c'è ancora nulla di troppo scontato e non mi azzardo a fare nessuna previsione su come andrà avanti la storia, il modo di raccontare di questa autrice mi affascina troppo e preferisco farmi trasportare dagli eventi, scoprendo di volta in volta quello che succederà.

e poi è finalmente uscito il nuovo numero di una delle mie serie preferite del momento, il diciannovesimo volume di natsume degli spiriti, serie che nonostante sia praticamente infinita mi piace un sacco e mi auguro che continui per almeno altri 30 volumini, perché non potrei stancarmi mai di leggere queste storie.
dall'inizio delle vicende, natsume è cambiato tantissimo: la sua nuova vita con i fujiwara, che lo hanno sempre trattato come un figlio, senza mai rimproverarlo dei suoi atteggiamenti strani, e nella nuova scuola, dove è riuscito a farsi finalmente degli amici, hanno cambiato quel ragazzino timido, scontroso e isolato facendolo diventare finalmente più fiducioso e aperto verso gli altri. anche quando a volte non se rende conto, natsume è circondato da gente che gli vuole bene e non lo deride per la sua capacità di vedere  gli yokai e anzi questo è proprio il presupposto per la prima storia, che inizia con la telefonata di un suo ex compagno di scuola che vuole rivederlo e che poi, un po' per scherzo, gli racconta la storia di una casa infestata da degli spiriti che spaventano il vicinato. figurarsi se natsume si tira indietro!
quello che primo lo costringeva a una vita in solitudine adesso sembra essere diventato motivo di ammirazione da parte degli altri, e di comprensione. il suo modo di fare modesto e semplice e le sue capacità gli valgono la stima e l'amicizia di molti. forse semplicemente, non aveva mai incontrato le persone giuste...
la seconda storia è del tipo che preferisco: natsume si ritrova ad aiutare uno spirito nobilissimo e buono, un sacro lavapietre, un eremita capace di purificare le montagne e le rocce che, assorbendo le impurità degli altri per purificarli, a loro volta sono diventate impure e quindi incapaci di continuare il loro compito. questo adorabile vecchio spirito ha perso i contatti con il suo allievo e chiede aiuto a natsume per ritrovarlo.
è una storia dolcissima e molto poetica, praticamente da sola vale tutto il volumetto.
la terza storia ci riporta finalmente a reiko, la nonna di natsume, svelandoci il lato più buono e giusto del suo carattere: piano piano anche il suo personaggio cambia radicalmente, passando da quella che all'inizio sembrava solo una prepotente che si approfittava dell'ingenuità degli spiriti a una ragazza che, proprio come natsume adesso, sapeva anche dirimere con furbizia e senso di giustizia le contese tra yokai, aiutando i più deboli.
l'ultimo episodio è quello che ho preferito meno: l'incontro con matoba in una casa in cui è stato chiamato ad allontanare uno yokai molesto è una sorta di pretesto per svelarci qualcosa di più sul clan di esorcisti più antipatico del cast, ma sembra inevitabile che le loro vicende andranno a intrecciarsi sempre di più con quelle di natsume, quindi credo proprio che dovremo sopportarli ancora a lungo...


tsubaki-cho lonely planet è una serie che mi viene difficilissimo commentare.
il problema è che mi piace tantissimo, mi sono appassionata alle vicende di fumi e del suo scrittore bellissimo e quasi-sempre freddo come il polo nord, ma al contempo bisogna ammettere che la storia è taaanto lenta. e quindi è un po' (tanto) difficile scrivere qualcosa qui.
nel quarto numero però pare che le acque comincino un po' a smuoversi: un viaggio imprevisto fa rimanere fumi e akatsuki insieme da soli, in un'atmosfera innegabilmente romantica, e quindi addio ai tentativi di rinunciare alla tua cotta, cara fumi...
ma anche akatsuki sembra sempre più affezionato a lei, per quanto non sia ancora chiaro di che tipo di affetto si tratti fino a quando goro, editor e assistente dello scrittore, non si rende conto di questo cambiamento e cerchi di farlo ingelosire.
e quindi io ho bisogno immediatamente del quinto volume per sapere come andranno le cose, e ne ho bisogno tipo adesso! questa serie fa su di me l'effetto che il segreto fa alle casalinghe annoiate!

anche honey funziona un po' così: riassumerei ogni volume con una sequela di urletti stridoli e gridolini fangirlistici e ogni volta penso che stavo per perdermelo perché mi era sembrato stupido e inutile. ok, non è certo una roba fondamentale, chiaro, ma è adorabile e questo basta!
questo quarto volumino ha realizzato il mio sogno di vedere una coppia di uno shoujo manga affrontare con maturità, serietà e rispetto reciproco il problema della gelosia. era anche ora! non sarà la prima volta, ma quello che succede tra nao e onise è assolutamente da manuale, mi sono commossa e intenerita oltre ogni aspettativa.
vuoi vedere che questo manga diventa uno dei miei preferiti di quest'anno?
comunque buona parte della storia questa volta si focalizza su yashiro e misaki, la prima incasinata in una relazione che non la porterà a nulla di buono, il secondo - sotto la sua scorza di duro che non deve chiedere mai - innamorato di lei e furioso quando scopre che il suo fidanzato la tradisce abitualmente e che lei sopporta tutto senza lamentarsi.
adesso ho un'altra coppia per cui fare il tifo!

e per concludere, con il sesto volumino di hatsu haru kai riesce finalmente a dichiararsi come si deve e, gioia massima, rino ricambia i suoi sentimenti.
tutto perfetto, meraviglioso, felice, possiamo andare in pace adesso?
ovvio che no, perché se kai di esperienze amorose ne ha avute a bizzeffe, rino non ha la più pallida idea di come comportarsi, e così i fraintendimenti sono all'ordine del giorno.
ma sembra che i due stiano cominciando a capirsi... potremmo chiedere a nao e onise di aiutarli magari!
ma non finisce qui perché finalmente il misterioso takaya ci svela il suo segreto, storia trita e ritrita ma a quanto pare ai giapponesi questa cosa capita spesso o almeno gli piace leggerla negli shoujo manga: è innamorato segretamente della sua sorellastra da quando si sono incontrati la prima volta, e lei ricambia, o meglio, ha ricambiato fino a quando non si è trasferita per frequentare l'università e allora si è messa con un altro ragazzo...
takaya, un po' per ripicca un po' per non sentirsi troppo solo durante una cena di famiglia a cui è stato invitato anche il fidanzato della sorella, porta con sé ayumi, in veste di fidanzata di facciata.
la nostra reporter d'assalto non ci mette molto a scoprire come stanno le cose e cerca di consolarlo aiutandolo ad abbandonare i sentimenti per sua sorella, e non credo di essere stata la sola lì a sentire puzza di nuova coppietta in formazione!

e voi? quali di queste serie (o quali altre) state seguendo?

venerdì 17 novembre 2017

il libro della polvere ~ la belle sauvage

diciassette anni dopo aver voltato l'ultima pagina de il cannocchiale d'ambra con gli occhi pieni di lacrime e il cuore che tamburellava come un matto, ritorniamo ancora una volta nel mondo di lyra, una decina d'anni prima dell'inizio della trilogia queste oscure materie.
il libro della polvere - la belle sauvage è infatti il primo capitolo di una nuova trilogia di philip pullman, un prequel alla storia che già conosciamo che però l'autore stesso preferisce definire equel, una sorta di storia parallela alle vicende già narrate, che andranno a completare il quadro di un mondo così vasto e complesso in cui speravamo da sempre di poter tornare.

the golden compass ~ © 25kartinok@deviantart
ma prima di questo nuovo romanzo, tocca tornare indietro, almeno per spiegare l'entusiasmo che nei giorni prima e dopo l'uscita de il libro della polvere ha pervaso i social. sicuramente è una saga meno conosciuta di quella di harry potter, ma - al pari del maghetto di hogwarts - è riuscita ad arricchire il termine fantasy di nuove sfumature di significato, a diventare una pietra importante non solo di quel genere ma anche della letteratura per ragazzi e della letteratura tutta: queste oscure materie è un capolavoro che unisce da un lato personaggi indimenticabili, avventure straordinarie e mondi meravigliosi e dall'altro mette in campo una profonda riflessione filosofica e morale su - niente di meno che - il rapporto tra umanità e divino, dando una stangata definitiva a chi pensa ancora che scrivere per ragazzi significhi parlare di sciocchezze e di farlo in modo sciocco.

proverò a raccontarvi un po' della storia, stando attenta a non fare spoiler, quindi leggete senza paura questa prima parte.

queste oscure materie ~ la bussola d'oro, la lama sottile, il cannocchiale d'ambra

la storia di lyra inizia in un armadio del jordan college, in una oxford molto simile alla nostra, un po' più steampunk, in cui ogni persona ha con sé un compagno che nasce e muore con lei, il daimon, quello spirito divino e demoniaco che socrate sentiva di avere dentro di sé fin da fanciullo. se nella grecia antica il daimon era una creatura a metà strada tra l'umano e il divino, e serviva a mettere in contatto queste due realtà, nel mondo di lyra assume senza mezzi termini un ruolo molto vicino a quello di animo, la parte spirituale, cosciente e morale che tutti sentiamo di avere ma che non possiamo immaginarci: pullman da alla nostra interiorità un aspetto fisico, lo immagina come una creatura dalle sembianze animali legato alla sua persona, o meglio, parte di quella stessa persona. durante i primi anni di vita, il daimon può cambiare vita, ma quando la persona a cui è legato inizia a crescere, e precisamente quando inizia a entrare nell'adolescenza, prende una forma stabile, che in qualche modo è indicativa del carattere del suo essere umano.
il legame tra uomo e daimon è indissolubile e assoluto, e la presenza di daimon è quello che fa dell'animale uomo un essere umano, una creatura più elevata di una semplice scimmia senza troppi peli. e quello che sembra solo un dettaglio fantasy diventerà via via uno dei punti più importanti della vicenda.
ma che ci fa lyra, una monella di undici anni che passa le sue giornate in strada insieme al suo amico roger a capeggiare bande di bambini contro altre bande di bambini, quasi sempre sporca e arruffata, orfana e - nonostante sia ospite da sempre di uno dei più importanti college del mondo - decisamente poco istruita, tanto nelle questioni filosofiche e scientifiche che nelle regole basilari della buona educazione?
la risposta sta nell'evento che si prepara proprio fuori a quell'armadio: uno dei più importanti esploratori d'inghilterra, suo zio lord asriel, è appena tornato dal nord con delle scoperte eccezionali e lyra, che non ha alcun diritto di esserne messa a conoscenza, non ha alcuna intenzione di lasciarsi scappare l'opportunità. eppure, nonostante stia facendo qualcosa che le è proibito, si ritrova a salvare la vita a quello zio, tanto potente e coraggioso quanto burbero e poco affettuoso, e a fare la spia per lui: le scoperte di lord asriel sulla polvere - un'entità misteriosa a lyra quanto a noi, ma non evidentemente ai maestri e agli accademici del jordan - hanno a quanto pare un valore tanto grande da essere pericoloso. nonostante tutto, tentato omicidio compreso, lord asriel ottiene il finanziamento richiesto e riparte per il nord, a continuare i suoi studi.
ma a lyra inizialmente interessa poco della polvere, sopratutto perché tra i bambini di oxford iniziano a circolare voci spaventose circa gli ingoiatori, uomini che rapiscono e fanno sparire i bambini, probabilmente per mangiarli. tutto sembra un gioco, fino a che roger non sparisce e i gyziani - un popolo nomale dedito sopratutto alla navigazione e al commercio - non cominciano davvero a preoccuparsi, stanchi di vedere i loro figli sparire.
nel frattempo lyra subisce il fascino della signora coulter: bellissima, aggraziata, colta, elegante, affascinante. non si può resistere a una signora così e quando lei chiede di potersi prendere cura di lyra, la bambina è felice oltre ogni dire, anche se il vecchio maestro del jordan college sembra metterla in guardia quando, prima di partire per quella nuova vita, le consegna un oggetto misterioso ma di grande valore, che lyra deve tenere segreto a tutti.
i primi giorni con la signora coulter sembrano il paradiso in terra, dalla monella sporca di fango, lyra si vede trasformata - con garbo e gentilezza - in una signorina di alta classe, circondata dal lusso e dall'eleganza, in un'atmosfera quasi opposta a quella schietta ed essenziale del college dove è cresciuta. persino il pensiero per roger, che tanto l'ha tenuta in ansia, sembra affievolirsi. ma dietro le apparenze, si cela qualcosa di tremendo, qualcosa che collega la signora coulter agli ingoiatori...
scappata e rifugiatasi dai gyziani, lyra viene riconosciuta dagli anziani come la bambina indicata in un'antica profezia delle streghe, e viene accettata la sua proposta di partecipare a una spedizione alla ricerca dei bambini scomparsi, verso il freddo nord, dove pian piano le doti nascoste di lyra verranno fuori, e la piccola monella bugiarda imparerà a leggere l'aletiometro, la bussola d'oro del titolo, affidatogli dal maestro del jordan, che l'aiuterà numerose volte e si rivelerà presto appassionata, coraggiosa e fedele, nonostante le numerose prove che il viaggio le riserverà.

questo, in pochissime parole, il succo del primo dei tre volumi (non spoilero a beneficio di chi non ha ancora letto la prima trilogia che, anzi, invito a recuperare al più presto), che agli esaltanti momenti d'azione, tra battaglie, viaggi, streghe volanti e orsi corazzati, pone accanto il germe del dubbio sull'effettiva natura della polvere.
la fine de la bussola d'oro apre letteralmente le porte su un altro mondo, o meglio su un ponte che da su infiniti altri mondi: e in uno di questi, che è il nostro, troviamo will, un ragazzino di tredici anni che sarà il protagonista insieme a lyra delle vicende narrate nella seconda e terza parte della trilogia.
iniziamo a scoprire qualcosa su will nel secondo volume, la lama sottile: al contrario di lyra, è un ragazzino maturo e coscienzioso che si occupa da quando era molto piccolo di sua madre, una donna buona ma affetta da qualche disturbo psicologico, malata di paura in qualche modo, e che sogna di ritrovare suo padre, un valoroso esploratore scomparso in circostanze misteriose in antartide quando lui era ancora molto piccolo.
degli uomini però stanno cercando di rubare dei documenti che sua madre custodisce con cura da quando il padre è sparito, e, quando entrano in piena notte a casa sua, nel tentativo di proteggerli, will causa la morte di uno di loro.
spaventato, lascia sua madre da una signora di fiducia per far sì che possa prendersene cura in sua assenza, e si prepara a girovagare per la città, senza avere le idee troppo chiare su cosa fare.
qui, attirato da un gatto che gli ricorda la sua, scopre per puro caso una finestra sospesa nell'aria, attraversando la quale si arriva in un mondo simile al suo eppure completamente diverso.
stanco e spaventato, will non si pone troppe domande e ne approfitta per rifugiarsi lontano dagli uomini che, è sicuro, gli danno la caccia.
il mondo in cui si trova sembra completamente disabitato, ma qui incontra per la prima volta lyra, giunta attraverso il ponte che lord asriel era riuscito ad aprire tra i mondi alla fine del primo libro.
l'amicizia tra i due nasce più per necessità all'inizio, ma si consolida quando iniziano a capire come quello strano mondo sia collegato alle loro vicende: a cittagazze - il nome della città in cui si trovano - non è che mancano gli abitanti, semplicemente se ne sono andati via durante una infestazione di spettri, creature spaventose e invisibili ai bambini, che svuotano letteralmente gli adulti da ogni sentimento o emozione, lasciandoli come vuoti gusti apatici senza più interesse per nulla. a raccontare queste cose a will e lyra sono infatti proprio dei bambini, in attesa che i genitori tornino.
l'unica speranza che hanno i bambini è che quando diventeranno adulti possano impossessarsi del coltello che allontana gli spiriti. lo stesso che vuole un uomo crudele che ha sottratto con l'inganno l'aletiometro a lyra e che ha promesso di ridarglielo in cambio di questa strana arma.
così, durante lo scontro per impossessarsene, will rimane ferito, perdendo due dita, ma si svela essere il portatore del coltello voluto dal destino.
non si tratta ovviamente di un coltello qualsiasi, ma di una lama sottile oltre ogni immaginazione capace di ferire gli spettri e sopratutto di aprire finestre tra i mondi.
le ricerche dei due vanno avanti: will è interessato a trovare a ogni costo suo padre e lyra a parlare con un qualche accademico del mondo di will - o scienziato come li chiama lui - per scoprire qualcosa in più sulla polvere, sul suo legame con i diamon, i bambini e gli adulti.
è così, guidata dall'aletiometro, che incontra la dottoressa mary malone, che, senza sapere nulla della polvere, sta studiando delle particelle dal comportamento e dalla funzione incomprensibile: particelle che non rispondono a nessuna legge fisica ma che sembrano in qualche modo dotate di coscienza.
l'incontro con lyra è ovviamente motivo di shock, ma la sincerità della bambina le fa capire che quello che sta studiando è un fenomeno reale e molto più importante di quanto pensa.
alla fine, dopo il solito seguito di avventure mozzafiato e momenti di ansia, personaggi straordinari e momenti commoventi, will riuscirà - anche se per poco - a incontrare suo padre, ma nel frattempo, qualcuno rapirà lyra...

anche per il secondo volume ho cercato di limitare gli spoiler, cosa non facilissima perché i colpi di scena sono tanti ed è bello gustarseli tutti, ma entriamo finalmente nel terzo e ultimo capitolo della serie, il cannocchiale d'ambra, in cui tutti i personaggi più importanti fanno ritorno e in cui finalmente il ruolo di lyra, quello definito dalla profezia di cui parlano le streghe, viene chiarito.
questo terzo libro è un capitolo finale più che soddisfacente: come in caleidoscopio seguiamo le vicende di lyra e will, che si ritrovano a viaggiare fino al mondo dei morti, ma anche quelle di mary malone, che scopre in un mondo incredibile abitato da animali stranissimi ma molto intelligenti e socievoli, che si sono evoluti in simbiosi con un particolare tipo di albero, o quelle di lord astriel, che si prepara alla più folle, feroce e antica delle battaglie.
se da un lato l'aspetto avventuroso del libro ci regala momenti carichi di tensione, durante i quali è impossibile staccare gli occhi dalle pagine, dall'altro in questo terzo volume si svelano finalmente le risposte alle tante domande che ci erano state posti fin dall'inizio della serie: qual è la vera natura della polvere? e perché reagisce in modo così particolare con gli esseri umani? e perché lyra ha un ruolo così importante per il destino dell'umanità?

tutto questo in qualche modo ci consola di un finale che personalmente mi ha fatto il cuore a pezzettini: non si possono cambiare le regole dei mondi, non si può scegliere di essere felici se questo vuol dire fare del male a tanta altra gente, ma si può comunque fare tutto il possibile per rendere la vita - in qualsiasi universo questa venga vissuta - migliore per tutti: più giusta, più vera, più libera.

lyra & will ~ © meabhd@redbubble

il mistero della polvere

se questa trilogia ha avuto il successo e l'importanza incredibile che da anni la rende una delle storie fantasy forse più importanti, il merito non è solo della trama avvincente e dei personaggi che rimangono indimenticabili anche dopo tutto questo tempo, ma è anche merito delle tematiche più o meno nascoste che pullman affronta per mezzo della storia.
*attenzione! spoiler!*
d'altronde, fin da subito pullman ha dichiarato di essersi ispirato a una di quelle opere che con infinito coraggio - sopratutto se la contestualizziamo nell'epoca in cui venne scritta - sfidano i luoghi comuni e i dogmi della più importante religione dell'occidente, se non del mondo: il paradiso perduto di john milton, il meraviglioso poema che nel '600 mise in discussione la figura di satana, ritraendolo con parole indimenticabili e presentandolo come un eroe quasi epico, in grado di sfidare l'autorità ingiustamente imposta, quella di colui che solo il tuono ha reso più potente.
se milton poneva l'accento sulla lotta tra angeli caduti e dio - e successivamente sulla tentazione e la caduta degli uomini, strumento della vendetta di satana contro il dio creatore che agli angeli aveva preferito l'imperfetta caducità umana - pullman riallaccia le fila del discorso, mettendo al centro della sua opera il tema della consapevolezza e della conoscenza, l'errore primigenio di quella donna che volle essere capace come dio di conoscere e distinguere il bene dal male, proprio attraverso la polvere, un elemento a metà strada tra fisico e metafisico, che è causa e conseguenza di quella perdita di innocenza ma anche del pensiero, dell'intelligenza, della creatività, della fantasia, delle infinite capacità umane, usate a volte per il bene, altre per il male: la possibilità di capire, di scegliere, di decidere cosa essere e per cosa consacrare la propria esistenza.
attorno a questo girano le due fazioni che si combattono nel libro: da un lato la chiesa liberticida, capeggiata dalla signora coulter, che vorrebbe distruggere questo legame tra umanità e polvere, per ripiombare nella pura inconsapevolezza, nell'incapacità animale di affidarsi al libero arbitrio, di sbagliare per preservare la propria anima dalla tentazione del peccato, dall'altra le streghe, gli accademici e tutto il popolo di pensatori liberi che accompagnano lyra nel compimento del proprio destino, la nuova eva che porterà il suo adamo, come la prima volta, alla tentazione che attraverso l'amore si fa consapevolezza di sé, dell'altro, del mondo intero, e più ancora alla creazione non più di un regno, ma di una repubblica - più giusta, più partecipativa, più libera - dei cieli.

il ritorno nel mondo dei daimon: il libro della polvere ~ la belle sauvage


come dicevo all'inizio del post, diciasette anni dopo la fine dell'ultimo libro della trilogia, torniamo finalmente nel mondo di lyra, incontrando la nostra eroina quando ancora non ha che pochi mesi.
il libro della polvere ~ la belle sauvage si colloca infatti una decina di anni prima del nostro incontro con lyra nell'armadio del jordan college, e il vero protagonista della vicenda questa volta non è lei ma malcom poltstead, un ragazzo di undici anni buono, generoso e con un fortissimo senso del dovere, figlio dei locandieri del the trout, un piccolo locale vicino a oxford proprio a ridosso del tamigi, sul quale, con la sua canoa - la belle sauvage appunto - malcom si sposta per lavoretti e commissioni, tra la locanda e il vicino monastero.
insieme a lui lavora anche alice, di poco più grande e con un pessimo carattere.
la vita di malcom procede tranquilla tra la scuola e il lavoro, e il ragazzo non ha grandi ambizioni o rimpianti se non il sogno di poter studiare più di quanto il lavoro non gli consentirebbe, ma nonostante questo non immagina nemmeno di ribellarsi ai suoi e comprende la loro necessità di avere anche lui a lavorare alla locanda.
al monastero, malcom aiuta nei piccoli lavori domestici ed è molto legato all'anziana suor fenella, una donna buona e semplice, dedita principalmente alla cucina.
l'atmosfera al convento - e di conseguenza alla vicina locanda - inizia ad elettrizzarsi alla notizia che una bambina di pochi mesi, la figlia di lord astriel, nobile in rovina, sia custodita proprio da quelle monache. nello stesso periodo, mentre è a pesca, malcom scorge un uomo in cerca di un qualche oggetto perduto nell'erba, poco dopo costretto a scappare ma catturato, maltrattato e minacciato da uomini poco affidabili. pochi giorni dopo, malcom scoprirà che quell'uomo è stato assassinato.
intanto, è stato proprio lui a trovare l'oggetto perduto da quel poveretto, una ghianda artificiale che contiene al suo interno un messaggio incomprensibile per malcom, qualcosa a proposito di una misteriosa polvere.
scoperta l'identità di malcom e il suo legame con l'uomo ucciso, la dottoressa hanna relf va a trovarlo alla locanda e lo convince poi ad andare a trovarla a casa, per parlare della ghianda e del mistero a essa legato.
la dottoressa relf, che lavora come aletiometrista per conto dell'università di oxford, è in realtà una spia dell'oakley street, un'organizzazione segreta che lavora contro il magisterium della chiesa, per prevenire ed evitare la sua violenta prevaricazione sul popolo e sulla libertà stessa.
affascinato dalla cultura e dal ruolo della dottoressa, e lei dall'innocenza e l'onestà di lui, malcom e la relf diventano collaboratori e amici: lui la aiuterà riportando quanto sente di interessante - con la promessa di non cacciarsi nei guai - alla locanda e al monastero, lei gli presterà i libri della sua biblioteca e lo aiuterà a capire quello che a scuola non gli insegnano.
tutto sembrerebbe andare al meglio, nonostante la presenza nei dintorni del trout e del monastero di un uomo pericoloso con un daimon spaventoso, fino a quando non si verifica l'alluvione prevista dai gyziani e ignorata da tutta la popolazione: è solo grazie a malcom se, insieme ad alice, riesce a mettere in salvo la piccola lyra, che già alla sua età è preda del magisterium, per qualche misterioso motivo...

il primo volume di questa nuova trilogia ci rivela non solo il modo in cui lyra è arrivata lì dove l'abbiamo trovata la prima volta, ma ci regala parecchi flash sul passato di alcuni personaggi (farder coram ad esempio, o le streghe) e sopratutto ci permette di conoscere l'inizio dell'accanimento degli studiosi, del magisterium e di tutti quelli che vi si oppongono, sulla polvere: prima di scoprire cosa possa essere veramente, in che modo influisce sugli esseri umani e sul mondo, la polvere è da subito stata oggetto di interesse nonché il motore di una guerra sotterranea, fatta di spie, di uccisioni e di lotte nell'ombra, tra il mondo religioso e quello laico, tra la volontà di opprimere e mettere a tacere la realtà e quella di comprenderla e donarla a tutta l'umanità.

da brava fan della prima serie di romanzi ho adorato questo libro,  con il suo ritmo frenetico e nonostante la funzione di introduzione a tutto quello che verrà (e a quello che abbiamo già letto), che vanno un po' a scapito di nuove informazioni sulla vicenda.
l'effetto nostalgia poi ha giocato tutto a vantaggio di pullman: tornare a leggere di daimon, della polvere, ritrovare lyra e pantalaimon, anche se così piccoli, è stato incredibilmente emozionante.
non vedo l'ora di leggere i prossimi, ma intanto non posso che consigliarvi di recuperare tutti i titoli già usciti, e di leggerli nell'ordine di pubblicazione (e magari di leggere anche paradiso perduto, che io ho scoperto proprio grazie ai romanzi di pullman e che è di una bellezza infinita!).

oltretutto - tempo di vacche grasse per noi fan a quanto pare - è prevista una serie tv dedicata alla prima trilogia, cosa che dovrebbe riscattare il film (non ebbe molto successo sopratutto per via dei tantissimi tagli necessari a condensare tutta la storia in poco tempo). non si sa quando dovrebbe andare in onda, ma seguite claccalegge per rimanere aggiornati!

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mercoledì 15 novembre 2017

commenti randomici a letture randomiche (46)

un sacco di randomicità a questo giro, nel disperato tentativo di darvi qualche consiglio sulla base delle millemila cose che ho letto ultimamente...

cominciamo da un libro che ho finito di leggere più di un mese fa, un romanzo che avevo desiderato tantissimo per anni e che poi, al finale, mi ha lasciata con un po' di amaro in bocca.
hugo e rose di bridget foley da all'inizio tutte le promesse per essere un folle viaggio in un mondo fantastico, lontano dalle noie della vita da cui rose, la protagonista, si sente sopraffatta.
da quando ha sei anni, dopo un incidente in bicicletta che la lascia in uno stato comatoso per diversi giorni, rose sogna ogni notte un'isola meravigliosa, dove la sabbia è rosa, dove vivono creature spaventose che solo lei è hugo - l'unico altro abitante umano dell'isola oltre a lei - possono sconfiggere, per liberare tutti gli altri, che sono prigionieri di un palazzo che rimane sempre fisso all'orizzonte, per quanto si provi a raggiungerlo.
sull'isola, rose è sempre giovane, bella, forte, coraggiosa: l'esatto contrario della donna un po' appesantita dall'età e da una vita di scarse soddisfazioni.
l'amore della sua vita, suo marito e padre dei suoi figli, con il passare del tempo, si è andato trasformando in un uomo più devoto alla carriera che alla passione, e l'arrivo di tre figli ha significato la necessità di una sicurezza economica da un lato, e dall'altro una presenza genitoriale fissa. rose ha dovuto rinunciare a qualsiasi ambizione nella sua vita per crescere i suoi figli, e la sua esistenza è un incubo fatto di routine da mamma e casalinga. l'unico momento in cui si sente felice, è con hugo, sull'isola dei suoi sogni.
ma un giorno, per puro caso, ecco che hugo si materializza davanti a lei in carne e ossa: più vecchio e meno atletico che nei suoi sogni, hugo è il solitario impiegato di un fast food, come lei imbottigliato in una vita che è l'opposto di quella che vive ogni notte sull'isola.
da questo momento, tutto prende a sconvolgersi per rose: la presenza reale di hugo rende i suoi sogni qualcosa di più di semplici sogni, e la sua vita qualcosa di molto più complesso di quella di una semplice casalinga che ama perdersi nelle sue fantasie.
senza spoilerare troppo, speravo che alla fine rose riuscisse a riscattarsi da quel ruolo che le va così stretto, riuscisse a trovare un posto suo, senza doversi intendere solo come mamma di o moglie di.
mi è parso che alla fine all'autrice mancasse il coraggio di dire che chiunque può prendersi spazio e tempo per sé, anche fuori dal mondo fantastico dell'immaginazione o dei sogni.
sicuramente però qualcuno con un'indole più realistica della mia saprà apprezzarlo di più...
insomma, poteva essere sicuramente meglio, ma merita una lettura, se vi capita di trovarlo in giro dategli una possibilità!

passando ai fumetti, ho continuato la lettura di moon girl e devil dinosaur, che si conferma una lettura carina, divertente, piacevole e un po' più infantile rispetto a ms. marvel (chiedo perdono, ma sono le uniche due serie marvel che seguo, non saprei fare altri paragoni).
in questo secondo volume (della ristampa in cartonato) la nostra giovanissima eroina si trasforma definitivamente come inumana ma... non è cambiato nulla rispetto a prima.
o almeno così sembra, fino a quando, senza che abbia modo di controllare nulla di tutto questo, non si ritrova nel corpo di devil dinosaur e viceversa.
se la sua vita sociale non era già il massimo, dopo aver cominciato a comportarsi come un lucertolone aggressivo e un po' scemo, per lunella sembra essere arrivata la fine.
a complicare le cose, arriva un giovane kree, mel-varr, dallo spazio che si è messo in testa di impressionare suo padre portandogli un inumano come prigioniero, a testimonianza del suo valore.
e qual è l'inumano in circolazione meno minaccioso e pericoloso? secondo il suo computer è proprio moon girl!
ma anche a quest'età cupido gioca brutti scherzi e mel-varr si prenderà una mega cotta proprio per quella che il destino le ha assegnato come acerrima nemica.
voi ve la immaginate lunella a fare li occhi dolci a un ragazzino venuto dallo spazio?
beh, neanche lei.
questo volume mi ha dato l'impressione di essere una lunga - per quanto divertente - digressione. spero che con il prossimo la storia si sviluppi un po' di più, ma in ogni caso se vi è piaciuto ms. marvel fossi in voi gli darei una possibilità.

se invece, come me, ve lo eravate persi la prima volta (e anche la seconda) adesso non avete proprio più scuse per non leggere ranma ½!
la storia - che è tipo una delle cose più folli e divertenti mai scritte - di ranma saotome, che si trasforma in ragazza quando si bagna di acqua fredda e torna ragazzo con l'acqua calda e del suo fidanzamento fuori da ogni canone con akane tendo e di tutti gli assurdi personaggi che ruotano attorno a loro, la conosciamo tutti, quindi spendo due parole sull'edizione, che credo sia assolutamente perfetta: il formato è quello dei manga un po' più grandicelli (è uguale ad arte), ma è cicciotto il doppio e costa poco più di un manga da libreria (sette eurozzi di copertina, che diventano meno se lo prendete online o se la vostra fumetteria fa sconti).
molto carino anche l'effetto di alternanza lucido/opaco sulla copertina: secondo me star comics qui ha fatto un lavoro con i controfiocchi.
io desideravo collezionare questa serie praticamente da quando andavo al liceo, e per un motivo o per un altro non ci sono mai riuscita, quindi questa nuova edizione mi ha resa iperfelice e mi ha regalato un paio di ore di matte risate.

altra novità (beh, questa volta nuova davvero) che vi straconsiglio di provare è arte, un seinen parecchio particolare, ambientato nella firenze rinascimentale, e che segue le vicende di una giovane nobile visceralmente innamorata della pittura e intenzionata a diventare un'artista.
arte (ok, davvero. si chiama arte. è una roba ridicola e assurda in una storia che per tutto il resto ha un buon livello di verosimiglianza e plausibilità) si ritrova però orfana del padre e alla mercé di una madre che più che insensibile potremmo definirla estremamente pratica: brucia tutti i suoi disegni e le ricorda che il destino di una donna si compie solo nel matrimonio.
furiosa e decisa a non arrendersi, arte chiede a tutte le botteghe di pittori della città di prenderla come apprendista, vedendosi rifiutata e sbeffeggiata proprio perché donna.
l'unico che la mette alla prova è un burbero e affascinante pittore di nome leo (leonardo? leone? leo e basta?), incuriosito da tanta caparbietà che spinge arte a tagliarsi di netto i capelli sulla pubblica piazza, circondata da gente che non la prende sul serio. e anche se riconosce qualche potenzialità nei disegni della giovane, persino leo inizialmente è tentato di vedere in lei solo i capricci di una viziatella che non ha mai dovuto faticare per ottenere qualcosa. ma per arte, dipingere non è solo una passione, ma il modo di affermarsi come essere umano e non sottostare a una cultura che la vuole silenziosa e sottomessa agli ordini di un marito che non ha neppure il diritto di scegliersi.
inizia così questa strana convivenza, tra un uomo amareggiato dalle fatiche della vita e una giovane ingenua piena di speranze, sullo sfondo di una firenze divisa tra la rigidezza delle regole e la voglia di essere curiosa, creativa e rivoluzionaria.
non so quanto possa essere storicamente attendibile, ma di certo questo primo numero è stato  parecchio appassionante e io non vedo già l'ora di continuare a seguire le vicende (che dureranno ancora un po', visto che la serie in giappone è arrivata al settimo volume ed è ancora in corso) di questa strana coppia.

e per chiudere in bellezza, c'è lo straconsigliatissimo magritte - questa non è una biografia, del duo campi e zabus, originariamente pubblicato in francia e portato qui in italia dai tipi di coconino press, dedicato ovviamente al pittore surrealista forse più famoso del mondo.
come dice il sottotitolo stesso, questa non è una biografia di magritte, ma un viaggio - ovviamente surreale - di un uomo intrappolato in un cappello attraverso i misteri dell'arte.
infatti, il buon charles singullier, uomo integerrimo, si è permesso il capriccio di comprare una bombetta, un po' vezzosa e fuori moda, al mercato delle pulci, ma una volta messa in testa non riesce più a togliersela.
ma non si tratta di un cappello qualsiasi, forse un po' troppo stretto: è proprio una delle bombette appartenute al celebre pittore belga, non solo caratteristico capo d'abbigliamento ma simbolo reiterato in molti dei suoi quadri.
ma di tutto questo al povero singullier poco importa, lui vuole solo togliersi quel buffo cappello e affrontare la sua imminente promozione: solo che per farlo dovrà svelare il mistero dell'arte di magritte, attraversando come in un sogno i mondi delle sue opere - di cui riviviamo alcune delle più famose e iconiche - e rubando qualche scena alla sua vita privata, mondi che giocano con charles e con noi distorcendo la realtà e annichilendo ogni certezza a beneficio di un mondo immaginifico in cui l'assurdo e la fantasia la fanno da padrone.

venerdì 10 novembre 2017

gli anni che restano ~ intervista a brian freschi e davide aurilia

il verbo ricordare [...] viene dal latino re- indietro e -cor cuore. richiamare nel cuore. perché il cuore veniva considerato la casa dei ricordi.

mauro e antonio sono stati amici da sempre. fin da quando erano bambini e il massimo a cui mauro aspirava era calciare forte il pallone o andare velocissimo in bicicletta.
erano gli anni delle avventure immaginarie e sfrenate, gli anni in cui ogni cosa non solo sembrava, ma era davvero possibile.
mauro e antonio sono cresciuti insieme, passando dal pallone ai primi spinelli, i primi amori, i trasferimenti, bologna, la lotta studentesca.
pian piano hanno preso a cambiare, e se mauro rimaneva un tranquillo, bravo ragazzo, antonio viveva una trasformazione profonda, che non riusciva a comunicare a nessuno, neppure al suo migliore amico.
succede qualcosa, come succede a chiunque, e quell'amicizia che sembrava non dovesse mai finire, invece finisce.
passano vent'anni, la vita prende la strada che vuole lei e non quella che immagini tu, e dalle avventure immaginarie della tua infanzia, dagli amori perfetto della tua giovinezza, dalla voglia di cambiare il mondo che prende qualsiasi ragazzo sano di mente a quell'età, mauro si ritrova con una vita insoddisfacente, scialba, tristemente banale.
poco gli importa ormai del suo presente, e ancora meno del futuro, ma non può che perdersi nei suoi ricordi, quelli degli anni passati con antonio, la sua personale isola felice in cui rifugiarsi, il suo tesoro sepolto - e nemmeno troppo in profondità - nel cuore.
passano vent'anni, i due amici non si sono più sentiti fino a quando il nome di antonio non compare in una lettera, quella che invita mauro ad andare al suo funerale.

adesso che antonio non c'è più, adesso che più forti che mai i ricordi lo sommergono, mauro decide di spingersi ancora più a fondo nel passato, non limitandosi a ricordare, ma cercando di scoprire adesso quello che antonio non era riuscito a dire - o che lui non aveva saputo chiedergli - molti anni prima.

per mauro inizia un viaggio malinconico, a ritroso nel tempo, nella città della sua giovinezza, tra le strade in cui giocava da bambino e poi in quelle in cui, pezzo dopo pezzo, ha perso il suo migliore amico.

con gli anni che restano, brian freschi e davide aurilia hanno dato vita a una storia dolceamara che si fa monumentale elogio della memoria, di quella malinconia che ti incatena fin quando serve, fino a quando non capisci che è finalmente arrivato il momento di voltare la testa nella direzione giusta, di andare avanti.

e siccome questo libro è troppo bello per provare a parlarne solo io, ho invitato loro a dirci qualcosa di più! buona lettura!

ciao brian, ciao davide, grazie mille per il vostro tempo e benvenuti su claccalegge!
voi due siete giovanissimi e con un grande talento, brian ha già scritto per tanti autori e davide lavora da tempo come illustratore. come è iniziata la vostra carriera?
BRIAN: Ciao Clacca, intanto grazie del complimento! Personalmente ho incontrato il mondo del fumetto per caso, nonostante sia sempre stato circondato da persone estremamente appassionate, da mio padre ai miei più cari amici. Due annetti fa mi trovavo, lavorativamente, in una tipica fase di passaggio: volevo scrivere di tutto, ma non sapevo bene dove concentrare le mie energie per iniziare. La Scuola Internazionale di Comics a Firenze mi era stata consigliata da un amico illustratore e ho deciso di provare. Prima di allora non avevo mai preso in considerazione l'idea di fare fumetti. È stato difficile i primi mesi, perché è un meccanismo di scrittura non facile da assimilare e per niente scontato. Poco prima di concludere l'accademia ho conosciuto i ragazzi di Manticora Autoproduzioni e, per congiunzioni astrali che ignoro, ci siamo subito presi. Il resto è quel che è stato! 
DAVIDE: Ho iniziato molto lentamente e in sordina, partendo da uno studio pubblicitario come storyboarder e non mi sento di dire che sono ufficialmente un illustratore. Ho fatto pochi lavori come tale ma sono riuscito lo stesso a farmi conoscere proprio attraverso le mie illustrazioni. Da lì al fumetto è stato un passaggio quasi naturale e piacevole.
brian, tu hai scritto principalmente per il gruppo manticora, di cui fai parte, ma fino a ora avevi sceneggiato per lo più storie brevi (e spesso decisamente più cupe de gli anni che restano!): come è stato passare a scrivere una storia più lunga e articolata?
BRIAN: Non facile! Ho iniziato a lavorare a Gli anni che restano con impazienza, ma anche con non poca paura: intraprendere un libro così importante su un genere mai affrontato, è stato un bel salto che mi ha costretto a rivalutare tutti gli equilibri narrativi. Il che è un bene, prima o poi  andava fatto: d'ora in poi le ossa continueranno a spezzarsi a ogni nuovo libro, ma saprò come affrontare i colpi! L'unica a rimetterci alla fine è stata la mia moka: ha iniziato a logorarsi per colpa del troppo utilizzo, il che è stato un peccato, ma forse anche il segno che stavo lavorando nel modo giusto.
davide, come dicevo sopra, tu hai lavorato fino ad adesso principalmente come illustratore e hai partecipato ad antologie di autoproduzioni, come è stato passare a disegnare una storia lunga per un grande editore?
DAVIDE: Ho sempre visto i graphic novel anche come oggetti da collezione, lavori di lunga e meticolosa lavorazione. Iniziare questo lavoro mi ha entusiasmato e allo stesso tempo messo un po’ d’ansia, sapendo che le mie illustrazioni le realizzo nell’arco di ore o pochi giorni. L’editore ci ha sempre aiutato e seguito durante la lavorazione, togliendoci dubbi e dandoci ottimi consigli, in questo modo è stato un po’ più semplice tutto il lavoro.
com'è nata la vostra collaborazione?
DAVIDE: Ci siamo trovati nel momento giusto, quando entrambi avevamo bisogno di dire qualcosa a un pubblico molto ampio. Come tante collaborazioni, anche la nostra nasce sul web.
È stato Brian a trovarmi ed era il momento migliore per me per iniziare a lavorare con uno sceneggiatore. Quando abbiamo trovato il soggetto adatto ai miei disegni, ci siamo buttati a capofitto nel lavoro.
gli anni che restano è una storia malinconica, narrata da un personaggio molto più grande di voi, quindi immagino non si possa definire una storia autobiografica. da dove nasce l'idea per questa narrazione?

BRIAN: Bella domanda, che ha più di una risposta. La prima risposta è che amo mettermi in gioco: non conosco sensazione più elettrizzante di raccontare vite di persone distanti da me. Non mi sentirei a mio agio a scrivere di situazioni che ho vissuto, o che mi hanno indirettamente coinvolto. È più difficile la mia scelta, soprattutto su una narrazione realistica, perché mi costringe a documentarti, a parlare con persone e a immedesimarti ed empatizzare attraverso ogni mezzo a disposizione. Ma una volta raggiunto il risultato la soddisfazione è notevole: le sfumature che ho colto le butto su carta, le altre le lascio cogliere al lettore e alla sua visione. 
La seconda risposta: quando studiavo all'accademia mi ero prefissato un obiettivo: "Non etichettarti". Sono curioso e per questo cerco da sempre di evitare ogni zona comfort.
E questo è uno dei motivi del perché ho scelto una narrazione così lontana dal mondo esplorato con Manticora, anche se la sostanza non cambia. Cambia il guscio esterno e l'ambientazione, ma i sentimenti che contiene sono quelli che cerco di affrontare anche in altri generi. Per come lo immagino, Mauro potrebbe essere tranquillamente un personaggio di una storia grottesca di Manticora!
 
La terza risposta è che si tratta di una storia a cui tengo molto, che racchiude in sé l'immaginario di innumerevoli vicende che ho ascoltato e riascoltato. Una storia che avevo iniziato a scrivere ai tempi dell'accademia e alla quale avevo fatto una solenne promessa: "Tu sarai il mio primo libro." E quando ho capito che era esattamente ciò che Davide cercava non ho esitato un secondo. È un libro che rappresenta una "fase di passaggio", una storia che è stata molto importante per me mentre imparavo a gestire gli ingranaggi del fumetto. Era ora di fargli scoprire il mondo esterno.

visto l'ottimo risultato di questo libro, pensate di lavorare insieme ancora ad altre storie?
BRIAN: Assolutamente, e non solo nel campo del fumetto. Ma è ancora presto per parlarne, acqua in bocca! 
DAVIDE: Non siamo legati l’uno all’altro, ma abbiamo lavorato molto bene, sempre in sintonia! Quindi sicuramente, continueremo a collaborare.
il libro è uscito in libreria da poco, ma era già stato presentato in anteprima a settembre al tcbf, dove è stato accolto con successo avendo venduto tutte le copie disponibili allo stand bao. c'è qualche aneddoto particolare che volete raccontarci su come è stato questo esordio con bao publishing?
DAVIDE: non credevo in questo successo immediato, per questo non mi sono preoccupato molto di organizzarmi per quanto concerne ai momenti di dedica, che sono stati per me effettivamente molto intensi. Ero impreparato e giustamente sono stato bacchettato a fin di bene per essere pronto psicologicamente al Lucca Comics.
immaginiamo che vi scambiaste i ruoli, con davide ai testi e brian alle matite: cosa succederebbe?
BRIAN : Ti allego una mia personale variant cover del libro per darti un’idea! 
DAVIDE: Il risultato sarebbe stato utile giusto per accendere il camino.
la variant cover di brian, che io trovo assolutamente perfetta!

avete degli autori o delle opere - non necessariamente a fumetti - a cui vi ispirate per i vostri lavori?
BRIAN: E qui inizia la crisi! Non riuscirò mai ad elencarli tutti. Parlando di fumetti ho tanti mentori silenziosi, nomino quelli che mi vengono in mente sul momento: Craig Thompson, i Tamaki, Pedrosa, Guy Delisle, Zidrou, Thomas Gilbert, Stephen Collins, Yoshiro Tatsumi, Riff Reb's, Dylan Horrocks, il maestro Matsumoto e Mark Kalesniko.Ma anche Shaun Taun, Erik Kriek, Thomas Ott, Edward Gorey, Amelie Flechais, il novanta per cento dei maestri asiatici (Cina, soprattutto) e Fabien Vehlmann (lo amo).Anche la musica ha un aspetto fondamentale per me: da Sigur Ros a Gorillaz e Bon Iver, da The Divine Comedy a M. Ward e Vinicio Capossela, fino ad arrivare a Matt Elliott, The National e Sopor Aeternus. Poi mi sono personalmente creato una serie di playlist unicamente di genere rap, classico e jazz, con ogni pezzo accuratamente selezionato e di circa 120 ore l'una (stanno pensando di internarmi, sì). Per cinema, romanzi e altri libri illustrati passo, per ora. Ne parliamo con calma quando abbiamo circa mezza giornata libera! 
DAVIDE: Sono legato a pochi autori, cerco di prendere qualcosa da ognuno di essi e creare qualcosa di nuovo. Sono: Manuele Fior, Cyril Pedrosa, Jiro Taniguchi, Nicolas de Crecy. In tono minore a Katsuhiro Otomo, Jorge Gonzalez, Brecht Evens ,Gipi, e autori di racconti come E.A. Poe, Jack London e Cormac McCarthy
quali sono i vostri prossimi progetti? e a quali fiere parteciperete nei prossimi mesi?
BRIAN: Anche qui posso (per ora) dire e non dire, in particolare nel settore del fumetto. Ovviamente lavorerò a tutto ciò che concerne Manticora, ma ho anche dei piani molto interessanti con la casa editrice toscana Kleiner Flug e un po' di sorpresine qua e là. Ultimamente mi sto anche lanciando nell'universo delle favole illustrate, con disegnatori davvero in gamba. Anche di questo penso (e spero) che ne sentirete presto parlare! 
DAVIDE: Come detto prima, continuerò a collaborare con Brian ma porto avanti anche altri progetti editoriali con altri sceneggiatori, progetti miei, ma ancora molto intimi per parlarne, oltre a lavori che esulano dal mondo fumetto. Cerco di dare la giusta importanza a tutto in egual modo.
in attesa di incontrarci di nuovo, vi ringrazio ancora una volta e vi mando un mega imboccallupo per tutti i vostri prossimi lavori!