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mercoledì 23 febbraio 2022

le ragazze del pillar ~ vol. 2

"meglio regnare all'inferno che servire in paradiso."
(john milton, paradise lost)


tornano le ragazze del pillar di teresa radice e stefano turconi, personaggi secondari de il porto proibito, a cui i due autori hanno dedicato un'intera serie di spin-off.
ritorniamo a respirare l'aria familiare del pillar to post, con le sue stanze eleganti e i suoi corridoi in cui riecheggiano le risate e i sussurri delle ragazze di plymouth.
come nel primo volume, abbiamo due capitoli, due storie dedicate a due protagoniste: dopo june e lizzie - che abbiamo incontrato un paio di anni fa, ne abbiamo parlato qui - tocca a tess e cinnamon raccontare le loro vicende.

a tess è riservata la storia più lunga: se nel primo volume era apparsa quasi di sfuggita, qui è al centro della scena e la sua vicenda si intreccia con quella del capitano yasser della last chance e in qualche modo anche con nathan e le sue nuove figlie adottive.
tess è al momento il personaggio più complesso, quello in cui le doti di sceneggiatrice di teresa radice sono riuscite forse a emergere di più: è una ragazza misteriosa, che parla poco del proprio passato e ancor meno del futuro, ma che alle speranze di ciò che sarà di aggrappa con le unghie e con i denti, certa che la sua permanenza al pillar to post sarà solo temporanea, come un trampolino da cui poter finalmente spiccare il volo.
pescando a piene mani dalla storia reale, teresa radice mescola insieme le cronache dell'epoca con quelle immaginate dei suoi personaggi, li cala in mezzo alle dispute delle potenze di inghilterra e francia per il controllo delle colonie e carica la loro storia di realismo e un pizzico di amarezza.


la storia di cinnamon è stretta tra un numero minore di tavole ma non pare soffrirne, anzi, la più solare e maliziosa delle professioniste del pillar to post ci lascia finalmente conoscere la sua infanzia: la sua storia inizia dall'altra parte del mondo, nella lontana india, uno dei tanti fili inconsapevoli di far parte di un complesso ricamo, un arazzo di vicende di cui è stata l'ignara protagonista... almeno fino ad adesso, momento in cui il passato viene a bussarle alla porta e forse a stravolgere per sempre il suo presente.

se da un lato i disegni di stefano turconi continuano ad affascinarci con ragazze belle e sensuali e con una cura quasi maniacale per la ricostruzione minuziosissima del mondo marinaresco, militare e civile del XIX secolo, dall'altro teresa radice si conferma come quella che definirei la sceneggiatrice-poetessa del fumetto italiano.
le sue storie sono storie vere, sono vicende di personaggi reali: nonostante l'ambientazione - parliamo pur sempre di prostitute e marinai - non c'è mai nessuno scivolone su facili moralismi o pietismi di sorta e nemmeno l'abbandonarsi voyeristico alla descrizione meticolosa della vita in un bordello (anzi, le scene più pruriginose e quelle più cupe sono quasi sempre lasciate all'immaginazione del lettore, in un atteggiamento che sembra più voler proteggere la privacy dei personaggi che evitare potenziali critiche).
le ragazze del pillar to post e tutti i personaggi che ruotano nella loro orbita vivono le loro esistenze pagina dopo pagina cercando di raggiungere i propri obiettivi e seguire i propri sentimenti senza un qualche scudo magico che le protegga dal commettere errori come chiunque altro. sbagliano, riflettono, tornano indietro sui loro passi, correggono il tiro, vanno avanti, senza che nessun narratore esterno e onnisciente ci suggerisca cosa pensare di loro, lasciandoci semplicemente prendere parte, per qualche momento, delle loro vite.

speriamo di tornare presto alla baia di plymouth, magari dopo il prossimo viaggio che il due radice-turconi ci regalerà lontano dalle camere del pillar to post, perché è bello essere lettori e viaggiatori nelle loro storie, conoscere mondi nuovi, incontrare nuovi sguardi e poi tornare in quel posto in cui tutto è cominciato.

mercoledì 7 ottobre 2020

la terra, il cielo, i corvi

ci sono un italiano, un russo e un tedesco. non si conoscono, non si piacciono, non si capiscono. d'accordo: il tedesco sa qualche parola di italiano e l'italiano qualcosa di russo. ma non si vogliono capire, questo è il punto. e sono costretti a passare del tempo fianco a fianco. una compagnia de mal tra' insema, proprio. 
sembra l'inizio di una barzelletta, no?
peccato che non fa ridere per niente.


teresa radice e stefano turconi sono tra quegli autori che fin dal momento in cui viene annunciato che stanno lavorando a un nuovo libro scatenano grandissime aspettative, aspettative che fino ad adesso sono sempre state soddisfatte.
spoiler: anche questa volta.
c’è da dire che nel marzo del 1943 i monasteri delle isole solovetskij, sul mar bianco, non erano già più un gulag, ma una base militare. rinchiudevano però alcuni prigionieri di guerra, scelti tra i più giovani e in forze da diversi campi sparsi per il paese. portati lì per scavar fossati e costruire baracche e fortificazioni. e uno di questi ero io.
inizia così questo nuovo racconto - dopo il porto proibito, non stancarti di andare, tosca dei boschi e le ragazze del pillar - aprendosi su un tramonto gelido in una distesa desolata di neve, costellata di qualche albero e di un grosso campo militare, circondato da mura e torri di avvistamento.
era già da qualche mese che sul loro account instagram (la casa senza nord, che è spesso pieno di belle anteprime) avevamo avuto modo di dare un'occhiata a questi paesaggi, così diversi da quelli caldi e colorati dei loro ultimi lavori, ma i disegni di stefano turconi (e i colori!) riescono a stupire tantissimo ogni volta che si apre un loro nuovo libro.


tra i prigionieri della base ci sono due uomini intenzionati a darsi alla fuga: werner volker, fuchs (volpe, più per i capelli rossi che per la furbizia) per gli amici, qualora ne avesse qualcuno, un tedesco grande grosso e rude, e antonio limonta, un giovane fante italiano che decide subito di approfittare della fuga di fuchs, sicuro che, se proprio deve attraversare la steppa gelida, è meglio farlo con una compagnia, seppur pessima, che da solo. ed è merito di limonta se a loro si aggiunge ivàn pavlovič mostovskij, vanja per far prima, una guardia russa che si evita una pallottola di fuchs solo grazie all'intervento - un po' per buon cuore, un po' per interesse - dell'italiano.

e so che fame e rabbia, se si è soli, portano alla disperazione.
ma, se condivisi, sono carburante che incendia il mondo.

il testo mescola russo, tedesco e italiano senza nessuna traduzione a margine o altro: alcuni baloon sono praticamente incomprensibili (a meno che voi non parliate tedesco o russo, ovvio) e per quanto fastidioso possa sembrare all'inizio (in realtà i dialoghi sono strutturati in modo da rendere abbastanza comprensibile tutto), l'effetto rende perfettamente la situazione: tre uomini che si ritrovano insieme di controvoglia e hanno davvero pochissima voglia di perdersi in chiacchiere, quello che conta è portare a casa la pelle. e poi, in realtà, sarebbero nemici: vanja potrebbe salvarsi dall'accusa di tradimento solo se consegna i due prigionieri, ma anche lui vorrebbe solo tornare a casa, dal padre morente e dalla fidanzata. limonta torna col pensiero ogni volta che può alla sua terra e al suo passato e fuchs... fuchs parla poco ma la realtà della guerra ha chiaramente sgretolato ogni sua certezza, lasciandogli dentro solo macerie.


quarta protagonista, silenziosa, invisibile ma costantemente presente è la guerra: il conflitto che li ha strappati dalla loro terra, dalle famiglie, dagli amici, dagli amori e li ha messi su fronti diversi, la stessa guerra che fa rischiare la vita ai contadini che nonostante il pericolo li accolgono e li sfamano, quella che fa sospirare di paura e speranza chi aspetta il ritorno di qualcuno, quella che ha deciso che loro tre siano prima nemici e poi compagni, che si ritrovino - sperduti in mezzo al nulla - un po' a guardarsi le spalle uno dall'altro, un po' a proteggersi. quella guerra che li porterà a svelare aspetti di sé che forse non avrebbero mai immaginato di avere, o che semplicemente non volevano ammettere.

non me ne è mai fregato granché di convincere altri a pensarla come me... ma adesso vorrei davvero alleggerirgli il carico, dirgli che la salvezza, a parer mio, non è essere fedeli alle forme, ma imparare a liberarsene.
dirgli che mescolarsi è la vera rivoluzione.

la terra, il cielo, i corvi è una storia diversa sotto tanti aspetti dalle precedenti di radice-turconi, credo sopratutto per il rapporto lettore/personaggi, che questa volta si instaura più lentamente: sentiamo i pensieri di limonta ma non quelli degli altri due, anzi, di loro non capiamo neppure le parole. e anche l'unico di cui possiamo cogliere i pensieri racconta solo quello che vuole raccontare, decide lui cosa svelarci, come e quando. è una storia che invece di andare avanti sembra spuntare da sotto una coltre di neve che si scioglie, lasciandosi intravedere a tratti, lasciandosi intuire un pezzo alla volta, mostrandosi interamente solo alla fine.
una storia che chiede pazienza e fiducia, che ti conduce, proprio come succede ai tre protagonisti, lungo un sentiero che non sai dove porta.

e se non c'erano confini per aria, perché dovevano essercene in terra? se l'aria era libera, doveva esserlo anche la terra.
e dovevo esserlo anche io.
libero di scegliere cosa fare della mia vita, come spenderla. senza muri, reti, frontiere decise da altri.



una storia bellissima raccontata e disegnata in modo magistrale, come sempre.
e come sempre una storia che si apre a tantissime riflessioni: alla guerra che rende gli uomini crudeli, alla crudeltà che lascia spazio alla fratellanza, alla fratellanza che trasformarsi in eroismo, all'eroismo semplice dei piccoli gesti di gentilezza, ai piccoli gesti di gentilezza che rivoltano l'esistenza come un calzino e sono capaci di ritrovare la vita persino lì dove sembrava non essercene più.

mercoledì 11 marzo 2020

le ragazze del pillar ~ vol. 1

va' dai poeti; essi ti parleranno in modo più perfetto delle creature più pure.
(william wordsworth - the prelude - book 12th)

la citazione a inizio post in realtà si trova alla fine della prima delle due storie di questo volume, ma mi è sembrata la frase che meglio racchiude l'anima di questi racconti e forse in generale dei lavori di teresa radice e stefano turconi, che ancora una volta, dopo il porto proibito, viola giramondo, non stancarti di andare, le storie di orlando curioso e tosca dei boschi, sfornano un altro libro che è come un paio di occhiali incantati capaci di mostrare il mondo avvolto da una luce calda e le persone piene di una bontà di fondo che dovremmo imparare a riconoscere anche fuori dalle storie scritte o disegnate che siano.
insomma chi, oltre loro due, poteva far diventare il pillar to post, bordello di alto rango ma pur sempre bordello, una vera casa, anzi una vera famiglia?

avevamo conosciuto già le ragazze del pillar ne il porto proibito ma, chiarisco subito, questo non è un sequel: d'altronde la storia di abel, del capitano nathan e di rebecca ha avuto la sua conclusione e qualsiasi tentativo di continuare a raccontarne sarebbe apparso forzato e fuori luogo.
le ragazze del pillar è più che altro uno spin-off, condivide con il porto proibito l'ambientazione e alcuni personaggi e con noi la nostalgia per plymouth e la gioia di tornare dopo quasi cinque anni.
cambiano però le atmosfere e il primo, chiarissimo segnale, è l'uso del colore invece del bianco e nero del porto. le ragazze del pillar, a dispetto dell'ambientazione, risulta un libro molto più leggero e giocoso del porto.


il pillar to post e le ragazze che lo abitano e che vi lavorano sono la versione migliore di qualsiasi idea possa venirvi in mente se provate a immaginare un bordello dei primi dell'ottocento: non è solo amicizia e complicità quello che c'è tra amy, la nuova tenutaria, june, lizzie e cinnamon, ma è più un senso di sorellanza, un amore che nasce non soltanto dalla convivenza e dalla vicinanza ma dall'aver condiviso gli stessi affetti e gli stessi dolori, e aver ricevuto in dono gli stessi ricordi preziosi.

alle due storie, la prima dedicata a june e a un grosso omone di nome tane, un maori che sogna di tornare alla sua terra, la seconda a lizzie e a un timido e impacciato scienziato, si aggiungono le vicende, ancora appena iniziate, del capitano yasser allali, incaricato di svolgere un incarico ancora misterioso, e di tess, sbarcata a plymouth e desiderosa di tornare in viaggio al più presto per raggiungere suo fratello.


quanto alla bellezza di testi, disegni e atmosfere, chi ha già letto gli altri libri degli autori sa di che si parla, di certo è evidente che non siamo stati i soli a desiderare di tornare a plymouth e le vedute a volo d'uccello sulla città, i colori, gli scorci affollati di gente sono la prova di quanto anche i due autori siano affezionati a quel libro che li ha effettivamente affermati come autori di altissimo livello anche fuori da disney.

aspettiamo le prossime storie del pillar to post che sicuramente ormai arriveranno dopo la terra il cielo e i corvi, prossimo libro bao - dopo la riedizione ampliata di viola giramondo - che dovremmo poter leggere entro l'anno. forse ci vorrà un po'

lunedì 14 gennaio 2019

tosca dei boschi

sono tornata! buon anno nuovo! (meglio tardi che mai, tutte e due)
*inizio premessa noiosa ed evitabile*
che dire... gli ultimi mesi sono stati (e continuerà ancora per un po') un gran casino tra le lezioni che mi hanno costretta a passare giornate intere fuori casa, poi lo studio feroce e disperato per gli esami, poi il pc che ha deciso di impazzire e farsi qualche giorno lontano da casa, e poi l'immancabile crisi del lettore a cui si è aggiunta quella del blogger che si sono miscelate alla stanchezza di stare tutto il giorno sopra ai libri dell'università e che hanno dato vita a una sorta di rifiuto totale verso tutto, fumetti inclusi. o meglio, quasi totale, qualche cosina sono riuscita a leggerla perché, nonostante la stanchezza, il destino avverso, il poco tempo eccetera eccetera, non è facilissimo rinunciare del tutto a qualcosa che si ama.
in realtà, proprio perché leggere fumetti e poi scrivere qui delle cose che leggo è una delle cose che mi piace fare di più, avevo deciso di aspettare di avere il tempo di poter fare tutto con calma e tranquillità, senza fretta, senza dovermi ritagliare qualche momento sparso qua e là giusto perché dovevo. alla fine non ho resistito e ho ceduto al ritaglino di tempo, a rubare qualche quarto d'ora alla preparazione per gli esami perché tutto questo mi mancava troppo, e - così finiamo questa premessa interminabile e un po' rompipalle - ho pensato che per cavarmi dall'imbarazzo del primo post dopo più di un mese non c'era nulla di meglio che l'ultimo libro di una delle mie coppie d'autori preferiti in assoluto.
*fine premessa noiosa ed evitabile*

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protetta  dai grandiosi bastioni, circondata da ogni agio, riverita da uno stuolo di servitori, la piccola lucilla era cresciuta senza conoscere altra vita che quella di corte. e all'età di tredici anni s'era fatta una giovinetta mite e silenziosa: infinitamente ricca e smisuratamente...
... sola.

c'era una volta e c'è ancora è la campanella che richiama l'attenzione, le parole magiche che preparano il terreno a una nuova favola, e poco importa se sai già che alla fine, dopo tante peripezie e prove, l'eroe vincerà e i cattivi se ne fileranno via con la coda tra le gambe: poche cose sanno affascinarci ancora come i racconti di castelli, prodi cavalieri, nobili e gentili fanciulle e poetici cantori.
è così che iniziano le avventure di tosca, alla luce fioca di una candela che illumina la biblioteca di un castello, prigione dorata della giovane lucilla, duchessina di castelguelfo, amante più dei libri e delle storie che raccontano che delle feste affollate a cui la trascina sua madre o delle previsioni di matrimoni ed eredi di cui si bea suo padre.

stretta tra mille premure, obblighi e doveri, annoiata durante l'ennesimo ricevimento, lucilla sogna di vivere avventure fuori dalle mura del suo palazzo, immagina che prima o poi qualcosa arriverà a cambiare la sua vita e spera con tutta se stessa di non doversi accontentare solo del miglior pretendente scelto da suo padre per concludere qualche conveniente alleanza politica.

e come sempre succede nelle favole, il suo sogno di avvera, probabilmente nel più improbabile dei modi, quando un rapinatore a corte, nel bel mezzo della festa, ha alleggerito i nobili di buona parte dei loro gioielli, creando finalmente un po' di scompiglio al solito tran tran e portando il tanto desiderato cambiamento nella vita di lucilla: non si tratta di un ladro qualsiasi, ma di una ragazza (una ragazza!).

un po' come robin hood, tosca ruba ai più ricchi per provvedere ai bisogni dei più poveri, ma agli occhi di lucilla è sopratutto una ragazza libera dalle regole e dall'etichetta, autonoma, indipendente, padrona della sua vita. tosca è l'eroina romantica che ha sempre immaginato, l'incarnazione stessa dei suoi desideri di libertà.

certo, non ci vorrà molto prima che lo scontro tra le due realtà - quella di una ricca duchessina abituata agli agi di palazzo e quella di una ladruncola orfana - apra a lucilla gli occhi sulle verità del mondo, ma la distanza iniziale non impedirà alle due di diventare amiche e di stravolgere non soltanto le loro vite ma anche le sorti della loro città.


ad accompagnare le vicende di tosca e lucilla sono i versi di rinaldo, il timido e romantico fratello di tosca, innamorato della bellezza dei versi di petrarca, dante e cavalcanti (e non soltanto), i colori del bosco, ma anche l'eterna voglia di ribaltare un mondo ingiusto, dominato dalle guerre, dalle prepotenze dei più forti per diritto di nascita, dalla povertà e dalla miseria, la voglia di rendere tutto migliore, recitando una poesia sotto il cielo notturno o lottando per permettere a qualcuno di migliorare un po' la sua esistenza: ognuno a modo suo, tutti insieme per un solo obiettivo.

tosca dei boschi non è solo un racconto di avventura, non è solo una storia dove per una volta è una ragazza a impugnare le armi e un ragazzo a sospirare parole dolci, non è neppure soltanto l'esempio di come si possano superare le vecchie tradizioni per giungere a un mondo più alla misura di tutti, capace di ascoltare i desideri di chiunque e di lasciare aperte la possibilità di realizzarli.
è anche, e forse sopratutto, una lettera d'amore alla letteratura stessa, alla poesia, alle storie, alla capacità che hanno le parole di emozionare, di trascinare in mondi fantastici e al contempo di dar forma alle idee, le idee che sono alla base per realizzare una realtà migliore:
non c'è da scherzare con le storie, sai zaccheo? sono cose potenti. cose che possono dare una svolta a una vita intera.

l'amore per i racconti di teresa e stefano è tutta nel volto dolce, rugoso e felice del vecchio monaco che incontriamo nella prima pagina, intento a scrivere il racconto in cui stiamo per addentrarci, concentrato a dipingere le sue miniature, attento a scegliere le parole giuste per descrivere la bellezza di castelguelfo, del suo borgo, delle campagne e dei borghi che lo circondano, e a rendere giustizia al coraggio di tre ragazzini pronti a stravolgere e a rendere bellissimo il corso della storia.

mercoledì 25 luglio 2018

orlando curioso e il mistero dei calzini spaiati

da quando si è trasferito a vivere qui, l'isola è diventata un posto pieno di sorprese...
... sopratutto per chi ci abita da sempre!
come resistere al fascino delle storie di orlando?
ma crederci? be'... crederci è tutta un'altra faccenda.

è tornato orlando curioso e io sono felice come una bambina davanti al banchetto dello zucchero filato!
teresa radice e stefano turconi ci riportano sulla bellissima isola del monte sbuffone, tra le sue viuzze, le case, le botteghe, tra il profumo dei campi di lavanda e quello che sale dalle finestre delle cucine, tra i pescatori, i gatti innamorati (e mangioni), i bambini che giocano e le anziane signore che intrecciano ceste davanti alla porta di casa.
l'isola di orlando è sempre un idillio, una sorta di paradiso dove persino le stagioni cercano di imitare la più bella di loro, dove l'inverno non è mai troppo pungente e l'estate non esagera col caldo, e adesso che è primavera, tra il profumo dei fiori, l'aria frizzante e la scuola che sta per finire, tutti sono ancora più di buon umore del solito.


eppure presto qualcosa comincia a non andare per il verso giusto.
orlando si rende conto che ogni mattina, appena sveglio, tra i vestiti che aveva preparato la sera prima per andare a scuola, manca uno dei suoi calzini, e piano piano, mattina dopo mattina, sparizione dopo sparizione, non ha più nel cassetto due calzini uguali, così è costretto ad andare in giro con i calzini spaiati.
inizialmente le sue gambette così colorate fanno ridere i suoi compagni almeno tanto quanto le sue bislacche idee su chi possa essere il misterioso ladro di calzini, ma presto i furti si allargano in tutto il paese: grandi e piccoli si ritrovano tutti costretti ad arrangiarsi con calzini di colore diverso e tutti iniziano a dubitare: il ladro potrebbe essere chiunque, quella che credevamo la nostra migliore amica, o il vicino di casa o, perché no?, lo stesso orlando.

saranno anche solo dei calzini, ma basta poco per turbare l'atmosfera di pace dell'isola e orlando, che tanto ama l'atmosfera festosa e cordiale ormai perduta, è deciso a scoprire il mistero che si cela dietro la scomparsa di tutti questi calzini, piazzando la più gustosa delle esche e seguendo poi il ladro nel buio della notte... e scoprendo la più incredibile delle storie e il più improbabile dei furfanti!


come sempre il duo radice&turconi incanta, affascina, incuriosisce e diverte. le storie di orlando sono dedicate a un pubblico di bambini, certo, ma sfido chiunque a non lasciarsi appassionare alle sue avventure e a non perdersi nelle pagine piene di dettagli e di vita, a non seguire il gatto bianco e nero scorrazzare tra una vignetta e l'altra o a non sorridere davanti ai piccioni innamorati sui tetti o a quelle piccole scenette quotidiane cariche di buonumore e affetto fatte di sguardi, abbracci, corse tra i vicoletti e sorrisi.

l'isola di orlando è difficile da lasciare terminata la lettura, ma un po' della sua luce dorata e del suo profumo di mare rimangono a farci compagnia in attesa del prossimo viaggio.
e speriamo di poterci tornare prestissimo!

venerdì 24 novembre 2017

non stancarti di andare

me lo sono rigirato a lungo tra le mani questo libro, non stancarti di andare, atteso con amore e curiosità fin dalle primissime anteprime.
d'altro canto come poteva essere altrimenti? teresa e stefano sono due autori che ti fanno innamorare delle loro storie, dei loro personaggi, del loro modo di raccontare che va oltre le parole e i disegni e che è permeata di tutta la loro passione e del loro affetto.
dopo viola giramondo, dopo il porto proibito, dopo orlando curioso, le aspettative, per questo libro che gli editori che avevano potuto sbirciarlo in anteprima definivano un capolavoro, erano altissime.
e non c'è voluto molto a soddisfarle: la scintilla è scattata subito, già da quella quarta di copertina dove, invece della solita sinossi o degli strilloni di penne autorevoli, c'è quella definizione che ruba spazio alla grammatica e fa posto all'emozione: attendere: infinito del verbo amare, scritta sopra l'immagine di una donna con un pancione gigantesco e l'immancabile maglietta a righe da pirata.
lo rigiro ancora, passo le dita a contare le pagine, a riempirmi di quel consiglio così necessario stampato accanto alle figure di questi due ragazzi che si guardano con infinita dolcezza: non stancarti di andare. tutti avremmo bisogno di qualcuno che ce lo sussurra con un sorriso, e se non c'è, possiamo consolarci ogni volta tornando a questa storia.


la sensazione, fin da subito è strana: mi sono sentita un po' come qualcuno che spia nell'album dei ricordi di qualcuno, che guarda dal buco della serratura, che ruba un'intimità troppo forte per essere solo finzione narrativa: l'affetto tra i personaggi di questo libro, i loro sentimenti, i loro legami sono così veri e profondi e narrati con così tanta sincerità che in qualche modo sembrano parlare proprio con te che stai leggendo. ho avuto bisogno spesso di mettere giù il libro, fermarmi, fare scendere quel groppo di commozione per dirmi che forse esageravo un po' a sentirmi l'unica destinataria di quella storia, che non è davvero così, anche se stefano e teresa questo scherzetto te lo fanno spesso, ti raccontano una storia come se ti guardassero dritto negli occhi e quella storia fosse solo tua.
se non è questo che fa di un narratore un grande narratore, allora non so cos'altro possa essere.

il breve flashback iniziale lo capiremo solo dopo, ma i protagonisti della vicenda li conosciamo quasi subito: iris e ismail, una giovane coppia innamorata e felice, approdata nella casa in cui lei viveva da bambina, rimasta esattamente com'era circa trent'anni prima. sembra l'inizio del più comune degli idilli: la casa dell'infanzia ritrovata, il lavoro tanto desiderato, l'amore perfetto... ma ismail deve partire, tornare per qualche settimana in siria, nella sua città, sistemare le ultime cose prima del trasloco definitivo in italia. è la primavera del 2013, il conflitto siriano è iniziato da circa un anno ma la situazione sembra non troppo pericolosa, non abbastanza per rinunciare a un ritorno.
un mese dopo, o meglio, una luna dopo - il racconto è scandito dalle fasi lunari, che aprono ogni capitolo con una calligrafia in arabo e una citazione presa in prestito a canzoni, poesie, libri eccetera - iris si scopre incinta.
mentre intorno a lei inizia a presentarcisi il caleidoscopio di personaggi che fanno parte della sua vita - zia tiz, amica di sua mamma e ginecologa, ale, l'amica di sempre, janis, la più importante maestra di disegno, che non ha solo saputo riconoscere il suo talento, ma che le ha permesso di sentirti rivelata a se stessa, la sua folle e sboccatissima mamma, con i suoi capelli rossi e i suoi mille impegni - ismail, che in siria sta aiutando a mettere al sicuro da un eventuale espandersi della guerra i reperti di un museo, viene rapito, ed è solo la più inaspettata delle coincidenze a salvarlo.
da questo momento iniziano due viaggi paralleli, due pellegrinaggi che lentamente muovono i loro passi verso un unica meta: l'incontro, l'attesa, la vita, l'amore.
iris, con il suo amore minuscolo nella pancia, in attesa di ismail, inizia pian piano un percorso a ritroso, tra i suoi ricordi e quelli della sua famiglia: l'infanzia di sua madre, la sua giovinezza sregolata, e poi il viaggio in siria con ale, i primi incontri con ismail e con un prete straordinario, padre saul, anima di un monastero universale, tempio di ogni dio, di ogni spiritualità, porto per ogni uomo e ogni donna in cerca di una risposta o semplicemente di un momento di riflessione, di preghiera. la chiesa di saul risuona di tante lingue, conosce i tanti nomi di dio e gli infiniti modi di pregarlo, li mette insieme, non esclude nessuno, apre le braccia a tutti: è lì che l'amore in boccio di ismail e iris è stato riconosciuto, e dal quel prete gigantesco dai capelli rossi e il sorriso gentile è stato benedetto. iris va indietro nel tempo e poi corre avanti, a scrivere le lettere che il suo piccolo leggerà poi qualche anno dopo, a raccontargli dei loro mesi di via in due.
nel frattempo ismail dovrà affrontare il più duro dei viaggi tra ogni sorta di orrore, paura e sofferenza: il viaggio di chi perde ogni diritto, di chi deve riconquistarsi la vita passo dopo passo, di chi deve sopravvivere anche quando lo sconforto prende il sopravvento e l'umanità sembra essere perduta per sempre. vedere i propri compagni morire e incontrare altri prendere il loro posto, con gli occhi assetati di vita, di giustizia, di futuro.

"nel cuore degli uomini"

non stancarti di andare è un racconto corale in cui teresa traccia innumerevoli legami che si dipanano avanti e indietro nel tempo, una struttura complessissima che pure non si ingarbuglia mai, che sa raccontare la storia più difficile, complicata, assurda e incasinata di tutte: quella della vita, degli affetti, dei legami, dei cambiamenti, degli sbagli e del momento in cui si chiede scusa, si ricomincia, ci si ritrova. e lì dove teresa intreccia parole, stefano trova di volta in volta il tratto giusto, il segno esatto per le sue immagini: a volte la delicatezza dei pastelli, altre il segno graffiante di una biro o un pennarello, colori luminosi o campiture nere, primi piani intensissimi o scorci di paesaggio che sanno esprimere la forma sfaccettata e complessa del mondo.

è un libro indimenticabile questo, che ti rimane nel cuore, che ti porta vicino non solo iris e ismail e il loro bambino, non solo la loro storia, non soltanto quel sistema solare di vite e racconti che ruota intorno a loro, ma rimane sopratutto il viaggio di ismail, così simile a quello dei tanti che sbarcano sulle nostre coste: indesiderati, cacciati, odiati.
giochiamo con le loro vite senza neppure provare a conoscerle, senza volerci sporcare l'anima a guardare i loro occhi e assaggiare un granello del loro dolore. raccontare l'esodo dei disperati, il loro viaggio tremendo attraverso il deserto, l'affidare la loro vita a uomini senza scrupoli né coscienza, non era facile. bastava pochissimo per scadere nel patetico, o per raffreddare le emozioni con troppo didascalismo, bastava poco per scivolare nell'orrore e nel grottesco, ma teresa e stefano riescono a farlo nel migliore dei modi possibili: non nascondono nulla ma non cadono mai nel voyerismo fine a se stesso, non si lasciano andare a sterili lagnanze ma non dimenticano il dolore: rispettano la dignità di chi quel viaggio lo compie, quella che ogni volta troppi fanno finta che neppure esista, la dignità che sa sopportare anche la morte ma che non regge l'indifferenza. le pagine di questo viaggio sono bellissime e vere e poetiche e dense di voglia di vivere, di non arrendersi, di non stancarsi di andare.

ho vissuto la lettura di non stancarti di andare come una lunga lettera indirizzata proprio a me: il mistero dell'amore che si fa vita e della vita che si fa viaggio, dei sogni che spingono i piedi lontano, del dolore che insegna ad apprezzare la gioia, della disperazione che si fa fame di speranza.
ed è ricco di riflessioni sul nostro rapporto con dio, qualsiasi nome vogliamo dargli, con la spiritualità, con l'incontro con quel qualcosa di immenso e bello che a volte abbiamo occasione di sperimentare, pure se lontano dalle chiese: un divino che non esclude nessuno, che non si definisce sulla base di un alterità ma su quella della condivisione e della somiglianza, una religione che forse non esiste o forse è l'unica in cui valga la pena credere, quella dell'amore, dell'unione, dell'accoglienza.
la figura di padre saul è forse una delle più riuscite, sicuramente, come poi spiegano gli autori a fine del volume, una delle più sentite: ispirata a paolo dall'oglio, gesuita italiano che negli anni '80 aveva fondato una comunità monastica mista ed ecumenica nel deserto a nord di damasco e che fino alla sua sparizione, nel luglio del 2013, si era davvero dedicato, proprio come il saul del libro, al dialogo interreligioso volto all'accettazione e alla convivenza di fedi diverse, aprendo le sue porte a cristiani, musulmani e visitatori di passaggio.

è difficilissimo raccontare questo libro, io ci ripenso da giorni a come scrivere questo post. mi sono resa conto che è impossibile raccontarlo o meglio, raccontare quello che scuote dentro, come si fa un groppo e dalla gola sale sciogliendosi in lacrime e rimane dentro come un tesoro prezioso.
ho pensato che era meglio provare semplicemente a dire quello che mi ha lasciato, forse in modo un po' confuso e delirante, come confusi e deliranti ci lasciano le cose belle ogni volta che ci toccano.
è più facile dire che è raro trovare un libro così. quindi lasciate perdere tutto quanto e leggetelo.

mercoledì 22 novembre 2017

i romanzini di viola giramondo: le note dell'amicizia

ricorda: anche la notte più buia cela in sé la promessa dell'aurora


eccola a new york la nostra viola, sempre alla ricerca del suo vero talento e sempre in giro per il mondo con la sua coloratissima, allegra, entusiasmante folle famiglia allargatissima, il cirque de la lune, che riunisce artisti di tutti i quattro angoli del pianeta e porta meraviglia e stupore in giro sui suoi carrozzoni colorati.
questa volta tocca a lei stupirsi per uno spettacolo nuovo: ha accompagnato suo padre, entomologo prestato al circo per amore della bella e burrosa amelie come domatore di insetti, ad assistere all'esibizione di uno scienziato che sa trasformare in magia la scienza, il grandissimo nikola tesla, capace di trasformare l'energia elettrica in un gioco pirotecnico di luci e scintille.
con lei ci sono l'inseparabile samir, amico di viola dal primo momento in cui è approdato al cirque de la lune, e sinbad, il gibbone che lo segue come un'ombra.

come in ogni avventura che si rispetti, arriva quel momento in cui tutto quello che sembrava andare liscio come l'olio in un attimo scarta dal binario e finisce per prendere una strada che nessuno avrebbe considerato. e chi se lo aspettava infatti che quel black-out non facesse parte dello spettacolo? tesla è sparito, la polizia minimizza abituata alle stramberie dello scienziato, ma anche samir e sinbad non si trovano più e viola è sicura che ci sia sotto qualcosa: deve ritrovare i suoi amici al più presto, che la polizia voglia collaborare o no.

nel frattempo le strade di new york si colorano del verde dei trifogli di san patrizio: la comunità irlandese festeggia infatti il suo patrono e la violinista del cirque, sinead è in preda all'entusiasmo, non solo per la festa, ma anche perché sembra che qualsiasi irlandese lì sia in qualche modo un cugino, una zia o un bisnipote. dall'altra parte dell'oceano, nel cuore dell'america, sembra esserci tutta l'irlanda a ballare, bere e cantare per le strade.
certo, il caos dei festeggiamenti non è l'ideale per cercare una persona scomparsa, ma viola fa parte della famiglia di sinead tanto quanto tutti i suoi ritrovati cugini dai capelli rossi e il gomito alto. e si sa, in famiglia ci si aiuta sempre...

a questa scena sono esplosa a ridere in autobus (che per fortuna era troppo affollato perché qualcuno se ne accorgesse)

ogni volta con viola viaggiamo attraversando paesi e città, con il privilegio però che pochi altri viaggi potrebbero concederci: quello di guardare il mondo con gli occhi di una bambina pronta a nuove avventure e a nuove amicizie. incontriamo personaggi famosi, grandi nomi che hanno cambiato il mondo, ma anche le persone semplici che, se pure non finiscono sui libri di storia, rimangono nel cuore dei tanti che incrociano il loro cammino.
e nel frattempo viviamo le città non come turisti, a caccia dello scatto-cartolina, ma come cittadini del mondo, capaci di trovare casa in ogni posto e accanto a ogni nuovo amico ma sempre in grado di riprendere il cammino verso nuovi incontri.

lunedì 28 agosto 2017

commenti randomici a letture randomiche (40)

beh, sinceramente speravo di fare un post su un solo titolo, qualcosa di più serio della mia solita accozzaglia di titoli, ma ho così tanta roba di cui parlare che finirei a dicembre, quindi mi sa che è meglio darsi una mossa.

ero sicura di aver già scritto qualcosa su lo zoablatore - scritto e disegnato da sergio olivotti e pubblicato da lavieri - invece l'ho ripescato nel casino immane della mia scrivania (io sono il demonio del disordine, sappiatelo) e mi è venuto in mente che ancora dovevo dedicargli qualche riga.

sapete che io sono dell'idea che la dicitura per bambini non implica il fatto che un libro non sia godibile superato il decennio di esistenza (del lettore), e questo mi ha permesso di godermi gioiellini fantastici, proprio come lo zoablatore, uno dei racconti più divertenti che mi è capitato di leggere negli ultimi mesi, l'ho recuperato all'arf di roma (se vi va di rivedere il resoconto o se ve lo siete perso, lo trovate qui) e con la scusa ho conosciuto pure gli editori (che ho rivisto pure a una marina di libri e mi ha fatto un sacco di piacere vedere che si ricordavano di clacca) che sono personcine adorabili.
lo zoalblatore è quasi un trattato storico, completo ed esaustivo, sulla macchina più geniale che sia mai stata creata, capace di cambiare radicalmente la nostra vita. nel 1954, dopo cento anni trascorsi a credere che si trattasse solo di una leggenda, il professor beland ritrova il codex moclob, il trattato di pico de articiocus, inventore dello zoablatore, e riesce finalmente a ricostruirne uno.
finalmente il mondo può cominciare - o meglio ricominciare - a parlare con gli animali!

infatti la definizione letterale della macchina dice: chiamasi zoablatore ognni dispositivo atto a tradurre bidirezionalmente da una lingua umana ad una animale e viceversa.
da questo momento, il mondo intero conosce una rivoluzione senza precedenti, e il libro di olivotti riporta non solo le informazioni storico-scientifiche circa gli esperimenti atti a migliorare la straordinaria macchina, ma dipinge anche il quadro sociale post-zoablatore.
riuscendo finalmente a farsi capire dagli uomini, gli animali possono non solo comunicare al meglio i loro bisogni e desideri, ma chiedere maggiori diritti, darsi all'arte e alla politica.

un saggio/romanzo divertentissimo, arricchito dalle illustrazioni meravigliose e buffissime di olivotti (sono loro che mi hanno conquistata già a qualche metro dallo stand dell'editore), da leggere in compagnia di qualche mostriciattolo con i denti da latte o - se dotati dell'opportuno apparecchio - di un ascoltatore a quattro zampe.

un altro libro letto un po' di tempo fa e che mi è piaciuto parecchio è i racconti dei vicoletti, di nie jun, il primo della collana di bao publishing dedicata ai fumetti cinesi (del secondo, reverie, ne ho parlato qui), una raccolta di quattro racconti che hanno per protagonista la piccola yu'er e suo nonno doubao.
yu'er è una bimba piccola, minuta e con un problema che le impedisce di camminare, mentre nonno doubao e grande, grosso e morbido, ma sopratutto è un'instancabile fonte di storie e racconti. è sempre accanto a yu'er, la porta a spasso in uno speciale carretto che ha costruito per lei e che ha attaccato alla sua bicicletta e intrattiene con le sue favole i bambini del vicoletto, amici della nipotina.

è lui che con la sua fantasia e l'amore infinito per la bambina le permette di vivere un sacco di avventure: costruisce un'altalena speciale per insegnarle a nuotare anche senza entrare in piscina, le racconta della nonna scomparsa, e sopratutto le mostra ogni giorno la bellezza senza tempo, piena di vita, di colore e di folklore dei piccoli vicoletti di pechino, una periferia lontana dalla frenesia delle città, a cui non interessa la tecnologia, che esplode del verde degli alberi e della luce dorata che rischiara le case, piena di biciclette e cassette della posta, che a ogni angolo svela antichi e preziosi ricordi e gatti che si leccano la pelliccia al sole.

i racconti dei vicoletti sono semplici e intrisi di quell'amore irripetibile che si vive solo nell'infanzia, l'amore per le scoperte, per la bellezza delle cose, per i pomeriggi di giochi sotto il sole e per i racconti che escono dalla bocca di un nonno che sa inventarsi ogni ruolo possibile - amico, genitore, complice, saggio consigliere, anche spericolato eroe! - per far sbocciare sul viso della sua nipotina un sorriso.

il tratto di nie jun è semplice e un po' cartoonoso, i suoi personaggi sono gommosi e incredibilmente teneri ed espressivi, ognuno ben caratterizzato - graficamente e psicologicamente - e da il massimo nella raffigurazione degli scorci dei vicoletti, con le loro casette piccole con i tetti spioventi, gli alberi nodosi e verdissimi, gli angolini nascosti del quartiere belli come dipinti impressionisti.
non conoscevo affatto questo autore, ma dalle prime pagine me ne sono innamorata follemente!

e per finire, poteva mancare la mia avventuriera preferita?
è uscito da un po' il quarto romanzino dedicato ai viaggi di viola giramondo - il soffio del deserto - che questa volta ci accompagna in egitto, tra sabbia, piramidi, misteriose maledizioni e... qualche farfalla nello stomaco!

il cirque de la lune si trova infatti nella terra dei faraoni e delle piramidi, una tappa un po' improvvisata nel suo solito girovagare per il mondo, e grazie all'insistenza del papà di viola ha fatto una sosta culturale all'ombra delle mastodontiche piramidi. ma pensate che viola possa annoiarsi più di tanto con le parole di una guida turistica? ovviamente no, lei sembra una specie di calamita per le avventure e infatti a interrompere la litania di spiegazioni su chi e come costruì quei giganti di pietra arrivano urla e panico da uno scavo archeologico vicino.
mentre tutti scappano allarmati, la compagnia del cirque si avvicina incuriosita per cercare di far luce sul mistero: la causa di tanta agitazione è una piccola statuetta a forma di cane, con un insetto azzurro sul petto. insieme a sir william, un archeologo inglese a capo degli scavi, c'è howard, un ragazzo dal sorriso smagliante e gli occhi blu, che spiega a viola e al resto della compagnia che quel cane in realtà è il dio dei morti anubi e che lo scarabeo rovesciato sul suo petto è un segno di sventura e catastrofe.
cosa che a viola importa davvero poco visto che è rimasta completamente affascinata e rapita dal giovane, l'acquarellista della compagnia.
chiacchierando rapita con il giovane - disegnatore che però sogna di diventare lui stesso un avventuroso archeologo - e sempre alla ricerca di quella che è la sua strada, viola inizia a chiedersi se è davvero nel cirque il suo futuro. e se stesse sbagliando? se la vita da circense non facesse davvero per lei? il tempo per pensarci c'è tutto, perché zio arsène, che non ha certo nessun problema con le credenze e le superstizioni legate alla statuetta, decide di sostituire gli operai fuggiti dallo scavo e accompagnare sir william nella sua prossima tappa: un'oasi nel deserto, in cui continuerà le sue ricerche.
inizia un viaggio che metterà a dura prova tutti gli artisti dei cirque, tra tempeste di sabbia e cammelli ammalati, ma sopratutto che farà riflettere viola non solo su quello che è e che diventerà, sull'importanza della sua strampalata e meravigliosa famiglia che è il cirque, sulla sua amicizia con samir, ma anche su dei sentimenti che non aveva mai conosciuto...

come andrà la spedizione e cosa succederà nel cuore di viola vi invito a scoprirlo leggendo questo romanzo (vi ricordo che dei primi due ho parlato qui e del terzo qui), però voglio condividere una delle tante belle lezioni di nonno tanzin, la guida spirituale di tutta la compagnia, il porto in cui viola va a rifugiarsi quando il suo animo è in tempesta e le risposte alle sue domande sembrano perse in luoghi irraggiungibili:
la vita non è un mistero da risolvere, bambina mia. non è una domanda a cui trovare una risposta. la vita è un mistero, sì, ma da contemplare, da assaporare passo dopo passo: ogni giorno un orizzonte nuovo, strade inedite da tracciare. è camminando che si fa il cammino, sai? la vita va mano nella mano con il cambiamento.

martedì 2 maggio 2017

i romanzini di viola giramondo: il ritratto della felicità

ci sono poche cose buone come una storia per risollevarsi il morale, e quando poi questa storia è scritta e disegnata da due dei più bravi autori italiani, allora siete assolutamente al sicuro.
il ritratto della felicità è il terzo romanzino della serie di viola giramondo, storie scritte da teresa radice e illustrate da stefano turconi (ed edite da il battello a vapore) che si svolgono prima delle avventure raccontate nel fumetto edito qualche tempo fa (lo consiglio spesso, e continuo a farlo ancora, è uno dei miei preferiti in assoluto e ne ho parlato qui. per rinfrescarvi la memoria sui primi due romanzini di viola invece andate qui).

questa volta viola e i suoi amici incontreranno due grandi personaggi storici e vivranno un'avventura memorabile a partire da... una spaventosa tempesta!


il cirque de la lune sta per affrontare la sua tournée in inghilterra e per viola arriva il momento di un bel viaggio in piroscafo: partendo dalla francia, attraverseranno la manica per giungere a destinazione. come sempre, la nostra eroina è alla ricerca del suo speciale talento, quel qualcosa di unico che la aiuterà a capire qual è il suo posto nel cirque (e nel mondo), e questa volta ha deciso di mettersi alla prova come domatrice d'insetti, cosa che però non sembra riuscirle troppo bene.
ma uno dei suoi innegabili talenti è quello di riuscire a fare amicizia facilmente e con chiunque, così si avvicina subito, una volta a bordo, a una coppia di singolari vecchietti, finendo per incontrare niente poco di meno che nadar e jules verne, due uomini pieni di entusiasmo come lei per il viaggio che sta per iniziare e con gli occhi colmi di ricordi di avventure già vissute e di gioia per quelle che verranno.
ma durante la notte, mentre suo papà konrad, che non sta nella pelle all'idea che il suo scrittore preferito stia viaggiando sul suo stesso piroscafo, le racconta una delle storie di verne, una violentissima tempesta si abbatte sulla nave, rompendo gli strumenti di navigazione e lasciando i passeggeri al mattino successivo scossi e disorientati in mezzo al mare.

indovinate cosa potrebbe succedere in una situazione simile se uno scrittore d'avventura, un fotografo con la passione per l'aerostatica e una ragazzina tutto pepe con mille idee sempre in testa si mettono insieme a cercare una soluzione, incoraggiati da un nonno saggio e da tanti amici sognatori?


teresa radice e stefano turconi firmano un'altra appassionante e divertente avventura, ci permettono d'incontrare, com'è ormai consuetudine, affascinanti personaggi storici e ci regalano sempre momenti di poesia e ottimismo che sembrano un respiro a pieni polmoni in riva al mare, senza contare le illustrazioni che riescono - sopratutto quando c'è di mezzo simbad - sempre a strapparci più di un sorriso.

ho appena finito di leggere questo viaggio e sono già curiosa da morire di scoprire in quale paese si ritroveranno viola e il cirque la prossima volta!

mercoledì 22 marzo 2017

orlando curioso e il segreto di monte sbuffone

in attesa di non stancarti di andare, tosca dei boschi - entrambi prossimamente per bao publishing -  e l'adattamento per la disney di orgoglio e pregiudizio, stefano turconi e teresa radice ci regalano ancora una volta una piccola meraviglia con orlando curioso e il segreto di monte sbuffone, edito recentemente per bao publishing.


dopo il successo de il porto proibito i due tornano a rivolgersi ai più piccoli, così come era stato con viola giramondo e con le tante storie scritte per la disney (tra le più recenti, la saga di pippo reporter, che si è da poco conclusa nell'edizione definitive collection e che vi consiglio taaantissimo), con un racconto breve, semplice e ricco di magia e poesia come solo loro due sanno fare.


orlando vive con mamma e papà - sempre impegnatissimi a scrivere i loro libri - su una piccola isola, in una casetta ai piedi della montagna vicina a un villaggio di pescatori. anche se non ha fratelli e sorelle, orlando non si annoia mai, perché nel villaggio conosce tutti, gioca con gli altri bambini, accoglie i turisti che arrivano al porto, segue con attenzione il lavoro dei pescatori e se serve fa da assaggiatore per le nuove ricette della locanda.

ma quando il monte sbuffone si sveglia dal suo lungo sonno e ricomincia a... sbuffare, il villaggio inizia ad agitarsi e tutti decidono di andare via, spaventati dal vulcano. tutti tranne la mamma e il papà di orlando, che pensano che non ci sia alcun pericolo così imminente da dover abbandonare la loro bella casetta e sopratutto il loro lavoro...

così orlando rimane solo e annoiato, almeno fin quando, in barba alle raccomandazioni dei suoi genitori, non decide di andare a vedere cos'è che fa sbuffare il monte...


quella di orlando curioso è una storia breve e semplice, la trama è lineare e senza grandissime sorprese per i lettori più adulti - mancano ad esempio i tanti riferimenti a personaggi famosi che si trovano spesso nelle storie disney o che erano fondamentali in viola giramondo - una storia scritta proprio per un pubblico giovanissimo, facile da leggere e da seguire, eppure i due autori sanno sempre emozionare anche se chi legge ha più di almeno quattro anni.
di sicuro una certa trentenne si è davvero entusiasmata a scoprire cosa nasconde il monte sbuffone!

in poche pagine teresa radice ha scritto un'avventura divertente, che parla di amicizia, di coraggio e di scoperte e stefano turconi ha dato vita a un paesaggio che odora di mare, di sole e di limoni, stradine e vicoletti che ricordano i paesi del meridione, con la loro luce dorata, le voci e i profumi che dalle cucine invadono le strade, disegnando tavole ricchissime di dettagli e particolari che rendono il mondo di orlando ancora più vivido e reale.
e se i più piccoli apprezzeranno l'intrepido, curioso orlando, a noi grandicelli rimane - e non è certo poca cosa! - di tornare bambini intrepidi e curiosi, pronti a esplorare il mondo e scoprire quanto possano essere divertenti i suoi segreti!

sabato 29 ottobre 2016

i romanzini di viola giramondo: il momento per volare ~ il re della magia

non c'è nulla di più bello, per un lettore, che avere la possibilità di incontrare ancora e ancora un personaggio che ha amato tanto in nuove storie.
per tutti quelli che si sono lasciati incantare dalla strampalata compagnia del cirque de la lune, per tutti quelli che hanno riletto più volte viola giramondo per rimediare alla nostalgia della piccola protagonista, ci sono in libreria due romanzini dedicati alla piccola vermeer: il momento per volare e il re della magia, entrambi scritti da teresa radice e disegnati da stefano turconi.

ambientato ad amsterdam, prima dei fatti raccontati del fumetto, il tempo per volare è il primo dei romanzini dedicato a viola giramondo e alla compagnia del cirque de la lune.
viola non ha ancora dieci anni ma ha viaggiato per il mondo nel suo carro-cameretta, guardato il cielo da un migliaio di posti diversi, conosciuto un sacco di gente, collezionato milioni di ricordi, sempre in compagnia del suo fedele amico samir e del gibbone sinbad.
incontriamo anche tutti gli altri personaggi della serie, da papà konrad e mamma amélie, il primo domatore di insetti, la seconda donna cannone dal cuore di burro, fatima, la sorella maggiore di samir, come lui acrobata, il direttore del circo, zio arsène, un po' burbero alle apparenze, ma con un debole per la nipotina viola, e poi noce moscata, la vecchia cuoca e toussaint, il pasticcere, laszlo, l'uomo forzuto, sinead, la violinista dell'orchestrina del cirque de la lune, e per finire nonno tanzin, il buon vecchio nonno tanzin che mi aveva fatto commuovere come una scema nel volume a fumetti e che, a ritrovarlo qui, mi ha fatto sobbalzare il cuoricino.

qui ad amsterdam, proprio nel momento in cui il cirque de la lune si prepara ad allestire il suo spettacolo, sono aperte le iscrizioni per una gara scientifica, dove ogni scienziato - o aspirante tale - potrà presentare le sue più interessanti e nuove scoperte.
per konrd vermeer non poteva esserci notizia migliore: non solo è tornato nella sua città natale, ma potrà far conoscere al mondo intero golia, lo strano coleottero a strisce che ha trovato nella foresta pluviale. chi ha letto il romanzo a fumetti, sa già che konrad è in realtà un entomologo, quindi è facile intuire l'entusiasmo che può provare all'idea di godersi, almeno per un giorno, la sua vecchia vita da studioso. quando tutto sembra andare per il meglio però, ai vermeer tocca una bruttissima sorpresa: golia è stato rubato, o meglio rapito, e viola non ci pensa due volte a cercare il colpevole e provare a far vincere suo papà prima che scada il termine delle iscrizioni.
e mentre viola svolge le sue indagini, continua a rimuginare sul suo futuro: lei è la più giovane della compagnia del circo ed è l'unica a non aver ancora trovato la sua strada. quale sarà il suo futuro? e se nonno tenzin le insegnerà ad avere la pazienza di aspettare e provare a capirsi, papà konrad darà a tutti una lezione importante sul valore dell'amicizia.

il secondo racconto, il re della magia, invece è ambientato nella vivace e colorata spagna, dove viola e samir, scortati in compagni di laszlo, si ritroveranno a curiosare in un negozio di articoli da illusionista, dove conosceranno un talentuosissimo mago.
ma non sono solo i trucchi magici ad animare questo viaggio: una leggenda vuole che il più importante libro di trucchi di magia di tutti i tempi sia stato nascosto proprio a barcellona... e ovviamente i due ragazzini riusciranno subito a lasciarsi coinvolgere in questa nuova avventura.

in questi racconti si perde un po' la poesia e la malinconia che permeavano il fumetto, a favore di una narrazione più semplice (necessaria, vista l'età dei lettori a cui questi due romanzi sono destinati), ma ciò non compromette la qualità dei racconti, che comunque mantengono, anche se in modo più leggero e scanzonato, l'atmosfera della storia principale.

oltretutto le edizioni sono curatissime, piene di illustrazioni, realizzate proprio per queste storie, di turconi (che sono meravigliose), con copertina cartonata e i risvolti interni in cui sono stampate le schede dei personaggi, così da rendere più facile la lettura a chi non conosce il fumetto, e a chi vuole rinfrescarsi la memoria, senza dover temere che ogni volta, nei testi, siano ripetute le stesse informazioni sui membri del cirque.

questa serie di romanzini, che non vedo l'ora vada avanti, ripaga della nostalgia che prende a finire di leggere l'ultima pagina di viola giramondo, e ci permette di conoscere qualcosa di più sul cirque de la lune e sui viaggi di viola.

venerdì 4 dicembre 2015

disney definitive collection ~ pippo reporter

finalmente vi parlo di quello che al momento è il mio titolo preferito della collana disney definitive collection è che credo difficilmente lascerà il primato ad altro: pippo reporter, una bellissima saga scritta da teresa radice e disegnata da stefano turconi (gli autori di viola giramondo e il porto proibito).


la serie in monografico attualmente conta due volumi, usciti rispettivamente a febbraio e a ottobre 2015, che raccolgono i primi otto capitoli, ma gli episodi sono stati serializzati su topolino dal 2009 e l'ultimo è uscito ad ottobre di quest'anno, per un totale di quindici storie, per cui usciranno altri due volumi in monografico: se continuiamo a seguire l'attuale calendario, dovrebbero uscire a giugno 2016 e febbraio 2017. il che spiega perché il finale io l'abbia recuperato con topolino.

adesso che ci siamo subito tolti dalle scatole la parte noiosa, vi racconto perché pippo reporter è una saga bellissima e perché dovete immediatamente recuperarla se ve la siete persa.


ambientata nella new york degli anni 30, con un atmosfera che un po' ricorda il bellissimo wondercity, chiuso troppo presto e per il quale mi intristisco ancora, vede un conosciutissimo cast di personaggi disney che vivono ruoli un po' diversi da quelli a cui siamo abituati: così pippo, svagato e ingenuo come sempre, è anche un grande giornalista, con un ottimo fiuto per gli scoop, e lavora per il morning blot, giornale di proprietà di macchia nera, per l'occasione ribattezzato mr blackspot, che anche qui non perde il suo lato di criminale senza scrupoli, affiancato da pietro gamba e plotty plottigatt (rispettivamente gambadilegno e plottigatt). grande amica di pippo è minni, una ragazza dalle mille risorse che cambia spessissimo lavoro e che accompagna il nostro in avventure incredibili, mentre topolino, per questa volta almeno, rimane sullo sfondo e viene citato solo come il fidanzato di minni (grande rivincita! dopo anni in cui minni è stata relegata come appendice di topolino, finalmente le si riconosce il ruolo che merita), sfuggente e sempre impegnato con il suo lavoro di detective. ma ci sono anche clarabella, nel ruolo di claire la belle, indovina non troppo credibile innamorata del sindaco di new york horace horse, orazio.


pippo reporter è una serie decisamente molto più leggera dei lavori non-disney della coppia radice/turconi, ed è anche inevitabile considerando gli standard di topolino, eppure anche qui non manca quell'atmosfera poetica e a tratti un po' malinconica (estate a green pond, che farà parte dell'ultimo volume monografico ma che ho letto sul topo, mi ha davvero fatto venire i lucciconi agli occhi) che distingue i lavori dei due autori, così come non mancano i rimandi al cinema (un ombrello, un cappello un monello), alla letteratura (dieci piccoli caimani), alla musica (il rustico cavallerizzo)... non ve lo nascondo che alcune scene mi hanno davvero commossa, moltissime mi hanno divertita e nel complesso mi sono perdutamente innamorata di una serie che è forse tra le migliori disney che ho letto negli ultimi tempi insieme a pkne; senza contare che pippo e minni sono i miei personaggi preferiti (oltre ai paperi, chiaro), e che credo che il finale abbia fatto piangere - e farà piangere - più di una persona.

sarà difficile aspettare quest'estate per leggere gli episodi che mi sono persa, ma vi assicuro che vale veramente la pena di recuperare questa serie, anche per chi non è un appassionato di fumetti disney.

*** gli altri post sulla serie:
fantomius - il ladro gentiluomo
darkenblot