sabato 29 luglio 2017

i love shopping a las vegas

(questo post giace come bozza da settimane e io me ne sono accorta solo adesso!)
ho approfittato di una desolante giornata di febbre e mal di testa di qualche tempo fa per leggere l'ultimo capitolo (per ora si spera!) della saga di becky brandon, nata bloomwood, i love shopping a las vegas, uscito ormai da un bel po', ma di cui ho aspettato l'edizione economica prima di decidermi a comprarlo. poi mi sono accorta che non ho mai scritto nemmeno mezza riga qui su i love shopping a hollywood, il capitolo precedente, in cui, subito dopo new york, becky, luke e minnie - la loro adorabile e capricciosissima bambina - si trasferiscono nella città del cinema per eccellenza grazie alla nuova cliente di luke, sage seymour, l'attrice più famosa e chiacchierata del momento.
inutile dire che becky si caccerà nei guai per l'ennesima volta, con il suo sogno di diventare la stilista delle star, perdendo completamente la testa e quasi diventando un'altra persona, arrivando addirittura a iscriversi a un esclusivissimo centro benessere pieno di gente famosa in cui curare - tra le altre - la dipendenza da shopping.
a loro uniscono presto non solo i genitori di becky, ma anche suze e tarkie, un po' in crisi e desiderosi di risolvere i loro problemi con una vacanza.
inutile riportare qui tutta la trama, ma questo libro - il settimo della serie - aveva un finale tremendo: cioè, non finiva! ci lasciava in preda al panico con becky e tutta la banda pronti a partire all'inseguimento di graham - il papà di becky - e tarquin, spariti per chissà quali misteriosi motivi...

e così il nuovo libro si apre con la più stramba delle squadre di ricerca - becky, luke, minnie, la mamma di becky e la sua vicina janet, suze e l'insopportabile alicia, la-stronza-dalle-gambe-lunghe - nella sua seconda parte del viaggio americano, su un'improbabile roulotte tra scenette comiche e momenti più seri, forse anche troppo considerando quello a cui la kinsella ci aveva abituate, alla ricerca dei due mariti dispersi e sopratutto della verità che si cela nel passato di graham e dei suoi amici...


questo romanzo non è piaciuto a tutti i fan di i love shopping, sopratutto a chi si aspettava ancora e ancora i soliti casini tra spese pazze, carte di credito in rosso e figure da due soldi, tutto quello che insomma ci faceva tanto ridere nei primi episodi della serie.
invece io ho apprezzato proprio le differenze tra questo e i primi romanzi di becky, per un motivo fondamentale: da quando faceva la giornalista finanziaria a oggi becky è cresciuta, ne ha passate tante, ha trovato un fidanzato, si è sposata, è diventata mamma, ha più o meno imparato dai suoi errori e si è resa conto - forse inconsciamente - che ci sono cose più importanti persino dei saldi.
becky è cresciuta e cresciamo anche noi che seguiamo le sue storie e, magari non a tutti ma a me sì, ha fatto piacere vederla prendere coscienza di quello che ha e che la rende una donna davvero fortunata, quel qualcosa che va oltre la carriera di successo (che poi, nonostante i suoi mille fallimenti, becky è una lavoratrice eccezionale, ha un talento incredibile nel contagiare il suo entusiasmo ai clienti, in qualsiasi settore lavori, e qualsiasi altra cosa le capiterà di fare in futuro - perché credo proprio che ci saranno ancora altri episodi di i love shopping - sarà un successo come sempre, almeno fino a prima dell'inevitabile disastro): una famiglia unita e sempre presente, una famiglia un po' allargata in cui c'è spazio pure per gli amici di sempre e in cui ognuno è lì pronto ad aiutare gli altri, pronto ad andare dall'altra parte dell'oceano senza pensarci due volte o di mettere da parte l'orgoglio e saper ricominciare da capo.
sarà pure stucchevole, ma non è da sottovalutare. e forse in questo romanzo il momento più importante, tra le scene più propriamente d'azione e i tanti siparietti comici che la famiglia bloomwood sa riservare, è proprio quello in cui questo processo di crescita si fa più chiaro ed esplicito, un momento quasi drammatico, ma che la kinsella ha saputo rendere benissimo.

becky cresce, ma in realtà non cambia mai, rimane la solita shopping addicted entusiasta della vita e pronta a godersela fino in fondo, e io non vedo l'ora di tornare a leggere le sue avventure!

lunedì 24 luglio 2017

una più del diavolo

«pare che il diavolo sia scomparso. e non sto parlando di una di quelle volte in cui si dà per disperso per spuntar fuori come se nulla fosse. questa volta è seria.»
«perché dovrebbe?»
«per via del dio padre. ha perso la pazienza. erano eoni che non succedeva. questo può voler dire solo una cosa: che l'avversario è venuto a mancare. le qualità una volta incarnate dal diavolo stanno tornando all'origine e non possiamo permetterlo.»


giovanni archei è il protagonista di una più del diavolo, eroe suo malgrado, fa il musicista in una band non troppo famosa ma nemmeno tanto sconosciuta, ha appena rotto (molto male) con la sua fidanzata, ha un pessimo gusto in fatto di abbigliamento, degli amici con soprannomi improbabili, una coinquilina trans che gira video su trucchi e abbigliamento e prepara il miglior caffè di napoli ed è l'umano prescelto per aiutare l'angelo dei segreti raziel - e il suo titubante compagno bartolomio - a ritrovare il diavolo, che è sparito non si sa dove né perché, causando un turbamento nella forz la fine dell'equilibrio tra bene e male che da millenni teneva calmo il buon dio e che adesso è la causa di vere e proprie decimazioni della popolazione.

quando la decisione è tra crepare male e provare a non crepare male, ma non è certo che, la scelta è praticamente obbligata, e così - tra viaggi negli inferi che hanno ben poco a vedere con dante e un'atmosfera che ricorda tanto dogma e il vangelo secondo biff - archei inizia la sua folle avventura, passando tra demoni più gentili - e stupidi - di quanto mai si potesse immaginare e un paradiso in cui la burocrazia è un vero e proprio... inferno.

già la trama sembra divertente così, ma lorenzo vargas, il giovanissimo autore di questo romanzo (quando ho letto la sua data di nascita ho subito pensato a questa tavola di zerocalcare. e poi ho pianto) sa scrivere con ironia e sarcasmo, sa creare situazioni al limite dell'assurdo senza farle mai scadere nel ridicolo e puntellare la storia di colpi di scena imprevedibili (tipo un po' prima della fine, ho chiuso il libro e ho gridato un loool interiore lungo almeno cinque minuti).
insomma, vargas sa farti sorridere per tutto il tempo, facendoti sentire non solo in sintonia con i personaggi ma con la voce narrante stessa, perché non è che un libro che parla di cose serie tipo l'amicizia o il rapporto tra dio e la sua creazione, deve per forza essere noioso.

e quindi se state cercando qualcosa di bello, intelligente, divertente e appassionante da leggere in questi giorni di caldo infernale, una più del diavolo è il libro che fa per voi.
buona lettura!

mercoledì 19 luglio 2017

commenti randomici a letture randomiche (38)

un sacco di altre belle letture in casa claccalegge!

cominciamo con lumberjanes 5 che lascia intatto il mega-hype che si era creato alla fine del quarto volume, prendendosi una vera e proprio pausa dalla trama principale con due episodi autoconclusivi che comunque non fanno rimpiangere nulla se non l'attesa prima del prossimo volume (ché di lumberjanes non se ne ha mai abbastanza). 
il primo capitolo è un flashback sull'arrivo delle occupanti del capanno roanocke al campeggio, una storia breve che inizia seguendo il viaggio delle cinque ragazze e che ci svela qualche dettaglio in più sulle protagoniste: jo in una macchina superpazzesca con due papà adorabili e iperapprensivi per il futuro della loro bambina, che immaginano già iscritta in qualche prestigiosa università in notevole anticipo sui tempi convenzionali; ripley in un chiassoso pulmino guidano dai genitori e riempito fino allo sfinimento da otto fratelli di ogni età e l'immancabile nonna, alle prese con una gomma da masticare sui capelli che sarà il cupido che farà nascere l'amicizia tra lei e april, la solita rossa tutto pepe che da sfoggio di una forza spaventosa (e un'altrettanto spaventosa incapacità di organizzare un bagaglio con lo stretto indispensabile, si direbbe) fin dal primo momento, che in attesa di jo (le due sono le uniche che già si conoscono) ripara con prontezza al guaio di ripley, regalandole il ciuffo blu che ben conosciamo; e poi mal - arrivata in taxi senza i suoi genitori, che ci lascia intendere siano abbastanza disinteressati al suo campeggio - e molly (di lei non vediamo l'arrivo) al loro primo incontro e... colpo di fulmine!
alla prima riunione con jen sparisce mr. sparkles, l'animaletto di pezza di ripley ed è questa la prima avventura ufficiale delle lumberjanes, con buona pace delle regole infrante e delle urla di jen.
ah, e scopriamo pure come si sono conosciuto molly e bubbles (il suo non-cappello).

nei capitoli successivi (di cui sinceramente i disegni non mi hanno fatta impazzire di gioia, preferivo quelli in stile simil-stevenson) invece le nostre scoprono che nel lago vicino al campo abitano niente poco di meno che le sirene! e sì, sono davvero appassionate di musica, ma non quella roba soffiata dentro le conchiglie, sono delle vere rocker! e così quando una di loro racconta di come ha litigato con la sua migliore amica e coofondatrice della sua band, april decide di aiutarle a riappacificarsi e a suonare insieme, ma tutto questo si rivela più difficile del previsto e causa non pochi problemi con le altre ragazze. ovviamente, per un fumetto che grida amicizia al massimo, le cose andranno per il meglio, ma non vi racconto niente di più! buona lettura!

rimanendo sempre in casa bao publishing da qualche tempo è uscito anche il settimo volume dell'apprezzatissimo saga, uno dei migliori titoli in giro negli ultimi anni, di cui avevo già parlato qui quando ho recuperato i primi sei volumi.
questo è un volume che si può considerare un po' un autoconclusivo, un capitolo che inizia e finisce e ci lascia in un bagno di lacrime e completamente a pezzi. siete avvisati (gli inviti a gruppi di sostegno morale sono ben accettati).
la più odiata e temuta di tutte le famiglie dell'universo, l'emblema stesso di una pace possibile e non voluta, si è finalmente ricongiunta e sta anche per allargarsi: hazel - voce narrante, nonché abominevole frutto dell'amore proibito tra due rappresentanti di razze storicamente nemiche e in quanto tale ricercata da tutti i poteri alti che non vogliono altro che farla sparire per timore che possa diventare il simbolo della tanto agognata pace - alana e marko, insieme a sir robot - alla ricerca del figlio che gli è stato rapito da un ribelle - all'onnipresente isabel, babysitter fantasma, e petrichor, trans originaria di wreath che si è affezionata ad hazel e che le ha salvato la vita, continuano il loro viaggio e si ritrovano costretti a fermarsi per fare rifornimento su phang, una piccola cometa che, nonostante le sue modestissime dimensioni e la varietà di razze che la abitano, non è riuscita a sottrarsi alla guerra tra wreath e landfall, esattamente come il resto dell'universo.
qui su phang i nostri vedranno un altro aspetto della guerra, quello meno spettacolare e più triste, quello dei non combattenti, dei civili, dei rifugiati, della gente comune che risente dei giochi di potere di chi sta così in alto da non sapere nemmeno della loro esistenza.

perché uno dei punti di forza di questa storia, nonostante sia in tutto e per tutto avulsa dalla realtà con le sue razze aliene e l'ambientazione fantascientifiche/fantasy, è la capacità di parlare dell'umanità senza nemmeno farci vedere un essere umano, affrontando senza timori argomenti fondamentali del nostro tempo: amori proibiti, odio razziale, guerre, sfruttamento della prostituzione e ovviamente la questione - troppo sottovalutata nel nostro caro civilizzato e cristiano mondo - dei rifugiati e dei profughi di guerra.

anche se quasi tutta la storia è dedicata ad hazel e famiglia, gli autori non si dimenticano di sophie e gwendolin, accompagnate da gatto bugia, che nel frattempo stanno architettando qualcosa in modo decisamente poco ortodosso.
in ogni caso, quello che succede su phang, quella che doveva essere solo una breve sosta per il rifornimento dell'astronave, si trasforma in un lungo soggiorno, costellato di eventi traumatici per noi lettori e ovviamente per alana, marko e hazel.
non posso spoilerarvi niente, ma la quarta di copertina recita qualunque fan di game of thrones si sentirà immediatamente a casa, e in effetti in quanto a colpi di scena e momenti strazianti brian k. vaughan ha poco da invidiare al caro martin.

e per rilassarci un po' mentre aspettiamo di continuare a leggere le avventure di hazel vi stra-consiglio il nuovo volume di macanudo, sempre edito da nuova frontiera.
l'universo è misterioso o il mistero è universale? esce dopo circa un anno da una pioggia di idee (qui su claccalegge) e ci regala la solita dose di dolcezza, poesia e ironia senza mai tralasciare le riflessioni sociali o filosofiche (e i misteri misteriosi!) a cui i personaggi di liniers, tra folletti, pinguini, gatti e strani mostriciattoli, ci hanno abituati.



nel frattempo sto leggendo uno dei romanzi più divertenti che mi siano capitati sotto mano e non vedo l'ora di parlarvene non appena l'avrò finito, e dopo quello toccherà a una delle mie eroine preferite! tra qualche giorno andremo con lei in egitto! (indovinate di chi sto parlando?)

giovedì 13 luglio 2017

quando parlavamo con i morti

non che sia un'esperta in materia ma credo che si possa dire che ci sono due tipi di storie horror: quelle piene zeppe di mostri, killer crudeli, sbudellamenti e urla di terrore e quelle che prendono una storia banale e quotidiana e vi inseriscono un pizzico di sur-realtà, facendo deragliare la narrazione verso qualcosa di spaventosamente misterioso.
quando parlavamo con i morti fa parte della seconda tipologia di storie horror, è un librettino piccolo dall'aria innocente, tu lo guardi e pensi col cavolo che puoi mettermi paura e invece ti ritrovi con i brividi in piena estate e con la certezza di aver trovato un'autrice, mariana enriquez, che merita di essere conosciuta meglio.


quanto parlavamo con i morti racconta tre storie di cui la prima da il titolo alla raccolta, tre storie che potrebbero essere successe a chiunque in qualunque parte del mondo e che proprio per questo fanno gelare il sangue. personalmente, ho trovato una sorta di crescendo nel livello di orrore, dalla prima all'ultima.
protagoniste e voci narranti delle storie sono tre donne e tutti e tre i racconti si focalizzano su drammi molto reali e attuali, il che riesce a renderli ancora più realistici: le quattro ragazzine di quando parlavamo con i morti con la loro tavola ouija che cercano di mettersi in contatto con i desaparecidos, la giovane donna di le cose che abbiamo perso nel fuoco che assiste impotente al degenerare di un'idea folle e disperata e infine l'impiegata dell'archivio di bambini spariti che nell'ultimo (davvero impressionante) bambini che ritornano proverà a non indagare sulla misteriosa sorte di una bellissima e sventurata ragazzina scomparsa.

ora uno da un racconto horror si dovrebbe aspettare chissà quale atmosfera da brivido, tutta una serie di frasi che non fanno che aumentare l'ansia, quella roba ben costruita a tavolino come le colonne sonore dei film, quelle musiche fatte apposta per farti preoccupare se poi non te la farai addosso davanti a tutti e invece la enriquez niente, se ne frega totalmente di questi giochetti da due soldi (che poi non sono da due soldi, dai) e lascia semplicemente che, data la premessa, la storia continui il suo corso, trascinando i personaggi e il lettore in quello stato di angoscia pura che solo la paura dell'ignoto e dell'inconoscibile sa dare.
in questo, e sopratutto nelle tematiche dell'ultimo racconto, mi ha parecchio ricordato saramago - benché il modo di scrivere sia diverso - con quella capacità di creare situazioni surreali e assurde scartando al principio giusto di qualche centimetro dalla linea retta dell'abitudinario per ritrovarsi poi lontani chilometri dal nostro già ben spianato e conosciuto sentiero.

martedì 11 luglio 2017

commenti randomici a letture randomiche (37)

in questi mesi è assolutamente improponibile persino l'idea di andare in fumetteria, fa troppo caldo per arrivare fino in centro a palermo, per cui credo di essere in ritardo su un sacco di serie, o almeno su tutte quelle che non arrivano in edicola.
però in effetti qualcosina in edicola la riesco a trovare (e poi casomai c'è amazon), per cui penso sia arrivato il momento di fare il punto delle non-proprio-ultime uscite manga:

arrivare a te - che finalmente sta per concludersi, anche se ancora non si sa quanti numeri ci aspettino alla fine - continua con la lentezza esasperante che lo contraddistingue ormai da parecchio. in questo volume 27 non succede praticamente quasi nulla, i due protagonisti, kazehya e sawako, continuano a rimuginare su quello che sarà il loro futuro, pensando e ripensando mille volte a cosa comporterà stare lontani. ok, non è una scelta facile, ma da quanti volumi va avanti? da quanti mesi ci sorbiamo questa roba? nonostante ormai stiano insieme da parecchio continuano a comportarsi in un modo che ha poco della timidezza e molto dell'assurdo, il che risulta sempre più fastidioso e irreale.
le uniche due note positive - cose che in un altro qualsiasi manga si sarebbero risolte in due pagine e che qui invece si trascinano da secoli - sono: kazehaya "parla" (per karuho shiina "parlare" significa improvvisare un monologo degno di un melodramma per qualsiasi cosa, senza nessun confronto tra le due parti, una roba inverosimile quanto una telenovela spagnola) con suo padre, cercando per una volta di dar voce ai suoi desideri (e ovviamente scopriamo che quel padre scorbutico e freddo è in realtà un timidone affettuoso con gravi problemi relazionali); e il momento in cui ayane - che pure sembrava la più sveglia e spigliata in questo covo di decerebrati - si rende conto di quello che prova per una certa persona, cioè pin, dai, l'abbiamo capito da millenni!
sono stanca morta di questa serie che era iniziata in modo carino ma che da mesi e mesi arranca in modo spaventosamente lento, che ha perso ogni spunto e che, volume dopo volume, si ripete sempre uguale a se stessa, ma allo stesso tempo, dopo ventisette numeri e quasi cinque anni (!!!) di pubblicazione non ho nessuna voglia di interromperla.
però continuare a leggere è sempre più una fatica e una noia pazzesca.

una serie che invece non mi annoia mai, nonostante sia anche questa arrivata a un numero considerevole di uscite, è natsume degli spiriti. il diciottesimo volume è uscito a maggio e il prossimo ci aspetta a settembre per cui sono un po' fuori tempo a parlarne adesso, però due paroline vale sempre la pena di spenderle.
nonostante il tono e le atmosfere si mantengano quasi sempre invariate e nonostante non ci siano eventi epocali troppo di frequente, yuki midorikawa ha saputo creare una serie che può continuare ad affascinare all'infinito ed è riuscita a dar vita a personaggi che, seppur lentamente, crescono e cambiano (cosa che la signora shiina dovrebbe imparare a fare).
il primo e l'ultimo episodio dell'albo sono, come capita spesso, storie autoconclusive che non aggiungono molto alla trama ma che comunque rivelano sempre di più qualcosa delle personalità dei personaggi. nel primo, natsume si ritrova, come è già successo altre volte, ad aiutare un piccolo spirito in difficoltà, appianando una lite nata da una spiacevole incomprensione tra due yokai, entrambi intenzionati ad agire in buona fede, mentre l'ultimo vede protagonista una ragazza che inconsapevolmente si ritrova a fare amicizia con uno yokai.
oltre che sul rapporto di natsume con i suoi nuovi amici e la famiglia, buona parte degli episodi di questa serie si concentrano proprio sul rapporto tra gli yokai e gli umani, abitanti di due mondi lontanissimi, governati da regole inconciliabili tra i quali però spesso nascono comunque sentimenti di affetto sinceri.questa malinconia tipicamente giapponese legata alla bellezza delle cose effimere è una delle cose che più mi piace di natsume degli spiriti, oltre ovviamente nyanko-sensei ubriaco.
l'episodio centrale del volumetto invece da una spinta avanti molto importante alla trama principale, cioè quella legata al taccuino degli amici. non vi racconto molto, ma anche questa volta natsume si vede trascinato nel bel mezzo di una bega tra umani e yokai, gli viene chiesto di parteggiare per gli esorcisti che stanno tentando di trovare una camera di un vecchio esorcista, piena zeppa di incantesimi e altri veri e propri tesori per chi si ritrova a combattere gli yokai e ovviamente il nostro decide di risolvere la questione nel modo più pacifico possibile...
però questa volta il suo segreto non è più al sicuro, anzi è stato scoperto proprio da una di quelle persone che più di ogni altra natsume ha voluto tenere lontano dal taccuino di sua nonna...

continuando a parlare di yokai, ma decisamente meno carini e amichevoli di quelli che incontra natsume, passiamo a noragami, di cui, dall'ultima volta che ne ho parlato (qui), ho letto altri due volumi. ed effettivamente parlare del secondo numero senza aver letto il terzo sarebbe stato un po' inutile visto che si tratta di una sorta di lungo episodio che si conclude proprio nel terzo volume e che mi aveva lasciata un po' tipo meh alla fine del secondo.
nel primo numero yato, una divinità in cerca di fama e seguaci, sceglie un giovanissimo neo-defunto, yukine, come suo strumento divino.
ma yukine è un adolescente e come ogni adolescente fare il bastian contrario e vivere in una costante condizione di disagio è quasi un obbligo morale, figuriamoci per un ragazzino che ha perso letteralmente tutto: la sua vita, i ricordi, il futuro, gli amici, le speranze. letteralmente ogni cosa.
arrabbiato e frustrato per la sua attuale condizione, pieno di risentimento pure nei confronti di yato, che considera un dio debole e misero, yukine inizia a commettere furtarelli e scorrettezze varie, convinto di passare inosservato.
il legame che però lo lega a yato va oltre quello che lui immagina e le cattive azioni commesse da yukine iniziano a creare ripercussioni poco piacevoli sul suo padrone, che viene letteralmente corrotto per colpa del ragazzo.
nel frattempo entrano in scena nuovi personaggi - da uno shounen action non ci potevamo certo aspettare che tutto continuasse a ruotare attorno ai tre protagonisti - o meglio nuove divinità: bishamon, il dio della guerra (che è in realtà una gran gnocca con delle mega tette antigravità), che sembra avercela con yato con qualcosa successa in passato, tenjin, un dio delle lettere (un tipo un po' snob, bisogna dirlo) e la svampita bimbogami - dio della miseria - che per non farsi allontanare dagli altri usa come nome d'arte quello di una divinità della buona sorte (kofuku).
a loro si uniscono altre divinità con il loro seguito di strumenti divini e suppongo che saranno tutti molto importanti nei prossimi volumi, ma nel terzo tutta l'attenzione si sposta su yukine e yato e sulla corruzione che sta quasi per ucciderlo.
ovviamente la presenza di hiyori sarà fondamentale per la risoluzione della vicenda (non faccio spoiler, anche se era ovvio che lei c'entrasse in qualche modo) ma sembrerebbe che da adesso si cominci a entrare nel vivo della storia: si è accennato più volte al passato non proprio candido di yato, ai nemici che si è procurato e agli insospettabili alleati sui quali può contare.

quello che mi sta piacendo molto di questo manga è che, nonostante sia un action, si da molto peso all'aspetto che - se mi passate il termine - si potrebbe definire più filosofico: la condizione degli strumenti divini e il loro rapporto con le divinità, filtrati dallo sguardo umano di hiyori, è una tematica importante e in qualche modo anche un po' pesante.
il personaggio di nora, ad esempio, è veramente triste e malinconico, spero torni presto perché voglio conoscere meglio la sua storia.
insomma, non solo cazzotti e tipe con le tette esagerate, quindi sì, continuo a consigliarvelo.

due parole velocissime anche su due shoujo che mi stanno piacendo tanto, uno quasi giunto alla conclusione e uno appena cominciato: il numero nove di rere hello che è uscito il mese scorso e che ci ha permesso di conoscere qualcosa in più sul passato e sulla famiglia di minato, tutto grazie a una bottiglietta di profumo quasi dimenticata. lui e ririko continuano a essere una delle coppie più equilibrate e mentalmente sane della storia degli shoujo manga, e l'episodio del gatto smarrito ha dato al mio cuoricino il colpo di grazia, per cui non posso smettere di adorare questo manga anche se a conclusione di questo volume ci viene proposto il più scontato dei cliché: l'incontro combinato a sorpresa con una kohai bellissima e di buona famiglia (e ovviamente timida e senza amici) che ovviamente ha già una mezza cotta per il protagonista. ci aspetta un penultimo volume in cui sbrogliare la situazione e poi happy ending o rogo dell'intera serie.

e infine il secondo volume di tsubaki-cho lonely planet, che mantiene le promesse del primo numero: la storia di fumi va avanti tranquilla, così come prosegue il suo lavoro di domestica a casa dello scrittore kibikino. lei si va rendendo sempre più conto di avere una cotta ma ci risparmia tutte le idiozie pseudo sdolcinate da adolescente in piena crisi sentimentale che potremmo aspettarci da uno shoujo manga, lui ancora non svela niente di quello che sente e in qualche modo tutto questo ricorda molto una stella cadente in pieno giorno, cosa che comunque non mi dispiace anche se sa di già visto.
il giorno in cui fumi accetta di iniziare a lavorare in un locale un po' dubbio e decisamente non adatto alla sua giovane età per cercare di guadagnare qualche soldo extra e ripagare più velocemente i debiti di suo padre, si ritrova a farsi beccare sia da kibikino che da aioi, il ragazzo che aveva deciso di tormentarla per farle pagare uno sgarro di parecchi anni prima.
l'imbarazzo è tanto ma così scopriamo che kibikino è più premuroso di quanto (fumi) si aspettasse (noi lo avevamo capito subito) e che il passato di aioi non è stato esattamente quello dei bimbi della pubblicità della mulino bianco.
e se tutto questo - i debiti, il lavoro di domestica, una cotta per un uomo più grande che non sembra affatto interessato a lei e un ragazzo in cerca di vendetta - non fosse abbastanza, fumi scopre di avere anche una rivale in amore che sembra parecchio agguerrita.
l'avevo scritto anche l'altra volta, tsubaki-cho lonely planet non è il massimo dell'originalità ma i cliché - che sono tantissimi - sono gestiti tanto bene da renderlo comunque una lettura molto piacevole.

domenica 9 luglio 2017

to be read ~ luglio


dovrei rinominare questa rubrica in penitenziagite perché ormai è tipo la mia confessione mensile su quanto sia difficile mantenere i propri buoni propositi di lettura.
sinceramente, ho sempre pensato che imporsi qualcosa da leggere fosse la peggiore delle idee, però quando ci si ritrova con tre pile di robe da leggere diventa tutto tipo ommioddio troppe cose, non ce la farò mai, non sono nemmeno in grado di finire un libro, faccio schifo, attacco netflix e muoio sul letto. ricordatemi così: inutile, quindi qualcosa di deve pur fare.
giugno è stato il mese della crisi, mi è venuto il blocco del lettore e del blogger principalmente per due motivi: il caldo maledetto che mi fa pesare da morire stare davanti al pc a provare a concentrarmi su qualcosa che non sia lo scrollare con noia e indifferenza la bacheca di facebook, e un bel casino che ho combinato con la spalla destra che sono riuscita a lussarmi due volte di seguito in piscina (no ok, chiariamo, se pensate che io sia una nuotatrice vi sbagliate di grosso, in piscina sto con i bracciolini e arrivo a reggere per non più di 400 metri, roba vergognosa che le mie povere articolazioni pagano a caro prezzo a quanto pare) ergo tenere in mano un libro diventa un'impresa tremendamente difficile: e siccome sono costretta a leggere a letto, ci metto sì e no dieci minuti prima di addormentarmi come un pollo senza nemmeno rendermene conto.
il risultato l'avete visto: anche se sono riuscita a leggere a smozzichi qualcosa, non sono riuscita a tirar fuori il solito numero di post che scrivo di solito (o magari sì e mi sento solo in colpa perché la lista delle cose di cui scrivere è tremendamente lunga? non lo so, fa troppo caldo per pensare in modo lucido), quindi per questo mese mi sono posta come obbiettivo una tbr veramente piccina, oltre al recupero di almeno metà della pila delle cose di cui devo scrivere ma che ancora non.
continuate a passare da qui, giuro che mi riprenderò presto.


come sempre c'è il trucco, perché alcuni di questi li ho letti, altri li ho letti quasi del tutto... però vabbè, l'obbiettivo più che altro è riuscire a scrivere un po' più regolarmente qui nonostante tutto, ergo nella tbr ci va anche quello che ho già scodellato.

il primo libro è i racconti dei vicoletti, che è anche il primo titolo della nuova collana bao dedicata al fumetto cinese.
devo leggere l'ultimo capitolo, ma è veramente adorabile e carino, penso che mi stia piacendo anche più di reverie, ma poi ne parlerò meglio.
anche di diario di un fantasma mi manca poco, e vi anticipo solo che è un megaflash pazzesco, anche se non è che da de crécy ci si possa aspettare qualcosa di meno.
quello che mi sta succedendo l'ho preso a una marina di libri. lo voglio leggere tantissimo, ma ho fatto un voto alla divinità dei libri letti a metà di finire prima il resto e poi leggere questo qui.
il settimo volume di saga me lo sono sciroppata qualche notte fa, mi ha lasciata in lacrime, mezzo per la storia, mezzo per la spalla che mi si devasta ogni volta che tengo un libro in mano per più di quindici minuti. ma sticazzi, questo volume è stato pazzesco e io ho bisogno di un gruppo di supporto morale per arrivare indenne al prossimo.
un lungo cammino invece l'ho recuperato all'arf. aspetta da veramente troppo tempo, esattamente come una più del diavolo, che mi hanno mandato almeno un mese fa (e ha in copertina un gatto con l'aria da stronzo, direi che basta questo per amarlo)
poi c'è nomi cosi animali, uno dei tanti acquisti di una marina di libri, che mi sembra una figata (ma è pesante! devo riuscire a trovare un posto dove poggiarlo per leggere) e infine il micro quando parlavamo con i morti, anche questo già letto, e non vedo l'ora di riuscire a scriverne qualcosa in più.

e e e beh, spero di riuscire a mantenere tutte queste (auto)promesse, nel frattempo io e il mio mega blocco di ghiaccio anti dolore vi salutiamo!