martedì 29 marzo 2022

silenziosa sfiorisce la pelle

"devono temere questa terra così tanto da non metterci più piede. il treno arriverà. l'unico modo per farli andare via è tormentarli con le nostre superstizioni. provocheremo il terremoto. la terra inghiottirà la loro cattiveria"

in una città senza nome, una donna senza nome combatte per non perdere se stessa, le sue radici, la memoria, la lingua, la cultura della sua gente. l'ultimo spazio che è rimasto è quello della morte: il treno da cui i morti salutano i vivi, la pelle che solo dopo la morte mostra il suo vero colore, i fantasmi e le superstizioni che sono sempre esistite e che ad ogni costo non possono essere perdute, perché collegano i vivi ai morti e, tramite loro, alla loro essenza, alla loro identità, alla loro storia.

silenziosa sfiorisce la pelle è un racconto strano, poetico, surreale, una gigantesca metafora sul razzismo e sul colonialismo, soprattutto sul neocolonialismo che ha deposto le armi, non è più apertamente violento, ma continua a ingurgitare diversità e rivomitare omologazione, fino al punto di cancellare ogni cosa che non sia uguale a sé. contro questo mostro e contro il suo potere distruttivo, una donna combatte con ogni mezzo per proteggere la sua ragazza, la sua famiglia, la sua casa, i suoi morti, tutto quello che è il suo passato, il suo presente e quello che spera sarà nel suo futuro. tlotlo tsamaase ha scritto qualcosa che più che una novella sembra un poema in prosa, un racconto epico dai toni surreali che mette insieme il realismo magico delle sue memorie e il desiderio - urgente e feroce - di riappropriarsi della propria identità, dentro e fuori dalle pagine.

mi trovo ancora una volta a dire come la narrativa fantastica/speculativa riesca con una forza straordinaria a raccontare la realtà e - se consideriamo quanto poco spazio la letteratura non occidentale abbia nel panorama internazionale - anche un po' a cambiarla.

post pubblicato in origine su instagram.

lunedì 21 marzo 2022

ragni di marte

«sì, è reale, qui e ora. ma che cos'è la realtà? per il tuo cervello è reale un sogno in cui mangi un gelato quanto il ricordo di un gelato che hai mangiato o quello che prenderesti se adesso uscissimo a farci un giro. non fa differenza tra ricordi, sogni e realtà fisica. è lui che decide e distingue a seconda di quello che vivi in ogni momento. come e perché lo fa? non possiamo sapere quale metro di giudizio utilizzi la materia grigia per distinguere certi stimoli da altri, al suo interno tutto è reale»


il giorno dell’anniversario della morte di suo figlio joan, hanne si sente male. ha una crisi epilettica, sviene, batte la testa. è suo marito arnau a trovarla distesa sul pavimento del bagno. subito hanne viene sottoposta a tutti i controlli di routine. un bel livido sulla fronte e delle macchie nel cervello che però non significano nulla, non sono compatibili con i segni che lascerebbe un tumore, né sono altrimenti riconoscibili.
nostra signora scienza dice che hanne non ha niente, gli esami sono tutti negativi.
ma i suoi ricordi cominciano a confondersi, sa di essere la moglie di un uomo di nome arnau ma non riconosce il suo volto, gli eventi passati si mischiano ai sogni, agli incubi, le sue paure assumono i contorni indefiniti dei mostri sotto il letto di cui joan aveva paura.

il volto di suo marito arnau è quello di uno sconosciuto. è quello di un attore. è quello di suo padre. sua madre è pazza. nel pavimento c’è un buco enorme, assurdo. lei non è pazza. sul fondo del mare c’è un buco enorme, assurdo.
capiamo presto che a ogni capitolo la realtà cambia, uno scarto che sembra quasi infinitesimale da principio ma che presto travolge ogni aspetto della realtà, deformandola e distruggendone la struttura che siamo abituati a considerare come l'unica possibile.
è hanne ad aver perso l'uso della ragione o sono tutti gli altri - compresi noi lettori - a non riuscire ad accettare i limiti della nostra percezione e della nostra razionalità?

una delle illustrazioni di sonny partipilo dell'edizione italiana

guillem lópez è tornato con quello che forse è il suo romanzo più disturbante, una storia che sembra una canzone che nessuna antenna radio riesce a trasmettere senza interferenze.
nella mente e nella vita di hanne presente, passato e futuro, sogni, paure e ricordi si mescolano in continuazione e a ogni capitolo qualche elemento della storia cambia la sua posizione, finisce nel posto sbagliato, trascina nell’errore tutto il resto, fino al punto che diventa impossibile eleggere una delle tante versioni a unica realtà.
la più indomabile delle paure è quella di non potersi fidare della propria mente, lópez lo sa bene e gioca con la mente del lettore fin dalle prime pagine, disseminando la sua immaginazione di eventi incoerenti che da piccoli, insignificanti dettagli, diventano via via sempre più importanti, fondamentali, fino a trasformarsi in mostruosi, abominevoli distruttori di ogni logica e divoratori di leggi fisiche.

ragni di marte è un romanzo disorientante, che costringe a riflettere sulla fiducia che riponiamo al nostro cervello che in fondo non è affatto una macchina perfetta, anzi. basta poco, pochissimo, per mettere a soqquadro ogni certezza e ci si ritrova in una struttura spazio-temporale escheriana, priva di punti di riferimento e di una forza di gravità che spinga in una sola direzione, una realtà che sembra continuamente sconvolta da glitch, che torna e ritorna sugli stessi elementi mischiandoli tra loro, una sorta di versione sadica e spaventosa di cadavre exquis, una partita a cui non possiamo sottrarci perché non c'è nessun altro luogo e nessun altro tempo se non quello in cui siamo intrappolati insieme ad hanne e agli altri inconsapevoli personaggi.

come per gli altri romanzi di lópez (challenger e ventuno) la traduzione è affidata a francesca bianchi. la sua firma ormai per me è diventata sinonimo di weird (è anche la traduttrice de la porta del cielo di ana llurba, altro romanzo che vi consiglio se vi piacciono quelli di guillem lópez) e di libri-che-mi-piaceranno-da-impazzire-lo-so-già, e anche questa volta - nonostante la complessità del romanzo - le parole scivolano via senza intoppi e senza risentire del passaggio da una lingua a un'altra.

adesso che siamo arrivati al terzo romanzo (tre su tre flash pazzeschi) posso dire con certezza che lópez è uno di quegli autori di cui si può acquistare a scatola chiusa qualsiasi cosa, probabilmente anche la lista della spesa, aspettandosi grandi sorprese.

ps. forse ero l'unica al mondo a non saperlo, ma i ragni di marte esistono davvero.