domenica 10 dicembre 2023

la strada

quando si svegliava in mezzo ai boschi nel buio e nel freddo della notte allungava la mano per toccare il bambino che gli dormiva accanto. notti più buie del buio e giorni uno più grigio di quello appena passato. come l'inizio di un freddo glaucoma che offuscava il mondo.

scrivere di un libro così è difficilissimo perché ho sempre paura di dire troppo o troppo poco, o di finire per scrivere un sacco di banalità. come questa. però un libro così merita qualche riflessione.

il mondo de la strada è un mondo vuoto, freddo, grigio, spaventoso. è un mondo che sta morendo, immerso in una lenta, dolorosa agonia, sconvolto da un'apocalisse in corso d'opera in cui la pace della fine sembra sempre troppo lontana.
in un mondo così, dove tutto, persino i colori, è stato inghiottito dalla disperazione, un padre e un figlio camminano. seguono la strada guidati dalla speranza di raggiungere l'oceano - eletto a simbolo di salvezza - di sopravvivere, nonostante tutto, e dalla paura di non vedere un altro giorno.
intorno a loro, tutto è distrutto, abbandonato. tutto è fatica: camminare spostando le loro poche cose in un vecchio carrello della spesa, trovare il cibo, ripararsi dal freddo, pulirsi, riscaldarsi davanti a un fuoco senza essere visti.
sembrano essere rimasti soli al mondo ma ci sono altre persone che, come loro, seguono la strada. persone che, come il resto della realtà, sono diventate vuote, fredde, grigie e spaventose, persone che hanno perso la loro umanità, che si sono trasformate in creature pericolose e crudeli. la fame, la paura, la solitudine, le malattie e la rassegnazione hanno trasformato lə sopravvissutə - o almeno moltə di loro - ognunə nel nemicə di tuttə lə altrə.
chi sopravvive lotta solo per sé stessə, per strappare un giorno in più all'inevitabile.

il padre e il bambino, però, sono diversi. portano il fuoco.
nel mito di prometeo, il fuoco è quello che permette all'umanità non solo di difendersi dai pericoli ma di prosperare, crescere e diventare una specie unica. il fuoco rende gli esseri umani tali, li differenzia dall'istintività delle bestie, li solleva dal peso della sopravvivenza e permette lo sviluppo di una cultura complessa, di una civiltà dotata di leggi, anche morali.
portare il fuoco, qui, vuol dire custodire la propria umanità.
ma cosa può rimanere di quello che intendiamo con la parola umanità in un mondo che non somiglia più a nulla di quello che conoscevamo? che vuol dire essere umani quanto tutto quello che è la nostra società, la nostra cultura, le nostre leggi non esistono più, in cui la memoria del passato non sarà più utile al futuro? forse vuol dire continuare, in quel mondo grigio, morente e crudele, a provare a difendere quello che ci rende più che creature dominate dagli istinti.

il padre e il bambino non hanno nomi o, almeno, non li usano. se il nome è la cinta muraria che difende e definisce la propria individualità in una società complessa, qui i nomi non servono. ogni frase del bambino è rivolta al padre e viceversa, non c'è alcun rischio di essere fraintesi. l'identità si risolve nel contrasto noi vs. loro, nella differenza netta e incolmabile tra chi è ancora un essere umano e chi non lo è più.
eppure, anche tra loro c'è una linea di confine sottile ma ben definita: il padre sa che quel mondo grigio e crudele è l'ultimo che vedrà e sa che deve adattarsi all'orrore per permettere al bambino - ancora capace di speranza - di avere la possibilità di costruire un futuro nuovo, se mai questo futuro ci sarà.

nelle parole del padre ci sono i ricordi bellissimi e dolorosi di un passato perduto, di un mondo che suo figlio non conoscerà mai, una realtà fatta di calore, luce e colori. in quelle del bambino si alternano sogni, incubi, speranze e paure. lo sguardo del padre vigila sugli spazi circostanti, pronto a intercettare ogni pericolo, quello del bambino è rivolto all'interno, concentrato nell'arduo compito di trovare un senso a tutto.

se si dovesse scegliere una sola parola per definire questo romanzo, sarebbe straziante. la strada è un racconto scritto con una prosa secca che non si concede mai nulla più del necessario, nel bene e nel male, ma che non omette nulla. al contempo, non c'è alcun indugio né autocompiacimento nelle descrizioni né nelle scene più cruente: ogni orrore, ogni crudeltà sono frutto della paura e del bisogno tanto quanto della perdita di empatia necessaria a sopravvivere quando l'unica cosa che conta è rimanere aggrappati alla vita, momento per momento.

martedì 5 dicembre 2023

storie della tua vita ~ respiro

l'esistenza del libero arbitrio sta a significare che non possiamo conoscere il futuro. e sappiamo che il libero arbitrio esiste, perché ne abbiamo un'esperienza diretta. la volontà è una componente intrinseca della coscienza.
e se invece non lo fosse stata? se venendo a conoscenza del futuro una persona cambiasse? e se si risvegliasse in lei un senso di necessità, la sensazione che sia inevitabile agire esattamente come previsto?
(da storia della tua vita)

a ottobre 2022, mentre stravolgevo la mia vita nel modo più stupido possibile (ma, come mi ha insegnato a capire la mia psicologa, ingannarsi e farsi ingannare è più facile di quanto sembri e bisogna imparare a non farsene una colpa), finivo di leggere storie della tua vita e scrivevo (qui) così:
"non avevo mai letto nulla di ted chiang ed è stata una scoperta incredibile: i racconti spaziano tra generi, stili e tematiche diverse, in alcuni mi è sembrato di ritrovare un'eco della narrativa di borges. quello che rende questo libro così tanto bello e speciale è la capacità, in ogni racconto, di scavare in fondo, di andare oltre la narrazione (che è comunque di altissimo livello, sempre) e di riuscire ad arrivare a toccare corde che non smettono più di vibrare. speculative fiction nella sua accezione più letterale, tra le pagine di questa raccolta si ragiona di del legame tra pensiero e linguaggio (ciao worf), di fede, di mitologia, di scienze, di matematica, di intelligenza e di cultura: c'è tutto quello che ci rende umani e chiang sa ragionarci sopra con stile, grazia e intelligenza."

troppo poco per quello che è davvero questo libro, quindi adesso (qualche settimana fa, in realtà) che ho finito respiro, mi sembra necessario provare a restituire meglio alcune considerazione sulle storie di queste due raccolte.

storie della tua vita


gli otto racconti di questo volume sono usciti tra i primi anni '90 e i primi 2000, e fa strano pensare che sono passati più di trent'anni da allora.
non soltanto perché non riusciremo mai ad arrenderci alla nostra età anagrafica e continueremo a pensare di avere vent'anni per sempre - o almeno finché i corpi che abitiamo non ci ricorderanno che no, non è così - ma perché le storie di ted chiang sembrano senza tempo e potrebbero davvero essere state scritte pochi giorni fa.

- torre di babilonia
hillalum, un minatore dell'elam, viene chiamato a lavorare alla costruzione della torre della città di babilonia. il suo è il racconto di un'ascesa interminabile, nello spazio fisico come in quello spirituale. salendo, trasportando sempre più in alto i materiali per la costruzione, hillalum ci accompagna in un percorso quasi mistico in cui la scalata verso il cielo corrisponde a un avvicinamento alla conoscenza del creato. durante la lettura si ha la sensazione straniante di allontanarsi sempre più non soltanto dalla terra ma dal tempo che scorre su di essa per entrare nella dimensione del mito. dal mito, chiang mutua l'atemporalità ma non il linguaggio che resta sempre ancorato alle riflessioni e alle sensazioni del suo protagonista.
un primo impatto meraviglioso con la sua poetica.

- capisci
con questo racconto cambiamo nettamente atmosfera e possiamo parlare pienamente di fantascienza. il protagonista è un uomo che viene salvato da un incidente mortale e che viene sottoposto alla sperimentazione di un farmaco che permette di sanare i tessuti cerebrali. effetto collaterale di questo farmaco, però, è un aumento esponenziale e velocissimo dell'intelligenza, della memoria e delle capacità cognitive in generale. il nostro protagonista, in poco tempo, si ritrova insomma con un supercervello dalle capacità sovrumane.
ma è davvero un bene per gli esseri umani diventare così straordinariamente intelligenti, padronə della loro mente come del loro corpo? a quali scopi sarebbero consacrate capacità simili? e che valore assumerebbe la morale stessa se tuttə avessero doti di questo tipo? cosa significherebbe essere umanə con un cervello così sviluppato? le risposte di chiang non sembrano essere troppo positive.

- divisione per zero
siamo abituatə a pensare alla matematica come a una scienza esatta e sicura. ciò che è matematico è una certezza, qualcosa che non può essere in modo diverso da com'è, ovvero un sistema in cui ogni parte è coerente con le altre. renee ha amato la matematica per tutta la sua vita, anzi, la sua vita e il suo amore per la matematica sono andati avanti insieme, come due rette parallele che si incontrano all'infinito ma si tengono per mano durante il percorso. ma se, a un certo punto della sua vita e della sua carriera, le sue incredibili capacità deduttive la portassero a distruggere quello che ha sempre amato?
attraverso la storia di renee e carl - e della matematica - chiang punta i riflettori sulle certezze che mantengono in piedi il castello di carta delle nostre esistenze.

- storia della tua vita
ho amato moltissimo arrival, il film di denis villeneuve tratto da questo racconto ma la versione originale di chiang è ancora più affascinante, profonda e spiazzante di quanto non sia riuscito a essere il film. parlare di questo racconto non è facile perché il film che ne è stato tratto è così famoso che più o meno tuttə conoscono a grandi linee la storia. e in effetti il senso è lo stesso anche se, per ovvie ragioni, villeneuve ha dovuto semplificare di molto la trama. nel racconto, louise e gary discutono non soltanto di linguistica ma anche di fisica (e, ammetto, chiang è molto bravo a spiegare principi decisamente complessi per chi è completamente a digiuno della materia, da rendere tutto non solo comprensibile ma anche appassionante), così come il linguaggio degli eptapodi è molto più complesso di quanto non venga spiegato nel film, e ciò spiega meglio anche la concezione di tempo che deriva dall'imparare non semplicemente la loro lingua ma il loro modo di pensare.
storia della tua vita è un racconto di una bellezza incredibile in cui scienza, fantascienza e filosofia si intrecciano indissolubilmente alla storia di louise, raccontata da un punto di vista che si comprende pienamente solo alla fine. una storia che non prende in considerazione semplicemente il rapporto tra linguaggio, pensiero, percezione e coscienza ma che si interroga anche come il nostro modo di percepire/pensare il mondo si relazioni al concetto di libero arbitrio.

- settantadue lettere
forse la storia che soffre di più delle necessità editoriali perché, arrivando subito dopo un capolavoro come storia della tua vita, finisce per essere quasi dimenticata. o almeno, è quello che è successo a me. si cambia di nuovo registro e dalla scienza futuribile e dagli incontri con lə alienə si passa a un passato in cui scienza, alchimia e fede si fondono, per - spiega chiang - giocare con due elementi interessanti: non soltanto la creazione dei golem ma la creazione di golem capaci di padroneggiare il linguaggio e quindi di riprodursi o, comunque, di creare a loro volta altri golem; e la teoria della preformazione, ovvero l'idea che ogni individuo sia già formato nelle cellule germinali dei suoi genitori, idea superata, certamente, ma altrettanto certamente affascinante. nonostante tutto, il racconto non regge il confronto con gli altri, né per stile né per tematiche.

- l'evoluzione della scienza umana
una storia brevissima, appena quattro pagine, ambientata in un futuro in cui le frontiere della ricerca scientifica hanno di fatto oltrepassato la comprensione umana. qual è il ruolo dellə scienziatə in un mondo così? cosa resta della capacità umana di porsi problemi e trovare le soluzioni per risolverli, cosa rimane della conoscenza e della cultura stessa? il rimando al secondo racconto della raccolta, capisci, è esplicito e tutto il racconto si può interpretare come un breve prequel della storia precedente.

- l'inferno è l'assenza di dio
qui chiang vira dalla fantascienza al fantastico puro, immaginando un mondo in cui le epifanie angeliche sono una realtà non troppo rara nella quotidianità ma si presentano sotto forme di catastrofi naturali che portano, necessariamente, alla morte di numerosə fedeli a ogni apparizione. in questo mondo, quindi, l'esistenza di dio e di una dimensione sovrannaturale, di paradiso e inferno eccetera è assolutamente assodata e certa. difficile essere ateə dunque ma dare per certa l'esistenza di dio non vuol dire amarlo e, dunque, non è sufficiente a scampare le fiamme dell'inferno. neil fisk è un uomo che perde sua moglie proprio in un'epifania angelica e, distrutto dal dolore, deve compiere un viaggio interiore, e non solo, per imparare a provare vero e sincero amore per dio nonostante tutto, così da non rimanere tra lə dannatə in eterno dopo la sua morte.
chiang racconta di essersi ispirato alla bibbia e, in particolare, alla vicenda di giobbe e, in effetti, quello che capita a neil fisk sembra essere anche peggiore di ciò che ha patito il patriarca del mito. in entrambi i casi, tocca ammettere - anche a costo di peccare di blasfemia - che l'immagine di dio non ne esce molto pulita.

- amare ciò che si vede: un documentario
questo è uno dei miei racconti preferiti di questa raccolta che, sotto la cornice futuristica-fantascientifica, pone l'accento sul rapporto insano che abbiamo con l'estetica dei corpi e il conseguente rifiuto e marginalizzazione sociale dei corpi considerati non conformi.
la storia è strutturata come una serie di dichiarazioni di diversə personaggə che raccontano le loro esperienze, i loro dubbi e le loro riflessioni sulla calliagnosia. l'agnosia è un disturbo percettivo che impedisce a chi ne è colpito di riconoscere oggetti e, soprattutto, i volti delle altre persone. la calliagnosia - nel racconto di chiang - viene descritta come una agnosia non appercettiva ma associativa, ovvero, permette sì di distinguere chiaramente i volti e i corpi uno dall'altro, ma non consente di giudicarli da un punto di vista estetico, cioè azzera le risposte emotive ai tratti somatici dell'altrə, con lo scopo di focalizzare ogni tipo di relazione esclusivamente sull'interiorità delle persone e non sul loro aspetto. ovviamente non si tratta di un disturbo neurologico spontaneo ma di un adattamento artificiale a cui lə personaggə non possono sottrarsi prima del raggiungimento della maggiore età.
come ogni volta che una buona pratica viene adottata non sulla base di una consapevolezza volontariamente acquisita e maturata nel tempo ma imposta e artificiosamente messa in atto, i risultati sono sempre meno positivi di quanto non ci si aspetterebbe...

respiro


altri sette racconti che riprendono tematiche, atmosfere e riflessioni già presenti nella prima raccolta, anche questa assolutamente consigliata.

- il mercante e il portale dell'alchimista
il mio preferito di questa raccolta, un racconto tutto incentrato sui viaggi nel tempo la cui ambientazione - baghdad, alla corte del califfo - e lo stile mi ha fatto pensare un po' a borges, un po' a calvino e alle sue città invisibili. un mercante racconta al califfo un'avventura capitatagli qualche tempo prima, l'incontro con un alchimista che era riuscito a costruire dei portali che permettevano di viaggiare nel tempo. le storie si incastrano come scatole cinesi: quella del mercante che parla al califfo e che riporta, a sua volta, le storie che gli sono state raccontate dall'alchimista, storie che parlano di viaggi nel tempo di altre persone che, per un motivo o per un altro, volevano tornare indietro per cambiare qualcosa nella loro vita. il passato però, nonostante la possibilità di ritornarvici, è sempre immutabile, perché da qualsiasi presente si provenga, quel presente sarà il futuro di quel passato in cui si è intervenutə per modificarlo. ma, se pure nulla può essere diverso da quello che è stato, viaggiare nel tempo può farci scoprire qualcosa che non sapevamo, su noi stessə e su chi vive la sua vita legandola alla nostra.

- respiro
altro racconto mindblowing che ho adorato, un viaggio incredibile all'interno del corpo stesso del protagonista, una creatura artificiale che scopre i misteri della struttura del suo cervello. difficile dire di più senza fare spoiler, leggetelo!

- cosa ci si aspetta da noi
racconto velocissimo tutto incentrato su un tema che, a quanto pare, è molto caro a ted chiang, ossia quello del libero arbitrio. anche qui, tutto si gioca sul paradosso, anche qui tutto è una delizia per la mente.

- il ciclo di vita degli oggetti software
questo è forse il solo racconto che mi ha davvero annoiata tra tutti quelli delle due raccolte, lunghissimo e molto meno brillante degli altri, si concentra tutto sull'esistenza di digienti - creature digitali senzienti - e del rapporto tra loro e gli esseri umani che li sviluppano. trovo molto poco da dire se non che, tra tutti, è l'unico che mi ha un po' delusa.

- il brevetto della tata automatica di dacey
altra storia un po' sotto la media ma almeno molto breve e davvero cattiva. ambientata tra la fine dell'ottocento e l'inizio del novecento, immagina uno scienziato capace di usare il suo stesso figlio come cavia per i suoi esperimenti sulla crescita e l'educazione dellə bambinə.

- la verità del fatto, la verità della sensazione
qui si ritorna al ted chiang che mi piace, una storia bellissima che parla dei legami tra un padre e una figlia, della memoria e della sua fallacia, del suo non essere neanche lontanamente perfetta che è un po' quello che ci caratterizza come esseri umani: le persone sono fatte di storie. i nostri ricordi non sono un ammasso indistinto di tutti i secondi che abbiamo vissuto, sono la narrazione che abbiamo elaborato selezionando determinati momenti ed assemblandoli.

- il grande silenzio
questo racconto è molto diverso da tutti gli altri delle due raccolte ma è forse tra i più belli. la voce narrante è una sorta di portavoce dei pappagalli cenerini, una specie ormai in estinzione per colpa degli esseri umani, quegli stessi esseri umani che cercano forme di vita intelligenti nell'universo ma ignorano quelle presenti sul loro stesso pianeta, al punto di distruggerle. davvero molto, molto bello e toccante, la prova che la letteratura fantastica sa guardare al nostro presente e raccontarne la realtà e le sue contraddizioni.

- omphalos
se avessimo le prove, scientifiche e tangibili, che il mondo è stato creato in un certo, preciso momento, già compiuto e completo, quale sarebbe il nostro rapporto con dio? e cosa sarebbe la scienza? dove si situerebbe il confine tra fede e razionalità?

- l'angoscia è la vertigine della libertà
l'ultimo racconto di questa raccolta è quasi un thriller, ambientato in un mondo in cui dei congegni - dei prismi - permettono di entrare in contatto con i nostri sé di universi alternativi, per poter scoprire cosa saremmo se, a ogni bivio nella nostra vita, avessimo scelto l'altra strada. la capacità di conoscere le alternative però, genera ansie, insicurezze, senso di insoddisfazione e c'è chi, ovviamente, cerca di trarne profitto...

alcune note: entrambi i libri sono disponibili in edizione economica, e in entrambi, alla fine, è presente una sezione di note ai racconti molto interessante, scritte dallo stesso chiang.
sono straconsigliatissimi, anche a chi di solito non legge fantascienza/fantastico perché chiang scrive proprio bene, a prescindere da cosa scrive. oltretutto, se siete tra quellə ancora convintə che il fantastico sia solo evasione fine a sé stessa, avrete modo di ricredervi e, magari, scoprire un genere che non ha nulla da invidiare alla cosiddetta "letteratura alta".

se li avete letti (o se li leggerete) fatemi sapere cosa ne pensate!

domenica 3 dicembre 2023

flow

tutta la materia oscilla, costantemente, in modo leggero. tutto è instabile. a volte l'equilibrio si rompe e la materia cambia forma. questo è un mondo instabile e misterioso.
nessuno sa cosa succederà in futuro.


hirota è un operatore per lo smaltimento dei flow, fenomeni causati dall'instabilità della materia e dall'incontro tra le sostanze oscillanti e i desideri della gente che causano trasformazioni imprevedibili della realtà. ad aiutarlo c'è chima-chan, una donna di trentacinque anni che - proprio a causa di un flow - si ritrova ad avere l'aspetto di una dodicenne. ma il vero capo della squadra è presidente, un grosso, pigro gattone bianco che sfrutta l'abilità innata dei felini per riconoscere i flow e aiutare i due bipedi a trovare la soluzione giusta per riportare tutto alla normalità.

flow, la miniserie di yuki urushibara, che era già arrivata anni fa sugli scaffali italiani con mushishi e underwater, opere dai toni meno scanzonati, è strutturata a episodi più o meno autoconclusivi anche se le storie di chima e hirota - anche queste collegate ai flow - fanno da filo conduttore per tutti e tre i volumi, e mantengono alta l'attenzione dellə lettorə fino alla fine.

i flow possono essere di natura e intensità differente: la sensazione di smarrimento di uno studente incapace di prendere una scelta importante può dar vita a nuove strade così come lo stress di una ragazza che cerca di mostrarsi sempre perfettamente in ordine può smussare gli angoli delle cose, dai più piccoli oggetti fino agli spigoli delle strade, trasformando la realtà in un caos morbido e confortevole (ma non per tuttə!), o il desiderio di posare gli occhi su uno scenario montano può spostare letteralmente un intero appartamento.

questi fenomeni non sembrano mai essere troppo pericolosi e così la leggerezza di hirota nell'affrontarli non diventa mai una vera fonte di guai. l'eccessiva serenità con cui il ragazzo affronta i casi, però, spesso mette a dura prova chima, abituata com'era a dedicarsi anima e corpo al lavoro prima di cambiare il suo aspetto e dover abbandonare la sua carriera.

flow è una miniserie carina i cui punti forti sono la delicata e spensierata poetica che caratterizza tutte le storie (sarebbe bello se tutti i desideri fossero così innocenti da causare appena qualche piccolo scompiglio nella serena quotidianità della cittadina raccontata da urushibara) e i disegni semplici ed espressivi, ricchi di dettagli soprattutto nelle ambientazioni, capaci di trascinare lə lettorə in un giappone di provincia in cui il tempo sembra sospeso e i problemi poco più che scherzetti da trickster dispettosə.

personalmente mi è piaciuta un sacco, è esattamente il mio genere di fumetto - ovvero qualcosa a metà tra lo slice of life e il fantastico, in più c'è un gattone - però è difficile, anzi, impossibile descriverla come un must o un capolavoro e certo il formato (e di conseguenza il prezzo!) dei volumi non aiuta lə lettorə ad avvicinarsi a un titolo simile. l'unica pecca è, secondo me, proprio il trattamento ricevuto da dynit: creare un'edizione troppo lussuosa e cara (circa o più del doppio della media dei volumetti attualmente in commercio, decisamente troppo per qualcosa che dovrebbe essere "pop") per un manga carino ma non imperdibile significa perdere una buona fetta di possibili lettorə che avrebbero magari potuto avvicinarsi a un titolo come questo, già abbastanza di nicchia, se il prezzo fosse stato più popolare.

continuo a sostenere che una politica editoriale simile allontani la massa dellə lettorə da opere che non siano i soliti battle shounen o gli stravisti shoujo scolastici, alimentando il pregiudizio verso le serie commerciali e lə suə estimatorə. molto spesso il gusto personale e la voglia di uscire dalla propria confort zone, di scoprire generi e titoli diversi dal solito, finiscono per piegarsi a questo tipo di logiche di mercato che, anziché allargare il proprio pubblico di riferimento, puntano su un target necessariamente troppo ristretto anche se, magari, fidelizzato.
probabilmente la mia sarà una speranza a vuoto ma mi auguro che prima o poi dynit ripensi la sua politica di prezzi/formato rendendo accessibili i suoi titoli - spesso molto interessanti - a tuttə lə appassionatə.

venerdì 24 novembre 2023

yokohama kaidashi kikou - vol. 1

the other day, you shocked me. you showed me that my heart could take flight, and I didn't need to do it in a human way. it seems I had still been trying to imitate people better.
now I've started to wonder... just what we're made of. I've come to think being a robot as just another quirk.

togliamoci subito il dente, così non ci pensiamo più: aspettavo una traduzione italiana di yokohama kaidashi kikou più o meno da quando ho iniziato a girellare su internet e ad appassionarmi di manga, cioè tipo dal 2003/2004. più o meno vent'anni di attesa fino all'annuncio da parte di una delle case editrici che apprezzo di meno (per colpa non soltanto dei ritardi stratosferici nelle pubblicazioni ma anche per le traduzioni incomprensibili, come ad esempio quella degli ultimi volumi di himitsu, di cui sinceramente non c'ho capito nulla).
quindi, visto che nel frattempo una casa editrice americana, la seven seas lo stava pubblicando in un'edizione stratosferica, una omnibus che raccoglierà tutta la serie in cinque volumoni di 450 pagine - di cui molte a colori come nell'edizione originale - circa ciascuno, mi sono buttata senza alcun rimorso su quella (così ne approfitto anche per restaurare la mia autostima in merito alla mia capacità di leggere in inglese. se vi interessa, qui trovate tutte le informazioni).

la pubblicazione di yokohama kaidashi kikou (che si traduce più o meno come un giro di shopping a yokohama, non c'è nessun blog) è iniziata nel 1994 su afternoon, una delle più famose riviste di manga seinen giapponesi e si è conclusa nel 2006, e nel frattempo è stata adattata in due serie di oav di due episodi ciascuna tra la fine degli anni '90 e i primi duemila.
yokohama kaidashi kikou si potrebbe collocare a metà strada tra il genere post-apocalittico (o da apocalisse in corso, per essere più precisə e lo slice of life: ambientato in un futuro non troppo lontano nel tempo ma non meglio precisato, ci mostra un mondo in cui i cambiamenti climatici e i disastri ambientali hanno fatto innalzare drasticamente il livello del mare, divorando città intere sulla costa come, appunto, quella di yokohama. il numero degli esseri umani è calato notevolmente e ora la gente vive in piccole, modeste comunità anche molto distanti tra loro, mentre la tecnologia è molto più avanzata di quella che conosciamo, e la presenza di robot fisicamente uguali agli esseri umani è perfettamente assodata.

una di queste è alpha, la protagonista della storia. qualche anno prima dell'inizio della storia, il suo creatore è partito per un viaggio e l'ha lasciata nella penisola di miura dove alpha decide di aprire un piccolo caffè. alpha è curiosa e innamorata del mondo in cui vive, dei suoi paesaggi e delle persone che lo abitano e spesso, con la sua macchina fotografica e il suo motorino, va in giro a collezionare memorie e ricordi, accompagnandoci alla scoperta delle piccole ma preziose schegge di bellezza e malinconia che riesce a scovare in giro.
a distinguere alpha dagli altri esseri umani è solo il colore verde dei suoi capelli, eppure la consapevolezza di essere un robot la fa sentire diversa e, al contempo, incuriosita e affascinata da ciò che rende gli esseri umani davvero umani.
insieme a lei, gli altri personaggi che animano i paesaggi di questo giappone costiero e quasi deserto sono il giovane takahiro, affezionatissimo ad alpha, e suo nonno, che tratta alpha un po' come se fosse anche lei sua nipote. c'è poi la strana creatura umanoide, dalle fattezze di una ragazza agile e forte come una bestia selvatica, che solo in pochə riescono a vedere e che, a suo modo, è molto affezionata a takahiro. c'è poi kokone, il primo robot che alpha incontra, una ragazza che lavora come corriere e che diventerà presto amica di alpha.

la storia va avanti lentamente, ogni capitolo è quasi una storia a sé, un frammento di quotidianità in cui, nella malinconia di un mondo che muore lentamente, chi è rimastə si sforza di cogliere ogni lampo di bellezza, di gioia e di stupore per poterlo conservare nella sua memoria.
l'apocalisse di hitoshi ashinano procede lenta e senza brusche accelerazioni e l'atmosfera è quella tutta squisitamente giapponese in cui malinconia e contemplazione della bellezza si uniscono insieme, regalando un'emozione unica che è impossibile esprimere con una sola parola ma che evoca immediatamente l'immagine di un albero di ciliegio da cui cadono leggeri i petali.

quale che sia l'edizione che scegliate, vi consiglio tantissimo di recuperare questo titolo

giovedì 23 novembre 2023

demon slayer - another story

«devi accogliere le fiamme nel tuo cuore, quelle fiamme che inceneriscono i demoni malvagi e illuminano gentilmente gli umani. devi accogliere nel tuo cuore fiamme come quelle del sole»

demon slayer è una di quelle serie per cui provo sempre un po' di nostalgia, una di quelle che vorrei non finissero mai, che continuasse a raccontarmi la vita dellə suə personaggə ancora e ancora e ancora.
ovviamente, quindi, non potevo perdermi questo spin-off - demon slayer - another story - che racconta la storia di due dei miei personaggi preferiti della serie, giyu tomioka, la colonna dell'acqua, e sopratutto kyojuro rengoku, la colonna del fuoco.
si tratta, in realtà, di una sorta di fanfiction ufficiale scritta e disegnata da ryoji hirano, ispirata dall'opera principale di koyoharu gotouge che ha supervisionato la stesura delle storie di questo volumetto dando, quando necessario, i suoi suggerimenti sullo sviluppo delle trame e dellə personaggə.
il risultato è molto buono (l'unica parte del volume che non mi è piaciuta molto è quella finale, in cui sono raccolte alcune brevi strisce comiche che riprendono i fatti della storia originale), sicuramente apprezzabilissimo dallə fan di demon slayer.

la prima storia è dedicata a tomioka, inviato in un piccolo villaggio del nord per indagare sullo sterminio di una famiglia. qui incontra shinobu, in viaggio per raccogliere erbe medicinali, che si rivelerà un valido aiuto per le sue ricerche. nel villaggio, intanto, lə abitanti danno la colpa della tragedia a un orso selvatico ma il comportamento di yae, l'unica sopravvissuta della famiglia e unica erede dei matagi (i cacciatori - tutti uomini con la sola eccezione di yae - di orsi e cervi durante la stagione invernale), lascia presagire che la verità sia un'altra e che la ragazza sappia più di quanto non voglia ammettere...

il secondo racconto ruota intorno a rengoku, alla sua amicizia con kanroji e allo scontro con una delle lune demoniache, la prova che gli permette di diventare una colonna della squadra ammazzademoni. rivedere rengoku, ritrovare il suo carattere solare e determinato, scoprire di più sul suo passato è stato enormemente emozionante e, se nella prima storia si sentiva l'influenza dell'incontro con tanjiro su tomioka, qui i brevi flashforward di quello che sarà poi nello scontro raccontato nel capitolo del treno mugen strappano inevitabilmente qualche lacrimuccia allə lettorə.

in sintesi, demon slayer - another story è un volumetto molto carino che strizza più di una volta l'occhio ai fan dell'opera di gotouge e che regala qualche momento in più in compagnia di due dellə personaggə forse più amati della serie.