mercoledì 22 marzo 2023

elettra s01e01 - l'olivastro: intervista a olga campofreda, eloisa morra e marta zura-puntaroni

“padre, padrone, padrino. padre spirituale, santo padre. patria, antichi padri, paternità. patriarca, patriarcato. quante parole da una singola radice, eppure una sola dinamica: quella di subordinazione a qualcosa di più grande, più sacro, più autorevole”


se in letteratura il rapporto madre-figlia è stato indagato più e più volte, soprattutto nell’ottica di uno scontro tra le due, quello tra le figlie e i padri è stato più spesso sottaciuto o rappresentato in modo stereotipato: i padri delle favole sono buoni ma spesso vittime di inganno (neanche a dirlo, da parte di donne), sono amorevoli ma in qualche modo inconsapevoli della vita delle figlie, assenti dal racconto delle loro esistenze. oppure sono padri-padroni: oppressivi, invadenti, autoritari. padri di cui si è succubi, insomma, in un modo o nell’altro, padri le cui scelte ricadono inevitabilmente sulle figlie.

il mito di elettra, a cui si rifà il titolo di questa collana – anzi, serie – è esplicativo di quel rapporto di subordinazione così radicata da trasformarsi in amore cieco. elettra non vede i crimini del padre: l’uccisione della sorella, il tradimento della madre con cassandra, l’arroganza di chi, dopo dieci anni di lontananza, torna a casa e vuole ripristinare il suo dominio, come prima l’aveva imposto sul campo di battaglia. non vede nulla e, anzi, giustifica ogni sua azione e colpevolizza la madre che pure aveva fatto in modo di proteggerla da egisto, spingendo il fratello oreste a ucciderla. elettra è la figlia accecata dalla devozione, che non si fa scrupoli a far continuare a versare il sangue della sua famiglia.

la prima elettra di questa serie è caterina, protagonista del racconto l'olivastro di marta zura-puntaroni, il primo episodio di questa serie. figlia del sud, trapiantata controvoglia al nord in cerca – ancora – di sé stessa. caterina è una pianta sradicata dalla sua terra che anela al ritorno, è un albero forzato a crescere in una direzione che non avrebbe mai preso se libero.
e come tutto quello che è costretto ad abitare luoghi sbagliati, caterina vive male. la sua vita è fatta di scelte compiute nel nome del buon senso e del “cosa direbbero gli altri”, così asseconda la decisione della madre di spedirla a milano a studiare giurisprudenza per quieto vivere e così finisce per stare insieme a matteo, il brillante, perfetto studente che si laurea in tempo con il massimo dei voti, che sa sempre cosa dire e come comportarsi. caterina è tutto il contrario della perfezione e soffoca in una città in cui non riesce ad ambientarsi, senza trovare le persone con cui costruire rapporti sinceri che possano migliorare un po’ le sue giornate.
è per questo che caterina torna a casa: torna alla sua terra, ai suoi ulivi e soprattutto torna da suo padre, l’unica persona che l’abbia capita e accettata per quella che è:

“cateri’, tu non sei come quelli lì, non sei un ulivo, ma a te che te ne frega di stare in fila e farti tagliare i rami, no? non ti preoccupare se gli altri fanno più frutti, le continuò, tu almeno sei tutta intera, tutta tu, te ne stai per la macchia a farti i fatti tuoi, e sei bella e selvatica, non ti sei fatta tagliare i rami per mettere quelli addomesticati, no?”

caterina e suo padre parlano una lingua tutta loro, una lingua fatta di alberi e frutti e terra, una lingua che li unisce nella stessa passione, una lingua capace di descrivere il mondo e di modellarlo come piace a loro. è un rapporto bellissimo il loro, fatto di comprensione, complicità e silenzio. e la loro storia - un modo bellissimo di iniziare un progetto così interessante e promettente - porta a un finale sorprendente che sconvolge lә lettorә e che ha bisogno di tempo, di qualche rilettura prima di mostrare il suo vero significato.

di elettra, caterina, padri e figlie parliamo con olga campofreda e eloisa morra, curatrici della collana e marta zura-puntaroni autrice de l’olivastro. buona lettura!

ciao a tutte, grazie mille di essere qui e benvenute su claccalegge! parliamo di elettra, il vostro progetto nato con effequ: spiegateci di cosa si tratta e come è nata l'idea di questa "serie"
Eloisa: L'idea di Elettra nasce dal dialogo su padri e patriarcato iniziato quasi tre anni fa con Olga, a cui mi legano tante passioni (femminismo, scrittura, ricerche sulle voci d’autrice). Ci aveva colpito in particolare il fatto che si trovassero un sacco di studi e testi sulla figura della madre e sull'evoluzione del materno, molto meno invece sui padri, e in particolare su come scrittrici contemporanee stessero iniziando a portare avanti riflessioni nuove, che inquadravano i padri e le figlie da angolature inusuali. Ci era poi capitato di imbatterci in romanzi in cui nuove figure di padri — decisi ma anche fragili, assenti, scomparsi o fantasma — apparivano di sguincio, come in attesa di essere sviluppate ulteriormente. Quale migliore occasione di un progetto editoriale?

Olga: una cosa molto importante per il discorso del progetto io e Eloisa ce la siamo detta dopo aver letto il bellissimo saggio di Katherine Angel, Bella di papà. Angel scrive in un mondo post #metoo in cui già da molto presto le giovani donne iniziano a prendere consapevolezza della propria condizione e del proprio ruolo di genere. Questo ha comportato un allontanamento dalla famiglia e soprattutto da quei padri verso cui il mito invece le avrebbe fatte tendere. Nel libro di Angel i padri innamorati sono come amanti abbandonati. Questo era un ripensamento interessante. Qualcosa di collaterale che si andava ad aggiungere ai discorsi più diffusi sulla lotta al patriarcato. Quali altre alternative al mito avremmo potuto trovare, in un mondo in cui la femminilità è sempre più consapevole? Questa è la domanda che in diverse forme abbiamo fatto a tutte le nostre Elettre.

Eloisa: Si, Angel è stata una lettura decisiva, come pure naturalmente tutto il dibattito seguito al #Metoo. Parlare di padri significa, in un certo senso, anche ridiscutere il rapporto con l’autorità in senso latto, e in particolare la figura del maestro, spesso e volentieri problematica.
perché avete scelto di intitolare la collana proprio a elettra, una figura che incarna lo stereotipo dell'attaccamento al padre?
Eloisa: Perché ci piaceva l'idea di poter giocare con le cristallizzazioni mitiche, rovesciandole. Elettra è un modo per ridare voce non solo alle figlie, ma anche per liberare i padri da stereotipi tossici (mascolinità come sinonimo di forza, mancanza di espressione dei propri sentimenti). In un certo senso ci piaceva anche l'idea di ri-includere nel discorso pubblico le figure dei padri (maschi cis di mezza età), liberandoli dalle loro armature-prigioni.
perché avete pensato di affidare queste riflessioni a una serie di racconti e non, ad esempio, a un saggio?
Eloisa: Perché pur essendo delle ricercatrici ci sembrava fondamentale uscire dalla prospettiva degli studi accademici per raggiungere un pubblico ampio. Poi ci piaceva l'idea di Elettra come avventura collettiva, con racconti scritti da autrici di varie generazioni, dalle voci forti per originalità letteraria. E quale formato migliore del racconto, declinato nel libro di piccolo formato, da far girare di tasca in tasca? L'idea ci ha (scusate il gioco di parole) elettrizzate!
elettra ha un'altra particolarità, non è una collana ma una serie e sul sito dell'editore, infatti, l'olivastro è presentato come "stagione 1, episodio 1". cosa si intende per serie in questo caso?
Olga: A me piace pensare a un’antologia diffusa, in cui gli episodi affrontano la tematica del paterno attraverso diverse voci e diverse angolazioni. Il lavoro fatto a monte, sulla selezione delle scrittrici, è stato molto bello e valido. Abbiamo innanzitutto mappato il territorio delle voci femminili nella letteratura italiana contemporanea e poi ci siamo soffermate su chi tra queste nei loro lavori aveva lasciato trapelare di aver qualcosa di nuovo da dire sull’argomento. Con Marta, per esempio, è stato veramente folgorante.

Eloisa: Ci ha entusiasmato l'idea di un progetto a termine, con episodi di altissima qualità, un'antologia disossata quasi. Elemento di novità che abbiamo sottolineato scegliendo di tenere la stessa immagine di copertina, creata dalla talentuosa Carla Indipendente, per tutti gli episodi della serie (in stile Netflix). A variare sarà soltanto il colore. L'invito è a collezionarli tutti!
come avete scelto marta per il primo episodio di questa serie?
Olga: A me erano piaciuti da morire i suoi libri per Minimum fax e nel secondo, in cui si parla tanto della linea femminile della famiglia, ci sono in verità alcune scene dedicate al padre e alla famiglia del padre che sembravano sospese nel tempo. Avevano qualcosa di atavico che poteva essere interrogato ulteriormente. Il contrasto era quello tra le donne emancipate che si muovevano sulla scena e un padre accennato, marginale, ma con un legame fortissimo alla terra e alle tradizioni. Motivo che torna in parte nell’Olivastro, forse con maggiore empatia.

Eloisa: Concordo, Olga aveva recensito il secondo romanzo di Marta e anche per me è stata una folgorazione. C'era un nucleo immaginativo che andava ulteriormente sviluppato ma era già lì. Credo l'Olivastro delinei un piccolo mondo in pochissime pagine, e che difficilmente i lettori lo dimenticheranno.
la copertina presenta una donna che si scioglie i capelli e dalla sua treccia disfatta cade un omino piccolo piccolo. io c'ho letto un miliardo e mezzo di simboli e mi sono fatta un'idea che non so quanto sia sensata, ma spiegateci voi quest'immagine cosa rappresenta e perché l'avete scelta per elettra.
Eloisa: Si, è un'immagine bellissima, stratificata. Ci siamo imbattute nel lavoro di Carla Indipendente un po' per caso, su Instagram: è stato subito un sì tanto da parte mia che di Olga e degli editori! Credo Carla abbia tradotto in modo impeccabile il nucleo del progetto, l'idea cioè di scrollarsi di dosso una volta per tutte gli stereotipi sul paterno. Le nostre Elettra non sono arrese né pregiudizialmente contro il maschile, ma rivendicano la possibilità di ridisegnare da capo i rapporti tra padri e figlie. Vera Gheno recentemente ricordava il ricorrere nel discorso pubblico della parola "mammo", come una diminutio: quando invece ci si trova semplicemente davanti a padri attivi, presenti bella vita emotiva e intellettuale delle figlie.
marta, per te come è stato ricevere l'invito a inaugurare questo progetto?
Marta: Allora, io non mi ero confrontata molto spesso con il genere racconto, quindi ho detto di sì con l’intima speranza che la cosa come dire, naufragasse o che trovassero scrittrici più interessanti di me e si scordassero di avermelo chiesto. Non è successo e anzi hanno trovato l’ottimo sostegno di effequ che per motivi sia personali che di politica editoriale è una delle mie case editrici del cuore, quindi a quel punto non potevo più tirarmi indietro. Fortunatamente Caterina e Paci’ si erano iniziati a formare nella mia testa autonomamente, senza che io ci pensassi troppo, quindi quando si è concretizzato il progetto c’era già una storia da raccontare.
come dice eloisa, ne l'olivastro c'è un mondo intero, quello della campagna, degli uliveti, di una saggezza e una conoscenza precisa. c'è un che di biografico in questa ambientazione?
Marta: Ovviamente sì. Sono sempre stata attaccata alle Marche (la mia regione di origine) ma più passa il tempo e più la campagna/provincia stanno diventando per me importanti a livello di narrazione. Come lettrice non tollero più i romanzi ambientati a Roma/Torino/Milano, i personaggi con le velleità intellettuali che ricalcano le velleità intellettuali di chi li scrive, il pensare che l’Italia sia tutta concentrata nelle tre città più grandi quando di base il 90% dei suoi abitanti vive in provincia. Quindi non ho potuto fare altrimenti che scrivere qualcosa di ambientato in campagna, con persone che non hanno altro desiderio che restarci.

Eloisa: Pienamente d'accordo con Marta sul valore narrativo della provincia (che, come ricordava in una recente presentazione, è molto più stratificata di quanto si immagini) e sulla necessità di staccarsi dal racconto dell'individualismo borghese per aprirsi a racconti più corali.

Olga: Con Elettra vogliamo avvenga questo: offrire una riflessione su alcuni paradigmi che stanno cambiando e ci interessano da vicino, dal punto di vista antropologico ed esistenziale.
la figura paterna non è per forza una figura negativa, ad esempio, paci' non lo è anche se forse lo si potrebbe dire assente quando avrebbe potuto aiutare la figlia a mantenere salde le sue decisioni (senza fare troppi spoiler)
Eloisa: Concordo in pieno sul fatto che non tutti i padri sono modelli negativi, e ci mancherebbe. Se posso permettermi un po' di autobiografia, nel mio caso lavorare a questo progetto è stato anche un modo di ritrovare mio padre, con cui parlavo spesso di scrittura e di questioni legate alla parità di genere e ai rapporti tra i sessi.
marta, nel tuo racconto ho letto anche la voglia di ribaltare alcuni pregiudizi, ad esempio sulla "nobiltà" di alcuni mestieri rispetto ad altri o sul rapporto tra città e provincia…
Marta: Le persone che scrivono sono spesso persone che vorrebbero lavorare nell’ambiente intellettuale - accademia, editoria, giornalismo, ecc. - e che quindi hanno come unico orizzonte narrativo quello, narrare persone che fanno quei lavori o che se non li fanno non li fanno perché non ci sono riusciti. Il “contadino” è sempre colui che avrebbe voluto studiare, avrebbe voluto fare altro ma per motivi socioeconomici non ce l’ha fatta. Ero stanca di questa idea, dell’idea che l’unico lavoro desiderabile e degno fosse quello intellettuale. Così la questione della città: sembra che i libri siano tutti ambientati sempre nelle stesse due o tre città d’Italia, la provincia è solo il posto gretto e chiuso da cui i fortunati riescono a fuggire e in cui gli sfortunati si trovano a soffocare. Non è un tipo di narrazione che mi rappresenta, e penso che sia evidente dai “ruoli” invertiti che hanno campagna e metropoli nel libro.
come si diceva all'inizio, nella narrativa il "padre" è spesso una figura lontana dal vissuto reale: penso alle favole in cui questi padri buoni, ad esempio, si risposano con donne crudeli e non si accorgono delle vessazioni subite dalle figlie, un po' come paci' che non riesce a far scontenta la moglie anche se va contro i desideri, che conosce bene, di caterina.
Marta: Io con Paci’ ho voluto riprendere un po’ la figura paterna che accompagna i miei due libri precedenti - che è quella che è plasmata su mio padre - e chiedermi come sarebbe stata se non avesse avuto quella serie di obblighi e pressioni patriarcali che l’hanno portata a essere il classico padre incapace di dialogo e di mostrare emozioni. E da lì è stato naturale vedere come il patriarcato non è una questione di singola persona, di singolo padre, ma come anche una madre può essere ancella del patriarcato, pretendere un addomesticamento del femminile selvaggio.
il rapporto tra paci' e caterina infatti è tutto giocato su quella sintonia che porta a comprendersi anche senza il bisogno delle parole, come se il cordone ombelicale fosse stato tra loro due più che tra figlia e madre... e poi alla fine questa comprensione reciproca di desideri porta a una conclusione della storia che - non faccio spoiler! - ammetto mi ha parecchio stravolta!
Marta: È un racconto ctonio, con personaggi femminili quasi repellenti a tratti e un personaggio maschile invece benevolo. Mi piaceva ribaltare la forma matriarcale del romanzo precedente, mi piaceva mettere un padre buono, mi piaceva soprattutto avere un personaggio femminile antipatico, scontroso, cosa che è raramente concesso ai personaggi femminili che devono essere sempre “piacevoli” - o sexy o intelligenti o simpatici o tutte queste cose assieme, mentre i personaggi maschili più sono abbietti e più piacciono. Caterina, mi sono resa conto poi, anche da semidivinità ctonia come io ho finito per pensarla, repelle il male gaze, ed è proprio il suo scopo. Sulla conclusione posso solo dire che è la prima scena che mi è venuta in mente, come i personaggi si sono presentati. Da lì ho dovuto fare un percorso a ritroso per capire chi erano e cosa era successo.

Eloisa: Concordo, l'Olivastro pare parli in modo diverso a ognuno di noi, e come il male gaze interiorizzato sia parte di alcune donne, non solo di uomini di alcune generazioni.

Marta: La madre di Cate è l’esempio di patriarcato portato avanti dalle donne, quelle che impastoiano altre donne negli stessi obblighi che hanno subito e che le rassicurano.

Eloisa: Purtroppo si, e credo L'Olivastro parli a molte di noi perché questi tentativi di ‘addomesticarci’ da parte di altre donne li viviamo in modo quasi quotidiano…
elettra, dicevate, sarà una sorta di antologia a episodi: sapete già quanti saranno? e magari potete anticiparci qualcosa sulle prossime uscite?
Eloisa: Per adesso vogliamo restare nell'ordine della decina, con autrici di generazioni diverse. Alterneremo fiction a non fiction, e speriamo che questo sia utile a tradurre una pluralità di angolature. All'Olivastro seguirà un testo di Francesca Manfredi, Bestiario Parentale, un personal essay molto avvincente sull'etologia del materno vs paterno; anche in quel caso, un ribaltamento. Con Francesca Scotti invece torneremo alla fiction, attraverso un testo corale molto delicato sull'età di passaggio (di qui il complicato rapporto coi padri) che è la prima adolescenza. E poi Alessandra Sarchi, altra scrittrice dall'immaginario molto visivo, denso, che in passato aveva riflettuto sul materno. Ho già detto troppo! ;)
com'è nata la collaborazione con effequ?
Olga: Di effequ abbiamo sempre amato l’attenzione alle questioni di genere e al dibattito contemporaneo. In particolare, il modo che hanno - soprattutto nei saggi pop - di intercettare temi importanti di questa società in cambiamento senza banalizzarli ma immettendoli nel discorso di oggi.

Eloisa: L'incontro magico con effequ è nato attraverso Olga, ed è stata sintonia immediata. Apprezziamo tantissimo la loro selezione di titoli, l'attenzione alle questioni di genere e la loro idea di editoria resistente. Ne è prova l'investimento sulla serie, un progetto molto ambizioso su cui il dialogo è costante.
elettra riprende il piccolo formato che negli ultimi anni ha avuto molto successo e lo articola in un modo nuovo, cioè quello della collezione di libretti che insieme formano un corpus unico: questa è stata una scelta vostra o dell'editore?
Olga: Scelta collettiva direi.

Eloisa: Concordo, collettiva. Il formato libretto da collezione ci è parso molto più atto a intercettare i bisogni attuali (rapidità di lettura, agilità del formato, riconoscibilità) che non l'antologia old school.

Olga: Sì, ci sembrava dinamico e poi metaforicamente ci piaceva anche l’idea di sollevare pensieri che ti si infilassero in tasca, accompagnandoti per un’intera giornata.

Marta: Sono d’accordo, l’antologia è un formato pesante e che non rende, sia a livello economico che a livello letterario. Appiattisce i testi, interessa ormai poco. Mentre questa scelta dei libri brevi secondo me è molto bella.
ci saranno anche racconti di esordienti in questa prima stagione di elettra?
Olga: No. Non abbiamo pensato ad esordienti perché una delle caratteristiche di Elettra è la riconoscibilità della voce e del punto di vista di autrici che ci sono piaciute e che, appunto, si erano già mostrate tangenti al tema di riferimento. Toccava solo tirarglielo fuori!

Eloisa: In un certo senso ogni Elettra è frutto di un riconoscimento reciproco! E anche l'idea di spingere autrici di cui apprezziamo le voci a confrontarsi con un formato nuovo: racconti per cui scrive romanzi, non-fiction per chi lavora con la fiction (e viceversa). :)

Marta: Naturalmente per me è stato molto bello vedermi riconosciuto uno sguardo potenziale sul paterno da far evolvere in questo progetto, e ringrazio tantissimo Eloisa e Olga per aver pensato a me come prima autrice. Come ho detto all’inizio ero molto intimorita dal racconto, era una forma letteraria che non avevo mai sentito mia - ma la storia di Paci’ e Cate è arrivata molto prepotentemente e aveva proprio il ritmo adatto, e sono davvero soddisfatta del risultato.
se non avessi letto l’olivastro proprio pochi giorni fa, adesso sarei curiosissima di buttarmi a pesce nella storia di caterina! quindi vi ringrazio tantissimo del vostro tempo e di questa bellissima chiacchierata e vi auguro imboccallupo per questo progetto!
Olga: grazie dell’opportunità!

Marta: grazie a te!

Eloisa: grazie ancora!

giovedì 16 febbraio 2023

not simple

"la tua vita è incredibile. non esistono film del genere al giorno d'oggi. un film che raccontasse una storia simile sembrerebbe falso. voglio scrivere un romanzo su di te. ma inizierò a scriverlo tra un anno. quando incontrerai la donna dell'appartamento. che ne dici?"

tutte le famiglie felici sono uguali, ogni famiglia infelice è infelice a modo suo, diceva tolstoj all'inizio di anna karenina.
la famiglia di ian è una famiglia infelice, tutta la sua vita è infelice. quella di ian è un'esistenza che si è sviluppata affastellando una sfortuna dopo l'altra e che finisce solo dopo l'ennesimo, sfortunato incontro. una ragazza lo scambia per un barbone e lo invita a mangiare con lei in un ristorante solo per farsi vedere in sua compagnia: suo padre le ha promesso che ucciderà il suo fidanzato ma lei non ci crede davvero. per precauzione però, decide di farsi vedere insieme a un barbone qualsiasi per ingannarlo. ian però non è un barbone, sta girando l'america a piedi in cerca di sua sorella. non è la prima volta che una sconosciuta lo invita a pranzo convinta che lui sia un senza tetto: tre anni prima, una donna ha fatto la stessa cosa. ian e lei hanno parlato delle loro vite, delle loro famiglie, dei loro desideri. si erano dati appuntamento dopo tre anni esatti e quando incontra la ragazza manca un solo giorno all'appartamento.
ian viene ucciso dagli scagnozzi del padre di quella ragazza proprio mentre lei scopre che la donna di tre anni prima è sua madre.
ad assistere a tutto questo c'è jim, uno scrittore amico che di ian che promette di raccontare la sua storia in un libro.
così inizia not simple, così finisce la storia di ian, ma per sapere come è cominciata bisogna girare pagina e prepararsi a ingoiare bocconi ancora più amari di questo, perché se la sua fine è tragica, anche tutto quello che gli è successo prima, da quando è nato, è incredibilmente triste e ingiusto.


natsume ono ci pungola così con le parole di jim, ci mette subito voglia di sapere cosa è successo di tanto terribile nella vita di questo povero ragazzo. dopo questo prologo spiazzante e velocissimo, ricomincia dall'inizio e ci racconta di ian dagli anni della sua infanzia, ci presenta la sua famiglia crudele che sembra nasconderci qualche segreto inconfessabile.
suo padre è un uomo orribile, un narcisista pieno di sé che abbandona la famiglia senza rimorsi, sua madre è un'alcolizzata che lo odia e solo sua sorella kylie sembra provare un po' d'affetto per lui.

svelandoci un segreto per volta, andando avanti e indietro tra i ricordi e il presente, ono ci mette davanti alla straordinaria purezza di un ragazzo nato e cresciuto tra l'odio e il disprezzo, un personaggio quasi da tragedia greca, nato sotto una cattiva stella, il cui destino è segnato fin dalla nascita. nonostante tutto il male subito, ian rimane un puro: sembra incapace di provare rancore, di desiderare vendetta. c'è come una luce dentro di lui che si accende a ogni sorriso, una luce che è sopravvissuta agli abusi, alla mancanza d'amore e di tenerezza.

not simple è un romanzo intricato in cui ogni fatto sembra esistere solo per poter rimandare a qualcos'altro, una storia così incredibile da sembrare impossibile, finta.
i disegni di natsume ono sono inconfondibili, il suo tratto spigoloso, il modo in cui reinventa le anatomie per dare un volto ai suoi personaggi, tutti occhi e bocca, essenziali e fortemente espressivi, quasi delle maschere.
il suo disegno, dietro l'apparenza un po' naïf, è molto studiato e riesce a restituire delle ottime scelte di regia, dando a tutta la storia un assetto quasi cinematografico.


not simple è un manga dalle tematiche forti che meritava un trigger warning grosso come un elefante in copertina, decisamente inadatto a un pubblico di giovanissimi che potrebbero lasciarsi ingannare dai disegni e un po' dalla quarta di copertina.

*trigger warning (spoilero il meno possibile ma...)*
dentro c'è di tutto (anche se non ci sono scene esplicite, i fatti vengono raccontati, non mostrati, smorzando un po' l'effetto sullə lettorə): abusi sessuali, incesto, alcolismo, prostituzione minorile, famiglie disfunzionali.
***
personalmente l'ho trovato un'ottima prova di scrittura.
natsume ono riesce a gestire una storia così difficile senza scadere nel patetismo e senza renderla inverosimile, facendo di not simple un dramma contemporaneo che varrebbe la pena trasformare in un film o in un'opera teatrale.

sabato 21 gennaio 2023

giardini cannibali

quando vivevo sul continente, in giardino avevo perfino un oceano.
era un oceano magnifico, con tutto ciò che un oceano deve avere. eppure molte persone si mostravano perplesse quando dicevo di avere un oceano in giardino.

case e giardini sono spazi che consideriamo sicuri.
spazi domestici, anzi addomesticati, che modelliamo a nostro piacimento, sulla base delle nostre necessità e del nostro gusto personale. spazi che dominiamo e che ci fanno sentire protettə da qualsiasi assurdità possa trovarsi al di fuori del loro perimetro.
case e giardini sono così, tranne che se a crearli è la penna di pietro verzina.

avevamo già parlato (qui!) di ammodino, nuova casa editrice che si promette di proporre testi sopra le righe ma a modino - appunto - nella forma. oggi vi scrivo due parole (in realtà molte di più, ci tengo a questo punto a sottolineare anche la mia coerenza con il titolo di questo blog) sul perché giardini cannibali è l'esordio perfetto per mantenere queste promesse.

giardini cannibali è una raccolta di cinque racconti - e nessuno di questi si intitola giardini cannibali - campioni di stravolgimento delle certezze, qualora esistesse una disciplina simile.
quello che li accomuna è un concetto semplice, declinabile in mille forme diverse: gli spazi che crediamo sicuri, conosciuti, addomesticati, sempre uguali a loro stessi, non sono niente di tutto questo.
il mondo che abitiamo non è una quinta teatrale che si accontenta di essere così come le mani di uno scenografo l'hanno creata, anzi, ha regole tutte sue che non per forza possiamo comprendere e che a volte, più che contemplare la nostra presenza in quanto attorə protagonistə, ci tollera a malapena come un errore di quella logica che non ci appartiene.
se ai protagonisti di queste storie viene abbastanza facile adeguarsi in qualche moda questi spazi irreali e grotteschi, a noi lettorə non resta che accettare il patto che ci propone verzina, sospendere la nostra incredulità e lasciarci accompagnare all'interno di case, giardini, serre, paesi e persino oceani, regolati da geometrie impossibili che distorcono la nostra idea di spazio-tempo.

la scrittura di pietro verzina svela l'irrealtà di questi mondi accettandola completamente, non si lascia sorprendere dalle stranezze che incontra, lascia a noi il compito di rimanere sconvolti solo all'inizio per poi aiutarci a fare nostre le regole inquietanti dei luoghi che descrive e dei personaggi che in questi luoghi si muovono. è questo modo di raccontare le storie che rende queste invenzioni fantastiche e grottesche così affascinanti e che fa di giardini cannibali un piccolo compendio di geografie assurde, quotidianità stravolte e spazi inaddomesticabili.

così, abbiamo giardini in cui ogni notte si aprono fiori impossibili, appartamenti occupati da inquilini molesti, serre in cui la crudeltà del concetto di allevamento si ribalta a svantaggio degli esseri umani, oceani che annullano l'idea stessa di confine e case che custodiscono la fine del mondo.

se ammodino inizia la sua storia editoriale così, non possiamo che aspettarci grandissime sorprese!

lunedì 16 gennaio 2023

folklore: intervista a marga biazzi e jacopo silvestre

qualche giorno fa re-belle box e rebelle edizioni hanno svelato, tramite le loro pagine social, il primo di una nuova collana di libri dedicati al folklore, miti e leggende.
i libri saranno quattro, verranno pubblicati nel corso di tutto il 2023, faranno parte di altrettante box tematiche e saranno scritti da jacopo silvestre e illustrati da marga - blackbanshee - biazzi.

le box saranno spedite a partire da fine febbraio, quindi toccherà aspettare un po' prima di scoprire cosa contengono e - soprattutto! - prima di poter leggere il primo libro di questa serie che si preannuncia molto interessante. nel frattempo, jacopo e marga mi hanno concesso un po' del loro tempo per fare una chiacchierata e scoprire qualcosa in più su questo progetto.

intanto potete seguire le pagine instagram di re-belle box e rebelle edizioni (o su facebook, qui e qui)

buona lettura!




ciao marga, ciao jacopo, grazie mille per essere qui e benvenuti su claccalegge! parliamo del vostro nuovo progetto con rebelle edizioni e re-belle box, folklore. come è nata l’idea? e come si è sviluppato il progetto?
Marga: Ciao Claudia, grazie a te per l'invito! Per la nascita dell'idea ti risponderà Jacopo, io sono stata coinvolta dal team ReBelle a progetto iniziato. Annamaria (una delle fondatrici di ReBelle) ha pensato a me conoscendo la mia passione per il folklore e le creature varie! Per quanto riguarda lo sviluppo del progetto, nel mio caso mi vengono dati i testi (per sveltire i tempi le prime stesure) e poi ho totale libertà di interpretazione e struttura delle immagini...il sogno di ogni disegnatore.

Jacopo: L'idea è in realtà dell'editor Annamaria di Matteo, quindi di Rebelle Edizioni stessa. Il progetto iniziale prevedeva principalmente l'idea di una collana illustrata da Marga, e non credo di dover spiegare i motivi, viste le sue illustrazioni e la sua passione per il folklore Io ho avuto il piacere di conoscere Annamaria al Treviso Comic Book Festival e mi sono proposto per far parte del progetto, essendo l'argomento a me molto congeniale Ho quindi mandato loro qualche prova di scrittura e... eccoci qui!
il primo libro ha come sottotitolo "boschi e foreste", possiamo dedurre che ogni volume avrà un'ambientazione diversa?
Jacopo: Ambientazioni anche in senso metaforico diciamo, ma la risposta è sì!

Marga: Esatto. Non possiamo ovviamente dire nulla sui prossimi titoli, ma si esploreranno diverse realtà folkloristiche accomunate da elementi, situazioni...
entrambi siete appassionati di miti e leggende, come è nata per voi questa passione?
Marga: Io con Labyrinth e Legend quando avevo 6 anni... Ah, e i racconta storie e anche Lady Hawk, che è il mio film preferitissimo di sempre! Sono sempre stata circondata sin da piccola da libri, fiabe, favole, miti e leggende: imprinting, insomma.

Jacopo: Da quel che ricordo da piccolo ero un divoratore di Miti Greci! Nel tempo ho poi cominciato a esplorare anche le tradizioni di altre culture, soprattutto del Nord Europa. Mi affascina molto vedere come leggende nate agli antipodi del mondo finiscano per assomigliarsi, talvolta per influenze culturali e talvolta credo per qualche simbolismo intrinseco proprio dell'essere umano! E poi le religioni e le fiabe sono letteralmente la nascita della narrazione, penso che ogni appassionato di fantasy e storie in generale dovrebbe prima o poi fare capolino in quel vastissimo universo fatto di eroi, Dei e spiriti maligni.
jacopo, puoi raccontarci come si è svolto il lavoro di ricerca e selezione per le storie che hai scelto?
Jacopo: Inizialmente Annamaria aveva stilato una lista di Miti e Creature di cui le sembrava interessante parlare. Io ho preso questa lista e ho tagliato qualcosa qua, e aggiunto qualcosa là, informandomi su internet e in biblioteca su quelle leggende che non conoscevo. Alcune cose sono invece nate dalla mia biblioteca preferita, che è casa mia! Questo posto straripa di libri, tanto che non sappiamo più dove metterli...
marga, per le tue illustrazioni hai dei riferimenti iconografici o ti basi esclusivamente sulle descrizioni - ad esempio dei personaggi o dei luoghi - presenti nelle storie?
Marga: Se ci sono, faccio ricerca iconografica, e per i miti più famosi che ha usato Jacopo si trovano immagini di riferimento (più che altro per essere fedele nella rappresentazione di "personaggi famosi" tipo Odino). Ma Jacopo ha pescato creature così poco conosciute che anche cercando non si trova nulla (se non un paio di reference piuttosto discutibili) quindi lì vado a invenzione, basandomi sulle descrizioni di Jacopo. Per alcune creature che conosco già bene di mio, invece, vado a interpretazione personale. Più che altro ho usato molte reference per gli animali a cui sono dedicati un paio di capitoli e che raramente disegno...con gli unicorni nessun problema, ma con gli orsi, ne avrò disegnati 10 in tutta la mia vita.
avete una storia (o un personaggio) che preferite tra tutte quelle che avete raccontato in questi volumi? (se sembra un tentativo di estorcere uno spoiler, bene, lo è!)
Jacopo: Uh, perdindirindina! Domanda ardua! A livello simbolico ti direi il Lupo, come personaggio di per sé... probabilmente Fenrir o Bjorn. Sono un tipo abbastanza nordico diciamo.

Marga: Io posso parlare solo di questo: non ho ancora letto gli altri, e a dirla tutta non ho ancora letto nemmeno gli ultimi capitoli di questo! XD ebbene sì, sto ancora lavorando alle illustrazioni, ma non temete che sarà tutto pronto per la data di consegna! Per rispondere alla tua domanda, senza fare spoiler, mi sono affezionata al figlio di un orso e di un'umana, che è un personaggio adorabile e di cui ho scoperto la storia grazie a Jacopo e al suo lavoro.

Jacopo: (Quella è veramente una gran bella storia, non vedo l'ora che la leggiate!)
jacopo ecco, mi hai anticipata! volevo proprio chiedervi se avete un'area di provenienza preferita di miti e leggende e perché proprio quella.
Marga: Per me è il Giappone e il Piccolo Popolo (Inghilterra/Scozia/Irlanda). Il Giappone perché dopo che ci sono stata nel 2008 ci ho lasciato il cuore: il suo folklore, che vive nei boschi, nei ruscelli, nei santuari, nelle vecchie case tradizionali mi ha incantata, chè quando sei lì, hai davvero la sensazione che ci sia qualcosa. Col Piccolo Popolo, il mio amore è nato prima, vuoi per labyrinth, vuoi che da adolescente incappai nei libri illustrati di Brian Froud (che, guarda caso, è il character designer dei Goblin di Labyrinth). Inoltre del folklore irlandese/scozzese amo che è molto incentrato sulla quotidianità, sia degli umani sia dei fatati, e io amo gli Slice of Life!

Jacopo: Ovviamente è difficilissimo rispondere Miti e leggende di tutto il mondo si sono influenzati a vicenda in una maniera talmente intricata che è pressoché impossibile separare un contesto leggendario da un altro. In generale tendo ad apprezzare di più le storie ambientate nel Nord Europa, soprattutto se di provenienza Scandinava. Trovo che i Vichinghi avessero un modo molto originale di trattare il destino e l'umorismo, i loro Dei sono molto umani e i loro eroi sono molto Divini. Per non parlare poi dei viaggi per mare, delle lande innevate e soprattutto dei mostri che abitano la cosmogonia dei nove mondi. Impossibile non rimanerne affascinati!

questi quattro libri usciranno insieme (o meglio, all'interno) di quattro mistery box, una soluzione editoriale un po' insolita rispetto al solito modus operandi delle case editrici (poi saranno comunque disponibili in libreria con il marchio rebelle edizioni) sapete già come saranno fatte le box? se sì, vi piacciono gli abbinamenti creati tra i libri e i gadget? oppure siete allo scuro di tutto come noi e siete curiosissimi anche voi?
Marga: Non so Jacopo, ma io sono all'oscuro del contenuto della box, proprio come voi.

Jacopo: Per quanto riguarda i contenuti, sono riuscito a malapena a scoprire un "qualcosa" che sarà all'interno di questa Box dei Boschi, per le altre sarà una sorpresa totale! Anche noi autori abbiamo bisogno di un po' di piacere della scoperta, per Giove!
raccontateci - senza spoiler! - un po' cosa aspettarci da questo primo volume.
Jacopo: Ne abbiamo per tutti i gusti, dalla Finlandia, all'Italia, dalla Francia al Nord America! Le storie saranno abbastanza atipiche, se non sbaglio alcune non sono mai neppure state tradotte in italiano.

Marga: Il tema lo avete capito dal sottotitolo, le leggende e le creature arrivano da tutto il mondo, ci saranno miti ampiamente conosciuti (ma un ripasso non fa mai male, soprattutto se non si è avvezzi a un determinato folklore... vedi me che di miti norreni sono piuttosto digiuna), e leggende meno note, anche io ho ampliato la mia conoscenza folkloristica lavorando a questo progetto: Jacopo ha fatto un lavoro di ricerca minuzioso.
durante il lavoro, vi siete confrontati, ad esempio per scegliere quali scene illustrare o quale aspetto dare ad alcuni personaggi?
Jacopo: Tendenzialmente è Marga a mostrarmi delle bozze, e poi io le rompo le scatole se non mi va bene qualcosa… spero che mi voglia bene lo stesso!

Marga: I miti da illustrare li ho deciso con Annamaria prima di leggere i testi, con i testi, poi una volta avuto questi, i disegni sono diventati molti di più perché trovo spunto a ogni riga! Jacopo mi dà suggerimenti sui bozzetti una volta realizzati, più che altro per correggere inesattezze legate al racconto o darmi suggerimenti su come sarebbe più giusto rappresentare un determinato personaggio. (Jacopo, sì, ti voglio bene lo stesso: essere puntigliosi è cosa buona e giusta per fare un lavoro WOW)
c'è qualche aneddoto divertente che vi va di raccontarci a proposito della vostra collaborazione?
Marga: Non credo... in realtà non ci siamo mai visti di persona e siamo molto professionali quando ci sentiamo... sarà la scadenza che incombe e non ci dà il tempo di cazzaggiare?

Jacopo: Purtroppo non credo ci sia nulla di eccessivamente divertente. Ci siamo conosciuti durante il progetto, e abbiamo dovuto (e dobbiamo ancora) correre parecchio perché tutto sia pronto in tempo! Per cui il nostro rapporto è stato molto pragmatico, almeno per ora...
e se doveste lavorare di nuovo insieme per un nuovo progetto, su quali temi vi piacerebbe orientarvi? 
Jacopo: Beh, ne abbiamo già altri tre in cantiere e penso che ne avremo per un bel po'! Devo ammettere che ho il sogno nel cassetto di adattare i miti, (soprattutto Norreni) anche in forma di fumetti, e forse a Marga potrebbe interessare, chissà!

Marga: Ne abbiamo altri tre che ci aspettano e i temi sono i migliori, almeno per me: illustrare libri di folklore è ciò che voglio fare sin da piccola! E i fumetti, che parlano di Folklore...quindi direi che il folklore va benissimo come tema!
bene, allora aspettiamo i vostri fumetti, magari su miti norreni e giapponesi...
Marga: Sul folklore giapponese sono già sul pezzo!😉

Jacopo: Si potrebbe anche fare un connubio, un Samurai Vichingo non l'ho mai visto mi pare! 

Marga: Uh mamma, estremo!!!
io resterei a torturarvi di domande all'infinito fino a farmi raccontare per filo e per segno tutto quello che ci aspetta nelle prossime box, ma così si perderebbe il gusto della sorpresa! quindi vi ringrazio tantissimo per il tempo che ci avete dedicato e vi faccio ancora una volta i complimenti per questa bellissima iniziativa! grazie mille (e qui su claccalegge siete sempre i benvenuti per tornare a parlare dei vostri prossimi progetti!)
Marga: Quando ci vuoi, noi ci siamo! Grazie ancora a te per esserti appassionata al progetto!♥️ 

► Jacopo: Grazie a te, è stato molto emozionante!
🌟 gallery 🌟
ringrazio tantissimo marga per avermi concesso di pubblicare alcune illustrazioni in anteprima!