ehi, aspetta!ascolta le vite dei bimbi del tempo che fu, i paladini del mondo,i piccoli ribelli ai genitori, gli inappropriati, gli impudichi,gli indomiti domatori di bulli,i sabotatori del sonno, i soffia-sberfletti,lottatori contro i limitatori di letizia,liberi dalla paura, destinati alla fama.
«attenzione! sappiamo della gloria, in giorni lontani, dei danesi con l'asta, dei re della nazione; che grandi cose fecero quei principi, nel passato...»
così inizia beowulf, il più antico e importante poema epico della letteratura anglosassone, ed è immediato trovare l'eco di questi primi versi all'inizio di bea wolf, il non-fumetto scritto da zach weinersmith e illustrato da boulet.
la storia si apre con una lunga dinastia di re e regine bambinə che risale al prode carl, modellatore di montagne, localizzatore di metalli, flagello dei bulli. lontana dall'idea che ne hanno lə adultə, regnare per lə bambinə significa condividere ricchezze - ovvero giocattoli, dolci e snack di ogni tipo - e proteggere il proprio gruppo dalle perenni minacce che arrivano dal mondo adulto: essere costrettə a lavarsi i denti o a passare il tempo con giochi educativi, non ingozzarsi di schifezze zuccherate e, cosa peggiore di tutte!, crescere.
è proprio questa la minaccia che grava sulla generazione di bambinə di re roger - detto il costruttore per aver realizzato la gloriosa casa sull'albero - impersonata dal terrificante grindle.
grindle è il non plus ultra dell'adultità: quarantenne grigio, dotato di riportino unticcio e gambette sottili da triste impiegato. questo cupo, anonimo e dimenticabile figuro vive proprio accanto alla casa sull'albero e le risate e le urla dei giochi dellə bambinə gli sono tanto indigeste da portarlo a dichiarare guerra allə piccolə vicinə.
grindle ha un solo, devastante potere, ovvero quello di rubare l'infanzia con un semplice tocco. le sue vittime, appena sfiorate, si trasformano in teenagers dai capelli appiccicosi di gel, schiavə di cellulari e dediti allo sbaciucchiamento selvaggio o, peggio, diventano all'istante adultə bisognosə di restare costantemente aggiornatə dai telegiornali, interessatə all'andamento delle borse o alle ultime beghe politiche.
eppure, nonostante il valore del suo esercito, re roger non riesce a sconfiggere l'odioso avversario. ad aiutarlo, però, arriva da lontano una valorosa combattente. questa è la spada giurata della regina heidi, cugina di carl e alleata di roger. bea wolf, questo il nome, è una bambina che ha già avuto modo di provare il suo coraggio e la sua integrità morale. vestita della sua armatura-orsacchiotto, bea wolf è pronta a vendicare i torti subiti dallə alleatə e a preservare il loro diritto a un'infanzia allegra e casinista.
dicevo all'inizio che bea wolf è un non-fumetto, e in effetti manca della tipica struttura a vignette, con i dialoghi dellə personaggə racchiusi nei baloon. quello di weinersmith e boulet è più un ibrido tra un libro illustrato e un fumetto vero e proprio. boulet disegna con un tratto morbidissimo, arricchito da accurati chiaroscuri, che rende lə piccolə protagonistə di questa storia tremendamente adorabili, morbidə monellə con gli occhi tondi e vestitə di improbabili miscugli di capi che ci riportano alla mente l'isola che non c'è. il perfetto opposto di grindle, dunque, stereotipo grottesco dell'adulto che non abbandona la propria banale e pigra routine neppure per un attimo. ai testi, così, rimangono gli spazi bianchi sopra e sotto alle illustrazioni, un modo per raccontare la storia non soltanto attraverso i dialoghi, come avviene solitamente, e di poter quindi avvicinarsi allo stile maestoso dell'epica.
riprendendo il tono, la poetica e il linguaggio caratterizzanti le epopee mitiche del passato, i due autori francesi danno vita a un racconto che parla di bambinə e allə bambinə (anche quellə che anagraficamente non rientrano più nella categoria), e che restituisce all'età dell'infanzia tutta la sua imparagonabile grandiosità e bellezza, oggi forse perduta o quasi in quella confusione di bambinə zittitə con uno smartphone che spara lucine e canzoncine a tutto volume, che non vedono l'ora di diventare grandi, e adultə che non hanno mai voluto saperne di crescere.
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