venerdì 22 giugno 2018

non bisogna dare attenzioni alle bambine che urlano

caro diario, io sono nulla, loro hanno tutto e non sanno che esisto.

non so se siete il tipo di lettori che si lasciano affascinare dalle copertine dei libri, o se siete grandi abbastanza da ricordare il periodo in cui a scuola i portacolori esplodevano di penne colorate, i diari erano forse la cosa più importante che si teneva dentro lo zaino, che già a metà anno scolastico straripavano di biglietti, ritagli, adesivi, testi di canzoni, dediche, disegni, gli anni dei video su mtv, delle spice girls, dei pantaloni a vita bassissima e zampa larghissima, le magliette che lasciavano l'ombelico scoperto (no, non le chiamavamo ancora crop top), il frisé, le treccine, la bigiotteria trovata in allegato al cioè... sto divagando, ma se avete la mia età, è inevitabile che questi ricordi vi travolgano davanti a non bisogna dare attenzioni alle bambine che urlano.

il fumetto di eleonora antonioni e francesca ruggiero si articola in tre storie diverse ma che si svolgono quasi contemporaneamente, all'interno della stessa scuola - palcoscenico inevitabile delle storie adolescenziali.
la prima protagonista è giulia, la tipica ragazza poco appariscente, occhialuta, per nulla alla moda, per niente stra-ricca, nemmeno troppo carina. nella sua classe c'è federica, alla quale lei non può che guardare con invidia e ammirazione: federica è ricca, bella, interessante, ha una casa straordinaria e due genitori fuori dal comune, un sacco di amiche e le basta un niente per avere tutti i ragazzi che vuole. sembra impossibile che due ragazze così possano diventare amiche, invece è proprio quello che succede, e per giulia è come essere ammessa d'improvviso a un club esclusivo nel quale sente di non meritarsi di stare, e per rimanere lì la sola cosa da fare è mettere se stessa da parte e trasformarsi il più possibile nella copia di federica.
ma, come si suol dire, augurati di non ottenere quel che chiedi.
la vita che giulia immaginava stupenda ci mette davvero poco a rivelarsi una delusione totale, vuota, stupida e banale, ma è anche un passo importante, una tappa obbligatoria per acquisire finalmente consapevolezza di sé e del valore della propria identità.


la seconda storia è quella di anna e di un'amicizia che nasce in modo violento e cresce prendendosi tutto lo spazio, tutto il tempo, tutti i pensieri, occupa pagine dell'onnipresente diario tra disegni, ritagli e confessioni, che forse è qualcosa di più o forse no, che sembra unica e infinita e fortissima o forse è solo una bolla di sapone bella e fragile, come sono sempre gli amori adolescenziali.
e se giulia e anna chiedono attenzioni, aggrappandosi a qualcuno, cercando una qualche felicità tra un altro paio di braccia o in un gruppo di vincenti, clarice - la protagonista della terza storia - è più uno spirito libero, indipendente, a cui più che delle amiche, dell'essere parte di qualcosa di riconoscibile, interessa la sua passione per la corsa. e quando viene notata da un talent scout invece di impazzire di gioia come farebbero tante altre sue compagne, continua a testa bassa a mirare dritta ai suoi obiettivi.
perché le bambine non sanno solo urlare e chiedere attenzione, hanno imparato a prendersi quello che vogliono e non avete nessun modo di fermarle.


dopo misdirection, eris edizioni continua a restituire all'adolescenza quell'importanza che spesso le viene negata grazie a un'osservazione per nulla superficiale, anzi profonda e interessata, del periodo forse più complesso della nostra vita, gli anni delle prime aspettative, dei cambiamenti, del disincanto, delle scoperte, degli obblighi sociali; gli anni in cui ci si ritrova a sbattere la testa contro muri di cui non capiamo la necessità, tra la voglia di conformarci e confonderci col mondo e quella di essere diversi e unici, con un'attenzione particolare declinata al femminile (ma fruibile anche da un pubblico maschile), a un mondo che è rosa solo in apparenza ma che inizia a svelare le tragiche contraddizioni tra cui la vita delle donne, fin da subito, è costretta ad andare avanti, e che possono essere distrutte solo attraverso la loro conoscenza e comprensione.

lunedì 18 giugno 2018

commenti randomici a letture randomiche (56) ~ speciale arf! parte II

continuo a parlarvi di autoproduzioni, quest'anno all'arf ho fatto acquisti, come vi raccontavo, sopratutto nell'area self e sopratutto allo stand di mammaiuto, dove ho preso tre titoli nuovi di pacca:


il primo volume della nuova collana duepunti, firmato da lorenzo palloni, falene, una raccolta di quattro storie che si riassume perfettamente nella frase in quarta di copertina:

assassini, scafisti, mostri e fuggitivi: creature della notte fuori dal buio
quattro modi diversi di declinare il concetto stesso di orrore, da quello privato, quotidiano, estenuante, che pericolosamente esplode all'improvviso in uno di quelli che i tg definirebbero folle raptus, a quello lucido, freddo e calcolato, drammaticamente attuale, di uno scafista senza scrupoli.
c'è l'orrore della solitudine, quella immensa che ti fa sentire l'ultimo superstite dell'umanità, e quella forse ancora più grande dell'incomprensione che genera paura e violenza.

storie brevi e senza filtri, dure senza scivolare nella cattiveria, che raccontano con obiettività e senza nessun accenno di didascalismo una non-società fatta di gente chiusa, isolata, egocentrica e violenta.
mi ha lasciata un po' senza parole e un po' con la pelle d'oca, che è un modo per dire che è bellissimo senza sembrare troppo banale.

il secondo acquisto è - per una serie di fortunate coincidenze - anche il secondo volume della collana duepunti (ma tu vedi com'è strano il mondo a volte...), decisamente più allegro e fancazzista del primo: ovetto di francesco guarnaccia, che siccome ormai impazza ovunque, pubblica cose, vince premi eccetera, si è ritrovato a pescare tra le sue storie più vecchie per mettere insieme questo albettino che è incredibilmente carino, divertente e pieno di personaggetti buffi che mi hanno fatto sentire come un'adolescente davanti a un negozio pieno di pupazzi sanrio (sopratutto nella storia che da il titolo alla raccolta).
sono storie più o meno lunghe, alcune sono vignette di una sola pagina, di quelle che ti faresti fotocopiare e attaccheresti sull'armadio, tutte piene di quel mix tra disagio e vitalità squisitamente tipica degli under trenta che a leggerle quando i trenta li hai già superati ti danno una bella botta di vita, di voler cambiare il mondo, di tornare a fare cose assurde e folli, di annoiarsi sempre e nello stesso tempo di vivere tutto con un'intensità esagerata (e magari di farsi prendere dalla malinconia ripensando ai bei tempi andati).
non che ore sei tu...
che ore sono io?
anche questo volume è promosso! aspetto di scoprire i prossimi duepunti, tanto con i mammaiuti si va sempre a colpo sicuro.

infine i tre cani, di samuel daveti e laura camelli, finalmente in cartaceo!
avevo iniziato a seguirlo sul sito di mammaiuto, ma leggere a schermo non è la stessa cosa, anzi, a me non piace proprio e quindi ogni volta che annunciano la pubblicazione di una storia è sempre festa (e sì, arriverà presto anche ross!).
quella de i tre cani è una storia bellissima, una favola sulla falsariga di quelle dei fratelli grimm che leggevo e rileggevo fino allo sfinimento da piccola, ma con in più una visione decisamente più moderna del ruolo della protagonista.
pomeria è la classica contadina buona e ingenua delle favole, vive in una casetta isolata vicina al bosco e ha sposato un idiota cosmico, un incapace che dilapida la sua dote senza riuscire a fare nulla di buono, che la tiene buona con parole d'amore false e viscide.
ma il giorno che pomeria, durante una passeggiata, incontra un uomo misterioso in compagnia di tre cani, qualcosa inizia a cambiare: accettando uno scambio, prende per sé uno dei cani lasciando dei gioielli al loro padrone. è la sua prima scelta autonoma e da questo momento inizierà poco a poco a fare quello che ritiene giusto per sé senza curarsi delle lamentele e delle minacce di suo marito.
- sono venuta a chiederle di riprendersi il suo cane. mio marito vuole indietro gli orecchini.- e lei cosa vuole?
uno alla volta, pomeria prenderà con sé tutti e tre i cani, lascerà la sua casa e suo marito per iniziare un'avventura che fino a poco tempo prima avrebbe immaginato impensabile.
al di là dell'elemento favolistico, i tre cani è una storia di autoconsapevolezza ed emancipazione, un racconto sul coraggio di scoprirsi molto più capaci di quanto nessuno mai ci avrebbe creduti, ed è anche la storia di una donna in grado di scollarsi di dosso tutti gli stereotipi classici della buona moglie devota o dell'eroina che alla fine del viaggio trova la realizzazione nel vero grande amore.
posso dirlo che secondo me è tra i lavori più belli dei mammaiuti? non so se è abbastanza politically correct, comunque a me è piaciuto davvero tanto!

vi ricordo che tutti e tre i libri li trovate nello shop del gruppo, mentre qui il post c'è dedicato alla prima parte degli acquisti dell'arf!

venerdì 15 giugno 2018

il mondo degli insetti

ogni tanto mi viene in mente qualcosa all'improvviso.
mi capita spesso.


leggere il mondo degli insetti di akino kondoh fa sentire un po' come quando entra luce dalla finestra mentre stiamo ancora dormendo, ci arriva sugli occhi, ci sveglia ma non del tutto: il nostro cervello impazzisce dietro ricordi e sogni ma il nostro corpo sembra impigliato tra le lenzuola incapace di seguirlo. entriamo in un mondo con regole nuove, viviamo situazioni strane, assurde, impossibili ma le accettiamo completamente come se non ci fosse nulla di più normale.

è questo quello che questo libro riesce a fare, storia dopo storia: dare vita a piccoli mondi-momento surreali, sfumando e confondendo il confine che c'è tra la realtà e il sogno, tra l'adesso e il ricordo.
le protagoniste, che sono spesso alter-ego dell'autrice, si ritrovano spesso sole in spazi che si trasformano, in luoghi onirici che improvvisamente prendono vita e diventano loro stessi comprimari del racconto, in cui le parole - che nell'edizione italiana sono state lasciate come in originale - costituiscono forme decorative o funzionali, interpretano suoni o movimenti, si trasformano in cornice di una singola vignetta e aiutano a scandire lo spazio e il tempo del racconto.
nel mondo di akino kondoh tagliarsi le unghie diventa un modo per scavare nella propria memoria, aprire un cassetto può essere l'inizio di un viaggio incredibile in una dimensione più ampia del nostro universo, e gli eventi - anche quelli più banali - si rincorrono in un susseguirsi di coincidenze sempre uguali, come se ci fossero regole misteriose e sconosciute a scandire l'esistenza.

visivamente potentissimo e a tratti allucinato, il mondo degli insetti gioca tutto proprio sulle immagini, sui giochi di pattern ripetuti ossessivamente, sugli spazi che si annullano e ricreano senza tener conto delle regole fisiche, e sulla contrapposizione tra la frenesia grafica e la calma dei racconti, di quella voce narrante che sembra sussurrare lentamente tra la fessura quasi invisibile che separa sogno e veglia poche, ammalianti, parole, a volte tenere e malinconiche, a volte inquietanti, che trasformano il quotidiano in un paesaggio quasi metafisico. sono racconti in cui si scivola dentro quasi in stato di ipnosi, la prova che manga non è necessariamente sinonimo di fumetto commerciale e che anzi un tratto quasi classico - come quello di questi racconti - può sposarsi alla perfezione con la sperimentazione narrativa.

fonte: akinokondoh.com

un bel modo di inaugurare la nuova collana dedicata al fumetto di nicchia giapponese, doku, che vede alla direzione alcune vecchie conoscenze (come livio tallini e paolo la marca, oltre al fumettista vincenzo filosa) che sono già garanzia del livello qualitativo che manterrà la collana (già disponibile la fidanzata di minami, mentre io non vedo l'ora che esca utsubora, titolo che vorrei leggere da eoni), e che - a differenza di gekiga - si occuperà di manga d'autore contemporaneo.
piccola nota all'edizione: avevo il timore che la doppia cover potesse essere fragile e rovinarsi già durante la lettura, invece il volume è resistentissimo, oltre che molto elegante. complimenti a coconino per la bella novità, sono curiosissima di conoscere i prossimi titoli!

martedì 12 giugno 2018

macerie prime ~ sei mesi dopo

lì non dovrebbe esserci nessuna casa.
è isolata.
lontana dall'insediamento.
è pericoloso.
stanno sbagliando tutto.

che questo libro sia la seconda parte di una storia, ambientato - e pubblicato - sei mesi dopo la prima parte (di cui, se vi volete rinfrescare la memoria, ho parlato qui), lo sapete già. e se non lo sapevate, ve lo spiega zerocalcare fin dal principio, sta tutto nella seconda di copertina (quella in cui di solito non c'è mai niente). e insomma, si chiama macerie prime - sei mesi dopo, qualcosa vorrà pur dire.

sei mesi fa avevamo lasciato zerocalcare-personaggio e i suoi amici divisi dopo la lite che si era creata a proposito di un bando regionale che, se vinto, avrebbe potuto cambiare le loro vite.
zerocalcare aveva anche perso il suo armadillo, soppiantato dallo strafottente e menefreghista panda, ed era diventato meno paranoico ma decisamente stronzo, secco era in attesa di una sentenza che gli sarebbe potuta costare il posto di lavoro, katja e deprecabile stavano in crisi nera, cinghiale stava per diventare padre e sarah era gonfia di veleno per via di quell'infinita attesa della svolta che le avrebbe permesso di vivere la vita che voleva.
ora, trascorsi questi sei mesi senza contatti, la situazione non sembra poi migliorata di molto, se non che la cinghialotta è nata e il risultato del bando sta per arrivare, insieme alla sentenza di secco.
è in questo momento che il gruppo si riunisce, un gruppo di gente con i nervi tesi, sulla difensiva, imbruttita da tonnellate di cazzi amari e problemi che la vita ti scarica addosso come fossero frigoriferi per strada in piena notte, con assoluto menefreghismo e nessun rimorso, un microcosmo distrutto e sparato in orbita in uno spazio fatto di vuoti insormontabili. sono lì, tesi come corde di violino, pronto a esplodere di gioia, tutti pieni di speranze per questo bando che se lo vinciamo finalmente la vita potrebbe cambiare, finalmente potrei realizzare quel sogno, finalmente smetterei di vivere sempre in un costante e disperato status di precarietà, senza nemmeno avere il coraggio di ipotizzare quello che sarà se va tutto male.
all'appello manca solo giuliacometti, che sembra sparita nel nulla e alla quale, a dirla francamente, nessuno ha il tempo di pensare.

nel frattempo, qualcosa sta succedendo anche in quella dimensione parallela in cui vivono i mostri che creiamo con le nostre azioni e le nostre scelte, un mondo fatto di macerie e paure, di baracche misere, un mondo in cui tutto sembra tornato a una condizione brutale e animalesca in cui l'unica cosa che conta è mettersi al riparo e cercare di superare una giornata alla volta (se vi sembra una roba familiare, tranquilli, non è paranoia, non siete esagerati, è proprio così).
i mostri diventano sempre più forti, fanno male, strappano a qualcuno un pezzo dal petto, uno di quei tanti pezzi di cui, anche se non lo sappiamo, siamo fatti, quelli che si tengono insieme con lo sputo.

zerocalcare mette in scena tutti i suoi cavalli di battaglia, tutto quello che lo ha reso una specie di simbolo della nostra generazione: l'amicizia, lo spirito di sacrificio, l'onestà, l'abnegazione, tutto quel carico di valori presi dai cartoni animati degli anni '80, valori che abbiamo tradito e continuiamo a tradire, facendoci buttare fumo negli occhi, piegandoci a chi ci vuole vedere scannarci tra di noi anziché fare fronte comune e lottare insieme per i diritti di tutti, a chi ci vuole sempre più disperati, sempre più divisi, sempre più incattiviti, rancorosi e rabbiosi.
ed è una rabbia che ci sta tutta in una generazione cresciuta con l'idea che l'impegno e la perseveranza ti avrebbero portato a un futuro felice e che ora si vede trascinata da uno stage sottopagato all'altro, una rabbia che l'unico che ti può spiegare che non serve a meno che nulla è il più improbabile dei maestri, quello che hai sempre definito un cazzone senza speranza e che forse per questo il callo a non avere speranza ce l'ha fatto al punto tale che sa analizzare tutto con freddezza e lucidità, e può insegnarti che forse in fondo, anche se non si può negare che siamo nella merda fino al collo e il livello non fa che alzarsi, forse l'unica cosa che conta è che quella rabbia devi indirizzarla nel verso giusto, devi usarla per andare avanti e non peggiorare le cose.

macerie prime - sei mesi dopo a me ha fatto male come se fossero usciti venti tizi grossi e cattivi dalle pagine e m'avessero preso a calci e pugni.
perché zerocalcare c'ha questa capacità bellissima e tremenda di saper descrivere esattamente quella che è la situazione della nostra generazione, di saperne parlare facendo finta di essere leggero ma andando a beccare esattamente i punti deboli di un sistema che ci ha ridotti a essere quelli che riescono a campare bene se non ci pensano troppo, nella migliore delle ipotesi.
è un libro che sa far ridere, come sempre, che diverte, ma che sopratutto ti lascia un attimo - e anche di più - fermo a ragionare su quello che ci sta succedendo, un libro che mette al centro di tutto il più importante di quei valori che anni e anni di ken il guerriero e i cavalieri dello zodiaco e buona parte della produzione animata di ormai quasi 30 anni fa ci ha insegnato: l'amicizia. quel legame che ti tiene saldo alle persone importanti che fanno della tua vita qualcosa di più di un disperato tentativo di sopravvivenza, quelle persone che sono la tua rete di sicurezza, il tuo porto sicuro, la tua squadra.
lezione numero uno: non si scappa dalle cose feroci
lezione numero due: le cose feroci si possono colpire
lezione numero tre: se puoi abbi cura di chi ti sta vicino
questo è un libro forse più serio e severo dei precedenti, che lascia l'amaro in bocca ma che sa farti accettare che se le cose non sono andate come sognavamo, in fondo è anche normale, può succedere, succede a tanti e quello che conta, a questo punto, è continuare ad andare avanti, ricalcolare il percorso e continuare la strada con accanto quelli a cui vogliamo bene.
e se già zerocalcare un po' ce lo immaginavamo amico nostro, vicino alla nostra realtà, capace di capirci e di parlarci di quello che siamo, adesso forse lo è ancora un po' di più.

giovedì 7 giugno 2018

commenti randomici a letture randomiche (55) ~ speciale arf! parte I

e finalmente riesco a trovare un po' di tempo per mettermi davanti a una tastiera!
da quando sono tornata dall'arf è stato difficile persino organizzarmi per uno shampoo, tra esami e una micetta piccolina che un'amica ha salvato, che ho provato a stallare e che ha fatto impazzire camilla, trasformandola in un demonio peggio del solito (a proposito, la gattina cerca casa, se vi va almeno di aiutarmi a condividere il suo appello, cliccate qui )


e dunque, dicevamo: l'arf!
non sono una grande frequentatrice di fiere e questo è solo il secondo anno in cui riesco ad andarci, ma posso dire con assoluta certezza che amo follemente questa fiera, nonostante il caldo, nonostante lo stato pietoso in cui si riducono i miei piedi ogni volta, nonostante la stanchezza.
i pregi dell'arf sono tanti, ma quello che amo di più in assoluto è il clima da siamo una grande famiglia che si respira, gli spazi non esageratamente grandi, e sopratutto la centralità totale del fumetto, senza tutta quella fuffa - che so che piace tanto ma io personalmente odio - di bancarellame, cosplay, sigle di cartoni animati, giochi da tavolo eccetera.
una fiera di fumetto in cui si parla di fumetto.
sembra banale, ma non lo è affatto.

(se vi va di ascoltare un po' di deliri in merito all'arf, sopratutto circa l'elezione del maschio arFa, qui trovate il podcast della puntata di bande dessinnée su radiosonar.net, a cui ha partecipato - con infinita gioia ed emozione - anche la sottoscritta!)

e poi ogni anno è bello rivedere gli amici che stanno sparsi un po' in giro per l'italia e incontrare faccia a faccia gli autori di cui leggo i fumetti e che stalkero (ebbene sì) sui social 
quest'anno sopratutto un sacco di cuori e amore per carla di tararabundidee, per la sua compagnia, ospitalità, per avermi fatto partecipare alla sua trasmissione, per la pasta senza glutine e per i cerotti che hanno salvato i miei micromignolini   


sono riuscita a moderare il mio impulso dilapidatorio e a limitare gli acquisti ai desiderata sopratutto tra le autoproduzioni, facendo un'eccezione per quei libri che volevo avere autografati e dei quali infatti avevo rimandato l'acquisto.
come dicevo prima, il ritmo di questi giorni è stato folle e frenetico, e sono riuscita a leggere di più a roma che qui a palermo... ma dalla prossima settimana spero di potermi prendere un po' di tempo al giorno da dedicare a fumetti e blog, comincia a mancarmi troppo tutto questo!

intanto ne approfitto per parlarvi delle prime letture, prima tra tutti malerba di lorenza de luca, una delle autrici del gruppo manticora, alle prese con il suo primo monografico.
malerba è un libretto bellissimo, stesso formato del precedente nessuno ci farà entrare, nato da un progetto personale sviluppato in occasione di inktober.
malerba è una sorta di erbario narrativo ma anche - in puro spirito manticora - un prontuario per ogni aspirante avvelenatore (sì però non fatelo) o un libretto di avvertenze per erbivori voraci. una raccolta di storie, miti, leggende e aneddoti su alcune deliziose piantine che possono condurvi a sgradevoli inconvenienti o magari direttamente dentro una bella bara di mogano tirato a lucido, meravigliosamente illustrate da disegni a metà tra pin-up e erbario vero e proprio.
dal suo esordio con l'antologia sindrome, lo stile grafico di lorenza è evoluto tantissimo, acquistando eleganza e naturalezza, sia con le matite che - e questo è un ottimo esempio - con gli inchiostri.
non perdetevelo assolutamente! e no, non avete bisogno di aspettare la prossima fiera per recuperarlo perché lo trovate in vendita anche qui (magari insieme alle immancabili spillette del disagio, che servono sempre)

lettura velocissima e piacevolissima è stata quella del nuovo libro di giacomo bevilacqua (che, insieme a zerocalcare, mi ha fatto ridere fino alle lacrime durante la presentazione di caldaje - che trovate qui), a panda piace... questo nuovo libro qui, una raccolta di vignette a colori dedicata ai dieci anni di panda (queste ricorrenze mi fanno sentire vecchia da morire, io c'ho pure la maglietta di panda, comprata all'epoca dei primi fumettini!) e che, come è stato definito da giacomo durante la presentazione, è un po' un libro da aprire a caso in un momento grigio per ritrovare un attimo di felicità. roba frikkettona ha risposto zerocalcare, ma a me le cose frikkettone piacciono, panda mi piace e mi piace un sacco questo libro qui, che in effetti è bello da tenere a portata di mano e farsi sorprendere di tanto in tanto.
e a proposito di cose che mi piacciono, mi sorprendono e mi fanno felice, giacomo conosceva già claccalegge! niè, sono cose belle assai queste!

poi ho approfittato della presenza dello stand di renbooks non solo per importunare nino (ciao nino! ) ma anche per recuperare finalmente city and gender di julie maroh, autrice del bellissimo il blu è un colore caldo.
è un libretto che rischia di passare inosservato, per il piccolo formato e per la copertina semplicissima, quasi monocroma, ma le sei storie brevi al suo interno colpiscono come una mazzata in piena faccia. in pieno paesaggio urbano, nello spazio che è quello in cui viviamo ogni giorno, julie maroh cattura momenti di comune e quotidiano sessismo, senza esasperare o celare nulla di quello che potremmo osservare in qualsiasi strada di qualsiasi città del nostro tanto civile e moderno mondo.
il diverso atteggiamento della gente nei confronti di un ragazzo o una ragazza, la quotidiana, assillante discriminazione nei confronti dei transessuali, il maschilismo e machismo imperante, l'ipersessualizzazione e oggettificazione dei corpi femminili che tapezzano in manifesti enormi ogni angolo del nostro paesaggio quotidiano, al punto che quasi non li notiamo più.
la città senza nome delle pagine di city and gender è una qualsiasi delle nostre metropoli, è una qualsiasi delle nostre piccole cittadine di provincia ma è sopratutto una qualsiasi delle nostre città mentali: un luogo creato per organizzare dividendo, per ordinare in base a discriminanti, per tenere tutto a suo posto, in contenitori preformati dove poco importa se stai troppo stretto, uno spazio che si rifà a un pensiero e un pensiero che si sviluppa traendo spunto dallo spazio.
pochissime pagine affilate come rasoi per aprire gli occhi su una realtà che ha un bisogno tremendo di buttare a terra ogni muro e barriera e farci sentire tutti, senza distinzioni, semplicemente esseri umani.

continuate a seguire il blog e la pagina perché la prossima settimana spero di riuscire a parlarvi di un sacco di altre cose bellissime!