lunedì 25 novembre 2019

days of hate ~ atto secondo

"ma le rivoluzioni solitamente iniziano con il terrorismo."
- kathy acker, 'empire of the senseless'

america, qualche anno nel futuro.
il governo è in mano ai suprematisti bianchi, un governo fascista e repressivo che confina nei campi di lavoro tutti quelli che danno fastidio alla buona società: immigrati, dissidenti, oppositori.
è qui che abbiamo visto iniziare la tragedia di huain e amanda: un tempo sposate, innamorate e felici, la loro storia è andata in pezzi a seguito di un grave lutto. adesso huain è nelle mani della polizia e dell'agente freeman che cerca di sfruttare il rimorso e il desiderio di vendetta della donna per mettere finalmente le mani su amanda, diventata ormai una pericolosa e ricercata terrorista.
freeman è sicuro di ottenere abbastanza informazioni da huain e di riuscire a mettere le mani su amanda e sul suo complice, e non si fa nessuno scrupolo a tradire la sua immagine di uomo tutto d'un pezzo, integerrimo e ligio al dovere pur di arrivare al suo obiettivo. è tanto sicuro della sua forza quanto della debolezza delle due donne, del fatto che l'odio sia così forte da mettere in ombra non soltanto l'amore che hanno provato una per l'altra, ma quello che hanno sempre avuto per quella libertà, giustizia, umanità che uomini come lui calpestano ogni giorno.
ma, come avevamo già intuito nel primo volume, le cose non sono affatto sotto il suo controllo come crede lui...


questo secondo volume di days of hate è una lettura sicuramente più facile della prima parte: capiamo meglio cosa sta succedendo, siamo ormai dentro la vicenda e abbiamo capito cosa muove ognuno dei personaggi, nonostante il finale doloroso e spiazzante, nonostante il male che solo la speranza sa regalare. non voglio fare spoiler, ma le storie che è riuscito a intrecciare ales kot meritano qualche considerazione.
la vicenda si svolge essenzialmente su due piani che sono separati solo in apparenza: da un lato la storia d'amore - forse conclusa, sicuramente tragica - di due donne, il loro desiderio di vivere una vita felice, normale, semplice, tranquilla, dall'altro la necessità di calarsi all'interno di una società stravolta dall'odio, da un potere che si è trasformato in prevaricazione e violenza, la necessità di sacrificare la propria serenità, la propria quotidianità, per ottenere qualcosa che va oltre la realizzazione personale. certo, sarebbe stato facile scappare, andare oltre i confini, costruirsi una vita normale da qualche altra parte, sempre che ci sia ancora un posto dove essere felici, ma amanda e huain sono consapevoli che non siamo e non possiamo essere responsabili solo di quello che accade al di qua della porta di casa, e sono disposte a tutto pur di portare avanti la loro lotta verso un potere oppressivo e crudele.
kot alterna i momenti più felici del passato, quelli in cui le due protagoniste erano insieme, felici, innamorate, all'azione frenetica del presente, con il risultato di rendere ancora più dolorosa la loro separazione e le loro scelte.
è facile passare dalla storia di kot ai nostri giorni, ai fascismi dilaganti in europa e nel resto del mondo, alle guerriglie urbane e alle repressioni, è facile incontrare persone come huain e amanda - probabilmente non a caso due donne, impossibile non pensare alle tantissime attiviste uccise negli ultimi tempi, parallelo forse non voluto da kot ma comunque plausibile - che rinunciano alla facilità di girarsi da un'altra parte e rimangono fino alla fine per combattere per quello in cui credono.
non ci sono buoni completamente buoni né cattivi completamente cattivi e come in ogni guerra, sono sopratutto gli innocenti a farne le spese. kot è spietato su questo e non cede alla tentazione di idealizzare nulla, rendendo la storia meno digeribile ma sicuramente più realistica.


sperando che non sia profetico, days of hate è molto più di un thriller appassionante, è - come una buona distopia deve essere - uno specchio che deforma appena la nostra realtà costringendoci per una volta a guardarla senza il velo dell'abitudine e della rassegnazione.
danijel zezelj completa tutto con le sue tavole sporche, eleganti e intense che sanno rendere al meglio le atmosfere e le emozioni dei personaggi.
insomma, una degna conclusione di una bellissima miniserie che vi straconsiglio assolutamente.

qui il post sul primo volume della serie.

lunedì 18 novembre 2019

alice di sogno in sogno

è terribile. io vorrei solo starmene nella mia testa e dormire bene almeno una notte. lei non ha idea di cosa ci possa essere nei sogni delle altre persone.

qualche anno fa, nel 2015 se non ricordo male, giulio macaione pubblicò il disegno di una ragazza con i capelli scuri, corti e mossi, e in quel preciso momento io sapevo già che quel nuovo personaggio mi avrebbe conquistata come aveva fatto ofelia qualche tempo prima.
è passato un po' di tempo, alice ha finalmente una sua storia e io non mi ero sbagliata: mi ha conquistata dalla prima pagina e, con tutte le enormi diversità tra i personaggi e nelle trame, la sensazione che ho avuto leggendo la storia è stata fin da subito quella che ho avuto leggendo ofelia: non soltanto l'interesse e il coinvolgimento nella vicenda, ma anche la sensazione che una ragazza così - come alice, come ofelia - vorresti incontrarla e diventare sua amica.

alice di sogno in sogno racconta un momento particolare e difficile della vita di alice: suo papà ha perso il lavoro e tutta la sua famiglia è tornata a cincinnati, città che aveva lasciato qualche anno prima. ha ritrovato il suo amico jamie, ma a scuola è presa di mira dalle bulle e a casa e costretta a dividere con suo fratello la camera... e i suoi sogni.
alice è infatti capace di entrare nei sogni di chi le sta accanto, di viverli come se fossero suoi, ma non riesce assolutamente a pensare a questa cosa come a un dono, anzi: si ritrova invischiata nelle paure e nelle angosce della gente senza poter far nulla per aiutarli e senza nessun controllo del suo potere.
vorrebbe non avercelo questo potere, vorrebbe essere una ragazza normale, come tutte le altre, vorrebbe poter dormire la notte e sognare soltanto i suoi sogni ma imparerà presto che anche il più sgradito dei doni può rivelarsi fondamentale e utile per fare il bene delle persone che ama.


la storia è in realtà abbastanza semplice ed è facile intuire come andranno le cose già più o meno a metà lettura, ma giulio più che sull'effetto sorpresa e sui colpi di scena ha puntato sulla sua capacità di rendere veri e vivi i suoi personaggi, e ha vinto.
nella passione di alice per il disegno o di jamie per i fumetti è facile rivedere lui - e rivederci un po' tutti noi lettori appassionati e un po' nerd - è facile sentirli vicini, ritornare ai disagi adolescenziali, alla difficoltà di essere gli strambi con i giornalini nello zaino e la testa in aria.
per quanto straordinaria sia la vicenda di alice, con i suoi elementi da urban fantasy, ci sono dentro tutti i temi che a giulio stanno a cuore: gli affetti familiari, l'amicizia, saper rimanere sé stessi nonostante le difficoltà, imparare a credere nelle proprie capacità e a seguire il buon vecchio adagio che recita quando la vita ti dà limoni, tu fanne una limonata.
i colori di giulia adragna poi hanno saputo dare alla storia quel tocco in più, nelle atmosfere, che lo rende davvero un piccolo capolavoro.
merita anche una menzione la copertina a due livelli frutto del lavoro di bao publishing, con i gatti-incubo stampati sulla sovracoperta trasparente.

alice è uno di quei personaggi di carta che ti entrano nel cuore e ci restano a lungo.
so che giulio è già al lavoro su un'altra storia e non vedo l'ora di leggere anche quella!

mercoledì 13 novembre 2019

la scuola di pizze in faccia del professor calcare

le persone sono sistemi complessi. con tante facce, interessi, contraddizioni.
uno può avere voglia di raccontare anche cose molto diverse, a seconda dei giorni, degli stimoli...

e invece no. niente, come fai, sbagli, sopratutto se fai tanto - e con impegno e bene - e se per lo più a giudicarti sono quelli che non fanno una beneamata ma amano pontificare su tutto.
la prima delle storie inedite che apre questo nuovo volume-raccolta di zerocalcare - la scuola di pizze in faccia del professor calcare - inizia proprio con una (riuscita) riflessione su questo: c'è chi da zerocalcare si aspetta robe comiche e leggere sulle sfighe della vita e poi sbrocca appena legge un post impegnato, e chi invece, sopratutto dopo kobane calling, crede che non valga la pena scrivere qualcosa che non sia ben inzuppato di politica, di cronaca o della polemica del giorno.

ma, tranne rari - per fortuna - casi di monotematici ossessivi, nessuno è realmente capace di gestire un solo interesse, una sola passione, un solo argomento di conversazione o di riflessione e questo librone è quello che potete tranquillamente usare per picchiare l'ennesimo stronzo che ma dai, davvero ti piace sta roba*? ma non è da te! (*vale letteralmente per qualsiasi cosa. tipo: davvero ti piace cucinare? ma non è da te, tu sei quella che legge i fumetti) e dopo magari glielo fate anche leggere, così capisce che nessuno è piatto come una sottiletta mezza sciolta.
(nota autoreferenziale che probabilmente non interessa a nessuno quindi passate direttamente al capoverso successivo: questo argomento mi sta indicibilmente a cuore e - anche - per questo mi è piaciuto tantissimo il libro, che pure di inediti ne ha pochi e molte storie le avevo già lette.
certo che più il tuo pubblico è ampio e più il rompimento di palle è grande e variegato, ma credo che tutti, chi più chi meno, ci siamo trovati a essere giudicati incoerenti o poco credibili soltanto perché abbiamo pubblicato un video di gattini buffi dopo aver scritto una riflessione sulla situazione politica internazionale, per dire)

la scuola di pizze in faccia del professor calcare è diviso in tre sezioni e, rispetto ai libri precedenti - sia quelli completamente inediti che gli altri volumi-raccolta - contiene storie più o meno brevi su - praticamente - tutto.
la prima parte è dedicata alle tavole pubblicate sul blog e su wired ispirate dalla vita reale, quella porcheria che è la vita dei trentenni che quasi quasi rimpiangiamo persino l'adolescenza, con gli amici che si sposano costringendoti a riflettere su cosa stai facendo della tua vita e i genitori che continuano a pensare che senza i paraspigoli in casa non sei abbastanza al sicuro, dai social (ma voi ve li ricordate i bei tempi in cui sui forum si discuteva con pacatezza, argomentando ogni frase e premettendo sempre che tutto quello che stavamo per dire non era che una personale opinione con cui non intendevamo offendere nessuno, eventualmente scusateci?) con le loro faide sanguinose su argomenti che non meriterebbero molto di più che uno sticazzi?, dai viaggi in situazioni a volte imbarazzanti e dalle immancabili reminiscenze infantili sui cartoni animati che ci hanno irreparabilmente forgiato lo spirito.


la seconda sezione è quella più politica che inizia con una storia inedita che riprende i fatti del salone del libro di torino (la presenza di quella casa editrice fascista che non nominerò) e tutte le polemiche che ne scaturirono.
zerocalcare fu tra i primi, insieme ad altri scrittori, a comunicare che non avrebbe partecipato alla fiera, e tra chi non appoggiava la scelta e chi invece era d'accordo (oh, io non c'avrei messo piede nemmeno se avessi dovuto buttare il biglietto d'aereo andata e ritorno, la prenotazione dell'albergo e l'ingresso in fiera. pazienza per i soldi, ma c'è un limite a tutto) la questione è diventata così discussa che - grazie al dio del buonsenso - i fasci sono stati esclusi (prima che qualcuno riapra la polemica: no, non si concede spazio di parola ai fascisti, non si dà loro modo di esprimere opinioni, non gli si dà spazio né visibilità. mai. se non siete d'accordo, riflettete prima su chi sono, cosa hanno fatto e cosa rimpiangono e poi, se avete ancora qualcosa da dire in loro difesa, io non vi ascolterò.)
ho apprezzato tantissimo che ci siano queste pagine dedicate a quella che non è stata affatto una delle tante polemiche usa e getta, anzi, ho già ringraziato tante volte chi si è schierato contro la scelta di normalizzare e banalizzare l'orrore ed è riuscito a farci vincere tutti, ed è un bene ricordarlo perché nessun altro promotore di manifestazioni culturali di qualsiasi tipo permetta il ripetersi di situazioni simili.
tra le altre storie - già lette ma sempre molto valide e belle, che si rileggono sempre con piacere - c'è quella apparsa su repubblica - la città del decoro - che suscitò una valanga di polemiche all'epoca della sua prima pubblicazione, e una delle più importanti in assoluto (imho, come si diceva una volta su internet), questa non è una partita a bocce, che se ve la siete persi all'epoca della sua pubblicazione su l'espresso fate bene a recuperarla qui.


la terza parte infine è quella più puramente nerd, dedicata alle recensioni di film e serie tv. rileggere la storia iniziale, quella dedicata a star wars VII mi ha fatto ricordare che all'epoca, mentre tutti ci tenevano a dire bleah, schifo, vomito, state rovinando tutto, e blabla, leggere queste pagine mi aveva fatta sentire un po' meno sola (anche se non capisco tutto questo odio per gli episodi I, II e III, escluso jar jar binks che è effettivamente un'offesa alla dignità umana), stessa cosa per le considerazioni su game of thrones e handmade's tale (col senno di poi, possiamo dire che è stato profetico!).
la storia inedita qui è alla fine e chiude perfettamente il cerchio, pieno delle solite paranoie su quanto gli resta ancora da vivere come fumettista prima di tornare alle ripetizioni di francese (ma ti pare?) e su come fare a non sbagliare, con i fumetti e - se mi è concesso - un po' con tutto.

in tutte le storie c'è sempre tutto quello che di zerocalcare ci è sempre piaciuto: l'ironia, sicuro, ma anche la capacità di saper prendere posizione, argomentare, difendere le proprie idee, saper saltare dai discorsi sui grandi valori a quelli sulle banalità più stupide, ma farlo con coerenza, rimanendo se stessi sempre. personalmente penso che sia questo quello che fa di zerocalcare uno dei miei fumettisti preferiti: è sempre coerente, sempre trasparente e sempre capace di dare la sua opinione personale su tutto (almeno su quello di cui vale la pena parlare), che non è essere sputasentenze, è essere capace di riflettere sulle cose, ragionarci, capirle, farle proprie e riuscire a farsi un'idea personale in merito, e ci sono poche cose che apprezzo e ammiro (e spesso invidio) più di questa.


infine, dato che questo libro fa parte di quelli con cui bao publishing ha voluto festeggiare i suoi dieci anni di attività, ci sono delle pagine extra (che non ci saranno nelle successive ristampe) con una storia inedita dedicata a gaetano bresci, che nel 1900 uccise il re d'italia umberto I (quello che dava medaglie a chi si divertiva a fare il tiro al bersaglio sulla folla, per intenderci).
la storia di bresci - oltre al merito di ricordare un personaggio simile, sottolineandone il reale valore, e non etichettandolo come regicida-cattivo-non-si-fa - è lo spunto per una riflessione su tutte le nostre autocensure, su tutte le volte che abbiamo, magari per evitare discussioni infinite, rinnegato valori, eroi, modelli per citarne di più facili e innocui.
prendetelo presto questo libro perché è bellissimo (tranne che per lo sfondo della copertina che è davvero tremendo!) e vale la pena di avere anche questa storia.
e poi perché così zerocalcare si tranquillizza e continua a fare fumetti ancora un po', senza pensare alle ripetizioni di francese, e siamo più felici tutti.

lunedì 11 novembre 2019

amy

forse avrebbe potuto essere solo amy al ronnie scott di soho a cantare jazz per pochi. non credeva di poter vivere di musica, pensava di dover accompagnare la carriera con un altro lavoro, da cameriera. di musica ha potuto vivere, invece, ma il sistema musica, su una ragazza fragile e ribelle, ha agito da folle detonatore, portandola alla morte a soli ventisette anni.

non mi stancherò mai di ripetere quanto apprezzo la collana per aspera ad astra di hop! edizioni, questa bellissima raccolta di biografie così incredibili da sembrare inventate per essere messe su carta, e invece... e invece è tutto vero, le donne di cui lorenza tonani - l'autrice di tutti i testi - ci racconta insieme alle bravissime illustratrici che l'accompagnano di volta in volta sono esistite, esistono ancora, poco importa in quali anni abbiamo vissuto o in quali paesi: ragazze che hanno attraversato momenti difficili, dolorosi, che sono vissute in penombra e che grazie ai loro talenti, alla loro incredibile voglia di andare avanti, sono arrivate alle stelle, splendenti anche loro e capaci di abbagliarci già solo quando sentiamo il loro nome.

in una collana così, poteva forse mancare amy winehouse? un'artista che a ventiquattro anni aveva già ottenuto quello che altri cantanti non raggiungono in una vita intera, che ha colpito per la sua musica, la sua voce, i suoi testi tanto quanto per la sua vita privata, il suo stile, i suoi amori, il suo corpo, tutto quello su cui chiunque crede di essere in diritto di mettere becco, sopratutto se sei una donna.


insieme ai pastelli di liuba gabriele, che sanno combinare la dolcezza e la delicatezza del colore con la sicurezza del tratto e che già così raccontano tanto di amy, lorenza tratteggia la storia di una bambina che faceva di tutto per essere al centro dell'attenzione, per farsi notare e amare da chiunque. insofferente alla scuola, sapeva di avere un talento che nessuna lezione di letteratura o di geografia poteva aiutarla a sviluppare, amy scappava dalle regole con una frenesia che col senno di poi fa quasi paura: a dodici anni, quando già il padre che adorava aveva divorziato da sua madre lasciandole dentro un vuoto enorme che colma con la musica e con i suoi sogni, decide di prendere in mano le redini della sua vita e riesce a vincere una borsa di studio per la sylvia young theatre school, senza nemmeno avvisare prima i suoi genitori. nemmeno qui va benissimo però, le materie tradizionali continuano ad esserci anche qui e lei continua a essere tutto fuorché una studentessa modello, ma inizia i suoi primi lavori e poco tempo dopo essere riuscita a concludere, anche se faticosamente, il suo percorso scolastico, registra il suo primo disco con cover jazz, quei brani che aveva imparato ad amare grazie anche alla nonna cinthya.
da questo momento in poi la strada di amy sembra non poter andare che verso un futuro di successi sfolgoranti: canta, suona, esplora nuovi generi, si fa notare da produttori e altri musicisti, compone e sopratutto inizia a fare della musica il suo vero lavoro, quello che le permette di andare a vivere da sola, ancora minorenne.
il successo è sancito con l'uscita del primo album, frank, ma comincia a intravedersi qualche ombra: i suoi produttori non vogliono ancora correre il rischio di lanciarla in america e sopratutto amy non riesce a dare il massimo ai concerti, non le piace cantare davanti al grande pubblico.

la storia successiva è segnata sopratutto dal personaggio-amy: il suo modo di fare scorretto e provocatorio, la sua pessima relazione con i giornalisti e sopratutto il suo abuso di alcool, che finisce sulla bocca di tutti quando diventa evidente che la sua dipendenza la mette costantemente in pericoli ben più seri che una brutta figura durante un'intervista.
la travagliatissima e devastante storia d'amore con blake, il più importante dei suoi amori e il tipo di persona peggiore che una ragazza fragile come amy potesse incontrare, segna il punto di non ritorno: la storia tra i due ha alti e bassi che sono sempre esageratissimi e incidono sulla sua salute mentale e fisica. da questo percorso nascerà poi l'album che la consacra definitivamente al successo, back to black, e insieme nascerà con lui una nuova amy, con un look che fa di lei una vera e propria icona, che completa, con la sua voce e la sua storia, quello che serviva a farne un mito immortale.
nonostante il trionfo, il successo mondiale, i milioni di copie vendute e le infinite possibilità che si aprono davanti a lei, amy, indomabile, continua a mostrarsi ubriaca agli show, ad alternare concerti memorabili con altri in cui a malapena biascica qualche parola.
conquista il mondo ma continua a distruggere se stessa, tra disturbi alimentari, abuso di droghe e alcool e l'immancabile presenza di blake, che continua a essere tanto indispensabile per lei quanto deleterio.
la fine della storia, nel luglio del 2011, la conosciamo già: in pochissimi anni amy è riuscita a stravolgere il mondo della musica, a diventare qualcosa di molto di più di una star mondiale ma non è riuscita a stare al passo con se stessa, a saper andare alla stessa velocità del suo talento e delle sue straordinarie capacità.


nel giorno in cui avrebbe compiuto ventotto anni esce il terzo album, postumo, lioness: hidden treasures. di quella ragazza troppo sincera, fragile, insicura e irrequieta, attaccata e costantemente giudicata dai media per il suo modo di vivere, è rimasto al mondo il ritratto di una grande artista, una piccola, giovane ragazza bianca di londra con la voce nera di una cantante jazz e una mente brillante capace di scrivere testi indimenticabili.

giovedì 7 novembre 2019

i testamenti

una donna ribelle era ancora peggio di un uomo ribelle, perché i ribelli diventavano traditori, mentre le ribelli diventavano adultere.

ultimamente va di moda urlare in preda al panico ogni qual volta viene annunciato il sequel di qualcosa, di accusare gli autori di essere solo degli approfittatori in cerca di soldi facili che svendono l'opera originale per qualche miserabile zero in più sul loro conto in banca.
io faccio parte di quella fetta di fandom che invece, quando trova qualcosa che le piace, ne vuole ancora, così - anche se sto scrivendo questo post tardissimo - ho festeggiato l'annuncio di un secondo libro, trentatré anni dopo la pubblicazione de il racconto dell'ancella, dedicato al mondo di gilead e ho preso i testamenti subito appena uscito, divorandolo in meno di due giorni.

*attenzione! tutto ciò che segue potrebbe contenere piccoli spoiler su il racconto dell'ancella (ok, è uscito 33 anni fa ma con gli spoilerfobici non si sa mai) e sulle tre stagioni della serie hbo. nulla di fondamentale, ma... siete avvisati*

se ricordate, ne il racconto dell'ancella tutta la storia, narrata in prima persona da june/offred, viene presentata come una sorta di diario, un documento ritrovato molto tempo dopo la caduta di gilead e letto e analizzato da una nuova umanità che si interroga per comprendere quella civiltà scomparsa. quindi che gilead sia destinato a scomparire lo sapevamo già più o meno dall'85, ma quello che margaret atwood non ci aveva spiegato era come fosse successo: tra la fine della storia di june - che originariamente terminava all'interno di un furgone e ci lasciava con il dubbio di cosa le era successo poi - e i commenti degli archeologi alla fine del suo diario in effetti non c'era nulla.
negli ultimi tempi, lo saprete benissimo, la seguitissima, riuscitissima e premiatissima serie tv (no, non c'è nulla di lento nella terza stagione, non è rambo, ci sono delle donne sottomesse da una società di folli violenti che cercano di mettere in piedi una rete clandestina di resistenza senza farsi scoprire e impiccare in dieci minuti) ha cominciato a riempire quel vuoto con la seconda e la terza stagione (aspettiamo che arrivi presto la quarta) ed è proprio a quest'ultima che si ricollega i testamenti.
intendiamoci, potreste tranquillamente leggerlo anche senza mai aver visto la serie, ma credo che leggerlo dopo il finale della terza stagione sia decisamente più soddisfacente che passare dal primo libro a questo, anzi potrei tranquillamente dire che questo libro mi è sembrato un regalo pieno d'amore a tutti i fan della serie tv, credo che la atwood la apprezzi tanto quanto noi e il suo contributo a realizzare gli episodi dalla seconda stagione in poi la rende a tutti gli effetti parte della storia e non un semplice adattamento.

i testamenti è il titolo più azzeccato che si sarebbe potuto scegliere per questo libro. la storia infatti ci viene raccontata attraverso tre documenti: due sono trascrizioni di testimonianze di due ragazze agnes, figlia di uno dei comandanti di gilead, privata troppo presto dell'amore di una mamma che, nonostante non fosse davvero sua madre, la amava davvero, e daisy, una giovane canadese che si ritroverà suo malgrado invischiata nelle vicende di quel paese orribile che guarda con sgomento dal di fuori. la terza voce, il testamento vero e proprio, è quello di uno dei personaggi più amati e odiati al contempo, sicuramente uno dei più riusciti della serie, ovvero quello di zia lydia.
man mano che la vicenda va avanti si comprende meglio il collegamento tra queste tre figure che sembrano così lontane tra loro, un legame voluto dal destino e non soltanto.
e sopratutto, attraverso le loro voci e sopratutto quella di zia lydia, si comprenderà cosa ha portato gilead, nonostante il sistema perverso e quasi perfetto che lo regola, alla sua disfatta.

ma, come d'altronde era già successo per il primo romanzo e per la serie tv, è sopratutto il contesto a colpire. fino ad adesso abbiamo per lo più osservato la distopia totalitarista di gilead dal punto di vista delle ancelle, ma nelle due ultime stagioni della serie cominciava a essere inevitabile chiedersi cosa succede ai bambini nati a gilead o a quelli troppo piccoli per ricordare il mondo prima della sua fondazione, sopratutto alle bambine. la figura di agnes è fondamentale per riportarci quel misto di orrore e incredulità che ci aveva suscitato all'inizio il romanzo degli anni '80, per spiegarci il modo in cui le ragazze vengono cresciute - e la cosa più spaventosa è rendersi conto di come sia solo un'iperbole dell'educazione che oggi subiscono molte bambine - con un' abbondante dose di terrorismo psicologico sulla sessualità, una visione distorta dell'amore, e sopratutto di loro stesse.
queste ragazzine non riescono a capirlo ma è tremendamente palese: gilead è il mondo creato da uomini che non solo odiano le donne, ma che ne sono terrorizzati, che hanno bisogno di sottometterle, umiliarle, distruggerle perché sanno che senza la prevaricazione non avrebbero neanche una briciola di quel potere che tanto li fa grandi. non c'è nessun vero amore per dio, nessuna voglia di salvare l'umanità dall'estinzione, è solo odio. banale, stupido, penoso odio. e se vi sembra assurdo, fatevi un giro su quegli orribili siti frequentati da incel e altri pericolosi folli simili e vi renderete conto di quanto la realtà sia oscenamente simile alla fantasia.

il racconto di zia lydia poi, oltre a raccontare la sua storia - tremenda e bellissima come tutte quelle a cui la atwood ci ha abituato fino a ora con la saga di gilead - svela poco a poco il marciume di una società che si vanta giusta e rispettosa di dio ma che è poco più di una carogna putrescente.
il ruolo di zia lydia non è solo importante ma assolutamente essenziale: è stata fin da subito molto più di una crudele addestratrice di ancelle, molto più di una guardiana, di una maestra. l'abbiamo vista più volte in atteggiamenti inaspettatamente dolci, come se riuscisse ancora a emergere una parte di lei che gilead non era riuscito a distruggere, qui sarà lucida, spietata, calcolatrice ma anche fondamentale e risolutiva. non aggiungo altro.

su tutte e tre le figure aleggia il fantasma di baby nicole, la bimba di june portata fuori da gilead, il cui ricordo rimane ancora - i testamenti si svolge una quindicina di anni dopo i fatti narrati nel primo libro e nella serie tv - quasi come un feticcio da usare per accusare di crudeltà il mondo esterno, colpevole di aver rapito una neonata. e ovviamente, si intravede l'ombra di june, una presenza silenziosa ma importante, in tutta la vicenda, come se rimanesse al bordo del nostro campo visivo a sorriderci con quell'espressione incredibile a cui elisabeth moss ci ha abituati.

questo libro non solo non tradisce le aspettative, non solo è un ottimo seguito del primo romanzo ma lo è anche della serie tv, risparmia le ripetizioni e funziona benissimo anche, come ho già detto più su, per chi non ha seguito la versione di hbo, aumenta anzi l'hype per la quarta stagione e si rivela una lettura emozionante, coinvolgente e sconvolgente, regalandoci le stesse emozioni che ormai siamo abituati ad associare a questo mondo, così ferocemente assurdo e così spaventosamente plausibile, creato dalla atwood.

probabilmente questo mio post su i testamenti arriva tardi, probabilmente ne avete già sentito parlare tanto, ma se non l'avete ancora letto - o peggio ancora, non avete ancora letto/visto nulla tra libri e serie tv (a proposito, qui, un paio di anni fa, scrivevo le mie primissime impressioni sull'inizio della serie) - è arrivato il momento di rimediare.

lunedì 4 novembre 2019

lucca 2019 ~ riassuntone degli annunci

ed ecco il tradizionale riassunto degli annunci di lucca, questa volta ci sono rimasta veramente peggio del solito, mi aspettavo qualcosa in più dopo gli ultimi anni di magra.
ho la sensazione che ormai gli editori non tengano più in conto questa cosa degli annunci in questo periodo, anzi i titoli più interessanti vengono ormai annunciati praticamente in qualsiasi altro momento dell'anno sopratutto sui social.
ammetto che è un po' triste, forse più comodo, ma si perde tutto il gusto dell'attesa.
anche questa cosa di scrivere sempre le stesse lamentele mi sta venendo a noia ad essere sincera...
(ps. questo post riguarda solo gli annunci dei manga. i fumetti occidentali annunciati che mi potrebbero interessare sono solo quelli bao e feltrinelli e ne so troppo poco per discuterne qui, quindi aspetto direttamente di saperne di più man mano usciranno)


in realtà molto meno entusiasmo di quanto avessi sperato quando ho scelto questa faccetta di yotsuba per i titoli che stanno qui, quelli che prenderò certamente ma aspettare lucca per questo... ugh...
insomma, sicuramente wizdom di nagabe e la nuova edizione di black jack, che di certo non è una sorpresa, si sapeva già che sarebbe arrivata, entrambi da j-pop.
molto contenta anche per il nuovo titolo di golo zhao, tu sei il più bel colore del mondo, per bao publishing.
e basta.


tutto il resto vaga nel limbo del boh, si vedrà quando usciranno.
ad esempio asadora! di urasawa (planet manga) potrebbe essere bello, anche se sinceramente avrei preferito una ristampa di 20th century boys, così come ariadne in the blue sky (starcomics) e princess maison di aoi ikebe (bao publishing), insieme a quasi tutti gli altri titoli proposti per la collana aiken.
heavenly delusion è quello più in dubbio di tutti, non riesco a capire se è interessante o se è una porcheria cosmica, chiunque lo conosca mi dica qualcosa.
probabilmente cederò anche per la ristampa di utena, il fatto che siano così pochi volumi mi tenta, sopratutto per l'effetto nostalgia (l'avevo sto manga e l'ho venduto e poi me ne sono pentita un po')


qui praticamente tutto:
perché tutti sti titoli di shuzo oshimi per planet manga? chi diamine è? cover e trame orribili, via!, idem per i due nuovi titoli della collana wasabi di star comics, mi è bastato mother cosmos, basta con sta specie di gara a chi porta in italia la roba più assurda facendola passare per "di nicchia",  love is war 16 volumi in corso di storia d'amore adolescenziale e ragazzine con i fiocchetti nella frangetta nemmeno per scherzo, molto probabilmente niente da fare nemmeno per i due volumi unici di asano a meno che tutto il resto del mondo non mi dica che è tornato agli antichi splendori di what a wonderful world, poi un manga sul cibo di ventidue volumi in corso, bao, io vi voglio bene ma questo è veramente troppo, basta anche con sta storia di riadattare manga di tezuka con i disegnetti accattivanti e sopratutto un mega no a tutta la roba dynit che alcuni li avrei anche presi se solo non costasse tutto tremendamente e inutilmente troppo. sì, la media di 20€ per un manga, stampato oltretutto in modo orribile, è un furto insopportabile.


mi sono rotta davvero, shirayuki hime me lo prendo in inglese, anche se viene annunciato tra quindici giorni, odio troppo tutti per come hanno trattato questo titolo.
per il resto mi aspettavo qualcosa di più, sopratutto da star comics e planet manga.



una tristezza immane, ogni volta va sempre peggio a lucca, credo che siano gli annunci più brutti e insignificanti dell'anno.
non c'è stato nulla che mi abbia davvero entusiasmato, eppure ricordo che anni fa, i primi anni del blog e prima ancora, era festa ogni anno.
o sono cambiata io, oppure... insomma, nulla di nulla, al massimo pochissimo, continuo a recuperare vecchie serie e a buttarmi su qualsiasi cosa non siano i manga (la cosa che mi intristisce davvero è che questa mia fissazione per i fumetti è iniziata a livello patologico proprio leggendo manga, se avessi cominciato adesso probabilmente sarei diventata un'appassionata di borse), aspettando il momento in cui ci sia una ripresa vera - che no, non significa fatemi spendere miliardi per qualche titolo appena più che carino solo perché lo stampate con le stesse dimensioni di un elenco telefonico - oppure un abbandono, almeno da parte mia, definitivo.

e voi? segnato qualcosa in wishlist? siete contenti di come siano andate le conferenze? c'è qualcosa in cui speravate tra i titoli annunciati?