mercoledì 28 febbraio 2024

dieci manga (forse) non troppo conosciuti ma che mi piacciono molto e vi consiglio

visto che uno dei post più letti di questo blog è questo qui, ho pensato di fare di nuovo una cosa simile, prendendo in considerazione titoli abbastanza recenti che dovreste riuscire a trovare facilmente in libreria/fumetteria.
non è una classifica, perché i titoli che vi propongo mi piacciono tutti e non mi va di metterli in competizione tra loro, ma un elenco di manga in corso di pubblicazione che vedo poco nella mia bolla (anche se la mia bolla social ormai è ridotta a instagram, con tutti i limiti che conosciamo bene) che vi consiglio di leggere (se non li leggete già, in quel caso parliamone!).

 atelier of witch hat 

atelier of witch hat è una delle serie più interessanti e lente che sto seguendo. l'attesa tra l'uscita di un volume e quello successivo è a dir poco snervante - è uscito da poco il dodicesimo volume e il primo è arrivato in italia a maggio del 2019! - però vale la pena leggerlo perché il mondo immaginato da kamome shirahama è davvero molto interessante.
la protagonista della storia è coco, una bambina che sogna di diventare una strega ma sa che non potrà mai realizzare il suo desiderio perché può diventare strega - o mago - solo chi nasce con la capacità di compiere magie e incantesimi.
o almeno, questo è quello che viene raccontato a chi non pratica la magia...
coco scopre la verità per caso, ritrovandosi a sbirciare il mago qifrey proprio mentre crea un incantesimo e... beh, i diritti di nascita hanno in realtà ben poco peso!
il problema è che coco non avrebbe mai dovuto scoprire il segreto dei maghi e delle streghe. per tirarla fuori dai guai, qifrey decide di prenderla come sua allieva e farla diventare una vera strega. da questo momento in poi, la vita di coco cambia completamente e lo studio della magia le permette non soltanto di avvicinarsi al suo sogno ma anche di capire chi è davvero e quali sono i suoi desideri mentre, nel frattempo, intorno a lei si creano legami di amicizia con altrə aspiranti maghə e lə pericolosə tesa larga cospirano per riportare nel mondo le antiche magie proibite.
atelier of witch hat è una storia appassionante ambientata in un mondo costruito con cura e attenzione ai dettagli, una storia che sa miscelare bene alcuni elementi quasi da slice of life e altri puramente fantasy. inoltre, credo sia uno dei fumetti con i disegni più belli che io abbia mai letto (e ne ho letti quintali!). straconsigliato!
(stato in patria: 13 volumi, in corso di pubblicazione)

i diari della speziale

ho snobbato per un sacco di tempo i diari della speziale per poi recuperare i primi dieci volumi in un colpo solo (dio benedica vinted e lo preservi in salute). ero un po' scettica, anzi, a dirla tutta avevo deciso di leggerlo solo per dire ah! io l'avevo detto! e invece mi sono ritrovata a divorare tutti i volumetti in un paio di giorni (sì, mi lascio ossessionare facilmente) e adesso posso dire che è tra le mie serie preferite. probabilmente il problema di un sacco di serie è che vengono presentate malissimo, evidenziando alcuni aspetti che non sono poi così importanti per la trama e omettendone altri (io, ad esempio, mi aspettavo qualcosa di completamente diverso da questa serie qui, una roba molto più drammatica e piena di fan-service fastidioso. e invece).
avevo in mente di dedicargli un post più lungo appena riesco a mettermi in pari con le uscite, ovvero, appena riesco a leggere il dodicesimo volumetto, ma intanto posso dire alcune cose: i diari della speziale è una serie strutturata a episodi che corrispondono, grossomodo, alle indagini che maomao - la protagonista - affronta e ai misteri che risolve. la storia è ambientata quasi completamente all'interno del palazzo imperiale in cui lavora la giovane maomao, dopo essere stata rapita. il suo talento di erborista - e di investigatrice - viene riconosciuto quasi subito, soprattutto dal nobile renshi, così maomao, ufficialmente ancella di una delle consorti dell'imperatore, fa spesso e volentieri coppia con renshi - un uomo bellissimo al cui fascino maomao è totalmente immune - per svelare misteri e crimini a corte. è divertente e appassionante seguire i ragionamenti della ragazza che, dietro la promessa di un qualche premio, si barcamena tra gelosie, tentati omicidi, veleni e segreti, e adoro la coppia renshi/maomao, un duetto che fino ad adesso ha saputo sfuggire a parecchi cliché romantici ma che funziona benissimo (sì, sono salita su questa ship già da un pezzo!). so che di recente è uscito l'anime, devo recuperarlo, mentre le light novel originali mi ispirano molto meno...
in ogni caso, se vi piacciono le ambientazioni storiche, le non-coppiette, le protagoniste strambe (ma così strambe da avvelenarsi da sole perché si emozionano a scoprire l'effetto che fa!) e l'atmosfera un po' da sherlock holmes, allora questa è la serie che fa per voi.
(stato in patria: 12 volumi, in corso di pubblicazione)

 frieren - oltre la fine del viaggio 

probabilmente, adesso che è uscito l'anime, frieren è diventato più noto, però ecco in due righe la trama: la storia di frieren, un'elfa maga, inizia lì dove solitamente le altre storie finiscono. il gruppo di avventurierə di cui faceva parte ha terminato il suo viaggio e portato a termine la sua missione, ovvero sconfiggere il re demone.
cosa resta adesso? beh, poco o nulla ma, per un elfa come frieren, la cui vita dura da decine e decine di anni, restano i ricordi dei suoi compagni - himmel, l'eroe, eisen, il nano guerriero e heiter, un sacerdote un po' sui generis - del viaggio e delle avventure vissute insieme.
sembrerebbe che adesso che tutto è finito non ci sia più nulla capace di emozionarla ma frieren scopre presto che lei non è la sola ad aver superato la fine della storia e a essere entrata dritta dentro un nuovo racconto. anche se il re demone è stato sconfitto, la minaccia non è cessata e nuovə compagnə sono prontə ad accompagnarla in un'altra avventura.
la trama del manga si sviluppa tra i flashback - soprattutto nei primi volumi - dell'elfa e il suo presente, tra i ricordi dei vecchi compagni e della sua maestra e le nuove sfide che le si propongono davanti mentre noi lettorə ricomponiamo il puzzle della sua lunga vita e impariamo ogni volta su di lei e sulle sue strane ossessioni - come il collezionare grimori pressoché inutili.
frieren si pone senza ombra di dubbio nel filone dell'high fantasy classico, con le sue razze umanoidi, i demoni, gli eroi, la magia eccetera, eppure lo fa usando impianti narrativi molto meno abusati, focalizzandosi tantissimo su una profonda caratterizzazione e sull'interiorità dellə personaggə, senza sottrarre attenzione ai momenti in cui l'azione si fa più serrata.
anche per questa serie la serializzazione è un po' lenta, però ne vale davvero la pena!
(stato in patria: 12 volumi, in corso di pubblicazione)

 hirayasumi 

la scoperta più recente tra i titoli in elenco, hirayasumi è uno slice of life praticamente da manuale: hiroto - un freeter quasi trentenne - e sua cugina natsumi - diciottenne appena iscritta all'accademia di belle arti - vivono insieme in una sgangherata casetta a tokyo che hiroto ha ereditato da una vecchietta che l'aveva, in qualche modo, adottato. intorno a loro si sviluppano e si intrecciano legami, relazioni, sogni e storie di vita, con un ritmo lento che relega la frenesia della metropoli sullo sfondo.
mi piace un sacco anche che lə personaggə siano tuttə in quella fascia d'età (18/30 anni) in cui pochi anni sembrano segnare differenze enormi, ma in cui poi, in fin dei conti, ci si scopre più simili di quanto la società non ci costringa a crederci (io sostengo che la tardoadolescenza a volte dura fino ai quaranta e oltre. e, oserei dire, per fortuna!)
insomma, siamo solo al terzo volumetto (e bisognerà incrociare le dita perché la serie riprenda presto) ma io sono già innamoratissima di tuttə lə personaggə, e vorrei continuare a leggere le loro storie ancora e ancora e ancora!
ne ho parlato anche qui!
(stato in patria: 6 volumi, in pausa)

 insomniacs after school 

ogni volta che ho tra le mani un nuovo volume di insomniacs after school finisco per mettere in pausa qualsiasi altra lettura per divorarlo immediatamente. credo di aver sviluppato un attaccamento morboso per ganta e soprattutto per magari (per non parlare di two, il gatto!).
anche questo è un po' uno slice of life e un po' una commedia (?) romantica scolastica. la loro amicizia inizia per caso quando ganta, che soffre di insonnia cronica, prova a rifugiarsi nel vecchio club di astronomia della scuola per schiacciare un pisolino e lì trova magari, addormentata dentro un armadietto rovesciato per terra. anche magari fa fatica ad addormentarsi la notte e il club diventa presto la loro base segreta. ovviamente, la scuola non può permettere di lasciare due studentə a dormire indisturbati in un'aula dismessa così ganta e magari decidono di rimettere in piedi il club e iniziano ad appassionarsi di osservazione e fotografia astronomica.
portando avanti i progetti per il club, ganta e magari si avvicinano sempre di più, aprendosi completamente uno all'altra, raccontandosi le storie della loro vita, le loro paure e i loro sogni e, nel frattempo, cresce anche il sentimento che li lega, che si trasforma pian piano da amicizia ad amore.
ganta e magari sono di una tenerezza infinita.
in molte storie i traumi e le difficoltà incontrate nel periodo dell'infanzia diventano il background ideale per dar vita a personaggə problematicə, arrabbiatə, con cui è impossibile creare rapporti di fiducia. magari e ganta, invece, hanno saputo trarre dai loro problemi la forza e la sensibilità per diventare più empatichə e gentili e, raccontandosi e parlando del loro passato senza rabbia né autocommiserazione, hanno creato un legame straordinario.
insomma, adoro questə due e spero per loro il più felice degli happy ending!
(stato in patria: 14 volumi, conclusa)

 the king's beast 

altro titolo su cui ero molto scettica all'inizio e che invece mi sta piacendo moltissimo è the king's beast. è ambientato nello stesso universo di dawn of the arcana (ovviamente, anche questo di rei toma, pubblicato in italia tra il 2012 e il 2013 da flashbook), un mondo in cui esistono lə aijin, creature ibride metà umane e metà bestie, dotate di forza e poteri sovrumani. nonostante questo, lə aijin sono disprezzatə e relegatə ai margini della società, sfruttatə come soldati o come prostitute.
la protagonista della storia è rangetsu, costretta a fingersi un ragazzo per diventare il servitore personale del principe tenyou e scoprire le cause della morte di suo fratello gemello sogetsu, che aveva ricoperto precedentemente il suo stesso ruolo.
prevedibilmente, tenyou si rivela essere un uomo per nulla violento e sinceramente addolorato per la perdita di sogetsu. tra lui e rangetsu si crea velocemente un rapporto che va molto oltre quello padrone-servo: tenyou non disprezza lə aijin e, anzi, si affeziona velocemente a rangetsu che, dal canto suo, inizia a nutrire rispetto e forse-qualcosa-di-più per il principe.
la situazione ragazza che si finge un ragazzo mentre gli altri forse lo sanno ma fanno finta di niente è gestita molto bene e mi ricorda una vecchia serie che resta una delle mie preferite di sempre, hanakimi (pubblicata in italia da dynit tra il 2006 e il 2008). inoltre, rangetsu e tenyou sono una coppia adorabile, ognunə che cerca di difendere e sostenere l'altrə al meglio delle sue possibilità, senza nessun disequilibrio nonostante le differenze di classe.
(stato in patria: 14 volumi, in corso di pubblicazione)

 nuvole a nord-ovest 

i paesaggi selvaggi dell'islanda, un ragazzo giapponese che sa parlare con gli oggetti (soprattutto con le automobili) e che, invece di frequentare un qualche liceo, lavora come una specie di detective privato: ecco in brevissimo la trama di nuvole a nord-ovest.
kei, il nostro protagonista, vive con un nonno che non somiglia affatto agli amabili vecchini dei manga: è un uomo incredibilmente affascinante e ancora capace di far breccia nei cuori di tante donne - così come suo nipote, che però sembra essere molto meno capace del nonno di gestire questo genere di cose.
e se da un lato inizia a delinearsi una love-story, quello che rende nuvole a nord-ovest un titolo molto interessante (nel caso l'islanda e il parlare con le macchine non vi bastasse) è il passato di kei e soprattutto di suo fratello minore michitaka, scappato dal giappone per raggiungere kei in islanda.
kei di solito si occupa di indagare su casi di poco conto: qualche oggetto scomparso o qualcunə che decide di fuggire senza troppa convinzione.
ma con michitaka non sembra essere così facile perché quel ragazzo bellissimo con il volto da angelo sembra inquietantemente legato alla sparizione dellə ziə, e chi lo ha incontrato negli ultimi tempi traccia un ritratto di michitaka che kei non riesce a riconoscere. chi è davvero suo fratello? cosa ha fatto? e, soprattutto, perché?
anche qui, la pubblicazione è lentissima e l'attesa tra un volume e l'altro è esasperante, ma aki irie ci ricompensa ogni volta con le sue tavole meravigliose e allora va bene così. aspetteremo.
(stato in patria: 7 volumi, in corso di pubblicazione)

 i quattro fratelli yuzuki 

i quattro fratelli yuzuki è, secondo me, il più dolce (nel senso proprio di puccioso) tra i titoli che ho messo in questa lista. personalmente, adoro questa serie! è uno slice of life che segue la storia di quattro fratelli, appunto, che da un paio di anni hanno perso i genitori e che adesso vivono insieme, supportandosi e sostenendosi a vicenda nonostante le differenze d'età: il maggiore è hayato, che è diventato un po' il genitore dei tre più piccoli. hayato è un ragazzo gentile e responsabile ma sembra che l'essere dovuto crescere troppo in fretta, per gestire la casa e i fratellini, l'abbia reso un po' fuori dal mondo e ingenuo. il secondogenito è mikoto, così calmo da sembrare quasi glaciale, in realtà ha un debole per il fratello più piccolo, il terzogenito minato, che è il più irrequieto dei quattro. e infine, gakuto, il più piccolo, che sembra un giovanissimo vecchio saggio! attorno a loro ruotano le storie di compagnə di scuola, amicə e vicinə di casa.
la cosa che apprezzo di più di questa serie, considerato il fatto che è rivolta a un pubblico molto giovane, è la capacità di essere una sorta di educazione sentimentale per adolescenti, di saper parlare di sentimenti, emozioni e relazioni tenendo sempre saldi alcuni principi fondamentali che difficilmente trovavano spazio negli shoujo di una decina di anni fa.
c'è un fortissimo senso di rispetto dell'altrə, dei suoi desideri e delle inclinazioni, ci sono messaggi sfacciatamente femministi e antiageisti che rendono questa serie molto più profonda e interessante di quanto non sembrerebbe a una prima occhiata.
(stato in patria: 15 volumi, in corso di pubblicazione)

 yasha 

ho un po' barato per inserire questo titolo qui perché volevo scegliere solo titoli in corso ma mancano pochi giorni all'uscita dell'ultimo volume di yasha... però ho letto solo i primi tre volumi e sto aspettando il sesto per rileggere tutto da capo e arrivare alla fine, perché la storia è un po' intricata e le uscite così dilazionate sono un po' un problema per la mia memoria.
aspettavo da anni che qualcuno pubblicasse questo titolo e sono felicissima che sia finalmente giunto anche qui da noi. yasha è uno shoujo lontano anni luce dagli shoujo più tipici, sia per tematiche che per lo stile dei disegni. è un thriller fantascientifico e un po' distopico che ha per protagonisti due fratelli gemelli, sei e rin, generati in laboratorio, poi separati e cresciuti sviluppando le loro doti straordinarie e sovrumane. alle loro spalle, trama un'organizzazione che non soltanto è responsabile della loro nascita ma, nell'ombra, si dedica a esperimenti di eugenetica e pianifica lo sterminio di tutta quella stragrande maggioranza di umanità che viene considerata indesiderata perché povera, troppo debole, razzializzata, eccetera. nulla di troppo lontano dalla nostra realtà, dunque.
proprio in virtù del loro passato e delle loro storie personali, sei e rin si ritrovano schierati uno contro l'altro e sembra che il destino dell'umanità dipenda proprio da come si svilupperà il rapporto tra loro due...
insomma, io lo adoro perché ci sono un sacco di cose che mi piacciono - l'atmosfera distopica, la tematica fantascientifica, lo scontro tra gemelli, la lotta contro le egemonie, eccetera - e perché la trama ha un ritmo densissimo anche se, come accennavo sopra, è difficile leggerlo con le uscite così lontane una dall'altra. però ormai manca pochissimo per riuscire a sciropparsi tutto in un colpo solo!

(stato in patria: 6 volumi, conclusa)

 yona - la principessa scarlatta 

la pubblicazione di yona - la principessa scarlatta prosegue ormai da più di cinque anni qui in italia e io non mi sono ancora stancata di leggere questa storia, pur avendo superato il quarantesimo volume. qualcosa dovrà pur significare! yona è uno shoujo fantasy ambientato in un medioevo giapponese alternativo in cui esistono i draghi ma dove - aspetto purtroppo molto più simile alla realtà che conosciamo - i diversi paesi si fanno le guerre per espandere il proprio territorio e guadagnare potere.
la storia di yona, la principessa protagonista, inizia quando suo padre, il re il (sì, questo nome genera un sacco di confusione) del regno di koka viene ucciso per permettere a suwon - il cugino di yona, di cui lei è innamorata da sempre - di prendere il suo posto. yona si ritrova così catapultata dagli agi di corte a una vita fatta di espedienti per sopravvivere, protetta inizialmente solo da hak, la bestia del fulmine, sua guardia del corpo e ex-generale di koka. prestissimo, yona riesce a risvegliare i quattro draghi, quattro combattenti formidabili che secondo la leggenda dovrebbero la loro fedeltà solo al discendente del drago rosso, l'unico legittimo sovrano di koka, ma che adesso si mettono immediatamente al suo servizio. decisa a vendicare la morte di suo padre e a riprendere il controllo del suo regno, yona inizia un viaggio ricco di avventure - anche romantiche! - e si trasforma da giovane principessa viziata in una assennata, giusta e coraggiosa regina, sostenuta dai draghi della leggenda e pronta a governare.
l'arco narrativo attuale, quello della guerra contro il regno del kai, sta andando avanti un po' troppo per le lunghe, ma credo che sarà l'ultima parentesi narrativa prima del finale (che mi auguro arrivi intorno al 50° volumetto, cosa che, al ritmo attuale, significherebbe almeno altri tre/quattro anni di pubblicazione) e comunque, nonostante questo allungamento della trama, yona resta secondo me una delle migliori saghe fantasy shoujo degli ultimi anni.
(stato in patria: 43 volumi, in corso di pubblicazione)

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lunedì 26 febbraio 2024

lo spazio non è neutro ~ accessibilità, disabilità, abilismo

gli spazi hanno una serie di caratteristiche che consideriamo in quel modo perché soddisfano i bisogni di accessibilità delle persone legittimate a partecipare, a essere presenti.

siamo abituatə a pensare agli spazi come vuoti da riempire, vuoti che di per sé non contengono nulla che li caratterizzi finché non li attraversiamo. pensiamo gli spazi, insomma, come una sorta di palcoscenico in cui mettiamo in atto le nostre esistenze e, solo nel momento in cui li abitiamo, diamo loro un significato che può anche essere politico. le strade sicure le fanno le donne che le attraversano, abbiamo scritto e gridato insieme tante volte, ad esempio. ma cos'è che fa di una strada, di uno spazio, un luogo accessibile? e cosa vuol dire accessibile?

probabilmente, davanti a una domanda del genere, moltə - soprattutto le persone non-disabili - troverebbero facilmente una risposta. ancora più probabilmente, quella risposta sarebbe sbagliata.
a ilaria crippi c'è voluto un libro intero per trovare una soluzione al quesito, e non perché si sia dilungata a scrivere inutilmente ma perché le percezioni e le idee che interessano il modo in cui gli spazi sono pensati, costruiti e abitati sono tante e differenti e, quasi sempre, accomunate da un problema: gli spazi - e tutta la vita che in quegli spazi si può vivere - non prevedono al loro interno la presenza di persone disabili.

lo spazio non è neutro parte da una prospettiva singolare - quella dell'autrice e delle sue esperienze - non per universalizzare dei bisogni specifici ma per spostare il punto di vista da quello che le persone non-disabili sono abituate a pensare come standard, cioè come adatto a tuttə, come neutro.
sono gli spazi escludenti - ovvero la stragrande maggioranza dei luoghi - a disabilitare le persone con un corpo-mente non conforme, è il confronto con quegli spazi in cui non riusciamo ad accedere o accediamo con difficoltà e disagio a renderci disabili. come avevo scritto altrove, la nostra disabilità è una relazione sbagliata tra i noi e la società in cui viviamo.

ilaria crippi spiega cosa vuol dire accessibile, qual è stata la storia del diritto all'accessibilità - diritto conquistato nel corso del tempo, una lotta alla volta - quali sono gli obblighi imposti dalla legge e come, però, questi vengono recepiti, (non sempre) messi in atto e (non sempre) tutelati.
inoltre, un'ampia parte del libro spiega come il concetto di non-accessibilità non si limita esclusivamente all'abbattimento delle barriere architettoniche e sensoriali ma anche a quello che ilaria crippi, rifacendosi a carol thomas, chiama abilismo psicoemotivo, che illustra in questo modo:
se è abbastanza immediato comprendere l'effetto materiale di una barriera (escluderti dalla fruizione di un contesto), i suoi effetti psicoemotivi restano troppo spesso invisibili. eppure un luogo o un servizio non accessibili, oltre a causare un'esclusione materiale, trasmetto potenti significati: dicono qualcosa riguardo a chi appartiene e a chi non appartiene quel contesto; ci ricordano che siamo «fuori posto», diverse, non previste. ricevere questo costante promemoria dall'ambiente intorno a noi produce effetti emotivi oltre che pratici e può incidere sul nostro benessere psicologico.
ed è proprio il benessere psicologico delle persone disabili quello che viene tenuto meno in considerazione: molto spesso, gli adattamenti per rendere un luogo accessibile non sono funzionali per tutte le persone disabili, non sono abbastanza sicuri, non permettono di essere utilizzati in autonomia. così, sollevare questioni su rampe troppo ripide o instabili o rifiutare di essere sorrettə o sollevatə da sconosciutə - di cui, quindi, non conosciamo le competenze nel maneggiare ausili fondamentali o addirittura i nostri corpi - viene interpretato spesso, dalle persone non-disabili, come un capriccio, un non accontentarsi. come se, in funzione della nostra disabilità, dovessimo ringraziare per quello che abbiamo senza far notare le miriadi di carenze di cui la nostra società è ancora colpevole.
il problema dell'accessibilità è fondamentale perché senza la possibilità di accedere negli spazi non esiste possibilità di accedere alle pratiche comunitarie, sociali, politiche e relazionali. negare il diritto di abitare gli spazi - siano pubblici o privati - alle persone disabili, significa negare il diritto a una vita piena e soddisfacente.

libri come lo spazio non è neutro - che si inserisce nel nuovo filone di testi di divulgazione sulla disabilità e l'abilismo - sono preziosi e necessari. quando sottolineiamo che abilismo è una parola relativamente nuova nella nostra lingua (che, ad esempio, l'editor di blogger continua a non riconoscere e a segnare come errore) intendiamo dire che il concetto stesso di discriminazione contro le persone disabili è un concetto nuovo, un'idea però fondamentale per comprendere e riconoscere l'abilismo come oppressione sistemica - e non come problema individuale - per imparare a decostruirlo, per imparare a costruire un mondo davvero plurale e inclusivo.

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venerdì 23 febbraio 2024

maleficium

a lungo è corsa voce che l'arcivescovo di montréal tenesse nel suo archivio privato un libro così pericoloso da averlo fatto murare nell'angolino di un'alcova. chiunque avesse avuto la temerarietà di riesumarlo dal nascondiglio sarebbe stato scomunicato immantinente, senza speranza di perdono. l'arcivescovo ha sempre negato l'esistenza di questo libro maledetto, il celebre e funesto maleficium, dell'abate jérôme savoie. benché la materia dell'opera sia rimasta un mistero, molte sedicenti autorità non hanno esitato a dichiarare che fosse un trattato eretico o un manuale d'esorcismo - tutte congetture, fondate perlopiù su dicerie e speculazioni.

al confessionale dell'abate savoie si presentano sette uomini, ognuno con la sua storia da raccontare: il primo è un mercante di spezie, ossessionato dallo zafferano; il secondo, un medico, affascinato da medicine e cure esotiche; il terzo è un entomologo, desideroso di scoprire nuove specie e trovare così la fama; il quarto è un architetto, intenzionato a scoprire il segreto delle costruzioni capaci di sfiorare il cielo; il quinto un mercante di gusci di tartaruga, un materiale prezioso per costruire occhiali e monocoli raffinati; il sesto è un estimatore e un collezionista di tappeti orientali, oltre che di giardini e, infine, il settimo è un produttore di sapone, il cui sogno era ottenere la ricetta del sapone più delicato e profumato mai conosciuto, da offrire in dono alla donna amata.
tutti e sette arrivano dall'abate dopo aver subito una qualche menomazione, in ogni caso dovuta a una sorta di maledizione. tutti e sette hanno viaggiato nel lontano oriente, e raccontano di terre magiche, come se le avessero incontrate tra le pagine de le mille e una notte, paesi che, agli occhi di uomini bianchi e occidentali, nascondono misteri, pericoli e meraviglie. 

attenzione! per poter parlare in modo esaustivo del libro, dei suoi punti di forza e quelli di debolezza, tocca per forza di cose fare degli spoiler da qui in avanti.

durante i loro viaggi, tutti e sette hanno incontrato donne dalle fattezze diaboliche - code di lucertola, ombelichi come culle, aculei e rovi tra i capelli, sessi stillanti nettare, orecchie che producono perle d'incenso, occhi che piangono scaglie dorate - donne la cui bellezza era offesa da una piega sul labbro superiore, dotate di un fascino quasi inumano.
donne capaci di catturare la loro attenzione, di legarli alla ragnatela dei loro desideri e, ogni volta, di distruggere le loro vite con crudeltà.
si fa evidente abbastanza presto che maleficium non è un romanzo ma una raccolta di racconti, e che questi racconti sono variazioni della stessa favola: un uomo ambizioso si reca in un luogo esotico per soddisfare i suoi desideri, incontra una donna, viene sedotto e, infine, maledetto.
la donna, ovviamente, è in realtà sempre la stesa, riconoscibile dal labbro leporino. sta a noi lettorə scegliere se sia capace di cambiare forma o se ognuno dei sette uomini veda solo alcune caratteristiche di lei.

il tono ridondante dei racconti non è, a mio avviso, la parte peggiore del libro, anzi, è interessante notare come martine desjardins riesca a ricamare trame differenti seguendo sempre lo stesso schema. anche il punto di vista fortemente coloniale sui luoghi raccontati riecheggia le fantasie occidentali sull'oriente magico, filtrato da leggende e storie: un punto di vista che si posa sull'ignoto non per comprenderlo ma per lasciarsi divertire e sorprendere, perfettamente coerente con l'idea suprematista che tutto ciò che non fa parte della propria realtà esiste per diletto, come una fiera di bizzarìe e curiosità in cui trascorrere qualche ora di svago e nulla più.
oltretutto, va sottolineato che lo stile dell'autrice è estremamente elegante e raffinato, ricco, barocco quasi, un modo di scrivere che rende ancora più magiche e fuori dal tempo le confessioni dei sette uomini.

sappiamo, già dall'avviso al lettore delle prime pagine, che i racconti saranno in realtà otto e - come suggerisce la quarta di copertina - che l'ultima a confessarsi sarà la donna dal labbro leporino, la creatura multiforme che è esistita, fino ad adesso, solo nelle parole dei primi sette narratori.
e qui iniziano, o per meglio dire, "continuano" i problemi, perché quella sorta di premessa utile a trasformare i racconti in uno pseudobiblion è del tutto inutile.

sinceramente, mi ero aspettata di leggere le parole di una donna potente i cui obiettivi andassero oltre i banali concetti di bene e male. era scontato che questa donna avesse un qualche legame con i sette uomini, ed ero curiosa di scoprire quale fosse.
ho affrontato l'ultimo capitolo carica di aspettative - i primi sette racconti mi erano piaciuti molto - che sono state, però, tremendamente disattese.
la donna misteriosa è in cerca di vendetta, una vendetta non più evitabile perché la sua vita è stata distrutta completamente dai sette uomini - sette fratelli, cugini della donna - fin da quando era bambina.
tralasciando i fatti narrati nella sua confessione, il fatto che una donna capace di distruggere sette uomini (poco importa se le storie che raccontano sono più o meno reali, quello che conta è che davvero sono stati maledetti e che la loro vita è stata devastata irrimediabilmente) non sia riuscita a sfuggire prima alle angherie e ai soprusi sopportati per anni è non soltanto intollerabile ma anche incoerente con le capacità che dimostra di avere dopo.
la sensazione è che l'ultimo capitolo - il più importante di tutti! - sia stato scritto in modo frettoloso e grossolano, rovinando una personaggia che poteva essere memorabile.

un vero peccato, soprattutto perché desjardins ha una prosa - e la capacità di mescolare immaginazione e realtà - davvero superba. maleficium poteva essere un bel libro ma si perde completamente nel finale, svilendo il senso complessivo dell'intero racconto.

mercoledì 21 febbraio 2024

skip & loafer ~ vol. 1 e 2

un primo giorno perfetto per la perfetta vita da liceale che mi aspetta! perché ho già un programma chiarissimo per il mio futuro!

sono pochissimi i casi in cui sono contenta di sbagliarmi, uno di questi è quando prima snobbo un fumetto e poi mi decido a provarlo, scoprendo che in realtà mi piace un sacco. 
con skip & loafer è andata esattamente così.
ammetto che inizialmente la cover non mi aveva attratta per niente (e la protagonista mi ricordava un po' sadako di arrivare a te, manga che avevo adorato all'inizio ma che poi mi dava lo stesso fastidio di un ascesso dentale il venerdì sera quando sai che lə tuə dentista riapre lo studio martedì pomeriggio, fatto che aveva peggiorato la mia idea iniziale).
insomma, mi sono decisa a provare i primi due volumetti e bum! amore a prima lettura!

la storia è quella di mitsumi iwakura, una ragazza di quindici anni che si sposta dalla piccola cittadina di provincia a tokyo per frequentare il liceo, incipit piuttosto banale, certo, ma da questo momento in poi iniziano tutte le cose che mi hanno convinta che forse c'è una speranza per il romance scolastico.

faccio un elenco di buoni motivi per leggere questo manga:
1- l'obiettivo di mitsumi non è trovare l'amore! halleluja! non ne potevo più di protagoniste il cui unico scopo nella vita è trovare l'uomo dei loro sogni e sposarsi appena fresche di diploma per vivere felici e contentə. mitsumi sogna una brillante carriera scolastica, poi la frequentazione di un'università prestigiosa che le permetta di lavorare al ministero degli affari interni e della comunicazione per trovare una soluzione al calo demografico e, infine, godersi la pensione come sindaca amata e rispettata nella sua città natale. presenza di maschi di cui innamorarsi perdutamente: zero!
2 - zero fantasticherie sull'amore ma nessun rifiuto a priori: mitsumi è una ragazza allegra, solare, simpatica e divertente che riesce facilmente a fare amicizia. il suo primo giorno di scuola incontra sosuke shima, il classico bel ragazzo che sembra brillare di luce propria e che - grazie al cielo! - non è il solito bello e dannato da shoujo manga, anzi! sosuke si dimostra fin da subito un ragazzo gentile e dal cuore d'oro e, anche se si indovina abbastanza presto la presenza di un background abbastanza complicato, non dà mai l'impressione di trasformarsi nel cliché del bel ragazzo dal passato drammatico. anche lui promosso!
3 - mitsumi non è una mary sue: non è particolarmente bella, è intelligente ma non è un genio assoluto, riesce a infilare una figura di cavolo dietro l'altra e le sue origini di ragazza di provincia semplice e ingenua emergono con facilità. insomma, non è l'essere perfetta a trasformarla in una sorta di calamita umana attorno cui si inizia a radunare in fretta un eterogeneo gruppetto di amicə, ma il suo entusiasmo e la sua capacità di prendere tutto quello che c'è di buono in ogni situazione.


4 - la storia non si concentra solo sulla coppietta principale né tantomeno esclusivamente sui rapporti romantici ma riesce a delineare contemporaneamente tutte le figure che ruotano intorno a mitsumi e sosuke: c'è mika egashira, che inizia a dar filo a mitsumi solo quando capisce che così facendo può avvicinarsi a sosuke; yuzuki murashige, la bellezza mozzafiato che, se questa fosse un'altra storia, sarebbe la rivale o la bellona antipatica e superficiale, che invece cerca di mettere mitsumi in guardia dalle cattiverie di cui non riesce ad accorgersi da sola e makoto kurume, lo stereotipo della ragazza timida e solitaria - con tanto di occhiali e treccine - che accanto a mitsumi sembra riuscire ad aprirsi a nuove amicizie altrimenti mai neppure immaginate.
5 - non c'è una gerarchia tra questi rapporti: agli occhi di mitsumi, ogni relazione sembra avere lo stesso peso specifico delle altre, non ci sono amiche del cuore e amiche-e-basta, e non vale la regola che un eventuale cotta venga prima dellə amicə.
6 - l'ingenuità di mitsuki è ingenuità, non incapacità di rendersi capire le strutture sociali che scopre un po' alla volta, non abbiamo davanti una sprovveduta ma una ragazza che poco alla volta inizia ad aggiustare il tiro e capisce come comportarsi nei diversi contesti, senza stravolgere sé stessa.
7 - mitsumi non è la classica protagonista che sfugge il confronto, arrossisce e passa mesi e mesi a torturarsi con paranoie e una sfilza infinita di e se o, peggio, a confidarsi in modo poco chiaro con le persone sbagliate per dare il via a una sequela di fraintendimenti che servono, sostanzialmente, ad allungare la trama quando non c'è nient'altro da dire. nulla di tutto questo, anzi, mitsumi sa discutere con chiarezza quando qualcosa non le torna, e lo fa non col lo scopo di far valere la sua prospettiva ma di comprendere quella di chi ha di fronte.

potrei aver trovato lo shoujo* perfetto (che, manco a dirlo, è privo di orrendi elementi smut che spesso e volentieri superano il limite della molestia e della violenza e che odio con tutto il mio cuore) e non vedo l'ora di andare avanti!
e voi lo state leggendo?

* mi segnalano che in realtà è un seinen!

martedì 20 febbraio 2024

gatti sciolti ~ intervista a anna matilde sali di eris edizioni

eris edizioni ha tirato fuori un altro coniglio dal cilindro magico, anzi, più precisamente, ha tirato fuori i gatti sciolti, una nuova collana di fumetto breve, di piccolo formato e piccolo prezzo, attraverso cui esplorare le potenzialità del fumetto indipendente e underground.
oggi ne parliamo insieme a anna matilde sali! buona lettura!




ciao matilde e bentornata su claccalegge!
► Ciao! E grazie come sempre per lo spazio e un saluto a tutte le persone che ti leggono!
parliamo dell’ultima nata in casa eris, la collana “gatti sciolti”. La prima domanda, obbligatoriamente, è: cos’è un “gatto sciolto”?
► Allora, i Gatti Sciolti sono la nuova collana Eris di fumetto breve. Ci abbiamo ragionato anni sul fumetto breve. È molto tempo che volevamo dargli spazio nel nostro catalogo e finalmente abbiamo trovato il giusto modo per unire la brevità con anche un aspetto più sperimentale legato al formato: saranno volumetti in A6, quindi un 10,5 X 14,8 cm, non proprio un formato che si trova facilmente in libreria. Saranno lunghi tra le 64 e le 96 pagine, brossurati, sia in bianco e nero che a colori. E soprattutto costeranno tutti 6 euro. Quindi fumetto indipendente, alternativo e underground a un prezzo accessibile e con un formato ultra tascabile!
Insomma: Gatti sciolti, fumetti senza peli sulla lingua!
visto che si tratta di un formato sperimentale, immagino che i titoli che ne faranno parte siano tutti scritti appositamente per la collana: possiamo aspettarci qualche autorə già presente nel vostro catalogo?
► Allora, in realtà è tutto un misto. Ci sono progetti che non erano specificatamente pensati per questa collana e che ci sono stati proposti ma che erano perfetti per il formato A6, come tratto, gabbia o assenza di gabbia e tipologia di narrazione. In altri casi, chiacchierando tra un banchetto e l’altro, sono nate proposte e progetti già pensati per questa collana. Quindi sì, sicuramente ci saranno autor* già presenti nel nostro catalogo, ma ci saranno un sacco di novità. I primi due titoli saranno proprio due nuove collaborazioni, ma non facciamo spoiler. L’altra cosa interessante è che la brevità e il formato ridotto si prestano molto anche a nuove sperimentazioni di stile e di tecniche, per cui ci sono anche autor* che stanno lavorando su qualcosa di diverso dal solito, e noi siamo molto felici che ci sia questa atmosfera anche un po’ ludica, con la voglia di mettersi in gioco, uscire dalla comfort zone e fare di un gatto sciolto un fumetto un po’ speciale e diverso dal solito.
ok, niente spoiler sullə autorə o sui titoli, però puoi dirci quali saranno più o meno i "generi" delle prime pubblicazioni?
► Qualcosa di divertente, ma con il giusto grado di contenuto critico o politico. Allo stesso tempo come sempre nel nostro catalogo ci saranno dei bei viaggioni matti, narrazioni graffianti e underground, narrazioni biografiche, ma anche un po’ di horror, di distopie, insomma non ci stiamo precludendo nessuna strada e stiamo lavorando su diversi titoli. L’importante è come sempre la forte ricerca artistica e stilistica accompagnata a una forte visione autoriale.
il formato e la brevità mi hanno fatto pensare - e, credo, non solo a me - alle collane bookblock e tardigradi (per chi vive su marte e non li conosce: rispettivamente saggistica e narrativa fantastica breve, se ne è parlato anche qui) che stanno avendo tanto successo e anche altri editori hanno adottato soluzioni simili. una cosa simile per i fumetti, invece, è una novità assoluta. pensi che un nuovo modo di immaginare l'oggetto libro-a-fumetti possa invogliare autorə emergenti a proporsi al mondo editoriale?
►Speriamo di sì, in parte è pensata anche per chi si cimenta per la prima volta con una pubblicazione a fumetti editoriale vera e propria. Però allo stesso tempo è pensata anche per chi già pubblica, ma vuole fare qualcosa di diverso da quello che fa di solito, sia come racconto che genere che stile. Ma è anche una bella possibilità per sperimentare collaborazioni diverse dal solito. Alla fine l’esigenza di dare spazio alle narrazioni brevi in modo che siano accessibili a tutt* sicuramente fa parte di noi e in qualche modo ha influenzato la nascita dei Tardigradi, proprio come una riflessione su accessibilità e tempi/possibilità di lettura ha influenzato la nascita dei BookBlock. Ma qui è ancora diverso. Il fumetto negli ultimi anni almeno fuori dalle autoproduzioni si è molto standardizzato sul formato libro, di una certa lunghezza e di un certo prezzo, sempre più alto, dovuto anche agli aumenti del costo della carta e altre amenità con cui non voglio annoiarvi.
Questo significa che sia chi li crea, l* autor*, che chi li legge ci deve investire tantissimo a livello di tempi, energie emotive, soldi e via dicendo. Questa situazione di conseguenza taglia fuori storie ma anche possibilità: prima di tutto la possibilità di certe narrazioni e sperimentazioni per chi crea, che magari a quella storia lì, proprio lì, ma che resta nel cassetto perché non c’è uno spazio per lei tra i graphic novel da libreria. Allo stesso tempo toglie possibilità di sperimentare narrazioni e immaginari a chi legge, perché a volte per scoprire cose nuove, metterti anche tu in gioco come lettor*, devi spendere troppo, sia di tempo che di soldi, e non ce la fai. Poter leggere diversi stili e quindi esplorare mondi a una cifra contenuta e con il giusto investimento di tempo rende il fumetto indipendente più accessibile, diventa più facile scoprire cosa ci piace di più, insomma, una sorta di diritto a farci un gusto senza dover per forza votarsi al fumetto. E anche per chi normalmente legge fumetto e graphic novel, è un modo per scoprire nuove voci, nuove storie, e poi diciamocelo, a volte qualcosa di breve e compatto rilassa anche il cervello, anche se è un fumetto serio o drammatico.
foto in esclusiva per claccalegge!

il logo è di peli chat, unə autorə-gattarə con uno stile molto punk e indie (e anche molto eris!), qual è la storia dietro questo logo?
► Il logo per noi è magico. Ci abbiamo messo più tempo a trovare il nome alla collana che a farla e pensarla. Alla fine è arrivato il nome giusto e non potevamo che chiedere a Peli Chat di cui conosciamo l’attitudine gattara e che è una persona davvero del cuore per noi e allo stesso tempo crediamo che il suo Blasfelino pubblicato da Chierichetti Ditore sia uno delle cose più pazzesche in assoluto pubblicate negli ultimi anni. E poi amiamo assolutamente le cose che fanno come Laboratorio Zanna Dura, insomma, ci sentiamo parte di una famiglia allargata controculturale in cui siamo orgoglios* di miagolare tutt* insieme!
sempre tornando al parallelo con bookblock/tardigradi: quelle collane hanno un'impostazione grafica ben precisa e riconoscibile (la combinazione colore/font dei bookblock e la copertina bianca con l'illustrazione "ritagliata" nel titolo dei tardigradi). avete in mente qualcosa di simile anche per i gatti sciolti? o somiglieranno di più ai vostri fumetti "classici" (cioè con una copertina pensata ad hoc per ogni singolo titolo)?
► Ogni fumetto ha bisogno la sua veste grafica, è imprescindibile per dare la propria identità a ogni titolo. Allo stesso tempo abbiamo pensato a un paio di particolari nella cartotecnica e all’interno del libro che li faranno essere più simili di quanto siamo i nostri soliti volumi a fumetti. In fondo i gatti sono tutti diversi, anche se sono tutti gatti!
saranno tutti volumi autoconclusivi o ci saranno anche delle serie?
► Ci sarà di tutto e saremo apert* a qualsiasi possibilità. Tra i titoli dell’anno c’è già un progetto in più volumi, ma sempre restando al di fuori di quella che è la serialità intesa nel senso più classico del genere: parliamo di storie a più episodi. Anche noi con i nostri gatti sciolti vogliamo sperimentare, e divertirci di brutto!
ultimissima domanda: quando troveremo in giro il primo gatto sciolto?
► I primi due gatti sciolti usciranno a marzo inoltrato, li facciamo uscire in coppia così si tengono compagnia e possono fare le fusa insieme!
non vedo l'ora di leggerli!
► Non manca molto, presto ve li presenteremo!
grazie mille per essere stata con noi ancora una volta e per averci presentato questo nuovo progetto! a prestissimo!
► Grazie a te per aver dato spazio ai nostri Gatti Sciolti!
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sabato 17 febbraio 2024

i misteri dell'oceano intergalattico

lungo un molo del porto, un mendicante che avrei potuto definire un cane cencioso, se ne stava accovacciato a riordinare cianfrusaglie mezze rotte su un sudicio tappetino. il cane, che si faceva chiamare barney, era stato in realtà un grande luminare che aveva fatto una delle più grandi scoperte della storia ma che non era servita a  granché perché era già stata scoperta. così mi mostrò il suo diario di navigazione intergalattica, pieno di disegni e di saperi. era così messo male che me lo vendeva per pochi centesimi. mi diceva che se avessi avuto la pazienza di leggerlo, mi sarebbe tornato utile non solo per il mio lavoro, ma avrei trovato la mappatura per arrivare a un'isola bellissima, l'ultima dell'oceano intergalattico.


per un qualche assurdo motivo, un naufrago si risveglia, salvo ma perduto su un'isola sconosciuta, trasformato in un cane di nome barney (una sorta di snoopy un po' tremolante e molto meno sicuro di sé del bracchetto di schulz) e consapevole di aver perduto il suo cervello. con sé ha pochi oggetti, molti dei quali apparentemente privi di funzione, tra cui una penna e un quaderno che diventa subito il diario illustrato - è un cane artisticamente molto dotato - delle sue mirabolanti avventure, nonché una guida per sopravvivere tra i misteri dell'oceano intergalattico.

sfuggito agli spietati cacciatori di cani, barney si illude di aver trovato rifugio nel whispering glades: quello che a prima occhiata sembra il paradiso - tre pasti al giorno! comodo letto! attività ludiche - gestito da gentili fanciulle di buon cuore che si prodigano per il benessere degli animali, si rivela presto per quello che è, ovvero un manicomio in cui se non sei pazzə al momento del tuo arrivo, lo diventi presto. mentre cerca di resistere - perché comunque meglio tre pasti al giorno che morire di fame nell'isola o diventare la portata principale di qualcun altrə - barney riesce a trovare una via di fuga per qualche scappatella all'esterno del whispering glades e scopre di avere un talento per il gioco dei tappi, una delle attività preferite dei marinai dell'isola (soprattutto di quelli che non hanno alcuna intenzione di tornare per mare). conosce paulie, un gatto con le mandibole perennemente intente a sgranocchiare qualcosa, danish, un dromedario che parla una lingua incomprensibile ma che è in grado di costruire qualsiasi cosa anche - letteralmente - mentre dorme e il ronzino, un sedicente armatore senza soldi ma ricco di debiti e minacciato da temibili gangster in completo gessato.


in quale modo (non posso mica raccontarvi tutto!), lo strambo quartetto riesce a ottenere un'imbarcazione per scappare dall'isola e avventurarsi nell'oceano intergalattico alla ricerca dei cervelli perduti (barney non è l'unico ad avere la testa vuota). da questo momento in poi, francesca ghermandi segue i quattro non-eroi nelle loro esplorazioni delle isole dell'oceano, tra scogli maledetti, cetacei spaventosamente grandi (e voraci), alberi che producono frutti inquietanti, gentiluomini sconnessi dalla realtà ma dotati di uno straordinario - e straordinariamente inutile - ingegno, creature selvagge dedite a rituali feroci e vulcani truccati, fino a raggiungere, come dei novelli astolfo (ma un po' meno epici) la terra delle cose dimenticate e, infine, l'isola più bella di tutto l'oceano intergalattico.

in appendice al racconto di barney - nella sezione gialla del libro - troviamo un sacco di appunti e note che permetterebbero anche a noi lettorə di sopravvivere nell'oceano intergalattico: nozioni scientifiche, consigli, aneddoti, illusioni ottiche, leggende, spiegazioni di rituali, eccetera. la guida è fondamentale tanto per barney e i suoi amici quanto per noi che ci ritroviamo, a nostro modo, a navigare tra le pagine della storia di barney, in un susseguirsi di avventure assurde e citazioni letterarie.


come racconta francesca ghermandi durante un'intervista per il manifesto, i misteri dell'oceano intergalattico è stato concepito per la pubblicazione in giappone, evento più unico che raro (tra le - poche - altre opere di autorə occidentali per il mercato nipponico ricordiamo la repubblica del catch, anche questa edita da eris edizioni). l'opera è nata con l'idea - perfettamente riuscita - di mettere insieme alcuni elementi tipici dei fumetti per ragazzə - viaggi! scoperte! avventura! pericolo! scontri! - e riferimenti alla letteratura classica occidentale - da ariosto a verne - ma anche alcuni topoi della mitologia e della religione - la morte che comporta una rinascita in una nuova forma, quello che succede a barney proprio all'inizio della storia.


i misteri dell'oceano intergalattico ha vinto il premio come miglior fumetto italiano al treviso comic book festival del 2023, riconoscimento meritatissimo per quest'opera che riesce a mettere insieme una storia appassionante, uno stile di disegno unico, attento ai dettagli e capace di dar vita a un intero universo - pardon, oceano - personaggi ben caratterizzati, riferimenti letterari e che ricorda, in parte, quelle pseudo-enciclopedie (come il codex seraphinianus) illustrate così ricche di nozioni e dettagli da sembrare reali.
quella di francesca ghermandi (di cui vorrei ricordarvi anche il lavoro svolto insieme ad hurricane a sostegno della palestina, di cui ho parlato poche settimane fa sul blog de gli audaci) è un'opera folle e geniale, impossibile da incasellare in un solo genere e fondamentale per qualsiasi appassionatə di fumetto.

martedì 13 febbraio 2024

la fiaba nucleare dell'uomo bambino

tra una stazione e l'altra, mentre me ne stavo nel vestibolo del treno a contemplare dal finestrino la steppa, monotona e sempre uguale - eravamo ormai al quarto giorno di viaggio - all'estremità opposta della carrozza apparve all'improvviso un ragazzino di dieci, dodici anni. impugnava un violino, e prese a suonarlo con eleganza e maestria tali che di colpo le porte degli scompartimenti si spalancarono sulle facce assonnate dei passeggeri.

gli esseri umani nascono, crescono e, a un certo punto - magari dopo essere anche riusciti a invecchiare - muoiono. sembra una cosa ovvia e scontata e in effetti lo è, ma non lo è per tuttə. di sicuro, non lo è per eržan, il protagonista di questa storia che, a un certo punto della sua vita, ha smesso di crescere.
per la precisione, il suo corpo ha smesso di crescere mentre il suo animo si trasformava da quello di un bambino a quello di un uomo.
eržan è il violinista che il nostro narratore incontra per caso, un giorno, sul treno, da qualche parte in mezzo alla steppa kazaka. la sua musica è stupefacente ma la sua storia lo è anche di più.

è una storia che inizia in sordina, vicino alla stazione di transito di kara-šagan, sperduta in mezzo al nulla. un posto abitato da due famiglie, quella di eržan - di cui fanno parte il nonno, la nonna e la madre, che ha deciso di non pronunciare più una singola parola da anni - e quella di ajsulu, che ha un anno meno di eržan e che, ha deciso eržan stampandole un morso su un orecchio, diventerà un giorno sua moglie.

eržan vive la sua vita scandita dalle superstizioni delle due nonne, la sua e quella di ajsulu, il mutismo di sua mamma, la severità del nonno e, prestissimo, la scoperta di un talento incredibile per la musica. sullo sfondo della sua esistenza e di quella di kara-šagan, gli stati uniti d'america e l'unione sovietica si fronteggiano e provano a dividersi il mondo, testando le proprie armi in zone ritenute, probabilmente, sacrificabili. nella zona di semipalatinsk, spiega hamid ismailov in una breve nota all'inizio del romanzo, tra il 1949 e il 1989 vengono innescate quattrocentosessantotto esplosioni nucleari. la vita di eržan si svolge all'ombra delle bombe e della promessa del progresso ma a lui - che sa poco o nulla di quelle esplosioni - importa poco.
a eržan importa della musica e di ajsulu e di riuscire a diventare un uomo forte e affascinante abbastanza da meritare la sua mano, un giorno.

così, ignorando la favola che petko, il suo insegnante di violino, gli aveva raccontato un giorno, spaventandolo a morte, durante una gita con la scuola eržan decide di mostrare a tuttə - e soprattutto a ajsulu - il suo valore, sfidando i divieti dellə adultə e tuffandosi nel lago morto.
proprio come accade nelle fiabe, la semplice, felice e promettente quotidianità del protagonista si spezza silenziosamente e una terribile punizione ricade sulla sua testa: eržan smette di crescere mentre tuttə lə suə compagnə cominciano a superarlo, un centimetro alla volta, finché al differenza di altezza diventa così intollerabile da costringerlo ad abbandonare la scuola.

come nella storia di petko, una parte di lui è rimasta bloccata in un eterno presente mentre il suo animo cresce e invecchia. eppure, il dolore di guardarsi rimanere incastrato in un corpo che non vuole più seguire il tempo, è doloroso ma non quanto la sensazione di perdere la bella ajsulu che, al contrario, cresce come se nulla riuscisse a contenere l'espandersi del suo corpo.

mito e realtà si fondono e si confondono dentro e fuori il racconto di eržan, narrato al ritmo dello sferragliare del treno in mezzo alla steppa e la storia si trasforma in una sorta di caccia al tesoro o, meglio, di caccia all'errore primigenio, alla colpa che ha scatenato la punizione: il tuffo nel lago? la storia di petko? una caccia alla volpe finita in tragedia di qualche anno prima? le vecchie superstizioni delle nonne? o era stata forse colpa di eržan che in così poco tempo aveva conosciuto tutto quello che la vita riservava - l'amore, la speranza, la delusione, la musica - e ora non gli rimaneva più nulla da consumare? e mentre lui rimane immobile, ajsulu cresce e cresce e cresce, quasi che il destino o qualche altra entità crudele volesse ridere della loro sventura fino all'ultimo istante...

la fiaba nucleare dell'uomo bambino è un libro come nessun altro che mi sia mai capitato di leggere. va oltre il realismo magico per intrecciare mito e realtà in modo tanto inedito da non riuscire più a distinguere dove finisce uno e inizia l'altra. l'ineluttabilità e l'assurdità della vita sono talmente grandi, per eržan, da sembrare lo scherzo di un dio capriccioso, eppure lui sa, con la stessa certezza con cui si conosce la verità impronunciabile dietro ogni mistero, che tutto ciò che accade, accade per un ragione e il motore primo di quella ragione è sempre il comportamento umano.
quello di ismailov è un romanzo affascinante e straniante che - se resistete all'orrore di qualche descrizione fin troppo accurata di parassiti vari all'inizio della storia - riuscirà a stupirvi fino all'ultima pagina.

venerdì 9 febbraio 2024

i pericoli di fumare a letto

«e qui la bambina piange?»
«solo quando piove»

mi ero innamorata di mariana enriquez la scorsa estate con la nostra parte di notte. qualche mese fa ho letto i pericoli di fumare a letto e ho confermato tutto l'amore che avevo provato al nostro primo incontro.
ho accettato il suggerimento implicito nel titolo e li ho letti un po' come fiabe della non-buonanotte, per godermi quella sensazione che enriquez sa risvegliare sottopelle, un misto strano di emozioni disturbanti e meraviglia per il modo in cui infila una parola dopo l'altra come fossero perle di una bellissima e bizzarra collana.
è una sensazione che ricorda un po' quella delle paralisi notturne, quello stare sospesi tra orrore, incredulità e stupore, un brivido che però non ci coglie impreparatə perché sappiamo già che, in un modo o nell'altro, la sua penna ci sfiorerà la colonna vertebrale a un certo punto della storia e staremo lì a tremolare di delizioso spavento.

le dodici storie di questa raccolta sanno essere disturbanti e cattive, giocano sporco associando quello che mai permetteremo alla nostra immaginazione di mettere insieme, creano chimere che, più che stupirci per il loro aspetto, ci turbano costringendoci a pensare quello che fa a pezzi gli aspetti più profondi e radicati della nostra morale.
immaginate, ad esempio, gli zombie. sono forse tra le creature più spaventose e raccapriccianti a cui possiamo pensare ma sentite la stretta al centro del petto se provate a fare un passetto in più e immaginare una neonata zombie? provate a figurarvi delle ragazzine bellissime, delle quasi-donne in cui ancora si intravede l'innocenza dell'infanzia, e poi provate a immaginarle capaci di crudeltà degne di una qualche divinità pagana. non avvertite una fastidiosa dissonanza?
figuratevi per un attimo la gioia di riabbracciare qualcunə che avevate perso da mesi, forse anche anni, per poi scoprire un poco per volta che per quella persona è, in qualche modo incomprensibile, totalmente diversa da quella che conoscevate. non sentite crescere lo sconcerto?

ecco, mariana enriquez fa nascere il terrore da una delicata operazione in cui incide i corpi dellə suə personaggə e ne taglia via con chirurgica precisione alcuni aspetti della loro umanità, per poi ricucire tutto e imbellettargli le guance, rispedendolə indietro tra noi, quasi identicə a prima.
in queste pagine si incontrano creature strane che forse sono state umane ma che a un certo punto della loro esistenza hanno smesso di esserlo, creature che abitano storie che vengono narrate senza dare spiegazioni alle mille domande che germogliano rigo dopo rigo nelle nostre teste, solo un profondo disturbo che si attanaglia tra le ossa e i muscoli e gli organi, che prude e pizzica.
mariana enriquez fa magie spaventose e meravigliose e, per quanto possano essere disturbanti, non si può che volerne ancora e ancora!

mercoledì 7 febbraio 2024

palestina 2048 - racconti a un secolo dalla nakba

l'influenza della nakba non è soltanto di carattere geopolitico, ma anche culturale. quando i palestinesi si dedicano a un'opera letteraria, scrivono, attraverso il presente, più o meno consapevolmente, del loro passato. la loro scrittura è, da un lato, ricerca dell'eredità perduta, dall'altro, tentativo di salvare dall'oblio la memoria di quella perdita. la nakba, naturalmente, è al centro di tutto ciò.
dall'introduzione di basma ghalayini


leggere il fantastico altro, quello non necessariamente anglofono o di origine più genericamente occidentale, è sempre un viaggio incredibile che porta a intravedere le idee di futuro - e quindi di presente - di culture diverse dalla nostra. quali sono i temi più sentiti, le paure più profonde, le speranze più grandi.
mi incuriosiva particolarmente provare a indovinare il futuro con gli occhi dellə scrittorə palestinesə, soprattutto in questo periodo terrificante - anche se questa raccolta è stata pubblicata qualche anno fa. mi incuriosiva perché non può esistere interpretazione del presente - e immaginazione del futuro - sconnessa al proprio passato, e il passato recente del popolo palestinese è, come racconta bene valerio evangelisti nella postfazione a questa antologia, un passato fatto di violenza, negazione e sottrazione:
dal 1948 una delle peggiori infamie che la storia ricordi si consuma sulle coste orientali del mediterraneo. un popolo perseguitato, in nome di un diritto ripescato in antiche mitologie, si è appropriato con la forza e col denaro di un territorio occupato da secoli da un'etnia diversa. intenzionato non a fondersi con gli autoctoni, ma a scacciarli, piegarli e nel frattempo schiavizzarli.
palestina 2048 è un libro importantissimo che, se pure non raggiunge sempre con ogni racconto altissimi livelli letterari, ha un valore politico immenso. perché sì, usare l'immaginazione per proiettarsi nel futuro può essere - e molto spesso è - un atto politico. l'immaginazione può farsi strumento di denuncia, di rivendicazione, di riappropriazione e autodeterminazione.
e questi racconti, ognuno a suo modo, riescono perfettamente a dimostrarci, ancora una volta, che immaginare è molto più che fantasticare vaghezze dilettevoli o spaventose fini a loro stesse, immaginare è creare nuove prospettive per mettere a fuoco la realtà e comunicarla in modi inediti.

come si legge già nell'introduzione, la fantascienza palestinese - o almeno, quella di questa antologia - ha una caratteristica ben specifica e molto comprensibile: il futuro è indissolubilmente collegato al trauma del passato, della nakba, la catastrofe, e alla speranza del ritorno. già dalla chiave raffigurata in copertina, simbolo della promessa di poter far ritorno alle case espropriate generazioni fa, l'occupazione coloniale violenta e illegittima di israele nei territori palestinesi è il leitmotiv di questa raccolta.
poco importa quando futuristica sia la palestina immaginata dallə dodici autorə di questi racconti, poco importa se i toni si fanno a volte più surreali e a tratti quasi da commedia, l'immaginazione torna irrimediabilmente al passato e, nello stesso tempo, non riesce a liberarsi dalle violenze del presente.
l'occupazione israeliana ha scavato nei cuori - e nei corpi e nelle menti e nelle memorie e nella capacità di immaginazione - dellə palestinesi solchi così profondi che nulla esiste senza essere risucchiato all'interno della sistematica sopraffazione che esercita momento dopo momento da quasi settantasei anni, sopraffazione di cui è praticamente impossibile liberarsi anche nella fantasia.
quello della nakba è un trauma che lə palestinesə ereditano e rivivono ogni giorno, a ogni generazione, oggi più che mai, in un deflagrare di orrore e abominevole violenza che lascerà risuonare la sua eco per decenni ancora.

i racconti che ho amato di più sono quattro e, secondo me, racchiudono perfettamente questa poetica fatta di memoria e di un dolore che non può essere ignorato. nel primo, che apre la raccolta, il canto degli uccelli di saleem haddad, una ragazzina scopre che la palestina libera, prospera e felice in cui vive non esiste. come se si trovasse al centro di un campo magnetico che genera interferenze con il tessuto del reale, le sue percezioni captano una realtà diversa, drammaticamente opposta a quella che credeva di conoscere. i sogni e il canto assurdamente monotono degli uccelli sapranno rivelarle il modo - terrificante - per tirarsi fuori da questa sorta di matrix.
altra storia da brividi è la chiave, di anwar hamed. una famiglia israeliana inizia a sentire il rumore di chiavi che cercano di aprire la porta di casa, anche se i filmati della sicurezza provano che nessuno si è avvicinato alla loro abitazione. la metafora è chiarissima e terribilmente d'effetto.
in ultimo avvertimento di talal abu shawish, l'eco del conflitto israelo-palestinese (per quanto ritengo che termini come conflitto o guerra siano profondamente inadeguati quando da un lato c'è uno degli eserciti meglio armati e più tecnologicamente avanzati del pianeta e dall'altro una popolazione costretta a vivere di aiuti umanitari nella sua stessa terra per colpa di un'occupazione che dura da circa tre quarti di secolo, ma è giusto per capirci) arriva a mettere in pericolo l'equilibrio dell'intera galassia. creature aliene - o divine? - arrivano a fermare persino il moto terrestre per parlare con le popolazioni in lotta e chiedere una convivenza pacifica eppure nulla sembra poter fermare la costruzione di nuovi muri (da parte di israele). il quarto racconto che mi ha colpita particolarmente è la maledizione del ragazzo palline di fango di mazen maarouf, una storia così surreale da far girare la testa, una sorta di memoir sospeso tra l'onirico e il lisergico dell'ultimo palestinese rimasto sulla terra, la cui sopravvivenza è l'unica garanzia per evitare la distruzione dell'intero pianeta.

il tema dell'incompatibilità tra israele e palestina torna e ritorna declinato sotto diverse forme, dall'esistenza di realtà virtuali a futuri in cui la memoria è proibita o in cui l'unica convivenza possibile è quella su due piani paralleli della stessa realtà (come accade in n, altro racconto interessantissimo, di majd kayyal). sullo sfondo, resta la violenza brutale di israele, uno stato senza volto, senza volti - non-immagine che riporta alla mente le scene di soldati quasi irriconoscibili, tutti uguali nelle divise seppellite da chili di gadget militari che vediamo praticamente ogni giorno da ottobre, ormai - che si esprime attraverso droni assassini o che è capace di controllare, letteralmente, persino l'ossigeno dei palestinesi (come accade in vendetta, di tasnim abutabikh). uno stato inumano tanto nelle intenzioni quanto nelle raffigurazioni che continua, a un secolo dalla nakba, a opprimere, imprigionare, distruggere, negare, sottrarre, uccidere.

palestina 2048 è un libro che vi consiglio con tutto il cuore perché leggere, come immaginare e come scrivere, può essere un gesto politico.
non che la questione palestinese sia una novità degli ultimi mesi ma è certo che negli ultimi mesi la situazione in palestina sia terrificante. non è una catastrofe, è un genocidio che ha mandanti, esecutori e complici ben precisi e riconoscibili, un genocidio che forse non possiamo fermare ma contro cui possiamo schierarci, ogni giorno.
possiamo farci eco delle parole di un popolo che viene massacrato sotto gli occhi indifferenti dellə potenti dell'occidente, possiamo farlo continuando a parlare di palestina, condividendo le notizie che ci raggiungono a raffica dai nostri telefoni (come ci giustificheremo quando ci chiederanno come avete potuto permettere che accadesse? se non possiamo più dire che non sapevamo?) e, anche, leggendo i libri dellə autorə palestinesi, parlandone e facendoli conoscere.
se pure non possiamo fisicamente salvare le persone, possiamo provare a salvare le storie che ci raccontano.