eccomi finalmente di nuovo qui.
vi svelo un segreto: un sacco degli ultimi post erano stati scritti un po' prima e poi programmati nei giorni scorsi, per evitare di lasciar morire ancora una volta il blog in questi giorni incasinati e strani. ma, si direbbe, tutto sta tornando alla normalità e io finalmente riprendo possesso del mio inutilissimo e impallatissimo micropc per scrivere un po' delle ultime letture, perché se anche è vero che è stato tutto un casino, è anche vero che riesco sempre e comunque a ritrovarmi sempre qualcosa da leggere in mano.

ho letto anche demian dello stesso autore, e per quanto mi sia piaciuto tantissimo, l'ho trovato un po' oscuro... plausibilmente dovrò rileggerlo e rifletterci su ancora un po'.

tutti i libri che ho letto di gaarder mi sono piaciuti tantissimo, ma questo è forse uno di quelli che mi ha colpito di più. il protagonista, petter, è un uomo dotato di un talento incredibile: non riesce ad arginare l'infinito flusso di idee che ogni momento nascono dalla sua mente. petter, da sempre, riesce ad inventare e raccontare storie, è come una liberazione per lui scrivere due appunti veloci per quello che potrebbe essere il plot per un romanzo o una bozza di una rappresentazione teatrale. eppure lui non ha alcun desiderio di scrivere un libro, di dedicarsi per troppo tempo a una sola storia quando la sua testa è così piena di altri racconti.
eppure, cos'è che spesso manca proprio a chi i libri li scrive di professione? petter si definisce come un ragno che tesse la tela intrappolando un sacco di piccole prede, eppure persino per il più abile dei ragni è facile diventare vittima di una ragnatela...

ho provato tenerezza per la loro storia, per i loro errori e per la loro fuga. per la loro paura e per gli incontri, per il loro essere sperduti e senza casa, senza punti di riferimento, senza nulla. per la telecamera di stalin e per tutto quanto. ho avuto, mentre leggevo questo libro, la percezione più vivida di quanto sia facile trovare qualcosa di bello in mezzo allo squallore dilagante.
eppure, alla fine, qualcosa di questa sorta di incantesimo si è spezzato e la fine del libro mi ha quasi annoiata. perché? bella domanda. forse devo rileggere anche questo.

meritevolissimi l'agghiacciante storia di un fusillo e il racconto dislessico che da il titolo al libro.