venerdì 13 novembre 2020

il libro della polvere ~ il regno segreto

"la vera domanda" pensò, è: "l'universo è vivo o morto?"
da qualche parte nella palude, in lontananza, le giunse il verso di un gufo.
lyra si ritrovò a chiedersi: "che significa?" e subito le venne in mente l'inevitabile risposta di talbot: non significa niente.
qualche anno prima, a oxford, aveva incontrato il daimon di una strega durante una piccola avventura che era culminata con la convinzione che, a saperla leggere, ogni cosa ha un suo significato. allora l'universo le era sembrato una creatura viva. c'erano messaggi ovunque, bastava saperli cogliere. una cosa banale come il verso di un gufo nelle profondità di una palude sarebbe stata carica di significato.
aveva avuto torto, allora a sentirsi in quel modo? o era stata immatura, ingenua, sentimentale?

quasi due anni fa scrivevo questo mega papirone presa dall'entusiasmo del ritorno di lyra e del suo mondo. la belle sauvage era stato annunciato e atteso con tutti i crismi, come si conviene al ritorno, dopo tanti anni, di una saga tanto amata, il che mi aveva dato modo di rileggere la prima trilogia e prepararmi all'inizio di questa nuova trilogia.
il regno segreto invece è uscito non solo in ritardo, ma praticamente quasi senza nessuna pubblicità, io stessa, che ho una sorta di ossessione per questa saga (e nonostante questo no, non sono ancora riuscita a vedere la serie), l'ho scoperto un paio di giorni prima e solo per caso. pessimo lavoro, salani, pessimo. e soprattutto, per quale diamine di motivo the secret commonwealth non è diventato la comunità segreta? non mi fisso mai sulle traduzioni dei titoli, anche quando sono assurde e orribili, capisco che la loro funzione principale è quella di far vendere il libro, ma stavolta - e leggendo il libro si capisce benissimo perché - sarebbe stato davvero importante. immagino che la parola regno in un fantasy piaccia molto di più ma... (sì ok, il titolo italiano di questo libro riprende la traduzione italiana - il regno segreto - di the secret commonwealth or an essay on the nature and action of the subterranean (and for the most part) invisible people heretofore going under the names of fauns and fairies, or the like, among the low country scots as described by those who have second sight, e però)

ok, andiamo al succo: la belle sauvage era stato un bel libro, il regno segreto è una roba stramegafichissima, all'altezza de la bussola d'oro non fosse per una cosa che mi ha quasi portata alle lacrime: non si conclude. il finale della storia sarà nel terzo libro e per il momento non sono riuscita a trovare nessuna notizia (anzi, se sapete qualcosa, ditemela!) né sulla data di pubblicazione, né sul titolo, né sulla trama. certo è che, viste le premesse che si sono aperte in questo secondo capitolo, rischiamo di trovarci tra le mani un finale strepitoso.

philip pullman in questo libro mette tantissimi elementi in gioco, primo tra tutti il rapporto tra lyra e pantalaimon: li troviamo, fin dalle prime righe, in contrasto, arrabbiati, feriti, incapaci di un vero dialogo. è stato parecchio sconvolgente, bisogna ammetterlo. il rapporto con i daimon sembrava una delle cose più inataccabili dell'universo, in questo capitolo de il libro della polvere invece pullman ci costringe ad aprire gli occhi e accorgerci che è molto più complesso di quello che si poteva immaginare, svelandoci segreti sconcertanti e per certi versi raccapriccianti (sui quali non dirò nulla, è stato davvero uno shock leggere alcune cose, non voglio spoilerarvi nulla).
capaci di separarsi già dal loro viaggio nel regno dei morti, la storia si apre con una scena che riporta all'inizio de la bussola d'oro: assolutamente per caso, pan si ritrova testimone di un brutale omicidio di quello che si scoprirà essere uno scienziato alle prese con lo studio di un particolare tipo di rose che crescono solo in un qualche sperduto posto in oriente. certo, un botanico non sembrerebbe una persona così pericolosa da meritare una fine del genere, ma è proprio sulle rose, anzi per la precisione sull'olio che si può estrarre da un particolare tipo di rosa e sulle sue capacità in relazione alla polvere, che si avvolge - in modo meravigliosamente intricato - tutta la trama del romanzo.

recuperati i documenti del povero botanico prima che finiscano nelle mani sbagliate - il magisterium, ovviamente - lyra e pan sono ormai nuovamente invischiati in un mistero molto più grande di loro, una storia cominciata vent'anni prima, fin dai primi mesi di vita di lyra, e forse prima ancora.
da questo momento in poi il ritmo si farà sempre più frenetico e veloce, e da oxford, la narrazione si sposterà velocemente in europa e poi ancora più a est, verso l'oriente.

tornano in scena un sacco di personaggi di queste oscure materie e de il libro della polvere, ognuno con la sua complessa ma ben strutturata ragnatela di legami, che anzi si fanno sempre più chiari man mano si va avanti nella narrazione, si aggiungono personaggi nuovi, la cui apparizione più o meno breve non è mai insignificante, ma sopratutto torna un intero universo, quel mondo così ben costruito e articolato che fin dalle prime pagine del primo romanzo è stato forse il più grande punto di forza della saga.

questa volta però pullman sembra spingersi oltre e tocca, con infinita delicatezza e senza rischiare di far sembrare tutto fuori luogo, argomenti nuovi, più adulti, in accordo anche con la lyra ormai vent'enne che incontriamo qui.
il primo è proprio il cambiamento di lyra: ormai adulta, sembra aver perso quella capacità di immaginare, di inventare storie - e anche bugie, che era stato il suo grande talento da bambina. è una lyra un po' ingrigita, una dei tanti suoi coetanei affascinati da un paio di libri che fanno del cinismo e dello scetticismo il loro vessillo, che negano ogni qualsivoglia tipo di realtà che possa andare oltre la mera razionalità, arrivando addirittura a negare l'esistenza stessa dei daimon, spiegandoli come una sorta di allucinazione. è proprio questo a rovinare il legame già fragile tra lyra e pantalaimon: lui è rimasto quello che è sempre stato, e vedere lyra ridotta così è qualcosa che non riesce a sopportare.

viaggiando, lyra scopre realtà che non avrebbe mai pensato possibili a oxford: pullman reinterpreta in chiave fantasy - e a volte nemmeno troppo - alcuni dei grandi orrori del nostro mondo, dalla disperazione dei migranti e dei profughi, all'infinita povertà che spinge gli esseri umani alle azioni più degradanti pur di riuscire a sopravvivere, fino alle rivendicazioni di quella che potrebbe essere una qualsiasi ragazza che viaggia da sola e che vuole riuscire a farlo senza vivere nel costante timore di un'aggressione (svolta femminista che poteva essere gestita meglio, in certi passaggi si nota troppo la differenza del punto di vista tra autore/maschio e protagonista/femmina, sicuramente pullman ha cercato di essere più empatico possibile ma suona comunque troppo artefatto. ma, considerato che si tratta di un breve episodio, non è nulla di troppo grave).
come dicevo, i toni restano comunque accettabili anche per un pubblico giovane (tocca dire così ma sinceramente mi urta moltissimo questa continua volontà di trattare i ragazzini come se fossero degli idioti incapaci di capire come funziona il mondo prima del vent'anni, ma amen) e ai lettori più adulti - che forse sono di più, considerato che molti erano ragazzini ai tempi di queste oscure materie - non viene affatto facile leggere tra le righe e trarne le dovute conclusioni.
anche se non si schiera apertamente, pullman lascia intendere quali sono le sue posizioni in merito, e per questo gli vogliamo anche più bene di prima.

il regno segreto è dunque il racconto di un viaggio, anzi di tanti viaggi che sembra debbano portare tutti a un'identica meta: pan cerca il modo di restituire a lyra la sua capacità di immaginare, lyra cerca di scoprire la realtà dietro i molti misteri che ha improvvisamente cominciato a scoprire, entrambi vogliono ricucire il loro rapporto e tornare a essere quello che erano. gli altri personaggi intanto sono tutti attirati - con buone o cattive intenzioni - nell'orbita di lyra e di pan. le bussole di tutti puntano a oriente, in un luogo misterioso e per qualche motivo spaventoso noto come l'hotel blu o città della luna.

questo sarà sicuramente lo scenario - almeno quello iniziale - dell'ultimo capitolo de il libro della polvere. non ci resta che aspettare e sperare che pullman (e salani sopratutto!) non ci costringano a un'attesa troppo lunga.

lunedì 9 novembre 2020

scheletri

il modo più scontato di ammazzare qualcuno è chiuderlo dentro uno spazio senz'aria.
coi mostridentro invece funziona al contrario.
più ne parli, più entra l'aria. più c'è ricircolo. e i mostri soffrono perché sono creature molto freddolose.
se invece li covi, li tieni al caldo, senza far entrare nessuno... crescono.
e possono crescere tantissimo fino a occupare ogni parte di te.
[...] quindi uno dice vabbe' ma allora parlane, no? che sei stupido?
però oh, io certe cose non le riuscivo a dire.

in un modo o nell'altro, qualunque cosa decida di raccontare, zerocalcare è uno di quei pochi autori che non si limita a farmi pensare che sa creare empatia con i lettori: sa proprio arrivare a toccare quei punti nascosti e vulnerabili e farti un male cane. e poi ti consola facendoti capire che non sei affatto un fiocco di neve unico e speciale, che certa merda è molto più comune e banale di quanto avresti mai immaginato, che, almeno nella sfiga, non sei solo.
e ci riesce benissimo anche 'sta volta, nonostante scheletri sia stato presentato come un thriller e l'inizio della storia non rimandi esattamente - almeno mi auguro - a qualcosa di così tanto comune:

(scusate ma non riuscivo a riassumerla meglio di così)

ecco, insomma, la storia inizia così: con il ritrovamento di un po' più di mezzo dito davanti la porta di casa e un lungo flashback che ci riporta ai tempi in cui il giovane zerocalcare portava senza imbarazzo una cresta rossa e fingeva di frequentare l'università, passando invece le mattinate a fare avanti e indietro in metropolitana, incapace di spiegare a sua madre, ai suoi amici, a chiunque altro l'insopportabile senso di inadeguatezza che gli rendeva fisicamente impossibile andare a lezione.
è in metro, mentre ingoia mostri che cercano di soffocarlo e impara a memoria le facce dei soliti pendolari, che incontra arloc (sì, ovvio che fa riferimento a capitan harlock di matsumoto), un ragazzino più piccolo con cui, nonostante ogni aspettativa, stringe un'amicizia che stravolgerà parecchi equilibri a casa e nella sua comitiva, i cui strascichi continueranno a farsi sentire per anni.


scheletri è diviso in due grossi blocchi narrativi, quello dei fatti del 2002 e quello del 2020, il buco in mezzo si sente poco perché è facile collocarci in mezzo tutta la produzione di zerocalcare da la profezia dell'armadillo a macerie prime.
il 2002 è l'anno dell'incontro con arloc appunto, quello in cui il giovane calcare pensa di poter diventare una sorta di guida per questo sedicenne dalla vita sgangherata, lasciandosi in realtà trascinare dagli eventi molto più di quanto avrebbe voluto ammettere.
il 2020 è quello del zerocalcare di adesso, quello che nonostante il successo e la quasi-vita-da-adulto continua a sentirsi fuori fase rispetto ai suoi coetanei, quello delle paranoie e degli accolli, quello che crede che i suoi scheletri nell'armadio siano giganteschi e poi si rende conto di quanto possano essere enormemente grandi quelli che ha sempre avuto sotto gli occhi e non è mai riuscito a vedere davvero.



un thriller dicevamo, ma soprattutto un libro-di-zerocalcare, con tutto quello a cui ci ha abituati: la sua ironia in primo luogo, che rende davvero difficile collocare questo thriller in mezzo a tutti gli altri mai stati scritti, il rebibbiacentrismo, i personaggi secondari che ormai conosciamo tanto bene, quel mix di invenzione e autobiografia che caratterizza le sue storie da sempre.
scheletri è qualcosa di diverso ma non troppo: zerocalcare è bravo a rendere le sue storie riconoscibili da ogni punto di vista senza dare mai l'impressione di qualcosa di già visto, di noioso.
qui, forse più che altrove, c'è la realtà nuda e cruda della strada: i ragazzini sbandati, la violenza e la droga sono argomenti che già erano stati toccati, a volte anche solo sfiorati, ma qua diventano i temi principali della vicenda.

in attesa di a babbo morto (due libri di zerocalcare in due mesi circa è uno dei pochi-ma-buoni motivi personali per ringraziare del lockdown) scheletri finisce tra i miei preferiti di zerocalcare, forse a pari merito con macerie prime (terzo posto dopo kobane calling e dimentica il mio nome), almeno per il livello di angoscia esistenziale da post trent'anni che è riuscito a mettermi.

grazie miché, non mi fai mai sentire troppo sola