martedì 31 luglio 2018

night bus

mi trovavo in un luogo sconosciuto, e da lì cominciò un viaggio inaspettato.

una ragazza sta tornando a casa su un treno affollato, è già buio fuori e lei approfitta del viaggio per ritornare con la mente ai ricordi del suo passato, fino a quando, intrappolata nella calca, viene costretta a scendere dal treno e non riesce a risalire.
sembrerebbe la fine del viaggio, invece è proprio adesso che comincia, a bordo dell'autobus notturno, il night bus del titolo.
la ragazza in realtà è abbastanza vicina a casa, non dovrebbe volerci molto ad arrivare, ma dal momento in cui decide di salire sul quell'autobus tempo e spazio iniziano a dilatarsi, come un organismo che respira e a ogni soffio la realtà, il ricordo, il sogno, i racconti, l'immaginazione si mischiano sempre di più, come i colori che creano una fantasia marmorizzata e che vengono miscelati sempre più finemente fino a che diventa impossibile seguire i segni da un capo all'altro senza che l'occhio si perda nella trama.

così, nella notte, l'autobus viaggia per luoghi che sembrano familiari eppure hanno qualcosa di differente, in cui il tempo si dilata in un lunghissimo attimo presente, tra case in cui abitano uomini pesce, racconti d'avventure infantili, insetti che possono cambiare il destino di un intero paese, ragazzi gatto che sanno compiere quasi delle magie, esseri vestiti di bianco, apparizioni di ufo e animali leggendari e tutto questo, come in sogno, viene vissuto con uno stupore leggero, che non si pone interrogativi e che si limita a guardare incantato, proprio come si scruta la strada dal finestrino di un autobus, sovrappensiero. non c'è alcuna consapevolezza della condizione onirica che la protagonista vive, nulla la turba nonostante le mille stranezze - a volte anche inquietanti - a cui assiste e probabilmente è questa imperturbabilità che all'inizio della seconda metà del volume lascia il lettore confuso e stordito, costretto a rallentare il ritmo della lettura, a tornare indietro, soffermarsi sui particolari, cercare di ricostruire un senso in quello che sta leggendo.


è nella parte conclusiva del racconto che zuo ma mette in ordine tutti i tasselli e ricompone una realtà che ci aveva mostrato riflessa in uno specchio deformante, chiudendo il racconto in modo agrodolce, malinconico e inaspettato, con una serie di inquadrature che ci fanno balenare in mente tutte le risposte alle domande che ci eravamo posti accompagnando la ragazza dell'autobus notturno nel suo strano viaggio, aprendo solo alla fine lo scrigno e lasciandoci scoprire l'entità di questo piccolo tesoro.
probabilmente, dei tre titoli della collana dedicata al fumetto cinese di bao (dopo i racconti dei vicoletti e reverie) questo è il libro meno accattivante dal punto di vista dei disegni, sicuramente più sporchi e meno immediatamente apprezzabili a una rapida occhiata in libreria, ma non lasciatevi condizionare, dategli una possibilità e lasciatevi sorprendere dal viaggio.

venerdì 27 luglio 2018

cometa

siamo già nella merda, disse rødh. ogni singolo essere umano su questo pianeta affoga nella merda. alcuni però hanno i mezzi per tirarsene fuori.

oggesù ma cosa cazzo sto leggendo? è stata la frase che più mi sono ripetuta durante la lettura di cometa di gregorio magini. a cambiare era il tono, a volte sconcertato, a volte divertito, sempre comunque sorpreso. perché cometa è un libro che non ricorda nessun altra storia che hai letto prima, che non ti lascia indovinare niente e ti tiene costantemente in uno stato come di allucinazione.
comincia dall'inizio, con quello che è il più banale degli incipit: l'infanzia di uno dei due protagonisti.
tutto normale, no? no.
le prime righe:
i miei genitori scopavano sempre e mi piaceva guardarli. il mio primo ricordo è mamma in ginocchio che sussulta sotto i colpi di bacino di papà. mi godevo lo spettacolo e mi succhiavo le gengive.
capite cosa intendo?

non è per niente facile parlare di questo romanzo: è più forte la negazione della struttura narrativa (eroe che compie un viaggio, supera delle prove, cambia, cresce, raggiunge il suo obiettivo) o quella di quel tipo di umanità che ci piace raccontarci?
in quarta di copertina si legge l'odissea senza approdo di una stirpe di eletti a niente e forse non c'è frase migliore per dire cos'è cometa.

i ricordi familiari di raffaele si limitano a poche cose oltre le orge dei suoi genitori e la misoginia - e i soldi - del nonno. tutto il suo universo sembra una spirale che parte da un punto centrale, che è il sesso, si allarga, si espande, ma rimane sempre a gravitare attorno all'unico chiodo fisso.
raffaele vive in funzione di quella cosa che chiama amore ma che ha veramente poco a che vedere con il romanticismo e basa tutto il resto - poco - su tre comandamenti: non lavorare, non aspettare, non invecchiare. il suo modo di essere si dipana tutto nel presente, senza rimpianti per il passato né ansie per il futuro, l'impegno è bandito, i progetti a lungo termine pure.
quando decide di darsi all'arte performativa - spettacolo quantomeno sconcertante - conosce fabio.
fino a questo punto le loro vite hanno camminato su binari all'apparenza paralleli che in realtà lentamente convergevano verso quell'incontro: fabio è un bambino affascinato dalla tecnologia, dai computer, dai videogiochi, cresciuto all'ombra della mancanza del padre e degli scarsi rapporti sociali, anche lui incapace di intendere l'amore, problema che risolve tenendosene ben lontano - a differenza di raffaele.
fabio è probabilmente un genio o uno psicopatico o entrambi, un nerd appassionato dai social network, ma nella sua vita senza un vero e proprio programma è l'aspetto geniale quello che ci rimette di più: ha poche relazioni, deleterie, pericolose o inconcludenti.

sono soli raffaele e fabio, soli nonostante la moltitudine di personaggi altrettanto strani e contorti che li accompagnano. sono incapaci, quasi in senso opposto, di allacciare relazioni durature, e anche il loro rapporto - che è troppo definire amicizia, è più una conoscenza dettata dal caso e dall'abitudine poi - vola un pelo sopra la superficie delle cose.
entrambi non hanno nessuna capacità di entrare in empatia con la gente o voglia di fare qualcosa delle loro vite che non sia il semplice tirare avanti da una storia all'altra, da un codice di programmazione all'altro.

persone detestabili che nessuno vorrebbe mai conoscere nella propria vita eppure personaggi impossibili da giudicare negativamente. non si può dare a nessuno dei due la colpa delle loro vite sgangherate, sono in fondo vittime di una società sentimentalmente alienata e alienante, eppure non si possono neppure assolvere perché in questa società amorale, fredda e devota al consumo non solo dei prodotti quanto delle persone, ci sguazzano come paperelle in un lago fresco in un giorno di maggio.
sono l'amaro prodotto e l'inconsapevole causa partecipante a un vivere privo di scopo, argonauti che viaggiano in tondo senza neppure un vello da recuperare per conto di qualcun'altro, non-eroi il cui percorso confuso non porta a nessuna crescita, a nessuna realizzazione, degli ulisse privi di un'atena che gli mostri la via e il senso del loro vagabondare, nonostante per tutto il tempo non facciano altro che lasciare qualcosa, un segno, una creazione, quasi a testimoniare - e a giustificare - la loro stessa esistenza.

cometa però non è un libro di denuncia, non sale su un pulpito col dito puntato sul mondo caotico e strafottente che macella i suoi figli senza neppure guardargli in faccia. cometa racconta di questa società semplicemente prendendo atto che insomma, le cose vanno così. e che, in fondo, c'è anche una certa poetica - decadente, certo - bellezza in tutto questo.
e se non è facile leggere un libro del genere, se ogni tanto bisogna fare una pausa per prendere fiato e ritornare a quell'idea di grandezza dell'animo umano (sopratutto quello che un certo tipo di educazione e cultura ci ha istillato dai tempi della scuola), è ancora meno facile staccarsi dalle avventure di fabio e raffaele e sopratutto chiudere occhi e orecchie alla scrittura di magini, fluida, poetica, sorprendente, capace di cambiare registro e di rapire il lettore all'interno delle pagine.

non mi aspettavo nulla del genere da questo libro eppure sapevo, dopo averne letto in giro, che mi sarebbe piaciuto tantissimo: se mi scolassi qualche bicchierino di vodka, direi che è il romanzo generazionale dei trentenni/quarantenni di oggi, un po' come jack frusciante lo è stato dei quindicenni che eravamo. il fatto che l'ho scritto da sobria però un po' mi preoccupa: siamo davvero diventati - dai ragazzini che correvano in bici a rotta di collo per incontrare il nostro primo grande amore e stare insieme appiccicare stelline fluorescenti sui soffitti - questo?

mercoledì 25 luglio 2018

orlando curioso e il mistero dei calzini spaiati

da quando si è trasferito a vivere qui, l'isola è diventata un posto pieno di sorprese...
... sopratutto per chi ci abita da sempre!
come resistere al fascino delle storie di orlando?
ma crederci? be'... crederci è tutta un'altra faccenda.

è tornato orlando curioso e io sono felice come una bambina davanti al banchetto dello zucchero filato!
teresa radice e stefano turconi ci riportano sulla bellissima isola del monte sbuffone, tra le sue viuzze, le case, le botteghe, tra il profumo dei campi di lavanda e quello che sale dalle finestre delle cucine, tra i pescatori, i gatti innamorati (e mangioni), i bambini che giocano e le anziane signore che intrecciano ceste davanti alla porta di casa.
l'isola di orlando è sempre un idillio, una sorta di paradiso dove persino le stagioni cercano di imitare la più bella di loro, dove l'inverno non è mai troppo pungente e l'estate non esagera col caldo, e adesso che è primavera, tra il profumo dei fiori, l'aria frizzante e la scuola che sta per finire, tutti sono ancora più di buon umore del solito.


eppure presto qualcosa comincia a non andare per il verso giusto.
orlando si rende conto che ogni mattina, appena sveglio, tra i vestiti che aveva preparato la sera prima per andare a scuola, manca uno dei suoi calzini, e piano piano, mattina dopo mattina, sparizione dopo sparizione, non ha più nel cassetto due calzini uguali, così è costretto ad andare in giro con i calzini spaiati.
inizialmente le sue gambette così colorate fanno ridere i suoi compagni almeno tanto quanto le sue bislacche idee su chi possa essere il misterioso ladro di calzini, ma presto i furti si allargano in tutto il paese: grandi e piccoli si ritrovano tutti costretti ad arrangiarsi con calzini di colore diverso e tutti iniziano a dubitare: il ladro potrebbe essere chiunque, quella che credevamo la nostra migliore amica, o il vicino di casa o, perché no?, lo stesso orlando.

saranno anche solo dei calzini, ma basta poco per turbare l'atmosfera di pace dell'isola e orlando, che tanto ama l'atmosfera festosa e cordiale ormai perduta, è deciso a scoprire il mistero che si cela dietro la scomparsa di tutti questi calzini, piazzando la più gustosa delle esche e seguendo poi il ladro nel buio della notte... e scoprendo la più incredibile delle storie e il più improbabile dei furfanti!


come sempre il duo radice&turconi incanta, affascina, incuriosisce e diverte. le storie di orlando sono dedicate a un pubblico di bambini, certo, ma sfido chiunque a non lasciarsi appassionare alle sue avventure e a non perdersi nelle pagine piene di dettagli e di vita, a non seguire il gatto bianco e nero scorrazzare tra una vignetta e l'altra o a non sorridere davanti ai piccioni innamorati sui tetti o a quelle piccole scenette quotidiane cariche di buonumore e affetto fatte di sguardi, abbracci, corse tra i vicoletti e sorrisi.

l'isola di orlando è difficile da lasciare terminata la lettura, ma un po' della sua luce dorata e del suo profumo di mare rimangono a farci compagnia in attesa del prossimo viaggio.
e speriamo di poterci tornare prestissimo!

lunedì 23 luglio 2018

commenti randomici a letture randomiche (57)

rieccomi con un altro post svuota-lista-roba-di-cui-devo-scrivere, ché ho sempre un sacco di cose bellissime di cui voglio parlarvi e pochissimo tempo per farlo, e oggi comincio con un libretto piccolo, velocissimo da leggere ma in cui è bello perdersi pagina per pagina: noi di fabio magnasciutti (autore di nomi cosi animali) è una poesia illustrata, la storia di due entità - due macchie di colore fatte con le dita, in cui è facile riconoscere le impronte digitali - che si conoscono, si incontrano, cambiano forma, diventano foglie o uccelli o insetti o nuvole, si perdono tra gli altri e di nuovo si ritrovano.
noi è un libro che si legge pensando a qualcuno, un amore qualsiasi, magari perduto o non ancora trovato, l'amore romantico o quello per un figlio o un fratello o un amico: l'essenzialità delle forme è l'espressione perfetta per definire l'assoluto di questo sentimento, dei legami che non conoscono regole e confini precisi, che sanno declinarsi in tanti modi ma che formano sempre un noi, un plurale tenuto insieme da mille emozioni diverse.
non è facile parlare di poesia, è più facile sentirla, quindi perdonatemi se non so dirvi quanto sia commovente questo libro, ma non perdetevelo per nessuna ragione.

cambiando completamente genere, ho finalmente letto il sesto volume di ms. marvel che in qualche modo si ricollega ad altre storie che - non seguendo altre serie - non conosco, ma che comunque non influiscono più di tanto sulle vicende di questo numero, che si lascia tranquillamente seguire anche da chi, come me, non è per nulla esperto dell'universo marvel.
la vita di kamala khan e di ms. marvel sono sempre più strettamente legate, e la cosa spesso crea problemi in entrambe le direzioni, sopratutto quando di mezzo ci finiscono i suoi amici.
in questo episodio, a parte i disastri combinati in un concorso tra cervelloni per accedere a una borsa di studio (e tutte le implicazioni etiche relative al sistema universitario che mette i ragazzi in competizione, anziché spingerli a collaborare per ottenere risultati ancora più importanti), tutti i nuovi guai di kamala nascono da un progetto ideato dalla sua eroina capitan marvel: sfruttando le capacità di ulysses - un inumano in grado di fare complicatissimi calcoli sulla probabilità che un determinato evento accada, qualcosa molto simile alla preveggenza - è possibile prevenire un crimine e fermare il colpevole prima che ci siano delle vittime.
idea geniale e sicuramente progettata con le migliori intenzioni ma... come si può definire criminale qualcuno che non ha ancora commesso un crimine? e quanto è legale detenere un individuo che è, a norma di legge, innocente?
ovviamente tutto questo porterà a un'enorme tensione tra capitan marvel e ms. marvel oltre che a lamentele nella popolazione di new jersey, la città scelta per sperimentare questa nuova tecnica, fino al momento in cui un tremendo incidente non cambierà definitivamente la vita di kamala...
non spoilero nulla ma continuo a ripetere, numero dopo numero, che questa serie è assolutamente imperdibile!

in questi giorni poi, è uscito il quinto volume di giant days, così ne ho approfittato per recuperare anche il quarto, mettermi in pari, e godermi una razione doppia di situazioni tragicomiche tratte dalla stratosferica vita universitaria di daisy, susan e esther, che ormai stanno per finire il loro primo anno di università e si trovano nella sgradevolissima condizione di dover trovare una casa vera e abbandonare alle future matricole il dormitorio.
insomma, già cercare una casa che corrisponda a tutti i requisiti non è affatto facile, ma farlo quando - come nel caso di esther - ti ritrovi per la prima volta senza la paghetta dei tuoi... beh, è davvero un problema, e il peggio è che è facilissimo passare da "sono in cerca di un lavoretto che mi permetta di affrontare le spese della mia nuova, grandiosa vita da adulta" a "criminale".
per non parlare dei mobili ikea.
anche le vicende sentimentali sono sempre più tragiche: il baffuto
ex di susan ha trovato una nuova ragazza praticamente perfetta, cosa che non aiuta per niente susan a riprendersi dalla separazione, daisy potrebbe ritrovarsi in mano a una stramboide teutonica piuttosto intraprendente mentre esther continua a far innamorare di sé tutti gli idioti col faccino carino che incontra senza cavarne di più che qualche delusione.
persino ed gemmell, nonostante la sua adorabile tontaggine, pare aver fatto colpo (e io sono davvero curiosa di vedere come reagirà esther a tutto questo visto che li shippo da praticamente sempre).
insomma, sta per iniziare il secondo anno e le nostre si ritrovano in un turbine di nerdismo incomprensibile, festival musicali quasi letali, rivalità e odi non troppo celati, amori tossici, lezioni frustranti e sopratutto la gigantesca confusione che inevitabilmente comporta lo stare a metà tra i casini dell'adolescenza e quelli ancora più stressanti dell'età adulta.
giant days per me si rivela sempre di più una sit-com cartacea assolutamente imperdibile, quindi ogni giorno prego il dio netflix di pensarci bene e tirarne fuori una serie tv tardoadolescenziale e un po' nerd che possa diventare un nuovo cult assoluto.

se invece decidessero di fare una serie tv tratta da paper girls, beh, mi sa che dovrebbero aumentare il budget di parecchio: questa serie diventa sempre più visionaria e spettacolare (e sempre più intricata).
i viaggi nel tempo continuano e questa volta tiffany, erin, mac e kj si ritrovano nel 2000.
roba già vista penserete. e invece no. certo, i robottoni e tizi strani che parlano una lingua incomprensibile qualche dubbio dovrebbero avervelo instillato già da un po', ma la linea temporale in paper girls è diversa dalla nostra, decisamente più catastrofica, e in questo 2000 il millenium bug ha fatto veramente dei casini enormi, anche più gravi di quelli che all'alba del fatidico cambio di data gli scienziati ipotizzavano. è il caos, campo aperto di una battaglia che vede schierati due tipi di viaggiatori del tempo: da un lato chi pensa che la linea degli eventi possa essere modificata per evitare disastri futuri senza che questo crei ulteriori problemi, dall'altro chi si oppone a tutto ciò, sostenendo che la storia deve rimanere quella che è.
dopo aver incontrato da erin del futuro, questa volta tocca a tiffany specchiarsi in un'aspettata versione adulta di sé, e sopratutto tirare fuori se stessa, le sue compagne e la tiffany2000 fuori dai guai... probabilmente per cacciarsi in altri guai, probabilmente più grossi.
se devo a ogni costo trovare un difetto a questa serie è la sua eccessiva complessità a livello di trama che la lentezza delle uscite non aiuta di certo a memorizzare, per cui ogni tanto è necessario un ripasso dei volumi precedenti, però, credetemi, ne vale la pena.

per concludere questa carrellata di ottimi motivi per sperperare i vostri soldi, qualche tempo fa ho approfittato degli sconti bao (non ricordo più nemmeno quando sono stati!) per recuperare anya e il suo fantasma, che ristagnava nella mia wishlist da tempo immemore.
sicuramente molti di voi l'hanno già letto, e in effetti in tantissimi ne avevate scritto qui e lì, però ricordare quanto è carino questo fumetto non fa mai male.
anya è una ragazzina russa trapiantata in america, con tutto il disagio che questo può comportare: avere un accento diverso, abitudini diverse, esperienze diverse - persino cibo diverso! - quando sei un'adolescente significa che o ti adatti o passi i tuoi anni di scuola come un'emarginata. e anya non ha assolutamente alcuna voglia di rovinare gli anni della sua giovinezza, che comunque non è certo delle migliori: nonostante i suoi sforzi, lei rimane comunque diversa. diversa sopratutto dalla biondina iperamericana che sbaciucchia senza pudore il ragazzo che le piace e che non fa che ricordarle che - beh sì - è proprio tremendamente diversa da qualsiasi adolescente americana che goda di un po' di popolarità a scuola, mentre lei riesce a fare amicizia solo con qualche sfigato scroccone.
mentre rimugina su tutti i suoi guai cade in un enorme buca, isolata e lontana da tutti. potrebbe essere la fine e a complicare le cose, nella buca incontra emily. in realtà una compagnia in questi casi è sempre consolatoria ma il problema è che emily è un fantasma, e anche piuttosto antico.
la ragazzina, morta qualche decennio prima, sembra incredibilmente felice di avere finalmente qualcuno con cui stare, ma anya non ha nessuna intenzione di rimanere lì, ed è proprio grazie a emily che riesce a uscire, non prima di recuperare un pezzettino delle ossa della ragazzina e portarlo con sé, così da ripagare il suo salvataggio e permettere a emily di vedere come è diventato il mondo nel frattempo.
i primi giorni con emily sono fantastici: lei è l'amica perfetta, quella che l'ascolta, la capisce, l'aiuta e la incoraggia, ma piano piano quell'adorabile timida fantasmina desiderosa di aiutare anya svelerà degli aspetti del suo carattere inaspettatamente pericolosi, e per anya inizieranno i guai!
anya e il suo fantasma è un racconto per ragazzi che sa farsi amare anche dai più grandi, una storia che sa raccontare con leggerezza i grandi problemi dell'adolescenza, la sua rabbia e il suo bisogno di trovare un proprio posto nell'incasinatissimo mondo che a un certo momento della nostra vita ci si apre davanti senza preavviso o esercitazioni.
se siete tra quelli che non l'hanno ancora letto e aspettavano un suggerimento: non perdetevelo!

venerdì 20 luglio 2018

la linea del fronte ~ un'avventura rocambolesca di vincent van gogh

- il presidente è stato molto netto... la sua missione è andare al fronte e fargli avere dei quadri che rappresentino l' "anima della guerra" così lui saprà qual è la realtà sul campo...
dice che solo un artista saprà mostrargli la realtà celata sotto le apparenze...
- non ha torto la vecchia volpe... ma perché io?
- toulouse-lautrec non avrebbe la forza fisica necessaria...

per quale assurdo motivo i soldati scappano dal fronte, disertano e rischiano di essere fucilati? perché non assolvono con onore e gioia al loro compito di eroi e salvatori della patria, versando il loro sangue per il bene del paese?
è questo ciò su cui si interrogano i generali dell'esercito francese durante la prima guerra mondiale: cosa spinge così tanti soldati ad abbandonare le trincee e fuggire dalla battaglia?
c'è un solo modo per saperlo e no, andare sul luogo non è assolutamente contemplato, sono dei generali dopotutto, non dei semplici soldati, sono quelli che danno gli ordini, preferibilmente lontano dai combattimenti.
la vera soluzione è ingaggiare un artista che sappia mostrare la vera essenza della guerra, quello che terrorizza così tanto i soldati. non delle semplici scene di esplosioni e morti ammazzati, per carità! serve qualcuno che sappia andare oltre, che riesca a cogliere l'anima degli scontri: solo così il problema si potrà capire e, di conseguenza, risolvere.
e chi meglio di vincent van gogh?
ok, lo so, vi state facendo i conti e van gogh dovrebbe stare sottoterra da una ventina d'anni ma no, vi hanno ingannato: nel 1890 van gogh non è morto, e a dirla tutta, non si è nemmeno tagliato un orecchio, si trattava solo di sviare l'attenzione da una missione fallita (e per fortuna, altrimenti non avremmo mai conosciuto il cubismo) proprio per causa sua. adesso per vincent è arrivato il momento di riscattarsi, di dimostrare il suo valore.
e preferibilmente di smettere di usare tutto quel giallo.


inizia così per il nostro pittore e per il generale morillon, incaricato di seguirlo e di sorvegliare che effettivamente porti a termine la sua missione, il viaggio verso il fronte, un viaggio attraverso gli orrori della guerra, attraverso una verità che travalica ogni realtà: il campo di battaglia diventa un luogo dove le regole cambiano, dove il più razionale degli uomini comincia a credere a segnali che altrove bollerebbe come sciocche superstizioni e che davvero qui diventano qualcosa di più.
la guerra genera una realtà tutta sua, da vita a mostri impossibili da immaginare, fa nascere una nuova pietà che si alimenta di crudeltà e sangue.
la morte perde il suo aspetto poetico e romantico, si allontana dall'ideale dell'eroe che si immola per la patria e riacquista il suo vero volto, quello tumefatto e dilaniato, gli occhi sbarrati dall'orrore e dalla pazzia della paura. morillon respira per la prima volta la puzza del sangue e del terrore, quello che non riesce ad arrivare agli altri generali incipriati attraverso le tele di van gogh.
e se la tematica principale de la linea del fronte è quella della critica antimilitarista, dello sterile poetare sull'orrore da parte di chi non l'ha mai conosciuto, manu larcenet sceglie van gogh per disquisire - sempre con la sua ironia irriverente e senza freni - anche di arte: lontano dai salotti e dall'ammirazione del pubblico, vincent è un artista che vuole far scoppiare la sua angoscia in faccia al mondo, senza accontentare nessuno con idilliache colazioni sull'erba o consolanti donne nude, un artista sparito agli occhi del mondo proprio per aver volontariamente fallito una missione contro i cubisti, che crede nell'arte come espressione forte, intensa, personale e autonoma dal potere costituito.

così come nel primo volume de le avventure rocambolesche (tempo da cani), anche qui si ride e si piange, e spesso lo si fa nello stesso momento. larcenet coglie a piene mani le assurde contraddizioni del mondo, il comico che nasce dalla disperazione e dal dolore, il riso che si sovrappone alle lacrime, uno e l'altro legati indissolubilmente, ed entrambi espressione di una realtà che spesso supera qualsiasi immaginato surrealismo, una realtà nella quale la più improbabile delle spiegazioni diviene comunque più plausibile dell'assurda crudeltà dell'animo umano.

mercoledì 18 luglio 2018

maschi da evitare

"ma quand'è che ti sistemi?"

la verità è che noi ce la mettiamo tutta, questo ce lo si deve riconoscere, ma...
davide calì e veronica "veci" carratello ci propongono una divertente carrellata di maschi da cui fuggire a gambe levate una volta identificati, una sorta di guida fondamentale per vivere sole e felici, almeno fino a che non ci si imbatta in un qualche esemplare per cui valga la pena.
passando dal palestrato al nerd, dal maniaco dell'igiene al ciclista e al mammone, questo libro offre un tour divertente ma sotto sotto drammaticamente realista delle fissazioni e manie che affliggono il mondo maschile, sempre così pronto a criticare l'altra metà del cielo da non rendersi conto di quanto sia in gravissima difficoltà.

ogni esemplare di maschio da evitare viene presentato in poche pagine in cui scene esaustive da documentario naturalistico vengono accompagnate da didascalie che non lasciano spazio a dubbi e ripensamenti: se state uscendo con uno dei maschi da evitare, beh, è decisamente arrivato il momento di cominciare a evitarlo e provare a cercarne qualcuno meno assurdo prima che vi rovini la vita.
ma state attente! il maschio da evitare si nasconde spesso dietro il meno sospettabile degli elementi! che dire di quello che fa il carino con le vostre amiche e non si lamenta mai di andare a fare shopping? o di quell'altro bellissimo, ricco, affascinante e incredibilmente bravo a letto? sembrerebbero rientrare nella categoria maschio da sposare e invece...


maschi da evitare è una guida semiseria ai casini sentimentali in cui - più o meno - qualsiasi donna si è imbattuta da quando è iniziata la sua vita da adulta, un modo per estremizzare e ridicolizzare alcuni maschi-tipo che plausibilmente ci siamo trovate a conoscere e in qualche modo anche la nostra perenne, insoddisfatta ricerca dell'uomo perfetto, senza mai però perdere il tono scherzoso e ironico: mancano i maschi da evitare sul serio, dal verme infido al geloso iperpossessivo fino al violento, ma non è certo questa la sede adatta a discorsi più seri: tra le pagine di questa guida infatti si ride e basta, ed è il perfetto accompagnamento a un aperitivo con le amiche, rigorosamente senza maschi tra i piedi, ricordandosi poi che in qualche modo dobbiamo accettare che questi strani esseri penici siano davvero davvero strani e che comunque...
nessuno è perfetto!

lunedì 16 luglio 2018

book blog tour "uma del mondo di sotto" III tappa ~ intervista all'autrice

sembrano semplici i desideri, niente più che un piccolo pensiero... "vorrei".
invece...
sono del tutto imprevedibili.

chi di noi non ha mai approfittato di una stella cadente o delle candeline sulla torta di compleanno o di una monetina lanciata in una fondata per esprimere un desiderio?
sognare che ci succeda qualcosa di bello, di ottenere quello che vogliamo, è la cosa più naturale del mondo, vorrei è forse il pensiero più comune e frequente.
succede così anche per uma, una bambina norvegese che vive nell'epoca vichinga insieme alla sua pecorella sukkerspinn e ai suoi genitori adottivi. e ovviamente, quello che più desidera al mondo, è di ritrovare la sua famiglia.
così, quando scopre l'esistenza di un pozzo magico che fa avverare i desideri, uma prova immediatamente a chiedere di poter riabbracciare i suoi genitori.
certamente desiderare è la cosa più naturale e spontanea, ma non sempre i nostri desideri possono avverarsi, bisogna in qualche modo farsene una ragione e andare avanti per la propria strada.
uma invece di arrendersi all'inevitabile non ne vuole proprio sapere: è così che salta dentro il pozzo e scopre il mondo di sotto, sconvolgendo per secoli l'equilibrio di quel regno e dei suoi abitanti.

passa il tempo, scorrono gli anni, il mondo cambia a velocità folle e tutto si trasforma. tutto tranne la rabbia dei ragazzini che desiderano quello che non hanno.
secoli dopo l'avventura di uma, quando non rimane quasi più nulla del suo villaggio, un altro ragazzo - killian - si ritrova ad abitare, dopo un inatteso trasferimento, proprio nello stesso luogo in cui ha vissuto uma. non è affatto felice del trasloco, di aver abbandonato i suoi amici e la sua vita, e sopratutto non è felice della separazione dei suoi genitori.
sembrerebbe che nulla possa legare un adolescente ribelle e arrabbiato del XXI secolo e una bambina vissuta in epoca vichinga, eppure un incontro fortuito non sarà soltanto causa del più sconvolgente colpo di fulmine toccato a killian, ma lo catapulterà in una realtà a metà tra fiaba e incubo.


marta baroni, al suo secondo libro con bao publishing (il primo - al sole come i gatti - è una bellissima guida sentimentale dei quartieri di roma, una topografia dell'infanzia e dell'adolescenza che prende spunto da un incontro casuale su un treno) crea con uma del mondo di sotto un mix tra fantasy, teen drama e romanzo di formazione, con uno stile grafico semplice ma attento ai dettagli, ricco di riferimenti pop e di mostriciattoli kawaii.

scendiamo nel mondo di sotto in compagnia di marta, per scoprire qualcosa in più sulla vicenda di uma e killian e, dopo l'intervista, troverete tutti i dettagli per partecipare al giveaway!


ciao marta e benvenuta su claccalegge!
uma del mondo di sotto è il tuo secondo libro, assai diverso dal primo (al sole come i gatti, edito sempre da bao nel 2015): ci racconti com'è nato?
Rispetto al mio primo libro, che ho scritto più di getto, Uma del mondo di sotto ha avuto una gestazione molto più lunga. Così lunga che l’idea iniziale - quella di un mondo magico nel fondo di un pozzo - arriva proprio da “Al sole come i gatti”! C’era una scena che alla fine ho scartato, in cui volevo raccontare di questo pozzo che tutt’oggi si trova nella mia vecchia scuola. Era l’ossessione di tutti noi bambini, lo chiamavamo “Il pozzo dei desideri”. Volevo moltissimo scrivere una storia young adult, così ho tenuto da parte quest’idea e da lì è nato tutto. È vero che sono due libri molto diversi anche se, senza volerlo, c’è il tema del ricordo e della memoria che li accomuna. Ad oggi sono abbastanza sicura che non tornerò più a fare libri come “Al sole come i gatti”, ma l’autobiografia a fumetti è stato un passo necessario e catartico per me. Devo moltissimo al mio primo libro. Credo che se non avessi scritto quello, oggi non ci sarebbe Uma del mondo di sotto né nient’altro!
uma è una protagonista un po' fuori dagli schemi, lontana da quelle mary sue perfette, buone, che non sbagliano mai un colpo. ci parli di lei?
Da bambina adoravo i cattivi dei film e dei fumetti e mi sono resa conto che è una cosa abbastanza comune a quell’età. Una volta durante un laboratorio un bambino ha chiesto “Ma perché nessuno racconta mai le storie dal punto di vista dei cattivi?” Aveva ragione. È stato divertentissimo. Uma è una protagonista/antagonista. È una bambina che da quando è caduta nel pozzo è diventata immortale. Può esaudire tutti i desideri che vuole. È il personaggio più dispettoso, antipatico e spregevole che sono riuscita a immaginare. E, scopriamo presto, anche il più solo e disperato. Partendo da lei, ho deciso che volevo ribaltare tutti gli archetipi anche per gli altri personaggi principali. Killian non è veramente un eroe e Haper, la ragazza di cui è innamorato, non ha proprio bisogno di essere salvata come sembrerebbe.
il fumetto è stato classificato per un sacco di tempo come roba per bambini, spesso in modo quasi denigratorio, poi ha cominciato a rivolgersi agli adolescenti e agli adulti. negli ultimi tempi si sta tornando a un pubblico di bambini e preadolescenti, proprio come per uma del mondo di sotto. cosa cambia quando scrivi la tua storia sapendo che arriverà tra le mani di ragazzi così giovani?
Io divoro letteralmente tutte le serie tv, i libri e i film per ragazzi. Quindi in un certo senso mi viene facile calarmi in quelle atmosfere, sono quelle che sento più nelle mie corde. Ricordo perfettamente com’era essere un adolescente, quella parte della mia vita è chiarissima nella mia testa, come si vede anche in “Al sole come i gatti”. Ho cercato semplicemente di fare questo, ricordare. La cosa veramente difficile è pensare che la storia deve arrivare a un 13enne, così come a un 17enne. Il target YA comprende una fascia molto vasta e diversa: 12-18. E poi anche i riferimenti culturali sono cambiati. Quello che amavo io da adolescente, loro nemmeno lo conoscono. E viceversa, almeno in parte. In questo senso voglio e devo studiare ancora tantissimo!
nel tuo libro c'è un filone fiabesco che è quello di uma, bambina orfana che sogna di rivedere la sua famiglia e si ritrova in un regno fatato popolato di creature buffe e strane, e uno più adulto e attuale, quello di killian, un adolescente incasinato tra primo amore, litigi familiari e un trasloco in un nuovo paese. un mix letale tra i drammi infantili e quelli che accompagnano l'inizio del diventare adulti: come si combinano due mondi così vicini ma anche così diversi?
Mettere in comunicazione questi due mondi è stato tra i passaggi più belli e delicati della lavorazione. Non volevo rinunciare a nessuno dei due, volevo un mix tra “La storia Infinita” e “Skins”. Qualcosa che mi rappresentasse totalmente. A livello visivo è stato semplice, a livello di scrittura è stata più dura. La chiave è stata concentrarmi sul grande tema del libro, il desiderio. Uma e Killian si incontrano “fisicamente” poco nel libro, ma hanno tutto in comune. Lo stesso desiderio, lo stesso percorso da fare. Sono una lo specchio dell’altro, anche se hanno un’età e un background totalmente diversi. Mi piaceva anche l’idea che così diversi tipi di lettori potevano immedesimarsi. Chi in una bambina, chi in un adolescente.
una cosa che ho apprezzato tantissimo è che nonostante il pubblico di riferimento sia giovane, non hai censurato nulla nella tua storia: ad esempio ci sono ragazzini che fumano e dicono parolacce, e sopratutto manca la classica retorica moraleggiante delle storie educative (ugh!) propriamente dette. secondo te sono i ragazzini di oggi a essere diversi o siamo noi adulti che riusciamo a capirli un po' di più?
Sono diversissimi. Come noi eravamo diversi e i nostri genitori erano diversi, ecc. Non so se si sentono capiti più o meno di quanto ci sentivamo (non)capiti noi. Forse credo che sia pure un po’ un diritto dell’adolescente, non sentirsi capito. Come Killian, con il suo broncio e le sue sigarette fumate male. Deve sbagliare, deve dubitare di tutto, deve essere arrabbiato. Non ha bisogno di una morale, solo di fare esperienza.
da al sole come i gatti a uma del mondo di sotto è molto cambiato anche il tuo stile di disegno. hai degli autori o delle opere in particolare a cui ti ispiri?
Divoro di tutto. Arrivo dai manga, soprattutto shojo. Ancora oggi quando mi capita di rileggere i vecchi fumetti di Ai Yazawa mi rendo conto che tantissimo del mio immaginario parte da lì. E ovviamente, da bambina cresciuta negli anni ’90, tantissimi cartoni giapponesi e i cartoni su Disney Channel. Adoravo “Ricreazione”! Tra gli intramontabili c’è ovviamente Brian Lee O'Malley, in particolare con Scott Pilgrim. Una storia che mi fa dire: “Quanto avrei voluto scriverla io”. Tra gli innamoramenti dell’ultimo anno invece c’è Liz Suburbia, con il suo “Sacred Heart”. Adoro il mondo di Natalie Andrewson, tutte le serie di Cartoon Network e i film di Miyazaki. “The End of The Fucking World” su Netfix mi è piaciuta davvero tanto. Un romanzo bellissimo che ho letto ultimamente è “Parlarne tra amici” di Sally Rooney. La mia rivista di moda preferita era “Fruits”. Potrei andare avanti all’infinito, quindi ecco il mio tumblr dove metto le cose che mi piacciono.
uma del mondo di sotto è una storia molto "cinematografica" (passami il termine), è facile immaginarselo come un film (a me ha fatto pensare molto a quelli dello studio ghibli, nonostante l'ambientazione sia completamente differente). hai mai pensato di sperimentare nel campo dell'animazione?
L’idea mi ha sempre attirato e da poco mi è capitato di lavorare a una serie animata. Si chiama “Verrà Un Giorno” e mi sono occupata dei clean-up e dei colori. È stata un’esperienza divertentissima e devastante. Non so ancora come andrà avanti il progetto e al momento più di tutto voglio fare fumetti, però mai direi mai.
tu sei un'autrice completa, scrivi e disegni le tue storie, ma se ti ritrovassi costretta a dover scegliere di fare solo una delle due cose, a quale non rinunceresti?
OH MIO DIO. 
il tuo primo libro è una sorta di guida sentimentale-popolare di roma, il secondo un fantasy e una storia di formazione... sai già cosa ci aspetta nel tuo prossimo lavoro? 
Al momento ho un po’ di idee in testa ma niente di definito, ma lavorare a Uma del mondo di sotto è stata la conferma che aspettavo. Voglio continuare a fare fumetti per ragazzi. 
ti ringrazio per essere stata in nostra compagnia e ti faccio un mega imboccallupo per i tuoi prossimi lavori! a presto!


book blog & vlog tour e giveaway
5 tappe, dal 11 al 20 luglio 2018!
saranno estratti 3 vincitori o vincitrici tra i partecipanti e ognuno/a di loro vincerà:

  • 1 copia di uma del mondo di sotto
  • 1 set di stickers creati dall'autrice

per partecipare e poter vincere bisogna:

  • mettere mi piace alla pagina facebook bao publishing
  • diventare lettori fissi/seguire i blog/vlog partecipanti
  • commentare tutte le tappe del blog tour
  • compilare il form con i dati (per il giveaway)
  • condividere il blog tour sui social

c'è tempo per partecipare al giveaway dall' 11 al 22 luglio 2018, poi verranno estratti i tre vincitori.


domenica 15 luglio 2018

cosa c'è nella mia wishlist (9)

è da più di un anno che non scrivo nulla sui titoli che vorrei leggere e questo periodo così, di gran casino e stress e stanchezza e tutto il resto, è il momento ideale per scrivere un post cazzeggione e poco impegnativo per fare due chiacchiere sui millemila desiderata che vado appuntando un po' dappertutto nella speranza che babbo natale esista davvero e si innamori di me.


tralasciando la roba già pubblicata, che prima o poi recupererò (è davvero impossibile stare dietro a tutto!!!), volevo parlare di un po' di titoli annunciati, alcuni spaventosamente a sorpresa.

tipo il poema del vento e degli alberi, una di quelle cose che fino a qualche mese fa sembrava totalmente impensabile di poterlo vedere in italiano. l'ha annunciato j-pop, che lo pubblicherà in un'edizione fichissima e svuotaportafogli in dieci volumi (o in cofanetto, se riuscite a tirar fuori 100€ tutti in un colpo). il meglio del meglio del dramma e dello struggimento amoroso,  il capostipite dei boy's love, roba da farvi piangere e attorcigliare le budella almeno tre volte per pagina.
lo voglio leggere da secoli e sto già disinfettando il bisturi per asportare un rene da rivendere al mercato nero.

j-pop ha anche annunciato una collaborazione con hazard per la pubblicazione di inediti di tezuka e la riedizione di alcune opere già pubblicate in italia, magari è la volta buona che recupero quelle serie che voglio da millenni tipo black jack, kimba, buddha e la fenice. per questi ovviamente non ci sono ancora annunci, sono solo le mie speranze.
credo che un rene non basterà però.

a proposito di riedizioni, se ne è parlato più o meno ovunque e avevo condiviso la notizia anche sulla pagina facebook del blog, dovrebbe arrivare presto l'annuncio di una nuova edizione di full metal alchemist, uno di quei manga che voglio recuperare dai tempi in cui la mia età cominciava con il numero uno. aspettiamo che planet ci dia i dettagli e non ci deluda.
e poi di planet c'è anche tutti tranne te che vorrei recuperare.
sì, in realtà sono già usciti i primi volumetti, ma me li sono persa tutti e penso che lo cercherò usato a conclusione (se vedete qualche annuncio di vendita fatemelo sapere!) che di shoujo carini e tenerelli non se ne ha mai abbastanza.
voi l'avete letto? me lo consigliate?

passando ad altro, bao publishing continua - come sempre - a tirare fuori annunci strepitosi: da il guardiano della diga - che uscirà a inizio settembre - che ho conosciuto con questo video:


fino a tosca dei boschi di teresa radice e stefano turconi e stella di mare di giulio macaione: non c'è bisogno di sapere altro, quando in copertina ci sono questi nomi.


aspetto anche con impazienza che esca finalmente yona la principessa dell'alba, che dopo millemila annunci dovrebbe finalmente arrivare a settembre per star comics, e poi utsubora che uscirà nella collana doku di coconino a partire da questo mese.

da utsubora (esprime perfettamente il mio stato d'animo mentre scrivo questo post e penso al mio conto)

per dynit invece avrei una richiesta: un modo decente di vedere il loro catalogo manga, visto che ultimamente stanno annunciando titoli interessanti (a prezzi a dir poco proibitivi, infatti la selezione è davvero asprissima, penso che al momento proverò a prendere soltanto ristorante paradiso e l'uomo in fuga di natsume ono e sakuran di moyoco anno. mi sarebbe piaciuto tantissimo provare tokyo alien bros, ma quasi sessanta euro per una miniserie manga mi sembra semplicemente un furto, quindi temo che rimanderò a tempi migliori, idem per our summer holiday, che mi sembra il tipico manga che qualsiasi altro editore avrebbe pubblicato a meno di metà del prezzo. piuttosto, qualcuno ha già visto questi volumi? c'è qualcosa che giustifica il costo così elevato?)

sicuramente mi sto dimenticando di tantissime cose che usciranno prossimamente e che vorrei, ma per chiudere questa struggente sequela di lagne, sospiri e desideri, stamattina ho visto l'anteprima di a land called tarot, graphic novel muto che uscirà a settembre per bd edizioni e che con quei dinosauri e quei vestiti strani mi ha subito fatta innamorare.


e voi? avete già segnato in agenda le prossime uscite? o avete appena scoperto qualcosa di nuovo che non vedete l'ora di aggiungere tra i vostri scaffali?

venerdì 6 luglio 2018

vinpeel degli orizzonti

uno ha tutti i suoi attimi, messi in fila uno dietro l'altro, e poi all'improvviso capita di perdere quello successivo. di non trovarlo. di avere un buco nella proprio esistenza. in molti neanche se ne accorgono di averlo perso e tirano dritti all'attimo successivo. ma non sanno che a quel punto non ha più senso andare avanti, perché tutti gli attimi successivi non significano niente senza quel-dannatissimo-attimo. perché in quell'attimo poteva esserci di tutto: un bacio, un sogno, una scoperta, un profumo, un ricordo, un nuovo amico, insomma qualcosa, qualunque cosa, che è nostro, che ci appartiene e che abbiamo il dovere di vivere e di far vivere.

vinpeel è un bambino che vive a dinterbild, è terrorizzato dai cavalieri dell'apocalisse e cerca di tenersi pronto all'inevitabile torturando il povero prete del paese con le continue confessioni dei suoi peccati, lavora alla locanda - anzi locanba - del signor biton dandogli sempre qualche motivo per infuriarsi, ha un padre silenzioso e assente che ascolta le storie nelle conchiglie sulla spiaggia e un solo amico, doan, che lo porta spesso con sé a scrutare le nuvole, in cerca di qualcosa di importante che ha perso.
se vinpeel ha un solo amico però non è certo perché è timido o poco socievole, ma perché è l'unico bambino - oltre doan, certo - di dinterbild.

dinterbild è una cittadina, o forse sarebbe meglio dire un paese, piccolissimo, una manciata di case in mezzo al nulla. letteralmente.
si affaccia sul mare, un mare immenso che non lascia intravedere l'altra riva, e da nessuna parte, fuori dinterbild, c'è qualcosa o qualcuno. non si può prendere un treno o un aereo o una nave ed arrivare a dinterbild, eppure in qualche modo capita che la gente arrivi lì.
nessuno approfondisce mai la questione né risponde alle domande di vinpeel su cosa ci sia oltre la città se non con un vago non c'è niente oltre dinterbild, nessuno tranne un vecchio che tutti considerano pazzo e pericoloso, il signor krisheb, che spesso passeggia sulla spiaggia ad aspettare che il mare gli restituisca la sua gamba di legno, che gli ha rubato tanto tempo fa.
krisheb sa che il mare, prima o poi, restituisce quello che prende, che le cose - e le storie - che si perdono nel mare fanno giri incredibili e poi ritornano, può parlare con doan e conosce il mistero di dinterbild. proprio come vinpeel, sa che esiste un mondo oltre l'orizzonte, esiste l'altrove, e che da quel mondo si scivola dentro dinterbild quando in qualche modo, per qualche motivo, la vita di qualcuno si inceppa, come un orologio guasto: si perde quel-dannatissimo-attimo - come lo chiama doan - che blocca tutto, che fa perdere di vista il sentiero, che ci fa smarrire in un posto che sembra la nostra vita ma in qualche modo non lo è.
e non c'è altro modo, per scoprire il resto del mondo, che riprendere in mano la propria vita lì dove si era messa in pausa, e partire via da dinterbild, per ricominciare a viaggiare, a scoprire, a vivere.
un maiale volante, una bambina che ha tanto da imparare e un vecchio che sa cosa sono i sogni: sono loro i catalizzatori dell'avventura di vinpeel, la scintilla che accende il suo ingegno, il suo desiderio di tornare a vivere pienamente, la sua voglia di nuovi paesaggi e nuovi volti.

vinpeel degli orizzonti è il libro di esordio di peppe millanta, ha già vinto un sacco di premi e riconoscimenti, ma sopratutto ha già trafitto il cuore di un sacco di lettori - compreso il mio - con la sua aria sognante da favola, con le storie bizzarre e quasi comiche dei cittadini di dinterbild e con la fiduciosa tenacia e l'incredibile inventiva di vinpeel, con la sua capacità di farci ridere e commuovere e traboccare di tenerezza e malinconia. non si può non affezionarsi a vinpeel, alle sue strampalate idee e alle sue certezze, al suo desiderio di crescere, andare avanti, vivere pienamente la vita al di là degli orizzonti. vinpeel è una sorta di espressione di quella curiosità e amore per la vita - quella vita che per essere tale non può limitarsi a essere un'accontentata sopravvivenza - che è la parte più bella del nostro essere, sa risvegliare il nostro io-bambino e trascinarci così, coinvolti e appassionati, nella sua storia. è un libro che vorresti non finisse mai, da rileggere fino a consumarne la rilegatura, da piegare un sacco di angoli delle pagine e sottolineare a matita alcune frasi, da prestare a qualcuno, da parlarne insieme la sera, da sperare che prima o poi continui, da tenere sotto al cuscino, uno di quei libri che ti viene voglia di ringraziare chi li ha scritti e chi li ha fatti arrivare a te.

mercoledì 4 luglio 2018

lucenti

se anche voi in questi giorni vi sentite come ghiaccioli lasciati a sciogliersi fuori dal freezer, potreste approfittare dell'ultima uscita della collana antropo di eris edizioni per sperimentare qualche brivido fuori stagione.
sto parlando di lucenti, di uduvicio atanagi (nome d'arte, ma non ci è dato sapere altro dell'autore, se non gli altri titoli dei suoi libri - mentre l'italia brucia e i giorni tristi - e l'indirizzo del blog dove scrive - una tomba per gli alieni) e illustrato da akab (qui su claccalegge l'anno scorso parlavo di plume), che col suo tratto graffiante, sporco, spigoloso e suggestivo, realizza una serie di illustrazioni che sono quasi istantanee del lato più intimo e nascosto degli abitanti di questo piccolo e oscuro pezzo di terra perduto nelle campagne toscane.


lucenti è, in modo decisamente particolare, un romanzo di formazione, la storia di un ragazzo - mino - che cresce in un mondo campestre e arcaico, fuori dal tempo, chiuso in una bolla angosciante fatta di storie sussurrate, di parole non dette, di misteri nel folto del bosco, di riti antichi, di terra, di sangue, di fango e di uomini e donne che trascinano per generazioni e generazioni i geni, il potere e i segreti della famiglia lucenti, padrona della terra e da quella stessa terra posseduta.

nulla è mai troppo esplicito in questa storia, tutto sembra svolgersi al margine estremo del campo visivo, pronto a sparire appena giriamo lo sguardo per metterlo a fuoco. è in questa impossibilità di comprendere appieno che sta l'orrore e uduvicio atanagi sa scegliere con cura le parole, le frasi, per creare un ritmo ipnotico e ansiogeno, per farci sprofondare in un'atmosfera oscura, umida, pulsante ma impossibile da capire, come un rituale spiato da occhi non ancora iniziati a quei misteri.


mino cresce sguazzando nel fango e nei suoi sogni, nuotando a fatica in quella terra difficile, sotto gli occhi delle bestie, tra ricordi lontani, maledizioni e tradizioni antiche, cresce senza amici e quasi senza famiglia, con tutte le difficoltà che il passare dei primi anni si porta dietro, cresce immergendosi nel silenzio del fango, gonfio di malinconia e di consapevolezza più del suo destino di morte che del suo presente di vita, ricoprendosi di quella terra che, seccandosi sul suo corpo, diventa un'armatura, lo trasforma in un mostro.
a volte era così assorto che rimaneva lì per minuti, risvegliandosi solo quando il corpo lo costringeva a riprendere aria, a volte si dimenticava di esistere e allora stava benissimo. [...] un mostro, pensava, io sono un mostro, un mostro che scompare e si cela, un mostro senza forma e con tutte le forme, un mostro di terra e di fango, un mostro che dorme, un mostro immerso in un sonno immenso e senza sogni
nel podere dei lucenti, tra le famiglie silenziose e cariche di segreti dei contadini, vive - tra le altre figure misteriose, a volte crudeli - anche lucio, con il quale mino instaurerà un rapporto ambiguo, di conflitto e di amicizia, un rapporto che sembra confermare quell'opprimente senso di impossibilità d'autodeterminazione che schiaccia tutto intorno a loro, in una storia che sembra seguire un copione già scritto da centinaia di anni, un destino già segnato, senza nessuna possibilità di scamparvi, che trasforma tutti in pedine tra le mani di creature, di forze arcaiche, oscure e incomprensibili.

un bambino raccoglie un corno in una selva oscurissima, la cosa grande dorme ma è affamata.
un coltello trafigge la carne, il coltello è la vita, la pelle brucia fino alle ossa in un urlo infinito.