venerdì 6 luglio 2018

vinpeel degli orizzonti

uno ha tutti i suoi attimi, messi in fila uno dietro l'altro, e poi all'improvviso capita di perdere quello successivo. di non trovarlo. di avere un buco nella proprio esistenza. in molti neanche se ne accorgono di averlo perso e tirano dritti all'attimo successivo. ma non sanno che a quel punto non ha più senso andare avanti, perché tutti gli attimi successivi non significano niente senza quel-dannatissimo-attimo. perché in quell'attimo poteva esserci di tutto: un bacio, un sogno, una scoperta, un profumo, un ricordo, un nuovo amico, insomma qualcosa, qualunque cosa, che è nostro, che ci appartiene e che abbiamo il dovere di vivere e di far vivere.

vinpeel è un bambino che vive a dinterbild, è terrorizzato dai cavalieri dell'apocalisse e cerca di tenersi pronto all'inevitabile torturando il povero prete del paese con le continue confessioni dei suoi peccati, lavora alla locanda - anzi locanba - del signor biton dandogli sempre qualche motivo per infuriarsi, ha un padre silenzioso e assente che ascolta le storie nelle conchiglie sulla spiaggia e un solo amico, doan, che lo porta spesso con sé a scrutare le nuvole, in cerca di qualcosa di importante che ha perso.
se vinpeel ha un solo amico però non è certo perché è timido o poco socievole, ma perché è l'unico bambino - oltre doan, certo - di dinterbild.

dinterbild è una cittadina, o forse sarebbe meglio dire un paese, piccolissimo, una manciata di case in mezzo al nulla. letteralmente.
si affaccia sul mare, un mare immenso che non lascia intravedere l'altra riva, e da nessuna parte, fuori dinterbild, c'è qualcosa o qualcuno. non si può prendere un treno o un aereo o una nave ed arrivare a dinterbild, eppure in qualche modo capita che la gente arrivi lì.
nessuno approfondisce mai la questione né risponde alle domande di vinpeel su cosa ci sia oltre la città se non con un vago non c'è niente oltre dinterbild, nessuno tranne un vecchio che tutti considerano pazzo e pericoloso, il signor krisheb, che spesso passeggia sulla spiaggia ad aspettare che il mare gli restituisca la sua gamba di legno, che gli ha rubato tanto tempo fa.
krisheb sa che il mare, prima o poi, restituisce quello che prende, che le cose - e le storie - che si perdono nel mare fanno giri incredibili e poi ritornano, può parlare con doan e conosce il mistero di dinterbild. proprio come vinpeel, sa che esiste un mondo oltre l'orizzonte, esiste l'altrove, e che da quel mondo si scivola dentro dinterbild quando in qualche modo, per qualche motivo, la vita di qualcuno si inceppa, come un orologio guasto: si perde quel-dannatissimo-attimo - come lo chiama doan - che blocca tutto, che fa perdere di vista il sentiero, che ci fa smarrire in un posto che sembra la nostra vita ma in qualche modo non lo è.
e non c'è altro modo, per scoprire il resto del mondo, che riprendere in mano la propria vita lì dove si era messa in pausa, e partire via da dinterbild, per ricominciare a viaggiare, a scoprire, a vivere.
un maiale volante, una bambina che ha tanto da imparare e un vecchio che sa cosa sono i sogni: sono loro i catalizzatori dell'avventura di vinpeel, la scintilla che accende il suo ingegno, il suo desiderio di tornare a vivere pienamente, la sua voglia di nuovi paesaggi e nuovi volti.

vinpeel degli orizzonti è il libro di esordio di peppe millanta, ha già vinto un sacco di premi e riconoscimenti, ma sopratutto ha già trafitto il cuore di un sacco di lettori - compreso il mio - con la sua aria sognante da favola, con le storie bizzarre e quasi comiche dei cittadini di dinterbild e con la fiduciosa tenacia e l'incredibile inventiva di vinpeel, con la sua capacità di farci ridere e commuovere e traboccare di tenerezza e malinconia. non si può non affezionarsi a vinpeel, alle sue strampalate idee e alle sue certezze, al suo desiderio di crescere, andare avanti, vivere pienamente la vita al di là degli orizzonti. vinpeel è una sorta di espressione di quella curiosità e amore per la vita - quella vita che per essere tale non può limitarsi a essere un'accontentata sopravvivenza - che è la parte più bella del nostro essere, sa risvegliare il nostro io-bambino e trascinarci così, coinvolti e appassionati, nella sua storia. è un libro che vorresti non finisse mai, da rileggere fino a consumarne la rilegatura, da piegare un sacco di angoli delle pagine e sottolineare a matita alcune frasi, da prestare a qualcuno, da parlarne insieme la sera, da sperare che prima o poi continui, da tenere sotto al cuscino, uno di quei libri che ti viene voglia di ringraziare chi li ha scritti e chi li ha fatti arrivare a te.

Nessun commento:

Posta un commento