sabato 29 aprile 2023

ranking of kings vol. 1

"principe, ti hanno preso ancora in giro? sta' tranquillo, tu sei un bambino forte. riuscirai a superare tante brutte cose e dovrai diventare il re migliore del mondo.
promettimelo"


c'era una volta un principe. era piccolo, sordo e debole. eppure suo padre era un gigante, un eroe, un re forte e vigoroso, e anche sua madre era stata una donna forzuta e coraggiosa, chissà perché lui era nato così...

c'era una volta un pricipe e c'è ancora e questa è la sua storia.
il suo nome è bojji, figlio primogenito del valoroso re bosse ed erede al trono. il popolo però non si fida di lui, crede che bojji non abbia le qualità giuste per diventare un sovrano e spera che un giorno, alla morte del re, la corona passi al secondogenito daida, il fratellastro di bojji. in tanti si approfittano della debolezza del principe e il povero bojji torna spesso a palazzo con addosso solo le mutande, derubato, umiliato e deriso. anche il primo incontro con kage - l'ultimo superstite della tribù delle ombre - finisce così, ma il prepotente ladruncolo deve ricredersi subito: quel bambino non piange e non si compatisce, non ha paura perché sa che un giorno diventerà il re più forte del mondo. ha promesso che sarebbe stato così e non ha alcuna intenzione di mancare alla sua parola.

una tavola del manga

è così che comincia ranking of kings, appena sbarcato in italia grazie a star comics e arrivato intanto al suo sedicesimo volumetto in giappone.
i disegni di sousuke toka che a prima vista sembrano un po' infantili (guardateli attentamente e scoprirete un lavoro di character design non indifferente) e l'inizio quasi favolistico nascondono quella che si rivela fin da subito una storia molto più profonda ed emozionante di quanto non avremmo immaginato.
la forza di questo primo numero sta tutta nella caratterizzazione dei personaggi che, oltre le apparenze, svelano storie a volte anche drammatiche - come ad esempio nel caso di kage - e caratteri che non sono affatto macchiettistici come si potrebbe pensare dopo poche pagine.
ranking of kings è insomma un manga che, pagina dopo pagina, sorprende l* lettor* rivelando di possedere una trama molto ben articolata e dei personaggi tridimensionali e sfaccettati, realistici nelle loro contraddizioni, segreti e sogni.

la cosa che più mi aveva attirata era soprattutto la presenza di un protagonista disabile. bojji è sordo, piccolo, ha a malapena la forza di sollevare una spada giocattolo ma la sua storia è raccontata senza alcun "eppure": è un bambino sicuro di sé ed entusiasta, crede nelle sue capacità di essere degno della promessa fatta a sua madre anni prima, è certo che riuscirà a diventare forte e tutto questo non "nonostante la sua disabilità" ma semplicemente perché è bojji. non c'è alcun pietismo nei suoi confronti né autocommiserazione, la disabilità non è un ostacolo da superare come vuole una certa retorica abilista che tarda a passare di moda, ma una caratteristica come le altre.
bojji sviluppa, ad esempio, una capacità di combattere diversa da quella normativamente intesa come corretta ma comunque funzionale a vincere ed è capace di comprendere gli altri molto più di quanto chiunque crederebbe.
bojji non è sciocco né ingenuo, semplicemente sa di avere un corpo con delle abilità non standard e si comporta di conseguenza, cercando da solo i suoi punti di forza senza piegarsi all'autocommiserazione nemmeno una volta.

bojji in una scena dell'anime

l'amicizia che stringe con kage - che a sua volta ha un passato doloroso e traumatico, forse uno dei momenti più toccanti della storia - è profonda e sincera e sembra proprio che cambierà presto la vita di entrambi.

ranking of kings si è rivelato (imho) una vera sorpresa ed è entrato a pieno titolo tra i miei manga preferiti e mi spiace molto che, nonostante l'abbondanza di materiale disponibile in giappone, star comics abbia deciso di renderlo bimestrale.

mercoledì 26 aprile 2023

qualcuno dovrà pensare ai rettili

"a rovellana, piccolo comune di circa trecento anime della campagna vercellese, un'ordinanza comunale ha stabilito che i non residenti del comune devono fare domanda al sindaco per entrare nel territorio comunale."


accade così, per caso, leggiucchiando tra le pagine di un giornale locale, che nicoli scopre di rovellana e del suo pass e, con la testa piena di domande su come può funzionare una comunità sigillata nei confronti del mondo esterno in un sistema-mondo che si fonda sullo scambio e la libera circolazione dei beni come delle informazioni, decide di richiederne uno per scrivere un articolo su questo paese.

oggi chiusa per decreto, rovellana è stata una piccola ma autosufficiente comunità contadina prima e industriale poi. in seguito, come in tanti altri piccoli paesi, la fine dell'epoca d'oro dell'industrializzazione, la delocalizzazione delle imprese e la globalizzazione dei mercati hanno distrutto l'identità del paese e dellə suə abitanti. non sanno più chi sono, non sanno più qual è il loro posto.
perdere la propria identità genera paura e la paura è solo l'anticamera della chiusura e della violenza: «c'è un gran bisogno di riscoprire le nostre radici [...] e di eliminare chi ci vuol fare dimenticare chi siamo».
se non si riesce più a definire la propria appartenenza - «i sogni dei rovellanesi erano prima sogni di contadini, poi sono divenuti sogni operai. loro appartenevano a quel mondo e sognavano di quel mondo. [...] i rovellanesi non sono più nulla. quali sono i loro sogni?» - il modo più facile per tornare a riconoscersi è unirsi contro qualcunə.
essere dalla stessa parte della barricata contro lo stesso nemico è il modo più facile, primitivo e per questo universale e facile da accettare, di sentirsi parte di qualcosa.
e chi dovrebbe essere il nemico di rovellana? un generalizzato e fumoso straniero, indefinito e indefinibile ma sicuramente criminale da cui i rovellanesi devono difendersi: ecco il motivo del pass, misura probabilmente esagerata e criticabile ma, a quanto pare, necessaria. ma come si fa a convincere un intero paese a credere in qualcosa che non esiste?

con il suo pass valido tre giorni, nicoli ci fa conoscere - attraverso i suoi occhi e il suo tono da inchiesta giornalistica - rovellana. l'atmosfera è fin da subito angosciante e straniante, e ciascuno sembra interpretare un ruolo ben definito, come se si attenesse a un copione già scritto: martin, il sindaco, accogliente e in qualche modo amichevole; rughini, unico medico del paese; piangrano, assessore con la faccia da sceriffo di vecchie pellicole scolorite e nicoli, il giornalista ficcanaso da tenere sotto controllo.
letteralmente sotto controllo, ventiquattr'ore su ventiquattro, guidato e informato di rovellana, della sua storia e della sua particolare soluzione alla criminalità dai tre autoeletti ciceroni. in qualche modo però, nicoli riesce a sfuggire dall'ossessiva presenza delle sue guide che amano ribattere sempre sugli stessi argomenti ma svicolano ad alcune domande - ad esempio, perché tutti quei campi da tennis? - e arriva a un pelo dall'angosciante mistero di rovellana, un mistero fatto di capannoni sperduti in mezzo alla campagna, spari a vuoto e... rettili.

qualcuno dovrà pensare ai rettili è una distopia nostrana, impernata su quelle paure che conosciamo bene perché ne siamo circondatə ogni giorno, sul senso di smarrimento davanti a un mondo troppo veloce che non ci concede di stare al passo. rovellana incarna il senso di sfiducia nelle istituzioni nel peggiore dei modi possibili, reiterando i sistemi più sbagliati di quel mondo che ci fa sentire abbandonatə e costantemente in pericolo e che per questo si cerca di chiudere fuori.
walter comoglio ha immaginato una cittadina tanto strana e impensabile da essere tremendamente possibile. e questo è il fantastico che ci piace di più, quello capace di mostrarci al meglio chi siamo e, soprattutto, chi stiamo diventando.

giovedì 20 aprile 2023

la fine del mondo: intervista a diletta crudeli

ogni adolescenza coincide con la guerra (cit.) e sembra ogni volta la fine del mondo, eppure, anche quando il mondo sembra un ingestibile casino, c'è sempre un modo per trovare il proprio spazio.
la fine del mondo, la nuova collana di young adult di moscabianca diretta da diletta crudeli, raccoglierà storie per provare a far fronte alla catastrofe adolescenziale e lasciarci esplorare nuovi mondi.
ne parliamo proprio con diletta per scoprire qualcosa di più su questa nuova collana! buona lettura!


ciao diletta, grazie mille per il tuo tempo e benvenuta su claccalegge!
parliamo della nuova collana di moscabianca, la fine del mondo, e cominciamo proprio dal nome: perché la fine del mondo?
► Ciao Claudia! Grazie a te per l'ospitalità. Parto subito col dire che La fine del mondo è il primo nome che mi è venuto in mente per la collana e quando ne ho parlato con Silvia La Posta, la responsabile editoriale di Moscabianca, ci siamo rese entrambe conto che era quello giusto. Infatti, fin dall'inizio, ci siamo prefissate l'idea che questa collana per ragazzx dovesse contenere storie che non avessero freni di fronte a qualsiasi argomento. L'adolescenza è un periodo che davvero sembra la fine del mondo, si tratta di un periodo di passaggio complesso, una vera e propria soglia. La fine del mondo riguarda sia il mondo esterno che circonda i personaggi e le personagge di queste storie, sia ciò che accade dentro di loro: si ha l'impressione che tutto quanto stia per cambiare, e che sia il cambiamento definitivo, della vita. Sono apocalissi che spesso si risolvono, altre volte non lo fanno, quello che è certo è che tutto cambia, davvero.
ci racconti qualcosa del primo romanzo di questa collana, il mare del settimo giorno?
Il mare del settimo giorno, scritto da David Owen, è diventato il primo titolo di questa collana e ne sono particolarmente fiera. Credo che raccolga molto bene l'idea del nostro progetto. I protagonisti sono Duncan e Owen, due ragazzi quindicenni. Entrambi stanno vivendo un periodo molto difficile nelle loro vite. Duncan soffre di depressione e teme che questo possa allontanarlo dal suo gruppo di amici, che ai suoi occhi sembra già in procinto di sfaldarsi. Owen invece ha perso suo padre e da poco si è trasferito con la madre proprio nella cittadina in cui vive Duncan. Le cose ovviamente non sono semplici (e già mi pare che non lo siano) perché Owen viene spesso trasportato in un mondo alternativo da strani uccelli scheletrici. Un mondo popolato da streghe, fantasmi, dove deve attraversare un fitto bosco per raggiungere il mare del titolo, in cui potrà liberare le anime intrappolate dal Pescatore di anime. Si tratta di un romanzo che racconta il lutto, la depressione, ma soprattutto, per usare le parole di Owen: le direzioni in cui è possibile crescere. Quello che infatti mi ha subito colpito del romanzo è stata la naturalezza con cui riusciva a raccontare l'amicizia. In un modo dolce, divertente, ma molto profondo. Duncan e Owen mi sono rimasti in testa per mesi, e da lì ho capito che era il romanzo giusto.

rispetto all'edizione originale avete cambiato l'illustrazione di copertina (quella italiana, illustrata da alice guidi, personalmente mi piace mooolto di più di quella originale) e anche il titolo è differente (nell'edizione originale è grief angels): come avete deciso questi cambiamenti?
► Rispondo partendo dal titolo, su cui effettivamente abbiamo riflettuto parecchio. Grief Angels purtroppo era un nome molto altisonante che non poteva essere tradotto in italiano senza risultare, a nostro parere, poco efficace. In realtà a un certo punto del romanzo questo nome si incontra perché non riguarda solo i misteriosi uccelli che conducono Owen nel mondo degli spiriti, ma non farò spoiler (e la nostra traduttrice Francesca Giulia La Rosa se l'è cavata benissimo direi). Il mare del settimo giorno a me è sembrato il titolo giusto perché restituiva una parte chiave del romanzo: dopo il bosco che Owen attraversa troverà infine il mare, ma questo luogo diventa importante anche nella realtà (un vero e proprio mare reale in questo caso), perché si tratta di un posto dove Duncan e Owen riescono a sfogarsi e a confidarsi i rispettivi problemi e le speranze che tengono strette. Inoltre, per quanto anche questo possa sembrare altisonante forse, il titolo rispecchia sia il percorso che i personaggi devono affrontare, una sorta di ritualità, il passaggio adolescenziale di cui sopra.
Per la copertina invece ci siamo affidate per la grafica al nostro fedele Danis Pitter e per l'illustrazione alla bravissima Alice Guidi, che abbiamo scoperto grazie a un portfolio che lei stessa ci aveva inviato. Abbiamo reso centrale il mare del titolo ma anche l'altro luogo liminale, la foresta. Inoltre, come l'edizione originale, i capitoli in cui Owen viene trasportato nel mondo degli spiriti sono corredati da piccole illustrazioni. Anche queste sono state rielaborate da Alice sulla base di quelle originali. 
Tra l'altro, ci tengo a dirlo, abbiamo deciso di mantenere questa scelta anche per i successivi titoli della collana, che avranno alcuni capitoli accompagnati da queste illustrazioni. Purtroppo, in Moscabianca abbiamo un debole per queste cose, credo si sia capito.
infatti un'altra cosa che mi è piaciuta tantissimo è il godzillino che corre con una casa sottobraccio del logo, disegnato da cecilia petrucci! come si chiama? com'è nato? dove sta portando quella casetta?
► Sono contenta che ne parliamo e che ti sia piaciuto, il godzillino fa già parte dei nostri cuori, (adorabile creaturina). Intanto anche in questo caso siamo andate dritte e decise: da tempo volevamo lavorare con Cecilia e questa ci è sembrata l'occasione giusta. L'idea che le abbiamo proposto all'inizio per il logo era proprio quella di una creatura mostruosa che trascinava via una casetta, sempre per richiamare l'idea di fine del mondo. Ogni luogo sembra poco sicuro no? Non ci sembra di possedere molte certezze quando si è adolescenti. E Cecilia ci ha regalato questo fantastico godzillino che se ne va con la casa sotto braccio. 
Ovviamente non sappiamo dove va, ma potrebbe anche darsi che non sia un male partire con lui. Anzi, a me sembra molto probabile, se non quasi una certezza, che sarà lui a portarci in un altro luogo sicuro, che dopo un lungo viaggio potremmo chiamare casa, se ci va.
dopo le cuspidi, questa è la seconda collana che curi per moscabianca: come è iniziata la vostra collaborazione e come è nata l'idea di una collana di young adult?
► Moscabianca per me è la casa dove mi ha condotto il godzillino. Come un vero animaletto infestante io stessa mi sono insinuata prima come autrice e poi curatrice, grazie alla raccolta speculative-queer HUMAN/, ed editrix. Lavorare con Silvia per me è davvero prezioso, e insieme lo scorso anno ci siamo messe alla ricerca di titoli young adult. L'idea era portare in catalogo romanzi per ragazzx sia italiani che stranieri, di autorx che non si tirano indietro di fronte a niente. Devo dirlo perché ce lo meritiamo, e perché sono Ariete probabilmente, ma credo che siamo state parecchio brave. Il mercato non manca certo di proposte, ma spero che La fine del mondo porti i titoli giusti in libreria. Inoltre per me è particolarmente interessante vedere come il genere viene declinato da autorx italianx.
ecco, anticipi una domanda importante: la fine del mondo pubblicherà anche inediti di autorə italianə? puoi spoilerarci qualcosina-ina-ina sui prossimi titoli?
► Certo, La fine del mondo proporrà sia titoli italiani che stranieri. Quest'anno, oltre al romanzo di David Owen, ci saranno altre due uscite. Il primo è il romanzo di un autore italiano, il secondo di un autore statunitense. Non rivelerò chi sono, tuttavia posso dirti chi si occuperà delle copertine e delle illustrazioni, dato che Moscabianca sceglie sempre illustratorx ad hoc per ogni opera. Per l'autore italiano la copertina è stata ideata da Manfredi Ciminale, mentre per l'autore straniero abbiamo scelto (anche in questo caso appena ho letto il romanzo ho pensato a lui) Samuel Spano.
una delle illustrazioni interne de il mare del settimo giorno

sbirciando un po' il libro ho visto che alla fine c'è una sorta di scheda "interattiva" con domande e spunti di riflessione per lə lettorə, cosa che mi ha portato un po' indietro nel tempo, nell'ormai preistorica era pre-social, quando si scriveva su libri e quaderni. adesso è più facile trovare sulle copertine dei libri un hashtag da usare per le condivisioni online, l'idea della scheda da compilare credo sia inedita, almeno negli ultimi anni, soprattutto se pensiamo all'idea comunemente accolta del libro intonso, perfetto e instagrammabile: come è nata quest'idea?
► Quello che mi preme parecchio è che questi libri finiscano davvero nelle mani giuste e che siano utili per creare gruppi di lettura e momenti di discussione tra ragazzx. Infatti stiamo cercando, per quanto riguarda questa collana, di collaborare con insegnanti e gruppi di lettura, in modo che i libri finiscano nelle scuole.
In fondo al romanzo abbiamo messo appunto questa scheda (accompagnata da un inevitabile godzillino che legge) e l'abbiamo chiamata Prontuario per la fine del mondo, proprio perché venga utilizzata come base di partenza per un eventuale gdl o momento di discussione. Abbiamo allegato anche una mail perché ci farebbe piacere ricevere riflessioni e anche suggerimenti. Ed è vero, sembra di andare indietro nel tempo. Tant'è che una domanda riguarda la possibilità di scrivere una fan fiction basata sul romanzo che si è letto. Non nego che la faccenda ha colpito parecchio anche la redazione...
visto che si avvicina il salone del libro di torino, prima di salutarci volevo chiederti se ci saranno nuove cuspidi (o novità in generale!) in arrivo per l'occasione
► Certo! Intanto il 20 di aprile esce un nuovo libro per la collana degli illustrati, che ho avuto il piacere di editare. Si tratta di Tegumenta di Paolo Ferrante, che è stato pubblicato per la prima volta dieci anni fa in copie numerate. Al tempo era un dizionario emozionale già ricchissimo di spunti fantastici, adesso è diventato un vero e proprio romanzo illustrato. 
Inoltre a maggio uscirà il nuovo slot di Cuspidi, che sarà la novità per il salone. Il menu primaverile propone: uno spin-off tratto da una saga fantasy italiana, un autore già pubblicato in un'antologia Moscabianca che torna con una storia sci-fi e sulla sci-fi, e infine il racconto di un autore straniero le cui opere sono state anche riadattate nella serie Love, Death and Robots. Le illustrazioni sono favolose e anche questa volta abbiamo una scelta per ogni gusto possibile.
bene, allora a maggio saremo tuttə a svaligiare lo stand di moscabianca!
grazie mille di questa chiacchierata, imboccallupo (anzi, al godzillino!) per la fine del mondo e ogni altro progetto e a presto! ❤️
► Grazie a te! E viva i godzillini!

domenica 16 aprile 2023

blackwater

«[...] è stata infelice per tutta la vita, disperatamente infelice, ma se tornasse, se in questo momento entrasse dalla porta e le venisse offerta la possibilità di ricominciare da capo, io so che direbbe "rivoglio tutto uguale"»

ancora più che essere una saga familiare, una storia gotica piena di elementi horror, un'epopea lunga quarant'anni e che segue tre generazioni, intrecciandosi alla storia americana della prima metà del '900, blackwater di michael mcdowell è il racconto del testardo arrendersi alle proprie scelte, per quanto crudeli e sbagliate queste possano essere.

quasi ovunque ho letto che una volta iniziato a leggere, era impossibile fermarsi ed è effettivamente così: i personaggi a cui mcdowell ha dato vita sono così affascinanti - anche nei loro difetti - e le loro vicende così intricate e appassionanti da non lasciare spazio ad altro.
se ci costringono a rimanere incollatə alle pagine dall'inizio alla fine non è certo per l'affetto che proviamo per loro, perché sono pochi i personaggi amabili in questa serie e, anzi, ogni sprazzo di bontà finisce per apparirci come un deprecabile sinonimo di debolezza. avidità, egoismo, crudeltà sono le parole perfette per descrivere il clan caskey e chi si salva da questo emerge comunque come una figura scialba, appannatə da un destino di vittima.

la storia inizia trascinandoci in un vortice freddo di fango e detriti e quella sensazione di freddo, di viscido sulla pelle non ci lascerà più fino alla fine. la cittadina di perdido, in alabama, si ritrova sommersa dalle limacciose acque esondate dal fiume. tutto è perduto, le carcasse degli animali galleggiano sull'acqua scura insieme ai mobili strappati alle case e a quello che resta delle segherie - principale fonte di ricchezza della città - ormai perdute. in mezzo alla catastrofe, la barca di oscar caskey gira per quelle che furono strade alla ricerca di superstiti bisognosə di aiuto, finché non trova elinor, miracolosamente sopravvissuta e illesa in una camera d'albergo che sembra sia stata volontariamente risparmiata dal fango. bellissima e misteriosa, elinor sembra essere stata vomitata dalle viscere stesse della terra pochi minuti prima di apparire davanti a oscar, come se non avesse un passato.

per qualche motivo, elinor sceglie oscar caskey per mettere in moto i suoi piani. gli fa credere di essere stato lui a salvare lei durante la piena del 1919 e da quel momento gli costruisce attorno un labirinto in cui oscar possa sentirsi libero di scegliere in che direzione muoversi, anche se in realtà la via percorribile è una sola.
proprio come l'odiatissima suocera, elinor manipola ogni membro della sua famiglia affinché tutto vada come lei vuole e, in qualche modo, prevede. è lei ad avviare l'usanza di prendersi ə bambinə degli altri e crescerli come proprə, ed è sua quella di sposarsi in fretta e furia anche senza il consenso della famiglia.
da lei tutti i membri dei caskey sembrano ereditare (o assimilare per osmosi, nel caso in cui non ci siano reali legami di sangue) solo il peggio, anche quando questo peggio ha risvolti positivi.

ad essere precisa, però, questo sembra valere solo per la linea femminile. in blackwater le donne sono le protagoniste (e antagoniste) assolute della storia, relegando i personaggi maschili a ruoli di controparte la cui esistenza sembra più utile a mandare avanti la trama (e la stirpe) che altro. nonostante la storia sia ambientata in un periodo in cui le donne non godevano di grandi libertà, quelle della famiglia caskey seguono regole tutte loro: viaggiano, studiano, lavorano, scelgono i loro mariti (o scelgono di non averne), cedono e prendono ə loro figlə senza chiedere il permesso a nessuno. non sono sempre personaggi positivi ma sono donne forti e indipendenti, caparbie tanto nel bene che nel male: che le loro azioni possano portare benessere e ricchezza o possano distruggere la loro stessa esistenza, nessuna cede di un millimetro sui propri desideri e le proprie intenzioni.

nella già abbastanza complicata storia della famiglia caskey e della città di perdido, si aggiunge l'elemento gotico/fantastico: elinor è qualcosa di diverso da un semplice essere umano. è una creatura del fiume e come tale vive di regole morali - e di bisogni materiali - completamente differenti, e non è né la prima né l'ultima a farlo. è intorno alla sua natura doppia e misteriosa che si intreccia l'attenzione dellə lettorə. perché elinor ha scelto oscar caskey? perché ha deciso di fondare un suo clan, di aggiungere o eliminare membri, di trovare il modo per far arricchire la famiglia oltre ogni immaginazione?

blackwater appassiona come le soap opera sanno fare con le nonne ferme davanti alla tv il pomeriggio senza però regalarci neanche una virgola di romance e senza lasciarci vedere davvero dentro gli animi dei suoi personaggi. tuttə, ciascunə a proprio modo, ci rimangono in qualche modo estranei, non riusciamo mai a conoscerne i pensieri più profondi e nascosti e questo ci rende ancora più desiderosə di capire e divorare pagine.

il freddo, fangoso e minaccioso scorrere dei due fiumi che fanno da sfondo a tutta la vicenda sembra l'unico modo per descrivere l'atmosfera che permea le pagine di tutti e sei i capitoli di questa saga, una storia di resurrezione e morte (in questo esatto ordine) che non concede remissione di peccati di sorta né possibilità di salvezza.

post pubblicato in origine su instagram.

martedì 11 aprile 2023

un mistero alla luce del giorno

"siamo la stirpe, siamo resistenti intelligenti e crudeli. laboriosi, instancabili e cinici. aspettiamo il momento di poter uscire dalle nostre tane e prendere possesso di un pianeta vuoto, secco e grigio. nelle nostre mani il mondo sarà uno strabiliante termitaio meccanizzato, perfetto per contenere generazioni e generazioni della nostra schiatta! l'uomo è il nostro unico cruccio. lo sopportiamo a malapena e solo perché fa il nostro gioco... piano piano depilerà ogni foresta, asciugherà ogni fiume e renderà amara ogni zolla di terra. tu, alexander von humboldt, stai già dando prova di essere uno di quegli esseri umani che intralceranno i nostri piani mortiferi"

l'ultimo quarto dell'anno 1769 diede i natali non solo a napoleone bonaparte ma anche a quello che, ai suoi tempi, fu, subito dopo il famoso condottiero, l'uomo più famoso del mondo: alexander von humboldt, esploratore, naturalista, geologo, geografo e botanico.
proprio la sua fama gli diede la possibilità di confrontarsi con gli uomini più potenti di quegli anni e i suoi scritti - in cui il sapere scientifico si univa all'interesse per l'arte e per i sentimenti umani (merito probabilmente della sua amicizia con goethe) e in cui forniva ai suoi lettori mappe a illustrazioni commissionate ai migliori incisioni - ebbero grande successo editoriale.
un mistero alla luce del giorno però non è la biografia del noto scienziato (anche se questo termine non era ancora in uso all'epoca di von humboldt), o almeno, non lo è esattamente: ispirandosi alla storia della sua vita, fatta di viaggi e di scoperte, marco taddei e eleonora antonioni danno vita a  un racconto immaginifico in cui lo stesso von humboldt, aiutato da due personaggi misteriosi, è una sorta di ecologista ante-litteram, difensore del bene del nostro pianeta dai piani malvagi della stirpe.


il primo incontro con i malefici insettoni nascosti al centro della terra e intenzionati a trasformare il nostro pianeta in uno sterile e grigio termitaio accade quando alexander è appena un bambino: già affascinato dal creato e rispettoso di ogni meraviglia che la realtà pone davanti ai suoi occhi, il piccolo von humboldt soffre della freddezza del fratello e ancor di più della madre. trascinato nel mondo sotterraneo della stirpe, alexander scopre una minaccia di cui non farà mai parola con nessuno. chi gli crederebbe, d'altronde? forse persino lui si è convito di essere stato solo preda di un incubo.
la storia di von humboldt procede a salti temporali, lasciando che gli anni trascorrano tra un capitolo e l'altro e raccontandoci solo gli eventi cruciali della sua esistenza, come ad esempio l'incontro con aimé bonpland, anche lui appassionato naturalista, che diventerà collega e amico di alexander per tutta la vita. infatti, è insieme a bonpland quando, nelle ancora sconosciute e selvagge americhe, humboldt si ritrova finalmente a conoscere mr. croc e montefur.
i due non soltanto hanno salvato alexander e bonpland dall'annegamento in un fiume popolato di alligatori, non solo hanno tratto in salvo tutti i campioni raccolti in mesi di ricerca ma, in una notte silenziosa e stellata nel cuore della foresta, spiegano a humboldt l'importanza dell'equilibrio naturale che coinvolge tutte le cose, ogni forma di vita sul pianeta, dalla più piccola alla più grande, dalla più innocua alla più terrificante: l'esistenza di ecosistemi, di connessioni totali tra ambiente e forme di vita e, soprattutto, lo sconvolgimento che l'essere umano porterà - anzi, sta già cominciando a portare - in tutto questo, permettendo alla stirpe di avere successo nei propri piani.

aver colto l'importanza di queste connessioni porta il pensiero di humboldt ad affacciarsi anche sullo squallido mondo del potere e della politica. un altro capitolo è dedicato allo scontro con niente di meno che napoleone bonaparte sulla necessità di una pace e fratellanza universali tra tutti gli esseri umani.
come le creature viventi hanno bisogno di pace per vivere le proprie vite, così humboldt inizia a vedere il pianeta come un organismo, una gigantesca creatura viva di cui ogni esistenza è parte integrante e funzionale alla sua stessa sopravvivenza. le idee, reputate visionarie, di alexander però si scontrano contro un mondo in cui le persone sembrano interessate a tutto fuorché all'incredibile bellezza del cosmo.

non c'è possibilità di resa però nei piani di humboldt e nessuno potrà mai scoprire dove i suoi amici montefur e mr. croc abbiano guidato le sue nuove imprese il giorno in cui il suo corpo resta ancorato a questo mondo per il quale humboldt spese ogni momento della sua esistenza.


intriso di fantastico e proiettato nel nostro futuro, un mistero in pieno giorno più che la biografia di un uomo vissuto quasi tre secoli fa è una storia tremendamente attuale: la crisi climatica che stiamo vivendo oggi ha radici profonde e lontane nel tempo e humboldt è stato solo uno dei tanti che nel corso dei decenni ci hanno messo in guardia contro i rischi che stavamo correndo.
la stirpe, che si diverte ad annichilire i cervelli di chi ha cercato di porre rimedio alla catastrofe, per quanto spaventosa è un nemico comunque meno spaventoso di quello che in realtà sembra desiderare una realtà ancora peggiore di un termitaio alieno impiantato sui paesaggi del nostro pianeta.

i disegni di eleonora antonioni (che ha illustrato anche il bellissimo non bisogna dare attenzioni alle bambine che urlano) sono ancora una volta molto eleganti ed evocativi, qui accompagnati da una palette che gioca su soli tre toni di colore: il verde, colore-tema di humboldt, della natura e del presente, il viola, straniante e innaturale colore della stirpe e del mondo da loro immaginato, e il rosa per mr. croc e montefur e per la speranza di quell'unico modo di salvare il futuro - cioè il nostro presente - dall'avidità e crudeltà umana.

domenica 9 aprile 2023

milk and honey

ti spiego una cosa sugli egoisti. anche quando sanno che ti feriranno entrano nella tua vita per assaggiarti perché sei il tipo d'essere che non vogliono perdersi.
lo splendore che sei è troppo per passare inosservato.
così dopo che hanno guardato per bene tutto ciò che hai da offrire. quando ti hanno portato via la pelle i capelli i segreti. quando si rendono conto della concretezza. della burrasca che sei. allora capiscono.

è allora che subentra la viltà. è allora che alla persona che credevi fosse si sostituisce la realtà di ciò che essa è. [...]
ti troverai lì nuda con metà di quella persona ancora celata in te e singhiozzerai. chiedendole perché l'ha fatto. perché ti ha costretta ad amare pur non avendo intenzione di riamarti.


ho snobbato per anni questo libro, poi qualche giorno fa l'ho visto a metà prezzo e mi sono detta che era il momento giusto. è un periodo in cui le consolazioni vanno acchiappate da ogni dove, anche se sembrano frasi fatte, robe melense.
ogni tanto ci vuole, come ci vuole di prendere un barattolo di nutella e mettersi a mangiarla a cucchiaiate. questo libro è un po' come la nutella: un po' troppo troppo però utile quando si ha bisogno di un surplus di zuccheri emozionali. sono poesie semplici, a volte banali ma molte pagine mi sembrava mi parlassero, mi dicessero è successo già, è successo a tuttə, succederà ancora e il mondo continuerà a girare, il sole a sorgere e no, la vita non è finita così. le cose belle arriveranno, ancora una volta, anche meglio di prima.

e quindi ben vengano i libri che non sono alta letteratura, quelli che ti fanno sentire meno solə e che ti fanno ritrovare tra le pagine proprio le parole di cui hai bisogno, per guarire traumi e ferite, per ricominciare a costruire invece che fermarsi a piangere sulle macerie.

post pubblicato in origine su instagram.