mercoledì 10 aprile 2024

cadavere squisito

mezzena. storditore. linea di macellazione. lavaggio a spruzzo. quelle parole gli si affacciano alla mente e lo colpiscono. lo annientano. ma non sono soltanto parole. sono il sangue, l'odore acre, l'automatizzazione, l'assenza di pensiero. irrompono nella notte, prendendolo alla sprovvista. si sveglia col corpo bagnato da un velo di sudore perché sa che lo aspetta un altro giorno in cui dovrà macellare umani.
copertina di "cadavere squisito" di agustina bazterrica, eris edizioni. la stessa figura - una chimera col corpo di donna e parti di animali macellati - si ripete in bianco e nero su un fondo rosa chiaro

è vero che siamo solo ad aprile ma probabilmente cadavere squisito di agustina bazterrica è e sarà il libro dell'anno.
la storia ruota attorno a marcos, un uomo che lavora nel mercato della carne. odia il suo lavoro ma ha bisogno di quei soldi per mantenere il padre in una costosa casa di cura. suo padre, a un certo punto, è impazzito. è successo dopo la transizione.
nel futuro in cui vive marcos un virus ha colpito gli animali, tutti gli animali: quelli da compagnia, quelli da allevamento, quelli selvatici. nessuna cura e nessun vaccino hanno dato risultati e la malattia è stata dichiarata letale anche per gli esseri umani. il panico e l'isteria si diffondono a livello globale e i governi, per ripristinare un qualche tipo di ordine, hanno deciso l'abbattimento di ogni animale non umano.
svuotati gli allevamenti, si è dovuto decidere come rimettere in moto il mercato della carne. mentre poverə, immigratə e marginalizzatə di ogni tipo iniziavano a sparire, i governi, pressati da uno dei settori industriali più potenti - quello carne - hanno deciso di legalizzare l'allevamento, la macellazione e il commercio di carne umana. anzi, di carne speciale.
eccola, la transizione. un processo velocissimo, crudele, aberrante che ha stravolto l'esistenza intera sulla terra. un processo che, molto probabilmente, è stato studiato e voluto per risolvere il problema della sovrappopolazione e dell'immigrazione, sebbene nessunə ne parli apertamente in questi termini.
un processo che ha fatto impazzire migliaia, centinaia di migliaia di persone, tra cui il padre di marcos. un processo a cui tuttə lə altrə si sono arresə, più o meno controvoglia.

la transizione prima e tutta la realtà che gira intorno al mercato della carne poi, sono state rese possibili grazie a un uso sapiente e costruito delle parole:
ci sono parole opportune, igieniche. legali.
lo ripeto sempre, in mille occasioni e contesti differenti: le parole non sono soltanto uno dei modi che abbiamo per descrivere e raccontare la realtà, sono, in primo luogo, gli strumenti principali che usiamo per creare la realtà.
da sempre, in ogni tempo e in ogni luogo, le parole, il nome che diamo allə altrə, ci ha consentito di mettere una distanza tra noi e loro. le parole, se usate bene, deumanizzano e reificano l'altrə. privatə della sua realtà e dignità di nostrə parə, l'altrə da noi diventa nostrə subalternə, diventa cosa. una cosa che abbiamo il potere, l'opportunità e addirittura il diritto di usare e distruggere a nostro piacimento.
guerre, assassinii e genocidi sono possibili solo se aumentiamo la distanza e la differenza con l'altrə. storia e cronaca ce lo insegnano bene.
persino il cannibalismo diventa legale ed eticamente accettabile se togliamo a un corpo lo status di essere vivente e lo trasformiamo in un prodotto.
i prodotti possono essere venduti, acquistati e consumati. basta solo chiamarli nel modo corretto, quello legalmente ed eticamente accettato.

agustina bazterrica insiste moltissimo sull'importanza del linguaggio, delle parole e dei nomi. la carne speciale - non carne umana - non ha nome e cognome, non ha identità e per questo è commestibile. i capi di allevamento non hanno voce, non possono parlare né gridare. la loro crescita - che avviene in allevamento, in un contesto separato da ogni altra struttura sociale e comunitaria - è velocizzata per massimizzare i profitti, il che vuol dire che non riescono ad apprendere nulla se non la paura, un terrore inoculato di generazione in generazione che non può essere espresso, sia per la mancanza fisica - ai capi d'allevamento vengono asportate le corde vocali - sia per quella culturale: i capi d'allevamento non hanno un linguaggio, non possono sviluppare una consapevolezza piena della realtà che, in qualche modo, abitano.

l'uso che facciamo del linguaggio è parte del sistema in cui viviamo, lo influenza e ne è influenzato in un circuito continuo in cui è impossibile individuare un punto di inizio e uno di fine.
marcos, per tutta la durata del romanzo, è disgustato dal suo lavoro, dal modo in cui l'allevamento di esseri umani ha sostituito quello degli altri animali, è disgustato da tuttə quellə che, in un modo o nell'altro, ne sono coinvoltə, uomini e donne che non nascondono una certa vena sadica e soddisfatta nel modo in cui affrontano i loro compiti (e, se vi è mai capitato di leggere report e articoli sullo stato degli allevamenti, saprete che purtroppo non è una situazione così lontana dalla realtà).
eppure, quello che traspare dai pensieri e dagli atteggiamenti di marcos è ben lontano da un qualsiasi tipo di umanitarismo. il disgusto non nasce dall'orrore per il modo in cui i capi d'allevamento vengono trattati e uccisi, non prova alcun tipo di empatia per quelle creature che sono in tutto e per tutto uguali a lui.
può sembrare paradossale che l'evento che lo scuote emotivamente di più è l'incontro con dei cuccioli di cane, ma in realtà non lo è, anzi. l'episodio ricalca perfettamente il tipo di meccanismo che mettiamo in atto - più o meno consapevolmente - quando trattiamo in modo differente animali di specie diverse: ci sciogliamo d'amore davanti a cagnolini o gattini e dieci minuti dopo non abbiamo - non avete - problemi a mangiare la carne di un vitello di poche settimane. nel futuro di marcos, così come nel nostro presente, abbiamo eletto alcune specie ad animali da compagnia, che trattiamo come nostri pari o quasi, ma a cui comunque riconosciamo una certa dignità e certi diritti, e abbiamo relegato altre al concetto di prodotto e merce, negando loro la nostra empatia, privandoli di sentimenti, emozioni, paure e gioie.

quello che succede nell'episodio dei cagnolini mi ha turbata profondamente, è stato il primo momento in cui ho dovuto posare il libro e provare a distrarmi perché mi stavo sentendo fisicamente male. eppure avevo già letto scene ben più aberranti e orribili, avevo già seguito l'intero processo di macellazione di uno dei tanti capi di allevamento umani. perché i cagnolini mi avevano fatto stare così male e le scene precedenti mi avevano procurato solo fastidio?
è qui, secondo me, che sta il genio di bazterrica, è qui che questo romanzo svela effettivamente tutta la sua potenza. bazterrica riprende le dinamiche speciste proprie del nostro sistema culturale ed economico e le distorce appena. gli esseri umani degli allevamenti sono creature con cui non siamo in grado di comunicare, di interagire, di instaurare dei legami - nella finzione narrativa così come da lettorə. è per via di questa incomunicabilità, di questa mancanza di un sentire comune - che, invece, non esiste con i cagnolini, che siamo abituatə a vivere costantemente nella nostra realtà e a trattare come bambinə, e che sperimenta anche marcos insieme a noi nel romanzo - che proviamo soltanto disgusto e fastidio, esattamente come faremmo, magari, se avessimo letto la descrizione di un qualsiasi processo di lavorazione in un qualsiasi macello reale.

in un'intervista rilasciata a the guardian, bazterrica dice:
questo romanzo è una riflessione su cosa sia il capitalismo e come ci insegna a naturalizzare la crudeltà. il capitalismo è un sistema in cui tutti nasciamo, lo abbiamo dentro di noi e il patriarcato fa parte di quel sistema. ho provato a lavorare con l'idea che ci mangiamo a vicenda in modo simbolico. [...] capitalismo e cannibalismo sono quasi la stessa cosa, sai?
proprio come accade a marcos nel romanzo, anche noi siamo dentro un sistema che, per quanto possa farci orrore, è quello in cui siamo natə e cresciutə, in cui abbiamo sviluppato il nostro sistema di pensiero, persino quei pensieri che sono critici verso il sistema stesso. è per questo, probabilmente, che riusciamo a seguire così bene il corso dei suoi pensieri e delle sue emozioni durante il racconto.
perché, al netto dell'elemento esasperatamente distopico del cannibalismo, il futuro di marcos non è poi così lontano dal nostro presente.

insieme alla questione della produzione e del consumo di carne, bazterrica dissemina il testo di un sacco di altri indizi che avvicinano il futuro di cadavere squisito al nostro tempo: sono immigratə e poverə le prime vittime del cannibalismo, così come sono le femmine - ovvero le donne incluse nel sistema di allevamento - quelle che patiscono violenze legate al loro genere, stupri e fecondazioni forzate in primo luogo. gli esemplari malati vengono abbattuti senza pietà, in un riproporsi di quell'abilismo che conosciamo bene e il colore della pelle è, ovviamente, un discrimine fondamentale soprattutto se rapportato al mercato della conceria.

le leggi scritte e non che regolano il sistema in cui vive non si discostano troppo dalle nostre: al centro di ogni possibile aspetto della realtà c'è la produzione finalizzata al profitto. nel futuro di marcos si può sopravvivere senza mangiare carne esattamente come succede nella nostra realtà ma il sistema si alimenta di sé stesso e spinge lə consumatorə verso quel determinato tipo di prodotto, incurante di ogni possibile effetto collaterale, ambientale, economico, politico fisico o psicologico che sia.

smantellare il mercato della carne speciale nel romanzo sarebbe possibile tanto quanto sarebbe possibile fare la stessa cosa con il nostro mercato della carne: non soltanto abbiamo un'infinità di alternative alimentari che sostituiscono la carne egregiamente, sia dal punto di vista del gusto che da quello nutrizionale, ma sappiamo benissimo che l'allevamento intensivo è una delle cause principali - la seconda, dopo i trasporti - dell'inquinamento e del disastro ambientale verso cui corriamo a velocità sempre più alte. eppure, siamo spintə a consumare carne da un sistema che coinvolge migliaia di aspetti - dal marketing alla disinformazione medica, dall'ideologia antivegan - a dispetto della nostra salute e di quella del nostro pianeta.
la merce che vendiamo è morta, in stato di putrefazione, ma sembra che la gente si rifiuti di accettarlo.
cadavere squisito di agustina bazterrica ci mostra come il sistema in cui viviamo si alimenti di scelte consapevolmente sbagliate, un sistema di cui facciamo parte anche se disgustatə e ideologicamente contrarə.
nel romanzo sembrano non esserci vie d'uscita e probabilmente è così. ma se non può essere distrutto, il sistema può essere indebolito usando i suoi stessi strumenti: siamo consumatorə e, in quanto tali, abbiamo potere economico che si traduce in potere politico. il modo in cui sosteniamo un certo tipo di economia attraverso le scelte di consumo che mettiamo in pratica hanno effettivamente una ricaduta politica che non è indifferente come ci viene detto (basti pensare alle campagne di boicottaggio messe in atto a sostegno della palestina negli ultimi mesi). acquisire consapevolezza, anche attraverso opere come questo libro, è fondamentale per non essere ingranaggi passivi, per non arrenderci all'orrore e imparare a non farne parte.

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