una volta io sono morta.
gioia, gaudio e tripudio! è tornata rumiko takahashi!
il primo volume della sua nuova serie, mao (che è arrivato al sesto volumetto in giappone, quindi almeno per un po' possiamo evitarci lunghe attese tra un numero e l'altro), mi fa tornare in mente - cosa che rinne non era riuscito a fare - i tempi e sopratutto l'emozione dei primi volumetti di inuyasha.
per certi aspetti le due storie sono simili: nanoka, una studentessa dell'era moderna, attraversa fortuitamente un passaggio che la porta indietro all'era taisho, ma in un mondo in cui, oltre agli esseri umani, esistono creature sovrannaturali.
una di queste è mao, un onmyoji che da quasi un millennio è alla ricerca di un potentissimo spirito che lo ha maledetto e che forse è in qualche modo collegato anche a nanoka.
tornata nel suo mondo, nanoka si rende conto di avere dei poteri sovrumani, proprio lei che è sempre stata debole e scarsissima negli sport. oltretutto, nonostante la cosa le sia ancora incomprensibile, mao le ha detto che in realtà lei è un'ayakashi, e le somiglianze tra loro e i loro poteri sono molte più di quelle che nanoka si sarebbe immaginata. qualcosa, durante l'incidente che ha subito da bambina e nel quale sono morti i suoi genitori, sembra averla legata per sempre a questa dimensione.
in che modo e soprattutto perché è ancora da scoprire.
ragazza umana, ragazzo (almeno nell'aspetto) con poteri sovrannaturali, l'aiutante piccolo e buffo, creature da folklore tradizionale più o meno maligne, il cattivo di turno da sconfiggere, il passaggio in un epoca diversa, la scoperta della protagonista di avere un passato oscuro che la rende speciale: i tratti in comune con le opere precedenti della takahashi ci sono tutti, anche l'atmosfera e il ritmo serratissimo della narrazione riporta ai primi episodi di inuyasha eppure, nonostante il senso rassicurante di essere nella solita comfort zone a cui la takahashi ci ha abituato, mao sembra promettere qualcosa di diverso. e forse possiamo incrociare le dita e sperare di trovarci davanti a qualche sorpresa nei prossimi numeri.
i toni cambiano, distaccandosi tantissimo da rinne e in parte anche da inuyasha, si fanno più seri e compassati, l'aspetto horrorifico è più cupo e maturo, mancano i siparietti comici e gli screzi tra i protagonisti (dio ti ringrazio) che sono stati fino a ora uno degli elementi chiave delle opere della takahashi.
lo stile dei disegni è riconoscibilissimo e non è molto diverso, persino il character design dei personaggi non varia molto (i capelli di mao ricordano in modo imbarazzante quelli di inuyasha, e nanoka ricorda un po' akane) ma tutto sembra vagamente più armonioso ed elegante rispetto al tratto di qualche anno fa, probabilmente anche per adattarsi al tono più maturo dell'opera.
i due protagonisti sono ben caratterizzati già da subito e la storia potrebbe svilupparsi in modo interessante, senza che il senso di già visto diventi troppo pesante e resti invece come una sorta di marchio di fabbrica.
come tutte le opere della principessa dei manga, non c'è nulla di troppo sorprendente, ma credo che ai fan piaccia proprio questo (o almeno, a me!): ritrovarsi in situazioni già familiari, con personaggi che si ha già la sensazione di conoscere e lasciarsi condurre attraverso gli eventi, senza chiedere nulla di più di qualche piacevole ora di svago in compagnia di storie che - ripetitive quanto volete - funzionano.
leggiucchiando su siti vari ho visto che è stata presentata come una storia romantica tra due ragazzi appartenenti a mondi diversi, ma di romanticismo in questo numero nemmeno l'ombra. speriamo di evitarci l'abusatissimo cliché della coppia che non dichiara i propri sentimenti fino alla fine, forse il peggiore tra i leitmotiv della takahashi.