"tutto sembrava richiamare la sensazione che si prova a volte a letto, nell'interzona tra veglia e sonno, quando per un attimo ci sembra di cadere e il corpo reagisce con uno spasmo. è stato come provare quella sensazione per diverse decine di secondi, forse addirittura minuti. so solo che è durato molto più del solito, nell'ordine delle centinaia di volte di più. la persistenza di quella sensazione ne ha cambiato la sostanza. quando succede nel dormiveglia l'esperienza è velocissima ed è seguita immediatamente da una scarica di adrenalina, a volte le due cose, la sensazione di precipitare e la scarica di adrenalina, sono talmente vicine nel tempo da risultare indistinguibili. invece la sensazione di caduta si è protratta, e nel protrarsi è diventata meno verticale, meno acuta. è stato come allontanarmi da me stesso e dal mio corpo, ma senza uscirne, è stato come allungarmi a fisarmonica, estendermi. come se qualcuno o qualcosa mi avesse diffuso"
metti una giornata di merda: la tua ragazza, anzi la tua ex ragazza, ti ha mollato e ne ha approfittato per farti un ritratto non troppo lusinghiero e poi hai passato due ore a piangere seduto al tavolino di un bar a scarabocchiare propositi per il futuro, anche se tanto sai benissimo che non li terrai mai davvero in considerazione.
metti anche che, nella suddetta giornata di merda, incontri una persona che non vedi da anni. e che questo incontro ti riporta alla mente chi eri un sacco di tempo fa, quando andavi al liceo e facevi il cretino per sentirti grande.
fino a qui è uno scenario abbastanza plausibile per un sacco di ipotetici tu. con piccole variazioni, una giornata di merda simile potrebbe succedere a chiunque, magari è già successa a un sacco di gente, magari proprio a te che stai leggendo e ti stai chiedendo dov'è che voglio andare a parare (a parte questa brutta cosa di mettere il dito nella piaga e ricordarti giornate di merda. scusami, giuro che non lo farò più).
però da qui in poi le cose iniziano a prendere una piega inaspettata.
ci sono degli eventi che immaginiamo come plausibili, altri come poco probabili e altri come praticamente impossibili.
il fantastico - è questo quello che, alla quinta uscita, ci hanno insegnato i tardigradi - è quell'elemento che arriva a toglierci da sotto i piedi il terreno delle nostre certezze, rimescola tutte le carte in tavola e stravolge i significati di plausibile, poco probabile e praticamente impossibile.
lo scenario che fino a poco fa poteva adattarsi a un sacco di storie e a un sacco di protagonisti si fa sempre più specifico ed esclusivo perché la persona che appare all'improvviso, quella reminiscenza in carne e ossa di un passato lontano, è carla.
carla potrebbe sembrare anche lei una ragazza come tante altre. eppure.
al liceo, ricorda il nostro anonimo protagonista, carla era una ragazza un po' strana. legava poco con lə compagnə anche se - a dispetto del suo look da dark - era una ragazza per nulla aggressiva. era brava nello studio e non faceva nulla per mettersi in mostra. lui aveva anche pensato di avere una cotta per lei ma invece della solita agitazione euforica tipica delle sue esperienze di innamoramento, con carla si sentiva a disagio in un modo strano, un modo mai sperimentato prima: sentivo una cosa al petto, come se la cassa toracica dovesse spostarsi in avanti da un momento all'altro tirando con sé la pelle. molto sgradevole. e quindi, ai tempi, non era mai successo nulla di memorabile, a parte una solenne umiliazione (strameritata) di cui si ricorda ancora.
ma adesso, sulla banchina e poi dentro un vagone del treno occupato solo da loro due, le cose cambiano. quel viaggio è solo l'inizio di una delle esperienze più assurde e fuori dall'ordinario che gli siano capitate, e che probabilmente gli capiteranno mai.
in qualche modo, la presenza di carla - o una sua qualche abilità che non sempre riesce a controllare - causa a chi le sta accanto un'alterazione di coscienza e di percezione di sé in rapporto all'ambiente che va oltre le scarse conoscenze in materia di sostanze psicotrope del protagonista.
in questo stato, a metà strada tra il panico e l'irrequietezza, carla lo conduce a casa sua dove altri due ospiti - un ragazzo che crede di non essere bravo con le parole e una donna che si è liberata dall'asfissiante attenzione del marito per il suo passato - gli racconteranno gli effetti che carla ha su di loro e soprattutto i motivi che li spingono a sottoporsi ancora e ancora a questo strano trattamento.
nel frattempo, il corpo e la mente del nostro anonimo e ormai sempre più distaccato dalla realtà protagonista, sembrano non riuscire più a rispondere correttamente al suo desiderio di tornare alla normalità di sempre.
con l'espropriazione, caro gervasi declina il fantastico in un mondo che si dispiega all'interno dei suoi personaggi, decostruendo e reinventando il concetto stesso di io, di identità, di percezione, di limiti tra una soggettività e le altre. per il protagonista è letteralmente un viaggio dentro il proprio sé e dentro quello degli altri, una perdita e riacquisizione della propria specifica individualità che funziona come una giostra impazzita e che lo fa sentire estraneo al suo stesso mente-corpo.