sabato 30 settembre 2023

blue flag

"la vita è una serie di scelte"

le storie d'amore adolescenziali hanno ancora qualcosa da dire? secondo me sì, spesso più di quanto non facciano le storie più adulte, soprattutto quando "adulto" diventa sinonimo di "cinico e arido". la storia di blue flag ruota tutta attorno a un triangolo amoroso - lei è innamorata di lui ma si confida con l'amico con il quale, alla fine, sceglie di stare insieme mentre lui, il primo lui, si scopre essere innamorato di *spoiler! evidenziare per leggere* beh, dell'amico! e l'amico? chi sceglierà? - e alle parole non dette, a quelle che vengono fuori quasi senza controllo, agli sguardi, ai gesti, a tutti quei dettagli che ti fanno ricordare che, davvero, l'amore sta nelle piccole cose.

l'educazione sentimentale formato manga continua a sembrarmi - nonostante io sia ben oltre il target di riferimento - un'ottima fonte di ispirazione, anche quando si ricalcano i soliti cliché, se si sanno ricalcare bene, e secondo me kaito ci riesce abbastanza. in blue flag si parla soprattutto di scelte e tra queste c'è l'amore, che non è e non può essere una cosa che ti succede e che accetti passivamente, come se davvero un dio capriccioso ti riempisse il cuore di frecce tanto per divertirsi un po', l'amore è una cosa che scegli, così come scegli chi essere.


ma in base a cosa si sceglie? prendiamo le nostre decisioni basandoci su quello che già conosciamo, su quello che ci è stato insegnato, ma anche sulla base delle aspettative che lə altrə ripongono in noi - o su quelle che immaginiamo siano riposte in noi.
ci ritroviamo prigionieri del punto di vista altrui, rimuginiamo su cosa sarebbe meglio fare e perdiamo di vista quello che davvero è importante, quello che ci rende felici.

so che il finale di questa serie è stato parecchio criticato e accusato di incoerenza, ma a me sembra che la storia si chiuda nel migliore dei modi possibili, cioè optando per la scelta che, se forse non accontenta tutti, rende felici quelli che la compiono. funziona per lə personaggə - ognunə, alla fine, è proprio dove e con chi avrebbe voluto essere - e funziona per la narrazione che, a leggere e osservare con attenzione, è molto più coerente di quanto non possa sembrare.

la prossima volta che mi toccherà scegliere, cercherò di tenere a mente la lezione.

post pubblicato in origine su instagram.

venerdì 15 settembre 2023

bestiario parentale

"mia madre era la stessa che, quando uscì titanic al cinema, fece sussultare metà della sala quando, alla battuta della madre di rose "siamo donne. le nostre vite non sono mai scelte facili", si voltò verso di me e ad alta voce, con fare serissimo e perentorio, disse: «ricordati che i tempi sono cambiati». eppure, nemmeno la sua mi sembrava una vita facile. le è capitato più volte di essere l'unica a portare lo stipendio in casa, mantenendo economicamente un compagno - a tratti sfortunato, a tratti semplicemente pigro. lavorava tutto il giorno, mi veniva a prendere a scuola, rassettava la casa. e gli uomini, ai miei occhi, diventavano sempre più personalità accessorie: inutili economicamente, invisibili in casa, come il compagno di mia madre, come mio padre. socialmente irrilevanti, come i fuchi per le api. se ognuno aveva un compito - e il mio, fino a quel momento, era andare a scuola, dare una mano con la spesa e tenere il più possibile in ordine la mia camera - i maschi potevano essere esonerati da queste richieste, liberi da obblighi e aspettative. il che da un lato appariva rassicurante. ma c'è davvero un vantaggio a non prendersi alcuna responsabilità, o, al contrario, ad accumulare doveri e poteri, senza chiedere né delegare mai?"

perdonate la lunga citazione, ma credo che queste righe contengano buona parte di quello che bestiario parentale racconta, che è un po' buona parte della narrazione consapevole dei ruoli di genere che ci ripetiamo da anni senza mai, almeno fino ad adesso, riuscire veramente a cambiare le cose. se è vero che è la società a costruire l'idea di "maschio" e "femmina", è anche vero che a insegnarci nei fatti come essere l'uno o l'altra è la famiglia in cui nasciamo e cresciamo. non soltanto con le parole, anzi, soprattutto con gli esempi.

francesca manfredi mette insieme memoir, racconto e riflessione in questo piccolo "bestiario familiare", riportando alla mente i ricordi della sua infanzia e adolescenza, soffermandosi sul ruolo delle donne e degli uomini nella sua famiglia e di come questo abbia influenzato non soltanto le sue aspettative verso il futuro ma anche i rapporti relazionali, romantici e non, con il maschile.
l'idea di donna che impariamo in famiglia è spesso quello della moglie-madre oberata di lavoro, che tiene tutto insieme, che si concede poco tempo per sé, per lo svago e il riposo, l'immagine speculare dell'idea di uomo che si forma nella nostra mente, quello che a casa riposa, viene servito, si cura di pochissime, indispensabili cose ma che, in qualche modo, è la persona più importante e autorevole della famiglia, anche quando viene - più o meno segretamente - ritenuto "socialmente irrilevante" come un fuco nell'alveare.

i ruoli si cristallizzano, generazione dopo generazione, trasformandosi in destini già segnati. l'autrice racconta la propria crescita come una sorta di guerra nei confronti dell'idea di doversi rassegnare a essere come le donne della sua famiglia e di dover evitare di incontrare uomini come quelli della sua famiglia e di quella che definisce una lunga strada verso la costruzione di un'identità e, successivamente, di relazioni che fossero sane, che rispondessero a sentimenti reciproci, volontà, preferenze anziché è a esigenze dimostrative.
una crescita che porta a rivedere i propri pregiudizi sui ruoli di genere e sul valore di quei ruoli, capovolgendo l'idea di libertà maschile dai vincoli familiari non più come l'ennesimo sinonimo di privilegio ma come disfatta.

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domenica 10 settembre 2023

demon slayer

«nezuko non mangia le persone! non le permetterò di ferire nessuno e la farò sicuramente tornare un essere umano! la guarirò a ogni costo, lo giuro!»

all'inizio del XX secolo, in un giappone alternativo e fantastico, la vita degli esseri umani è minacciata dai demoni, creature di cui si cerca di tacere l'esistenza per non scatenare il panico, combattute da decine di anni da un'organizzazione mai ufficialmente riconosciuta. qui inizia, tra sangue e neve, la storia di tanjiro e nezuko kamado.

figliə di una famiglia povera, orfanə di padre e con altrə quattro tra fratelli e sorelle minorə, lə due si impegnano al massimo delle loro possibilità per sostenere la loro famiglia, nezuko prendendosi cura dellə più piccolə insieme a sua madre e tanjiro vendendo carbone nei villaggi vicini. ed è proprio una notte in cui il ragazzo è rimasto bloccato al villaggio da una tempesta dopo aver lavorato tutto il giorno, che la sua famiglia viene sterminata da quello che si svelerà essere un demone. tra tuttə, sopravvive solo nezuko che però è stata trasformata anche lei in un demone.
la trasformazione di nezuko sembra però aver risparmiato almeno in parte la sua umanità e, all'incontro con giyu tomioka - cacciatore di demoni, colonna dell'acqua della squadra ammazzademoni venuto a indagare sulla sorte della famiglia kamado e a uccidere nezuko -  tanjiro riuscirà a convincerlo dell'unicità del destino della sorella e a ottenere la sua salvezza.
venuto a conoscenza dell'esistenza dei demoni e della squadra di cacciatori che li combatte con delle katane forgiate da un acciaio raro e speciale, le nichirinto ("spada del sole"), tanjiro decide di diventare uno di loro e di trovare una cura per salvare nezuko e farla tornare umana. il suo allenamento con il maestro urokodari - che era stato maestro di giyu e di moltə altrə spadaccinə - sarà lungo e durissimo, ma gli permetterà di sostenere e superare l'esame per entrare nella squadra. da questo momento la trama della storia diventerà sempre più complessa: tanjiro e nezuko incontreranno amicə e compagnə, impareranno a conoscere le colonne della squadra ammazzademoni, si scontreranno con mostri sempre più forti dalle abilità sorprendenti, e scopriranno la storia e l'origine dei demoni, fino a risalire al più potente, crudele e pericoloso, muzan kibutsuji.

sarà anche pieno di ingenuità ma ho amato tantissimo demon slayer, sia il manga che l'anime.
poteva essere una storia di vendette e invece è stata una storia sui legami e sulle famiglie, quelle in cui si nasce e quelle che si incontrano e si scelgono. poteva essere una storia piena di violenza ed egocentrismo e invece è stata una storia sulla capacità di perdonare il lato più meschino di chi fa del male, qualche che sia il motivo per cui è portatə a farlo. poteva essere una storia incentrata sull'eroe invincibile invece è stata una storia sull'importanza di essere una squadra, di aiutarsi e supportarsi a vicenda. poteva essere una storia di rabbia e disperazione e invece è una storia che racconta che è possibile coltivare la speranza e la gentilezza anche nelle situazioni peggiori in cui qualcunə può ritrovarsi.
mi è piaciuto un sacco, in questo senso, il cambiamento di atmosfera che c'è tra la prima e l'ultima copertina del manga, la drammaticità negli sguardi di tanjiro e nezuko avvolti dal buio che si scioglie poi in un saluto luminoso e solare alla fine, una scena senza armi in cui le ferite sono già cicatrizzate, ricordi di una battaglia ormai vinta, i loro volti aperti a un futuro senza minacce.


ho amato tantissimo tuttə lə personaggə e il modo in cui, nello svelare il loro passato, anche quellə che inizialmente sembravano solo delle macchiette diventano più verə.
la cosa più bella, secondo me, di tutte le loro storie è che quello che si diventa, a un certo punto, dipende dalle scelte che si compiono: nel passato di tuttə c'è un dolore, a volte immenso, a volte più piccolo, ma non è mai una gara a chi soffre di più, non ci sono giudizi di valore sulla sofferenza, non ci sono pregiudizi sulla sensibilità che ognunə ha. è come ognunə sceglie di rispondere a quel dolore che fa la differenza tra chi vive per distruggere e chi per salvare.
è una questione di scelta, non di destino. e si può scegliere ancora, anche quando sembra essere troppo tardi.

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venerdì 8 settembre 2023

l'oceano in fondo al sentiero

"era solo uno stagno, ai margini della fattoria. neanche tanto grande. lettie hempstock diceva che era un oceano, ma io sapevo che non poteva essere. diceva che attraversando l'oceano erano arrivati lì dalla loro vecchia terra. sua madre diceva che lettie ricordava male, che era stato tanto tempo prima e che comunque la vecchia terra era sprofondata. mrs hempstock vecchia, la nonna di lettie, diceva che si sbagliavano tutte e due, e che il posto sprofondato non era la terra veramente vecchia. diceva che lei se la ricordava, la terra veramente vecchia. 
la terra veramente vecchia era saltata in aria, diceva"

un uomo si ritrova a vagare per la campagna della sua infanzia, tra i ricordi confusi di strade e case che un tempo esistevano e ora non esistono più. vagando, e ricordando, si ritrova alla fattoria di una sua vecchia amica d'infanzia, lettie hempstock, e nel sentiero in fondo al quale riscopre lo stagno in cui giocavano da bambinә, quello stagno che lettie chiamava l'oceano. alla vista del piccolo specchio d'acqua, i ricordi che sembravano perduti per sempre ritornano tutti d'un colpo nella sua mente.
gli tornano in mente lettie hempstock, la sua fattoria, mrs hempstock e mrs hempstock vecchia, madre e nonna di lettie, le loro stramberie, i gatti e quello strano tipo, il cercatore di opali a cui avevano affittato la stanzetta che prima era stata sua e che decise un giorno di rubare l'auto di suo padre e di usarla per suicidarsi lì dentro, proprio davanti la fattoria hempstock.

era stato quell'uomo e il suo gesto a dare il via a una serie di eventi che pian piano il nostro protagonista rivive, ricordandosi il bambino che era, quello che non si fidava troppo degli adulti e adorava leggere libri, che nascondeva la cioccolata sotto al suo pupazzo di bat man e a cui mancava il suo gattino fluffy (quante lacrime per questa cosa! ho dovuto spupazzare ruffola per mezz'ora e poi ho sprofondato la faccia nel pancino di oli).
il cercatore di opali aveva scatenato forze crudeli e lui, che era solo un bambino, vi si era trovato in mezzo, incastrato tra l'orrore e la meraviglia che le tre hempstock sapevano maneggiare come fosse ogni volta la cosa più normale del mondo.

forse sono l'ultima a leggere l'oceano in fondo al sentiero e lo conoscete già tuttә, però ecco, si meritava due righe questo libro bellissimo che mi ha conquistata totalmente, si è fatto divorare e mi ha fatto venire un po' la nostalgia dell'infanzia, di tutti i mondi spaventosi e fantastici che c'erano nella mia mente e che, come nell'esergo di sendak a inizio del romanzo, "sapevo che non dovevo far sapere agli adulti che sapevo. si sarebbero spaventati".

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sabato 2 settembre 2023

ultimo volo

lisa sogna il lavoro.

quando pensiamo ai mondi fantastici, a quei mondi dove vivono creature come i draghi, immaginiamo realtà lontanissime dalla nostra. eppure, anche in quei mondi, serve che qualcunә si occupi di alcune mansioni ben poco immaginifiche. lisa, ad esempio, fa la postina. un lavoro che potrebbe sembrarci banale, non fosse che vive vicino alla dorsale e consegna la posta a cavallo di un drago. il punto, però, è che nonostante il drago, il lavoro di lisa è monotono e asfissiante proprio come se girasse in sella a un motorino su una qualsiasi delle nostre città, anzi, forse anche peggio, perché è un po' uno schifo anche per il drago.
lisa trascorre le sue giornate come se fossero una prigione temporale in cui tutto si ripete ogni giorno uguale a sé stesso: andare a lavorare presto, tornare tardi a casa, preoccuparsi di recuperare suo figlio piccolo all'asilo, fare la spesa, il bucato, le pulizie, preparare la cena. il marito di lisa lavora spostandosi di cantiere in cantiere e, anche se pure lui non ha una vita facile, si occupa a malapena di qualsiasi cosa che non riguardi strettamente sé stesso.
eppure, in qualche modo, lisa riesce a mantenere una certa stabilità in casa.
da quando però ha avuto il compito di recapitare e ritirare la posta militare, in un momento in cui la guerra sembra inesorabilmente prossima, gli sforzi di lisa serviranno a ben poco, e quel fragile equilibrio nel quale riusciva a mantenere lavoro e famiglia, si spezzerà...
ultimo volo è un racconto breve che parla di vite precarie stravolte da un sistema di cose troppo grande per poter essere fronteggiato, di famiglie distrutte dalla necessità e dalla guerra, di una donna che per quanto si sforzi di dare il massimo per suo figlio, non riuscirà a dagli il futuro che sperava.

maria gaia belli scrive come se la penna fosse un bisturi affilato, niente fronzoli e la capacità di lasciare allә lettorә qualche cicatrice che continua a tirare e prudere e far male anche dopo aver chiuso i suoi libri. ammetto che ho avuto parecchia paura per lampo (il drago di questa storia, un musino tenero che vien voglia di spupazzarlo, disegnato da gaia carlesso) e di aver sentito più volte l'angoscia stringere da qualche parte tra il petto e la pancia.
come dico ogni volta, è questo quello che mi piace della letteratura fantastica, il modo in cui realtà che sembrano tanto distanti, siano in fondo così simili a quella in cui viviamo. stesse crudeltà da cui difendersi, stesse battaglie da affrontare, stesse emozioni, stesse paure.
mi sento un po' più preparata ad affrontare il finale de la dorsale, adesso.
forse.

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