lunedì 21 luglio 2025

animal pound

la fattoria degli animali era un'allegoria di come le utopie ideali del comunismo potessero degenerare nelle crudeli realtà del fascismo [...] ottant'anni dopo, la fattoria degli animali è un classico radicato nella coscienza del mondo occidentale. tuttavia, non è più l'avvertimento urgente e rilevante che era un tempo. perché la minaccia odierna del fascismo non deriva dalla perversione degli ideali della sinistra che guarda al futuro, ma dagli imbroglioni che distorcono gli ideali della destra che guarda al passato.


nella sua prefazione, tom king chiarisce immediatamente cos'è animal pound: una risposta a la fattoria degli animali, una sua versione aggiornata e contestualizzata nel presente, che guarda a questo presente prospettando un futuro - proprio come nel romanzo di orwell - che se è pure germinato dalle migliori intenzioni, si dirige verso l'abisso.

in un qualche rifugio per animali di città, una gattina e un vecchio cane fanno amicizia. per lucky, ormai anziano e inadottabile, sono le ultime ore. le loro vite, come le vite di tutti gli altri animali, dipendono esclusivamente dagli esseri umani per il cibo, un posto dove dormire, qualche coccola o, lì nel rifugio, per non finire nella stanza degli aghi. la vita degli animali, racconta lucky, è scandita dall'aprirsi e dal chiudersi delle porte, simbolo assoluto del potere degli esseri umani su di loro. una chiave che gira dentro una serratura traduce il destino di una giornata o quello di una vita intera.
lucky non distingue tra cani, gatti e conigli. per lui, ognunə di loro è soltanto una creatura privata della propria libertà, e in questo tuttə sono uguali.


è ricordando le parole di lucky che qualche anno dopo madame fifi, ormai una gatta adulta, e titan il nuovo cane che vive nella gabbia di lucky, decidono di scatenare la rivoluzione che fino ad allora era stata soltanto sognata.
ma, proprio come succede ne la fattoria degli animali, alla vittoria e a un primo periodo in cui viene instaurata una sorta di democrazia, la situazione inizia a precipitare velocemente all'interno del rifugio, trasformando quel sogno di libertà in un incubo in cui pian piano all'eguaglianza si sostituisce la sopraffazione, e la parità di diritti cede il passo alla legge del più forte.


l'ascesa di piggy - un bulldog il cui nome riporta immediatamente a orwell mentre l'aspetto e gli slogan parodiano fin troppo palesemente il presidente americano - la resa ideologica di titan e l'allontanarsi dalla politica di madame fifi, sopraffatta dal declino di quella società ideale che aveva aiutato a costruire, si fanno metafora del nostro presente.
proprio come è accaduto in america negli ultimi mesi - caso più eclatante e palese ma non troppo dissimile da quello che accade da noi - pervertire i concetti di libertà e indipendenza e demandare il proprio potere e le proprie responsabilità a chi si fa valere solo per la propria forza, trascina gli animali del rifugio in una spirale di orrore.

leggere animal pond è come rileggere la cronaca degli ultimi anni di buona parte dell'occidente: la perdita di senso della democrazia e l'ascesa di personaggə incompetenti, volgari e violentə nel plauso generale di chi, senza nemmeno dover aspettare troppo, ne diventerà vittima.
ma king non offre nessuna soluzione al disastro né alcuna consolazione che vada oltre la placida resa. potrebbe essere interpretato come un finale mancato, nel bene o nel male.
personalmente, credo che king voglia semplicemente suggerire che un sistema corrotto così fortemente e profondamente non si smantella dall'oggi al domani, né che può sperare nell'intervento di un qualche ero solitario: il cambiamento deve nascere collettivamente e dal basso e travolgere sistematicamente ogni cosa.


i disegni di peter gross e i colori di tamra bonvillain non cedono alla tentazione di antropomorfizzare gli animali, ma uno stile così realistico non fa che rendere la storia ancora più cruda e brutale, aiutandoci a vedere attraverso il racconto e a mettere a fuoco il nostro oggi, ricordandoci che basta davvero poco per ritrovarci in un futuro in cui non avremo più la possibilità di aprire da solə le nostre porte.

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