venerdì 15 giugno 2018

il mondo degli insetti

ogni tanto mi viene in mente qualcosa all'improvviso.
mi capita spesso.


leggere il mondo degli insetti di akino kondoh fa sentire un po' come quando entra luce dalla finestra mentre stiamo ancora dormendo, ci arriva sugli occhi, ci sveglia ma non del tutto: il nostro cervello impazzisce dietro ricordi e sogni ma il nostro corpo sembra impigliato tra le lenzuola incapace di seguirlo. entriamo in un mondo con regole nuove, viviamo situazioni strane, assurde, impossibili ma le accettiamo completamente come se non ci fosse nulla di più normale.

è questo quello che questo libro riesce a fare, storia dopo storia: dare vita a piccoli mondi-momento surreali, sfumando e confondendo il confine che c'è tra la realtà e il sogno, tra l'adesso e il ricordo.
le protagoniste, che sono spesso alter-ego dell'autrice, si ritrovano spesso sole in spazi che si trasformano, in luoghi onirici che improvvisamente prendono vita e diventano loro stessi comprimari del racconto, in cui le parole - che nell'edizione italiana sono state lasciate come in originale - costituiscono forme decorative o funzionali, interpretano suoni o movimenti, si trasformano in cornice di una singola vignetta e aiutano a scandire lo spazio e il tempo del racconto.
nel mondo di akino kondoh tagliarsi le unghie diventa un modo per scavare nella propria memoria, aprire un cassetto può essere l'inizio di un viaggio incredibile in una dimensione più ampia del nostro universo, e gli eventi - anche quelli più banali - si rincorrono in un susseguirsi di coincidenze sempre uguali, come se ci fossero regole misteriose e sconosciute a scandire l'esistenza.

visivamente potentissimo e a tratti allucinato, il mondo degli insetti gioca tutto proprio sulle immagini, sui giochi di pattern ripetuti ossessivamente, sugli spazi che si annullano e ricreano senza tener conto delle regole fisiche, e sulla contrapposizione tra la frenesia grafica e la calma dei racconti, di quella voce narrante che sembra sussurrare lentamente tra la fessura quasi invisibile che separa sogno e veglia poche, ammalianti, parole, a volte tenere e malinconiche, a volte inquietanti, che trasformano il quotidiano in un paesaggio quasi metafisico. sono racconti in cui si scivola dentro quasi in stato di ipnosi, la prova che manga non è necessariamente sinonimo di fumetto commerciale e che anzi un tratto quasi classico - come quello di questi racconti - può sposarsi alla perfezione con la sperimentazione narrativa.

fonte: akinokondoh.com

un bel modo di inaugurare la nuova collana dedicata al fumetto di nicchia giapponese, doku, che vede alla direzione alcune vecchie conoscenze (come livio tallini e paolo la marca, oltre al fumettista vincenzo filosa) che sono già garanzia del livello qualitativo che manterrà la collana (già disponibile la fidanzata di minami, mentre io non vedo l'ora che esca utsubora, titolo che vorrei leggere da eoni), e che - a differenza di gekiga - si occuperà di manga d'autore contemporaneo.
piccola nota all'edizione: avevo il timore che la doppia cover potesse essere fragile e rovinarsi già durante la lettura, invece il volume è resistentissimo, oltre che molto elegante. complimenti a coconino per la bella novità, sono curiosissima di conoscere i prossimi titoli!

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