lunedì 1 settembre 2025

abilisti fantastici e dove trovarli ~ intervista a marina cuollo

in quel settore del dizionario dove ci sono tutte le parole che finiscono in -ismo – ovvero dove gravitano una quantità spropositata di merde – ce n’è anche una che riguarda noi persone disabili: l’abilismo. l’abilismo, per chi non lo sapesse, è quella sottile e squisita pratica sociale che trasforma la vita delle persone con disabilità in una gita all’inferno. non è che qualcuno si svegli la mattina e decida di farlo apposta, per carità. è più un riflesso pavloviano, un’abitudine culturale che si perpetua con la stessa naturalezza con cui ci si sciacqua la faccia appena svegli. dalla notte dei tempi, per qualche strana ragione, la società ha stabilito che chi si muove, vede, sente o funziona in modo diverso dalla maggioranza non è proprio in cima alla lista delle priorità. anzi, a volte pare non sia nemmeno sulla lista.

mentre questo libro cominciava a fare capolino nelle librerie, trovo degli screenshot tra le storie di marina che mi hanno quasi fatta cadere nello sconforto. erano dei trafiletti di un giornale - uno super noto, non ricordo di preciso quale, ma insomma una delle tante porcherie su carta che nel nostro paese normalizzano le discriminazioni e la violenza, e giustificano il genocidio, per farvi capire - in cui invece di presentare il libro, lə pennivendolə di turno spiattellava la cartella clinica di marina lì, nero su bianco.
eppure, anche solo a voler presentare l'autrice e non il libro, marina cuollo è una di quelle persone che ti costringe a prendere sette, otto righe di appunti già solo per riassumere la sua biografia, tra successi accademici, attivismo e lavoro.
e allora perché?
perché, si sa, se una persona non-disabile scrive un libro ha senso parlare della trama o scrivere una di quelle frasette a effetto che non dicono nulla ma suonano bene, ma se a scrivere un libro è una persona disabile, allora wow! andiamo a scavare nella sua vita privata per schiacciare il piede sull'inspiration porn che fa scivolare qualche lacrimuccia alle vecchiette tra un diligente giro di rosario e un severo e sdegnato non c'è più mondo, signora mia.

rabbia e schifo a parte per l'abilismo che permea ogni aspetto della nostra società, resistente e disgustoso come una muffa appiccicata alle piastrelle del bagno di un autogrill, ho letto abilisti fantastici e dove trovarli ridendo sola come una scema, sottolineando un sacco di cose che mi facevano pensare mannaggia, questo avrei proprio voluto scriverlo io! oppure ommioddio, ma sta parlando di me! e ogni tanto mi sono dovuta fermare, respirare a fondo e asciugarmi una lacrimuccia.
nel frattempo, pensavo che se già volevo bene a marina, adesso gliene voglio ancora di più.

abilisti fantastici e dove trovarli non è solo una sorta di fenomenologia dell'abilismo o un bestiario contemporaneo, ma è una finestra sul mondo spalancata sulla quotidianità delle persone disabili e sul modo in cui si rapportano con il mondo, anzi, sul modo in cui il mondo si rapporta a loro.

la prima parte presenta proprio un campionario di casi-studio paradigmatici di questo pessimo rapporto tra le persone non-disabili e quelle disabili, dove a uscirne malissimo sono, ovviamente, le prime.
lə abilistə sono classificati, sulla base dei loro comportamenti, in una serie di categorie:
l'homo misericordiusus, l'homo indifferens, il quoque, il tuttologo, il stimammiro, il punisher, il diversamente ipocrita, il timoroso, il pesce lesso, l'artista illuminato, la femminista™, il falso invalido, una lunga sfilza di nomi (davvero geniali! non vi spoilero nulla sulle diverse categorie perché meritano davvero di essere studiate una ad una) che dimostrano la varietà di atteggiamenti discriminatori - a volte anche difficilmente riconoscibili - che le persone disabili si ritrovano a subire e la loro potenziale (quasi sempre effettiva) onnipresenza in qualsiasi contesto.

le altre due sezioni del libro raccontano il mondo dal punto di vista delle persone disabili, dalle divertentissime definizioni alternative dei cosiddetti ausili, al modo in cui chi ha una disabilità si ritrova ad affrontare situazioni e momenti che se pure fanno parte della vita di chiunque diventano però, fin troppo spesso, motivo di interminabili battaglie per l'autoaffermazione.

la caratteristica fondamentale di abilisti fantastici e dove trovarli è, in tutte le sezioni, la capacità di marina di sdrammatizzare senza banalizzare, di usare l'ironia come arma - mai come scudo dietro cui nascondersi - per raccontare la disabilità e l'abilismo spogliandoli di tutta quella retorica pietistica e ispirazionale che ci ha davvero stancatə.

ho avuto il piacere di presentare il libro a bologna a giugno fa fa ma ci tenevo tantissimo a farvelo raccontare da marina anche qui su claccalegge e quindi... buona lettura!


ciao marina, grazie mille per aver accettato l’invito e benvenuta su claccalegge!
ci racconti la genesi di abilisti fantastici e dove trovarli?
► Questo libro nasce principalmente da un’esigenza: mettere un punto al mio percorso di consapevolezza sull’abilismo. Dopo circa un decennio di scrittura e confronto, ho sentito il bisogno di tornare alla non-fiction umoristica – il genere da cui sono partita – portandomi dietro tutto ciò che l’esperienza e lo studio mi hanno insegnato. Questa non è una conclusione: credo che non si smetta mai di imparare, soprattutto riguardo all’abilismo. Ciò che però resta una certezza è che oggi, rispetto a quando ho cominciato a scrivere, ho una visione più politica della disabilità. E ne sono felice.
l’ironia è il tuo punto di forza e il tuo tratto distintivo, però a volte sembra difficile guardare alla discriminazione abilista e trovare una chiave interpretativa che trasformi delle situazioni che fanno venire voglia di urlare in qualcosa che faccia ridere. come ci riesci?
► In generale ho sempre sentito una grande affinità con l’umorismo, anche se è esploso nel mio modo di comunicare dopo l’adolescenza. Probabilmente, come molte persone appartenenti a gruppi marginalizzati, all’inizio l’ho usato come una “salvezza personale”. Quando il tuo corpo destabilizza e mette a disagio chi ti circonda, impari presto a far sentire gli altri a loro agio attraverso l’umorismo. Con il tempo ho capito che questa modalità funzionava molto bene per veicolare temi spesso percepiti come seri, tragici o molto tecnici. Da lì mi è venuto naturale scrivere di disabilità con umorismo: per me è anche molto terapeutico.
tra tutte le cose brutte che finiscono in -ismo, l’abilismo è forse la discriminazione più subdola, quella che spesso si presenta quasi come un complimento o un qualche tipo di carineria. come si fa a smascherare questi comportamenti? e, soprattutto, come se ne esce dalle reazioni vittimistiche di chi viene smascheratə?
► Spesso non è semplice riconoscere l’abilismo. Io ci ho messo anni a rendermi conto che molti comportamenti nei miei confronti lo erano. L’abilismo benevolo, infatti, è il più subdolo, perché si maschera appunto da gentilezza. Ho imparato a individuarlo perché certe persone adottano quella modalità solo con le persone disabili; nelle stesse situazioni, con chi non è disabile, mantengono un approccio neutro. Quando glielo fai notare però, scatta subito la difensiva. Personalmente, ormai scelgo di spendere parole solo quando dall’altra parte vedo apertura, disponibilità all’ascolto e volontà di rivedere il proprio modo di fare. Altrimenti… ci sono i vari rimedi del libro. (Scherzo!)
tu ti occupi moltissimo della rappresentazione della disabilità nei media, anche quelli più pop, e ci insegni giustamente che più vediamo qualcosa, più quel qualcosa entra nella nostra quotidianità e smette di farci paura. però dipende tutto da “come” si racconta la disabilità: parlando di libri/film/serie tv, quali sono le narrazioni più tossiche in cui ti sei imbattuta?
► In genere, le narrazioni più persistenti e pervasive sono ancorate a due specifiche cornici.
Da una parte resiste il registro tragico-pietistico, dove la disabilità è trattata come una condanna o come il principale impedimento alla “realizzazione” personale. È un immaginario che discende da un antico accostamento tra disabilità e mostruoso: il corpo non conforme viene mostrato come qualcosa di disturbante, innaturale, fuori norma, da temere o da occultare. Questa eredità culturale finisce per trasformare i corpi disabili in corpi “altri”, percepiti come scarti o eccezioni rispetto al modello dominante.
Dall’altra, si impone il racconto eroico-motivazionale, in cui la persona con disabilità diventa un simbolo edificante di forza e superamento, spesso costruito per lo sguardo di chi guarda più che per la sua storia. In entrambi i casi la tossicità sta nella semplificazione: la disabilità viene ridotta a segno o metafora, invece di essere riconosciuta come una dimensione umana piena, complessa e quotidiana.
tornando un attimo alla bellissima fenomenologia dellə abilistə che hai descritto meravigliosamente nella prima parte del libro, qual è il tuo “tipo” più odiato?
► Difficile sceglierne uno, sono tutti abbastanza irritanti. Se proprio devo, il “Ti Stimo&Ammiro” è quello che sopporto meno; forse perché nella mia esperienza è tra i più refrattari all’ascolto. Del resto, se non fosse così diffuso, non avremmo coniato un termine preciso per i loro comportamenti. Grazie per averci “regalato” l’inspiration porn: ne sentivamo davvero il bisogno…
il personale è politico è uno dei pilastri del pensiero e della pratica femminista che si può adattare benissimo anche alle lotte contro la discriminazione verso le persone disabili, e in abilisti fantastici e dove trovarli, quando racconti com’è nascere, crescere e barcamenarsi nel mondo in quanto persone disabili, sembra esserci effettivamente molto di tuo. hai mai trovato delle difficoltà nel prendere dalla tua esperienza personale per parlare di disabilità e abilismo?
► Quando ho cominciato a scrivere avevo molta difficoltà ad attingere alla mia esperienza personale per parlare di disabilità. Oggi riesco a farlo di più, ma sempre con grande moderazione e scegliendo con cura le parole e le modalità. Ho sempre il timore che le persone non colgano il messaggio sistemico centrale, ma si concentrino sui miei aspetti personali in maniera morbosa. Insomma, diciamolo: anni di spettacolarizzazione della disabilità mi hanno evidentemente segnata. In ogni caso, resto convinta che portare il personale per fini politici non solo è importante, ma fondamentale: può davvero essere un’arma potente.
il libro è uscito da un po’ quindi posso chiedertelo: che feedback hai avuto dallə tuə lettorə?
► Per ora direi che i feedback sono buoni, e ne sono davvero felice. La cosa che amo di più è sapere che le persone si divertono leggendo. Da umorista, il mio terrore più grande è che la gente non rida. Potrei anche sotterrarmi!
tu sei molto attiva sui social ma vai anche molto spesso in giro per presentazioni, panel ed eventi a parlare di abilismo: pensi ci sia una differenza di reazione alle tue parole tra il mondo virtuale e quello fisico?
► Ultimamente, non so, forse per le derive che sta prendendo il mondo dei social, mi sento molto più a mio agio nel contatto dal vivo. Escluse le persone che mi seguono, quando mi trovo fuori dalla mia “bolla” online trovo moltissima resistenza su disabilità e abilismo. Le persone si sentono più autorizzate a dire cose abiliste senza provare alcun rimorso. Alle presentazioni e negli incontri dal vivo, devo ammetterlo, mi succede molto più raramente. Forse lo schermo smaschera la natura delle persone; non saprei, ma il digitale sta diventando sempre più pesante.
parlando francamente: come pensi che stia andando questo paese in merito alla lotta antiabilista?
► Male! Possiamo dirlo senza giri di parole: in questo paese la disabilità è ancora l’ultima ruota del carro. Certo, abbiamo più voce rispetto al passato, questo sì, ma facciamo ancora una fatica immane a ottenere anche solo il minimo sindacale, ed è sfiancante. Vorrei essere più ottimista e spero davvero che i miei nipoti possano vivere in un mondo meno abilista di quello in cui ho vissuto io, ma temo che serviranno molte più generazioni per arrivarci.
hai già in mente qualcosa di nuovo per un prossimo libro?
► Non voglio spoilerare, ma sto lavorando a un progetto a cui tengo molto e che spero veda presto la luce. Posso solo dire che sento la mia scrittura molto affine alle generazioni più giovani.

 

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