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mercoledì 19 settembre 2018

cinque fumetti da non perdere a treviso comic book festival

tra le poche gioie di quest'ultima parte dell'anno per me non ci sarà il tcbf, fiera che mi è piaciuta tantissimo l'anno scorso ma questa volta non sono riuscita a organizzarmi in tempo con i biglietti dell'aereo e quindi amen.
ma se riuscite ad andarci ci sono cinque novità che vi consiglio assolutamente di non perdere (cioè, in realtà se andassi lì non penso che prenderei meno di una ventina di titoli, però ho cercato di fare una lista un po' meno compulsiva e più ragionata)

abigail - elena triolo (manticora autoproduzioni)
il secondo capitolo della trilogia dedicata ai veleni, iniziata con malerba, a opera della new entry nel team manticora, elena triolo (già autrice per hop! edizioni, su claccalegge abbiamo parlato de il re delle fate edito da bd edizioni).

tempo da lupi - lorenzo palloni (mammaiuto)
come per il gruppo manticora, con mammaiuto vale un po' la stessa regola: prendiamo tutto a scatola chiusa, tanto di certo non sbagliamo.
il terzo volume della collana due punti (dopo falene e ovetto) vede di nuovo storia e disegni di lorenzo palloni.
non so altro, solo che lo voglio assolutamente.


il tramonto del sea breeze - vittoria moretta (coconino press)
poche cose mi incuriosiscono più degli esordi di nuovi autori italiani, e dalle pochissime anteprime che ho visto di questo titolo so che non vedo l'ora di leggerlo e di parlarvene.
coconino nella presentazione parla di destino, amore e fiamme: che altro ci serve?

rustle - anna ferrari, paolo maini, giovanni guida, caterina ferrante, adriano turtulici (noise press)
anna è una delle mie disegnatrici preferite, paolo ha sceneggiato a sort of fairy tale (qui, qui e qui), non mi serve sapere altro di questo titolo per sapere che non vedo l'ora di leggerlo!

stella di mare - giulio macaione (bao publishing)
anche qui, basta leggere il nome sopra il titolo per lanciare in aria i soldi e scappare con una copia di questo libro.
giulio è bravissimo, scrive storie che sanno incantare, divertire, commuovere e a volte inquietare, disegna in modo meraviglioso e da vita a personaggi che rimangono a lungo nei cuori dei lettori (ofelia ). se a questo sommiamo la bellezza dei paesaggi di cefalù, la luce dorata del mare e il fascino misterioso delle sirene... insomma, cosa volete ancora?

venerdì 20 ottobre 2017

2053 - le nuove acque

l'apocalisse, nell'immaginario comune è un evento devastante, di proporzioni enormi, spaventoso, terrificante, certo, ma sappiamo immaginarcelo in un modo ben preciso: una distruzione magari non indolore ma immediata, poche ore di sconvolgimenti e cataclismi, magari un bel coro di trombe divine e un giudizio universale che in quattro e quattr'otto ci mette tutti in riga e ci cancella dalla faccia della terra.
via il dente, via il dolore insomma.
ma non sarà così facile. né così veloce.


16 giugno 2022. domino è un maelström di proporzioni titaniche, uno sconvolgimento che cancella l'oceania e altri paesi del sud est in poche ore. è l'inizio della fine, il primo pezzo che cadendo - proprio come un domino - travolgerà lentamente tutto il resto del mondo.
oggi è il 2053, l'effetto domino è andato avanti inesorabilmente, il nostro pianeta non è più quello che conoscevamo: la sua geografia è stata rivoluzionata da ogni sorta di terremoto e inondazione, ma è sopratutto quello che è successo nelle società che le ha rese irriconoscibili.
come autorizzati da quegli sconvolgimenti naturali, quello scrollarsi da dosso quei fastidiosi, piccoli parassiti a due zampe, gli uomini anziché cercare di salvare il salvabile si sono trasformati sempre più nel proverbiale homo homini lupus: le guerre hanno sconvolto il globo, portando ai pochi sopravvissuti delle catastrofi carestia, pestilenze e governi assolutisti e ingiusti.

la squadra di manticora, a cui -  insieme ai già noti anna ferrari, ivan lodi, lorenza de luca e brian freschi ai testi - si aggiungono per la realizzazione di 2053 - le nuove acque, david ferracci, lonnie bao, albhey longo e ilaria apostoli, ci portano insieme all'esploratore bertram morris a compiere un giro intorno al mondo o a quello che ne resta: inghilterra, russia, italia, india, sri lanka, canada, fino a giungere l'oceano pacifico e poi le ande, ogni pezzetto di pianeta ha la sua tragedia da raccontare, siano le folli decisioni di qualche strana setta, o le tremende conseguenze di azioni militari sbagliate, sembra che ovunque la civiltà sia regredita perdendo qualsiasi sorta di ideale di giustizia, parità o anche solo semplice e istintiva solidarietà: dall'alto della sua mongolfiera bertram, e noi con lui, non può che costatare che da più di trent'anni ormai, l'apocalisse, la fine del mondo, non fa che avanzare inesorabilmente. l'unica cosa che resta è provare a lasciare di tutto questo almeno una storia, una testimonianza, a beneficio delle future generazioni.
se ci saranno.
brian freschi è una sorpresa lettura dopo lettura: persino con un tema tanto usato come quello dello
scenario post apocalisse riesce a dare un taglio innovativo alla storia, ponendoci davanti a qualcosa di inusuale e coinvolgente: non cosa porta al disastro, non cosa rimane del disastro, ma il disastro stesso, nel momento in cui si compie, tra le strade, vicino alla gente che lo sta vivendo, o che meglio sta tentanto di sopravvivergli.
gli episodi, ciascuno dei quali è disegnato da un artista e ci racconta di una precisa area geografica, sono sempre introdotti da una breve cronologia di quel paese, un freddo e preciso elenco di fatti e informazioni che ci permettono di entrare subito nell'atmosfera e al contempo di non sapere cosa troveremo una volta girata la pagina.
scelta che a mio modestissimo avviso funziona perfettamente e che ci aiuta a calarci nei panni del solitario esploratore, pronto a registrare nuovi dati da aggiungere a quelli già noti.

anna ferrari, ivan lodi e lorenza de luca confermano il loro già noto talento, ognuno con il suo stile che - se seguite il gruppo da un po' - continua a migliorarsi e raffinarsi sempre di più, mentre i nuovi autori riescono a integrarsi perfettamente, dando vita insieme a un'antologia in cui ogni disegnatore riesce ad essere se stesso senza rinunciare a creare un tutt'uno armonico che funziona perfettamente.

con questo decimo volume il gruppo manticora sembra che segni una svolta all'interno della sua produzione, perché nonostante 2053 - le nuove acque ricalchi il modello delle passate antologie (ovvero una storia per ogni disegnatore, all'interno di una cornice tematica più ampia), questa volta lascia aperta la possibilità di continuare a indagare questo mondo non troppo lontano dal nostro eppure inimmaginabile e alieno.

il volume sarà presentato come da tradizione a lucca tra circa una decina di giorni (e io sono orgogliosissima di poter dire di averlo letto in anteprima assoluta!), e quest'anno più che mai vi consiglio di assaltare lo stand del gruppo manticora perché questo nuovo lavoro è una bomba pazzesca!

su claccalegge si è parlato anche di:

lunedì 5 giugno 2017

nessuno ci farà entrare (e il ghiveuei)

che con i manticori ci sia poco da scherzare lo sapevamo già, ogni volta sanno regalarti una buona dose di bellezza e inquietudine, ma io questa volta, con i follettini alati e carini e gli alberelli pensavo sarei stata al sicuro.
ma nessuno è al sicuro quando due tipi come brian freschi e anna ferrari lavorano insieme. nessuno. povera illusa che ero stata...


nessuno ci farà entrare è una storia brevissima e muta, quindici tavole in cui è racchiusa una piccola favola horror che vi farà guardare con occhi nuovi il mondo fatato di gnomi e folletti.
gli abitanti del sottoquercia stanno costruendo la loro nuova dimora, ci imbattiamo subito in un dedalo di cunicoli e gallerie, scalette e lampioncini e sopratutto un sacco di adorabili follettini alati intenti a trascinare secchi pieni di corteccia, a scavare, picconare, ripulire e livellare. il più carino di tutti gli alveari che possiate immaginare, impegnato in un frenetico e tranquillo lavorio.
almeno fino al momento in cui sotto la corteccia non appare una porta.
e le porte conducono sempre in altri luoghi, posti misteriosi e sconosciuti che chiedono silenziosamente di essere esplorati.

tocca dunque a due degli abitanti del sottoquercia inoltrarsi attraverso l'apertura e scoprire quali misteri si celino dietro la porta: forse un nuovo luogo in cui poter vivere felici? il lungo viaggio è sintetizzato in poche tavole, in uno snodarsi di gallerie in rovina, percorsi ombrosi e tortuosi, illuminati dal fuoco delle torce.


a voi scoprire cosa si cela dietro la porta misteriosa, ad anna e brian tutti i complimenti per aver creato un silent book incredibile: anna ha disegnato tutto a matita, il mondo del sottoquercia è un regno di minuziosi dettagli, plausibilmente uno dei suoi lavori visivamente più dettagliati e sorprendenti, ricco di sfumature che lasciano intravedere la ruvidezza della carta originale (un effetto che io ho adorato fin dalle primissime - scusate il gioco di parole - anteprime) che rende il volumino una sorta di ibrido tra narrazione e artbook, e la tenerellosità dei suoi follettini è perfetta per creare quel contrasto così inquietante con l'atmosfera cupa e misteriosa della storia, mentre gesti ed espressioni bastano a raccontare e non fanno pesare l'assenza dei dialoghi.
brian, dal canto suo, dà l'ennesima prova di essere uno sceneggiatore con i controfiocchi, bravissimo a gestire i tempi e a far muovere i personaggi in mondi che non necessitano spiegoni per delinearsi: sa calare il lettore nella storia fin dalle prime vignette, sa catturarlo e incuriosirlo e sa, ogni volta, fargli il cuore a fettine.

alla produzione del gruppo manticora (di cui vi ho già consigliato sindrome, instrumenta, spine, tenebre, feral children, der krampus, le piccole morti e maison là là) si aggiunge uno titolo imperdibile, mentre già sulla loro pagina facebook è apparso un nuovo teaser...


nell'attesa che sia autunno però potete partecipare al ghiveuei (scritto proprio così) e provare a vincere una copia di nessuno ci farà entrare con dedica di anna e brian messa in palio dalla vostra blogger preferita (per togliervi il dubbio: sono io).


le regoline per partecipare sono abbastanza semplici:
- seguite la pagina facebook di claccalegge e di manticora autoproduzioni,
- cercate il link a questo post sulla pagina facebook di claccalegge e condividetelo pubblicamente (non fatelo in altro modo perché ho paura che poi mi perderei qualcuno per strada e non parteciperebbe  all'estrazione. se non trovate subito il post datemi qualche minuto e arriverà!),
- (se vi va, sarebbe una cosa carina per sostenere un po' il blog) aggiungetevi con google friends connect alla lista di lettori fissi del blog (nella colonnina alla vostra destra!),
- incrociate le dita e aspettate il 20 giugno, giorno in cui farò l'estrazione dell'ignoto fortunello.
non è necessario tenere le dita incrociate fino al 20, eh. bastano un paio di minuti al giorno.
(il ghiveuei è valido solo per l'italia, però se vivete all'estero e potete lasciarmi un indirizzo italiano a cui spedire, va bene lo stesso!)

venerdì 27 maggio 2016

le piccole morti

i manticori stanno diventando delle mary sue, qualsiasi cosa facciano non ne sbagliano mai una. tirano fuori un libro più bello dell'altro ogni volta, e io qui ogni volta voglio scrivere un commento serio e invece finisco a fangirlare.


basta, c'ho anche un'età ormai, vorrei fare la persona seria.
però, come faccio a non dire che le piccole morti è fichissimo?
provo con un'analisi più seria e dettagliata (e senza spoiler).

la prima storia è di flavia biondi.
ora, flavia ormai la conoscete, è un'artista incredibile e il suo superpotere è quello di trasformare ogni storia in una botta emozionale che vi toglierà 150 hp, lasciandovi in lacrime a tirare su col naso. potrebbe scrivere della vita sentimentale dei ciottoli su marte, e noi lettori, che non siamo ciottoli e men che mai siamo stati su marte, riusciremmo lo stesso a commuoverci e a immedesimarci nei protagonisti della storia.
quando ho letto che la prima storia raccontava una vicenda abbastanza tragica, quella di una prostituta che si era ritrovata quasi morta per una sessione decisamente esagerata, francamente ho avuto un attimo di panico. questo tipo di storie mi mette angoscia, sopratutto quando sono storie vere (e questa è tratta per l'appunto da un fatto realmente avvenuto), e sopratutto perché provo profonda pena nei confronti delle donne costrette a prostituirsi (non sono affatto d'accordo con chi sostiene che ci si prostituisca per libera scelta o per divertimento), che oltre a vivere una vita insostenibile sono pure oggetto di giudizi moralmente disgustosi (puttana è un'offesa non per niente). insomma, non è facile parlare di questo genere di cose senza correre il rischio di sbagliare.
brian e flavia invece sono stati impeccabili e il personaggio di nobisi, la protagonista della storia, riesce a essere, in sole sedici tavole, profondissimo, dignitoso, tragico.
flavia riesce a disegnare certi volti che mi fanno venire in mente i ritratti di quei fotografi incredibili, quelli che in un solo scatto, in un solo sguardo, mettono a nudo un animo e scuotono il tuo, facendoti vivere per un attimo emozioni alle quali non sai neanche dare un nome.
insomma, un inizio col botto.

subito dopo ivan lodi ci regala un momento incredibile.
ora, non so voi, ma la mia conoscenza all'iconografia del pene si limitava, fino ad adesso, a un range di rappresentazioni che andavano dalle possenti verghe di harmonyana memoria fino ai minuscoli peni marmorei delle statue classiche, passando per le minchie surreali che un mio professore dell'accademia narrava di aver dipinto in gioventù. fino ad adesso, avrei definito un pene in molti modi, ma di certo non avrei mai pensato di usare il termine puccioso.
dopo aver letto storia di una decapitazione, ho cambiato idea. il pene puccioso esiste, è simpatico, carino ed ha avuto la sfortuna di trovarsi attaccato al corpo di un povero idiota. dico sul serio, gli ho proprio voluto bene a quel povero pene.
una storia surreale, tragicomica, di quelle che non sai bene se ridere o piangere, ché la vita è fatta di infiniti attimi di disagio, tra un momento di gioia e uno di profondo dolore, e insomma, potrete pure riempire quaderni e quaderni di massime sull'esistenza e sul senso della vita, ma senza ironia non andate da nessuna parte.

la terza storia è disegnata dalla magica manina di anna ferrari, della quale (l'ho già detto qualche giorno fa, nell'intervista ai manticori che se non avete letto, recuperatela subito qui) adoro oltre ogni limite lo stile di disegno. la sua crescita l'avevo già notata, da sindrome a der krampus, ma qui, con dashi, mi ha davvero colpita (dritto al cuoricino! bum!), mi è piaciuto anche che il tratto sia stato meno pulito di quello a cui ero abituata, l'effetto matita mi è sembrato perfetto per il modo in cui anna disegna, ammorbidendo le forme nette e precise che sono tipiche del suo stile. sensualità a gogò, una buona dose di splatter, tentacoli e insetti. una storia muta e visionaria, surreale e onirica, in cui cibo, sesso e morte si confondono e si scambiano i ruoli. un gioiellino, da sfogliare avanti e indietro per riempirsi gli occhi. l'unica cosa per cui non la perdonerò e che mi ha spinto a cercare i lavori di daikichi amano, un fotografo giapponese a cui la storia è ispirata, e giunta alla foto di una tipa con delle blatte grosse come una mano sulla faccia stavo per svenire.
vanno bene i polpi, va bene il sangue, ok i tentacoli, ma le blatte proprio no.

chiude l'antologia lorenza de luca, con del balletto e della perla rosa, davvero irriverente, del suo patrizio, ovvero, di come un burattinaio mise in imbarazzo un prete bigotto alla presenza di uno stuolo di candidi fanciulli annoiati. adoro le storie in costume di lorenza e vederla alle prese con parrucche boccolose, pizzi e merletti barocchi è stata una vera gioia. altrettanto gioiosa è la narrazione del balletto, dei dissoluti passatempi nobiliari per scacciare la noia e intessere avvincenti relazioni sociali. gioiosa, purtroppo, non è la conclusione della vicenda, né per il povero alberghetti, né per l'anziano burattinaio, stroncato il primo dal troppo piacere, scacciato il secondo dall'opprimente moralità clericale.

ammetto di aver letto il testo con il tono che usano i pupari quando mettono in scena i loro spettacoli, chiedo perdono, ma era troppo divertente per non farlo!

le sceneggiature sono tutte di brian freschi, che ha mostrato, ancora una volta, un'incredibile versatilità, adattandosi in modo perfetto allo stile di ognuno dei quattro disegnatori, e mettendo in risalto i loro punti forti. chapeau.

per tornare alla questione del commento serio, se con le piccole morti i manticori volevano creare qualcosa di più adulto, ci sono riusciti benissimo, senza tradire lo stile che li ha caratterizzati, sia come singoli autori che come collettivo. una bella antologia che ha l'unico difetto di finire troppo presto, ché quando si leggono fumetti così non si vorrebbe finire mai.

per recuperare questo e gli altri libri (sindrometenebre, instrumenta, spineferal children e der krampus), potete contattare i ragazzi del gruppo manticora su facebook, via mail o tramite il loro blog.

venerdì 13 maggio 2016

anteprima: le piccole morti & intervista al gruppo manticora

i manticori stanno tornando con una nuova antologia decisamente diversa (o forse non tanto?) da ciò a cui fino ad adesso ci hanno abituato. all'arf festival di roma, dal 20 al 22 maggio troverete le piccole morti, scritto da brian freschi e disegnato da flavia biondi, ivan lodi, anna ferrari e lorenza de luca.

dal comunicato stampa:
“Una disinibita prostituta dello Zimbabwe. Un ragazzo con un grosso problema alle parti basse. Un fotografo giapponese che prepara una cena indimenticabile. E un vecchio burattinaio sbevazzone che racconta storielle piccanti del settecento. Ad unirli il sentimento più antico della storia. Il desiderio impellente della carne e dell'unione sessuale. La necessità di esprimerla con ogni mezzo. Scelte che diventano tragedie. Il richiamo viscerale dell'amore e quello della morte.”
in attesa di avere tra le mani la mia copia, ho fatto qualche domandina ai ragazzi per conoscere al meglio questo nuovo lavoro... buona lettura!


ciao ragazzi, grazie mille per aver accettato questa cosa che sembra un'intervista. dopo tanto tempo che sul blog parlo di voi ammetto che è emozionante portarvi direttamente qui...

il primo lavoro del collettivo manticora, sindrome, era dedicato a disturbi psicologici, in instrumenta si presentava un mondo distopico in cui il rapporto uomo-macchina non era dei più felici, tenebre è stato un vero e proprio horror, con feral children ci avete presentato gli inquietantissimi bambini selvaggi e qualche mese fa avete ripreso in der krampus una leggenda popolare piuttosto spaventosa. adesso le piccole morti si propone tutto incentrato sull'inscindibile binomio eros e thanatos.
quando come e perché siete passati al lato oscuro?
(Lorenza) In realtà non c'è stato un autentico passaggio al lato oscuro...diciamo piuttosto che ci siamo trovati dentro fin da subito e ci siamo resi conto che l'ambiente era troppo confortevole per uscirne! Come spesso capita le storie che scriviamo riflettono un aspetto della nostra personalità, che in questo caso è la predilizione per i temi disturbanti o morbosi. Per questo motivo sfruttiamo l'autoproduzione per divertirci ed analizzare argomenti che difficilmente porteresti a tavola al pranzo domenicale con i nonni!
brian è il nuovo arrivato nel gruppo manticora. com'è per te sceneggiare storie per disegnatori così diversi tra loro? e com'è per voi disegnatori lavorare su un testo scritto da un'altra persona? (se non sbaglio, fino a feral children non avevate un vero e proprio sceneggiatore nel gruppo)
(Brian) A dire il vero è, senza mezzi termini, un onore avere la possibilità di interfacciarsi con realtà e stili di disegno così agli antipodi. Sono entrato a far parte dello strano mondo del fumetto da meno di due anni e fin dall’inizio il mio primo obbiettivo è stato quello di non limitarmi ad una particolare corrente artistica, ma piuttosto andare in esplorazione di più sfaccettature possibili. È molto stimolante e Manticora è stato il principio di tutto. Sono uno che si annoia facilmente e ho sempre bisogno di azzardare e di cambiare rotta. Questa è forse una delle fortune di essere sceneggiatore: puoi dare vita alle tue storie ogni volta con un tratto visivo diverso. “Le Piccole Morti” è stata per me l’occasione ideale non solo di gettarsi a capofitto in un tema così caratteristico, ma anche di sperimentare e di mettere alla prova me stesso con quattro forme di linguaggio testuale molto distanti fra loro. Quando ho proposto le mie idee ai Manticori, a chi con un genere e a chi con un layout mai affrontati, loro invece di fuggire urlando hanno deciso di prenderla come una sfida, con la giusta dose di curiosità e follia. Anche se sono sicuro che prima o poi mi avveleneranno i maccheroni! In poche parole: mi sono sbellicato, che è l’importante, e sicuramente ci ho guadagnato in esperienza e consapevolezza, che è altrettanto importante. Incontrare questi adorabili sbandati è stata la fortuna più grande!
(Lorenza) Sicuramente lavorare sotto sceneggiatura di un'altra persona è un grandissimo stimolo per qualsiasi disegnatore. Nel caso di Brian siamo stati davvero fortunati perché fin da subito abbiamo capito che era un ragazzo in gamba, con un'ottima capacità di adattarsi alla sensibilità di ciascuno di noi e di lavorare in sinergia per tirare fuori il meglio. 
a chi e come è venuta l'idea per questa nuova antologia?
(Lorenza) Come gran parte delle storie nate sotto lo sguardo benevolente della Manticora non c'è un vero autore dietro, ogni volume ha visto la luce durante un brainstorming collettivo. Anche nel caso delle Piccole Morti lo scenario è stato più o meno lo stesso: serata tranquilla in Tana Manticora, birra, patatine, chiacchiere a briglia sciolta, risate e poi qualcuno che esclama: "Oh, ma vi immaginate di raccontare storie di gente morta facendo sesso?". Da lì a scrivere il fumetto, il passo è breve (più o meno)!
negli ultimi tre anni avete presentato i vostri progetti a lucca c&g, a cadenza annuale. questa volta invece sono passati solo pochi mesi dall'ultima pubblicazione. le piccole morti era già in cantiere e non ci avete detto nulla?
(Lorenza) Subito dopo Lucca Comics abbiamo fatto una riunione per stabilire il piano editoriale del nuovo anno (siamo fumettari, per cui Lucca Comics sancisce il Capodanno dell'anno nel mondo-fumetto :D) e ci siamo detti che sarebbe stato interessante metterci alla prova facendo uscire un volume a primavera. Abbiamo individuato l'ARFestival come l'occasione giusta e ci siamo messi al lavoro, anche se prima di ufficializzare la cosa abbiamo aspettato di avere la certezza di avere un banco nella Self Arf!

come funziona quando iniziate un progetto nuovo? come si sceglie il soggetto collettivo? e come scegliete chi deve disegnare cosa (nel senso, ci sono già i soggetti delle storie e poi vengono affidate ai disegnatori, o si delineano le trame in base allo stile di chi dovrà illustrarle?)
(Lorenza) Prima dell'arrivo di Brian all'interno del gruppo funzionava che una volta individuato il tema principale dell'antologia ciascuno rifletteva su che genere di storia raccontare per interpretarlo. In seguito le cose non sono cambiate più di tanto, si sceglie sempre un tema principale o una linea guida da seguire, dopodicchè lo sceneggiatore propone un soggetto diverso a ciascun disegnatore e se l'idea piace si sviluppa assieme, altrimenti ci si pensa ancora un po' su per trovare la storia che metta d'accordo tutti.
quali sono i prossimi progetti del gruppo manticora?
(Lorenza) Dopo "Le Piccole Morti" stiamo già pensando a cosa proporre per l'edizione 2016 di Lucca C&G. Ancora non abbiamo un'idea definita, ma ci piacerebbe concentrarci su qualcosa di nuovo, trovare una formula che vada un po' oltre la solita antologia che siamo abituati a realizzare! 
e invece quali sono i vostri progetti fuori dalla tana dei manticori?
(Lorenza) Abbiamo tutti i nostri sogni e i nostri progetti nel cassetto! In linea generale ci siamo resi conto che ciascuno di noi sta maturando tantissimo in questi anni e porta avanti il proprio viaggio, per cui è impossibile sapere con certezza cosa ci riserva il domani.
C'è chi ha sempre mille idee per la testa e puoi stare sicura che finito un progetto è subito al lavoro su qualcosa di nuovo, chi ha lasciato il lavoro per inseguire la propria passione, chi naviga a vele spiegate per scrivere una nuova storia, c'è chi sogna una vita placida e senza troppe complicazioni e chi decide di volare dall'altra parte del mondo in cerca di ispirazione.
Insomma, come sempre la risposta migliore ce l'hanno gli anziani, a cui quando chiedi "come va?" loro ti rispondono: "Si tira avanti, che indietro non si può più tornare!"
il caso di instrumenta - spine - tenebre è stato particolare nella vostra produzione: avete realizzato in contemporanea tre titoli anziché un albo unico in cui partecipare tutti. ripeterete l'esperienza (peraltro riuscitissima)
(Lorenza) Quella fu un'occasione per sperimentare un metodo di lavoro diverso, nello specifico abbiamo provato a dividerci in coppie basandoci sulle affinità stilistiche e narrative dei vari autori per provare ad allargare la gamma della nostra offerta con albi più specifici  (il titolo horror, il titolo steampunk/cyberpunk e... Spine!) Sicuramente è stata un'esperienza costruttiva ed interessante, ma difficilmente saremmo in grado di riproporla.
ivan, tu sei un disegnatore che predilige lo stile umoristico. come ti trovi a disegnare storie che hanno tematiche non esattamente comiche? spine è stato uno dei tuoi lavori che ho apprezzato di più, forse proprio perché erano coinvolte meno persone e sei riuscito a esprimerti al meglio o perché la tematica ambientale/animalista ti è più vicina? come riesci a conciliare il tuo stile e quello del gruppo?
(Ivan) Sinceramente non ho una formazione di fumetto alle spalle, quello che so fare l'ho in buona parte appreso lavorando dentro Manticora. Per tale motivo non mi trovo male a lavorare a storie non necessariamente comiche al 100%, diciamo che è un ottimo modo per sperimentare. Riguardo a Spine, semplicemente penso che il volume sia riuscito bene poiché si tratta di una storia abbastanza lunga in cui hanno tempo di comparire vari personaggi interessanti, fa ridere (si spera) ma riserva pure un sacco di mazzate emotive. 
lorenza, per quello che ho visto, tu prediligi il fumetto storico e il fumetto in costume (si può dire?). da cosa viene il tuo interesse per questo genere di ambientazioni? su cosa ti basi per disegnare i personaggi, il loro stile così diverso di volta in volta? e sopratutto, a quando un fumetto tutto tuo?
(Lorenza) Onestamente non sono in grado di stabilire l'origine di questa mia passione...probabilmente devo avere qualche conto in sospeso con qualche mia reincarnazione precedente e adesso sono qui a struggermi per secoli di storia passata che non ho mai vissuto! :D Scherzi a parte, vivo nel presente, ma ho sempre preferito rifugiarmi nel passato o in altri mondi attraverso i fumetti, i libri, il cinema o l'arte, ed è principalmente da essi che traggo ispirazione (da quelli e da quel buco nero di perdizione chiamato Internet).
Per le Piccole Morti, ad esempio, in combutta con Brian ho deciso di ispirarmi liberamente alla sensuale lascivia delle illustrazioni di Venere e Tannhäuser di Aubrey Beardsley, e tutto sommato sono contenta del risultato!
Mi piacerebbe moltissimo realizzare un fumetto tutto mio, ovviamente, ma i tempi non sono ancora maturi...devo prima imparare un po' di auto-disciplina e soprattutto scendere a patti con la scarsa opinione che ho di me stessa! :P
flavia, le tue storie realizzate fuori dalla tana (barba di perle, l'orgoglio di leone, l'importante è finire, la generazione) hanno tematiche completamente diverse da quelle che affronti nelle antologie: sono storie più introspettive e comunque ambientate in contesti più familiari e ordinari.
com'è dividersi tra generi così diversi?
(Flavia) Dividersi è divertente: adoro le storie strane, quelle che sembrano spiate da una serratura. Ho un debole per i temi forti, weird e turbolenti ma, ammetto, che mi trovo più a mio agio nel raccontare storie lunghe, con calma e a "bassa voce". Le antologie di Manticora mi hanno dato la possibilità di lavorare su racconti di poche pagine e mi piace approfittare di questi piccoli spazi gestibili per provare ad sperimentare atmosfere che non avrei il coraggio, ne la bravura, di sostenere in racconto più lungo.
anna, devo confessarti una cosa: per quello che mi riguarda il tuo tratto, particolarissimo, è identificativo delle opere del gruppo manticora, una sorta di colonna portante delle antologie, una di quelle cose a cui non posso rinunciare e che, a inizio lettura, sbircio con estremo piacere pensando ecco, questo è proprio un fumetto dei manticori. me lo chiedo da anni, ma finalmente posso domandarlo anche a te: a quando un progetto solo tuo?
(Anna) Grazie mille Clacca, le tue parole mi hanno davvero molto colpita, sono onorata! :)
Per rispondere alla tua domanda posso dirti che finora non ho avuto modo di dedicarmi ad un progetto interamente mio per vari motivi, primo tra tutti la mancanza di tempo (purtroppo i "lavori veri" full time riducono notevolmente la possibilità di stare seduti al tavolo da disegno). In secondo luogo posso confessare che la particolarità stessa del mio tratto in passato mi ha frenato molto dall'affrontare un progetto personale più esteso. Mi intimoriva avere un segno così diverso che non sapevo gestire e ho sempre avuto difficoltà nell'ideare storie lunghe, quindi non mi sentivo assolutamente in grado di affrontare questa sfida. Le varie antologie manticorine a cui ho partecipato in questi anni sono state un perfetto esercizio di stile e di sperimentazioni, ed è proprio grazie a Manticora che ho acquisito molta più sicurezza nei miei mezzi. L'arrivo di Brian in veste di sceneggiatore è stato infine l'ultimo tassello, mi sono trovata benissimo a lavorare con lui, c'è un sacco di affinità, quindi direi che un progetto disegnato da me e sceneggiato da lui, sia ormai dietro l'angolo!
lazarus, francesco de stena e francesca piscitelli. torneranno in qualche prossima antologia?
(Lorenza) Siamo rimasti in ottimi rapporti con tutti coloro che sono sbocciati sotto l'egida della Manticora, ma ciascuno di loro ha preso la propria strada e a parte saltuarie collaborazioni (disegni-tributo per vari volumi, il supporto "a colori" di Fremo per le copertine) non sappiamo se torneranno in qualche prossima antologia. In ogni caso Manticora è sempre in mutamento, per cui se qualcuno di loro volesse tornare a fare un'incursione autoprodotta la nostra porta è sempre aperta! 
voi fate da sempre fumetti autoprodotti, questo immagino vi abbia permesso di stabilire con i lettori un rapporto molto più diretto e profondo di quanto non sarebbe avvenuto con una casa editrice a fare da tramite. eppure avete sperimentato (penso a flavia e a lorenza, mi auguro di non essermi persa altro) anche il lavoro con gli editori. quali sono i pro e i contro dei due metodi di pubblicazione? e quale preferite?
(Lorenza) Per quello che mi riguarda non ho ancora avuto delle esperienze vere e proprie nel mondo dell'editoria, ma sicuramente fare autoproduzione è stato un metodo utilissimo per capire come funzionano certi meccanismi anche su larga scala. Scrivere, disegnare e stampare un albo interamente realizzato da te e poi provvedere personalmente alla distribuzione girando mezza Italia per le fiere e presentazioni è sicuramente un investimento di tempo e denaro, ma ti dà anche tante soddisfazioni. Il discorso è lo stesso con una casa editrice, con l'unica differenza che nel migliore dei casi c'è un team dietro a lavorare attivamente, il tuo libro ha la probabilità di raggiungere più persone grazie ad una rete di librerie e, si spera, c'è un ritorno economico molto diverso rispetto a quello dell'autoproduzione. Insomma, sono due modi simili di fare la stessa cosa: scrivere storie, pubblicarle e diffonderle il più possibile nel mondo!
ecco, all'inizio ero in panico perché non sapevo cosa dirvi e adesso ho scritto troppo. mi fermo prima di farmi detestare completamente! inboccallupo per l'arf, stracomplimenti per il vostro lavoro (speditemi una copia prima di partire, così sarà per me meno deprimente pensare di essermi persa quest'altra fiera fichissima) baci e abbracci a tutti! e ovviamente grazie mille per aver risposto all'interrogatorio all'intervista!
Grazie a te Clacca, sia per l'intervista che per le tue splendide recensioni. Siamo davvero curiosi di sapere cosa penserai de "Le Piccole Morti"! Un bacio! :D

nell'attesa di avere il fumetto tra le mani, abbiamo un'anteprima di qualche tavola!





venerdì 13 novembre 2015

der krampus

sono tornati i manticori anche quest'anno con un nuovo titolo, der krampus, presentato all'ultima edizione della manifestazione lucchese, e anche se - come sempre - io non c'ero, ho dovuto aspettare pochissimo per leggere questo volume (ancora una volta grazie mille ♥)


der krampus racconta tre storie, tre momenti in cui il mondo dei krampus e quello degli umani si incontrano e, inevitabilmente, si scontrano.
i krampus sono creature leggendarie del folklore alpino, mostri nati come spauracchio dei bambini durante le feste natalizie, ma vengono qui intesi in modo completamente diverso: figli della natura primordiale e della montagna, i krampus esistono dai tempi più antichi, dalla preistoria, hanno vissuto fianco a fianco con gli uomini, anche nei momenti più bui e difficili, in un eterno scontro per la sopravvivenza, fatto di paura e incomprensione.

che poi magari sono io, ma è questo quello che mi è arrivato da questi racconti: la nostra (nel senso di noi bipedi con pochi peli) incapacità di capire e vivere insieme a quello che ci sembra troppo grande, che ci fa paura. una riflessione su come distruggiamo in modo barbaro e stupido creature bellissime, fiere, regali, pensandole rozze e incivili quando siamo invece siamo noi che non riusciamo a comprenderle. ma anche il nostro modo di reagire davanti alle difficoltà: con violenza, con la smania di spazzare via tutto quello che non ci fa comodo nell'immediato.
la paura che viene dalla mancanza di accettazione, di empatia, di dialogo, con gli altri e spesso anche con noi stessi.

le dediche sulla mia copia di der krampus

le tre storie si collocano in tre momenti storici molto lontani tra loro: la prima - ambientata nel 3300 - 3100 a.c. - disegnata da anna ferrari e sceneggiata da brian freschi - nuovo arrivato nella tana dei manticori, che si è occupato dei testi di due storie e della prefazione - è ambientata nella preistoria, quando la differenza tra umani e krampus era ancora più labile: diversi nell'aspetto, entrambi vivevano cercando di proteggere le loro famiglie, i loro clan, raccontavano, con i graffiti tracciati nelle loro grotte, la loro storia, la loro lotta con gli umani, esattamente come succedeva nelle grotte dei nostri progenitori. era il momento in cui si potevano cambiare le sorti delle due specie, in cui si sarebbe potuto stringere un silenzioso patto di alleanza. ma la storia, si sa, non si fa con i se e con i ma.
forse l'episodio che mi è piaciuto di più, molto forte anche se amaro. bellissimi come sempre i disegni di anna, se la incontrassi le chiederei di disegnarmi mezzo mondo animale (quindi cara anna spera che non capiti mai!), vado pazza per come disegna, sopratutto quando si tratta di grossi bestioni pelosi (e di quelli piccoli e con i musini teneri, ne ho beccato uno e sono andata in brodo di giuggiole per mezz'ora! giuro!). e belli anche i testi di brian, che hanno saputo creare l'atmosfera giusta per raccontare qualcosa di tanto drammatico. bel colpo per i manticori!

la seconda storia - 1348 d.c. - è scritta e disegnata da ivan lodi, che mi ha davvero fatto ridere di cuore, nonostante ci si trovi in un momento decisamente poco divertente: infuria la peste, la gente muore a carrettate e anche i krampus non se la passano tanto bene, visto che mangiando i topi che portano la malattia, vanno morendo anche loro. solo uno di loro sembra rendersi conto del pericolo, e si mette in contatto con l'unica che può aiutarlo a salvare il suo popolo, una vecchietta col potere di comprendere il linguaggio animale - cosa che può sembrare figa fino a quando non scoprite di cosa amano parlare le dolci bestiole del bosco. in cambio del suo aiuto, il krampus le offre un oggetto che sembra essere molto prezioso e che si intuisce possa essere stato un primo e ormai perduto pegno di pace tra uomini e krampus.
ivan riesce anche questa volta a scrivere e disegnare una storia comica senza abbandonare l'atmosfera cupa della vicenda, placa un attimo la tensione accumulata con il primo episodio, dandoci il tempo, brevissimo, per tirare un sospiro di sollievo prima di spostare di nuovo l'attenzione sulla tragica storia dei krampus.

l'oggetto che abbiamo visto tra le mani della strega torna anche nel terzo episodio, disegnato da lorenza de luca e di nuovo sceneggiato da brian freschi, ambientato durante la seconda guerra mondiale, nel 1945 d.c., più precisamente tra le fila della resistenza italiana. tre partigiani, giovanissimi, stanno cercando di mettere in salvo la pelle, quando, in un rifugio di fortuna, si imbattono proprio in un krampus...
i disegni a matita di lorenza diventano sempre più belli (è migliorata tantissimo in questi anni, provate a fare un confronto tra sindrome e questo volume qui!) anche se questo è l'episodio più misterioso (per me almeno...) di tutti: come è arrivata la statuetta del krampus fin qui? e quale mistero nasconde realmente?

dopo i tre episodi c'è una bellissima raccolta di illustrazioni di vari artisti, una galleria di personaggi del folklore italiano ed europeo di spiriti, incubi, streghe e mostri, tutti con la loro storia.

ancora una volta i miei complimenti per il bellissimo lavoro al gruppo manticora, ormai il mio appuntamento fisso per ogni lucca comics... aspetto con ansia il prossimo anno già da adesso! e se voi non avete ancora letto i loro albi, fatevi un giretto qui!

giovedì 21 novembre 2013

instrumenta, spine, tenebre

nel pacchetto di lucca c'erano anche i tre nuovi albi del gruppo manticora.
se ben vi ricordate, vi avevo parlato di loro quando era uscito il loro primo lavoro, sindrome. all'epoca ero rimasta molto colpita da questo gruppo di ragazzi che disegnava le loro storie e aveva deciso di farle conoscere a tutti attraverso l'autoproduzione. avevo scelto immediatamente di sostenerli acquistando il primo albo e sono stata premiata con una bellissima lettura.
adesso, a qualche mese di distanza, posso dire che il gruppo manticora è cresciuto tantissimo dalla sua prima produzione, tirando fuori tre albi bellissimi, che ancora più di sindrome hanno permesso a ciascuno di esprimere al meglio le proprie capacità.
che posso dire? bravissimi, davvero, e sopratutto, grazie mille per tutto!

instrumenta di lorenza de luca e lazarus.
creare strumenti è la peculiarità della specie umana. non a caso solitamente si classificano le popolazioni e il loro livello culturale ed evolutivo proprio sulla base degli strumenti che essi sono in grado di inventare, costruire ed utilizzare.
nel campo della letteratura/filmografia distopica già spesso si sono immaginati degli strumenti simili a quelli che le due autrici ci presentano in queste pagine, e quello che mi è più piaciuto di instrumenta è la capacità di inserirsi perfettamente in questo filone senza però sapere di già visto.

la prima storia, al-kaali, è disegnata e scritta da lazarus (che in sindrome aveva curato la copertina e le illustrazioni di apertura di ciascuna storia). in un immaginario futuro post-apocalittico, gli esseri umani superstiti, chiamati eukema, vivono in una città completamente isolata dall'ambiente esterno, ormai tossico, e hanno sviluppato una ricchissima conoscenza scientifica e sono riusciti a creare gli al-kaali, delle creature umanoidi dal cranio allungato, che rilasciano sostanza H (ovvero idrogeno) indispensabile per la sopravvivenza degli esseri umani. però la tecnologia per quanto evoluta non è riuscita a trovare un modo per lasciare gli al-kaali in vita dopo il processo di estrazione.
la vita di un al-kaali dunque è quella di un condannato a morte. il protagonista della storia, kal, è uno di loro. ogni notte, come gli altri della sua specie, sogna di morire annegato, perché questa è la sorte che aspetta ogni al-kaali. questa è la sua ultima notte, il giorno successivo verrà estratta la sostanza dal suo corpo. kal è triste e rassegnato, mentre gli esseri umani discutono la possibilità di un nuovo esperimento: l'estrazione doppia, ovvero con due al-kaali in contemporanea.
il giorno dopo kal incontra nel laboratorio dove sta per morire imrah, un'al-kaali che al contrario di lui lotta per la sua sopravvivenza. l'esperimento riuscirà? gli eukema saranno in grado di controllare il rilascio di una tale quantità di sostanza H? o vincerà la voglia di vivere di kal e imrah?

al-kaali è una storia che in poche pagine racchiude un intero mondo. la critica alla scelleratezza umana e il desiderio di vita sono lì, semplicemente, senza nessun moralismo o lezioncina di sorta. gli sguardi di kal e di imrah e l'atteggiamento beffardo degli scienziati eukema più giovani sono parlano da soli.
una storia veramente bella e toccante e piena di significati, sono davvero felice che lazarus abbia scritto un racconto interamente suo, sopratutto perché era l'unica che in sindrome non aveva disegnato una storia tutta sua, quindi nel suo caso è stata una scoperta assolutamente nuova.

la seconda storia, eikenai, è disegnata da lorenza cherry de luca, e anche qui troviamo degli strumenti, anche se cambiamo completamente ambientazione. in una russia di un indefinito passato, esistono degli esseri, chiamati eikon, che somigliano in tutto e per tutto a degli esseri umani, ma sono creature artificiali, delle bambole, se così si può dire, create per il puro gusto estetico o per dare compagnia alle persone che decidono di farsene fare una.
il giovane protagonista della storia è yuri, una sorta di arrampicatore sociale, che ha deciso di chiedere in sposa la figlia di una nobile signora, per assicurarsi un avvenire di benessere e tranquillità.
eppure durante le nozze qualcosa va storto, e chi voleva strumentalizzare qualcuno, finisce per essere usato a sua volta.

eikenai è una storia semplice eppure coinvolgente, che questa volta focalizza l'attenzione sulla svalutazione dei sentimenti umani: yuri, nonostante la sua giovane età, è in cerca di un matrimonio di interesse e non della felicità che solo un vero rapporto potrebbe dare, e l'anziana signora cerca, tramite la sua bellissima eikon, di gabbare quanti più giovanotti possibile.
il tratto di lorenza, che mi era già piaciuto moltissimo nella sua precedente storia henrì, qui sembra ancora più elegante e fluido. molto bella anche l'ambientazione, non troppo usuale.

interessanti (e utili al fine di una migliore comprensione delle storie) le note sia sui nomi scelti per i personaggi di al-kaali, sia sull'iconolatria in russia.

spine di ivan lodi, anna ferrari e francesca piscitelli.

questo volumetto mi ha un po' spiazzata. inizia allegro e irriverente, con un simpatico e cicciotto istrice che se ne va a passeggio per il bosco mentre incontra una pulce logorroica che gli si attacca al sedere e non vuole saperne di mollarlo. questo è solo il primo incontro, perché dopo poco si trova muso a muso con un lupo un po'... confuso (oddio, sono scoppiata a ridere come una pazza quando lo chiama mamma cerva!), al quale spiega di non essere esattamente un bocconcino prelibato, due gazze particolarmente ciarliere e appiccocose, un intero gruppo di animali "extracomunitari" che non si fanno scrupolo di insultarlo in più lingue, un cinghiale impazzito che lo usa come arma (!), una lumaca con evidenti problemi comunicativi e un camaleonte in preda a una crisi isterica.

ammetto che fino a qui la storia mi ha fatto veramente divertire, questo povero istrice ne passa di tutti i colori e prende botte a destra e a manca.
poi la pulce inizia a raccontare. perché il lupo sembra così confuso? perché le gazze hanno così tanta voglia di compagnia? perché quegli animali erano così scontrosi? perché il cinghiale tanto infuriato? e il camaleonte? che ci faceva lì il camaleonte? e qui mi sono sentita quasi in colpa per le risate di prima.
l'istrice alla fine l'ha presa un po' meglio di me, ma devo ammettere che, nonostante sia veramente divertente, questo spine fa riflettere. anche su cose già dette, già sentite, già scritte e già lette.
attraverso gli occhi degli animali che abitano un boschetto qualsiasi, vediamo la bestia più crudele e pericolosa di tutte. le spine sono quelle che pungono la coscienza.
questo albetto io lo consiglierei a tutti, sopratutto alle scuole, per insegnare senza retorica che cos'è che l'uomo fa agli animali.

funziona benissimo l'alternanza dei disegni (e dei testi!) di ivan lodi e quelli di anna ferrari, due stili diversissimi adatti ciascuno alla parte di storia che decidono di raccontare, ed è bellissima e curatissima la colorazione di francesca piscitelli, che si è occupada dei colori di tutto l'albo.

tenebre di francesco de stena e flavia biondi.
la ricerca della paura, la catarsi del terrore, alzi la mano chi non ha voluto sperimentare queste sensazioni almeno una volta nella vita. siamo circondati da libri, film, fumetti dell'orrore, creature fantastiche e terrificanti, ci trastulliamo con i più truculenti racconti di cronaca nera, vogliamo il brivido, l'ansia, per poi consolarci della nostra pacata quotidianità.
tenebre si ispira proprio a questo nostro amore per il lato oscuro (perdonatemi, non potevo non scriverlo!) e lo fa con due storie diversissime tra di loro.

la prima storia, patto col diavolo, è quella di francesco frankie de stena, che dopo la storia contenuta in sindrome, si conferma un vero maestro delle atmosfere cupe e orrorifiche. ispirandosi al racconto di jack o' lantern, frankie ci conduce in una cittadina ottocentesca buia e spaventosa, dentro la quale ogni ombra può nascondere qualcosa di mostruoso. e tra queste stradine che walter incontra dopo tanti anni il suo vecchio amico jack, che tanto tempo prima aveva truffato il diavolo in persona. adesso, dopo anni di sofferenze, jack è venuto a far pagare il suo debito a walter, che all'epoca era stato risparmiato per merito suo.

lo stile di disegno è quello che avevamo già visto in sindrome: realistico, crudo, grottesco, quasi barocco nei dettagli mostruosi delle creature che disegna. nonostante io non sia un'estimatrice del genere, non si può riconoscere la bravura di frankie. è proprio nei dettagli che l'orrore si manifesta nella sua essenza più spaventosa. però devo dire che rispetto alla precedente, questa storia mi è piaciuta di più, è decisamente meno splatter della prima che avevo letto.

la seconda storia, karma, è di flavia biondi (leggetevi anche la recensione di barba di perle qui!), autrice che, lo sapete bene, io adoro ormai da quando ho visto i suoi disegni la prima volta!
la protagonista di questa storia è stella, una scrittrice con la passione per i fatti di cronaca nera, che raccoglie e conserva in ordine i ritagli di giornale che parlano di omicidi.
da mesi, stella si sente vuota, quasi come se non fosse viva. collezionare articoli e poi scriverne su internet è una delle due cose che riesce a riempire le sue giornate. le notti invece le passa con ragazzi conosciuto in qualche locale, qualche ora insieme, un po' di sesso e poi via di nuovo, ogni volta la stessa storia.
ma se questa volta le cose andassero diversamente? se uno di quei pazzi psicopatici di cui si legge sui giornali fosse uno di quelli con cui ha trascorso la serata?
bisogna stare attenti quando si scherza con la morte...

questa storia mi è piaciuta tanto, anche se avrei voluto vedere di più. sapere qualche cosa in più su stella, sulla sua strana collezione, su tutto. è un bel personaggio, peccato abbia avuto così poche pagine a sua disposizione.
e poi, questa strana mania per l'interessamento morboso ai fatti di cronaca, è una cosa abbastanza comune, che negli ultimi tempi i giornali e la tv cercano in ogni modo di fomentare. dettagli, ricostruzioni, interviste, immagini del luogo del delitto, addirittura le famose gite organizzate dove qualcuno è stato brutalmente ucciso, sono qualcosa che mi ha sempre sconvolto. come si fa a lucrare così tanto sulle sventure, terribili, di gente ammazzata in modi così truci? come si fa a speculare sul dolore, sulla sofferenza, sull'orrore? fino a che punto può arrivare il cinismo prima di diventare una sorta di malattia mentale?
mi sarebbe piaciuto che flavia analizzasse di più questo assurdo fenomeno nella sua storia! e a dire il vero, è che ho voglia di leggere al più presto altre storie scritte da lei.
i disegni sono sempre bellissimi e particolarissimi e mi piacciono da impazzire ogni volta!

martedì 5 febbraio 2013

sindrome

finalmente mi sono presa il tempo necessario da dedicare a sindrome, il fumetto del gruppo manticora. come ogni volta che mi trovo davanti a questa pagina per scrivere un post su qualcosa che mi è piaciuto tanto, mi viene difficile capire da dove devo cominciare.


allora facciamo che vado con ordine. sindrome è un albo che raccoglie sette storie, ognuna - per l'appunto - dedicata a una diversa sindrome. lo schema è sempre uguale: una cover, il colophon con il nome dell'autore e l'indirizzo del suo spazio web, la storia e poi una breve spiegazione della sindrome in questione.


il primo racconto che apre la raccolta è un pugno nello stomaco. francesco de stena ha uno stile molto realistico, neri pesanti, atmosfere tetre e claustrofobiche, un po' da dylan dog, assolutamente perfette per il racconto che ha deciso di presentare. eddy è un personaggio reale, il primo - ci insegna la nota a fine storie - serial killer riconosciuto della storia. era un uomo morbosamente affezionato alla madre, con la quale visse fino alla morte della donna, che - nella storia di de stena - condizionò moltissimo la sua vita, allontanandolo dalle altre donne, lasciandolo vivere in casa, a stretto contatto con lei.
vivere con una gentile signora che ti insegna fin da bambino come si ammazza un maiale, come si taglia la sua carne, e che tutte le donne sono puttane, tra una lettura della bibbia e l'altra, eddy perde completamente il lume della ragione. e dopo la morte della sua adorata mammina niente riuscirà più a frenarlo.

assolutamente sconsigliata ai deboli di stomaco, per quanto io sia assolutamente ignorante in materia (e me la faccio addosso a leggere questo genere di cose), è una storia horror - grottesca molto ben gestita, con una bella regia, bei disegni e una bellissima gestione dell'inchiostratura.
bravissimo, ma la prossima volta spero di leggere qualcosa di meno spaventoso!


completo cambio di genere con la seconda storia, un racconto - non - racconto di poche, intense e frenetiche pagine. loop è stato per me, in primo luogo, una gioia per gli occhi. niente gabbie, niente squadrature, niente vignette. anna ferrari gestisce la pagina intera senza nessun problema, anzi, la rende viva, ne fa uno spazio vero in cui davvero si percepisce lo scorrere del tempo e i movimenti del suo inarrestabile topo. bianco e nero e sfumature calde di grigio mi riportano alla mente i bei tempi andati di calcografia e nel frattempo creano un gioco di movimenti, di accelerazioni e pause (brevissime!), che fanno davvero schizzare il topino da una parte all'altra del foglio. il lettering si rimpicciolisce ed esplode, si fonde col bianco del foglio e poi torna prepotentemente visibile proprio lì accanto, pensiero troppo poco veloce per quelle zampette irrefrenabili. un guizzare di echi e di scatti, di immagini viste con la coda dell'occhio, in poche pagine loop trasmette tutta l'ansia della corsa, della fretta, dell'ossessione.
personalmente lo ritengo forse il migliore di tutto l'albo, di certo un gioiellino raffinatissimo.
complimenti!


dopo aver letto qualcosa di flavia biondi, non la si dimentica più. e queste sue tavole mi hanno dato un po' l'idea di casa (sopratutto dopo lo shock della prima storia e quello - grafico! - della seconda), ed è stata davvero una bella cosa.
responsio ha toni decisamente più divertenti e anche più acidi di barba di perle, il fumetto che l'ha fatta conoscere al pubblico italiano (qui la mia recensione, se ve la siete persi).
i due protagonisti sono due giovani pittori, il primo figlio a sua volta di un noto pittore, arrogante, cinico e pieno di sé, è riuscito a organizzare, grazie all'appoggio e all'influenza del padre, una mostra personale alla quale presenterà un quadro dell'amico (?), meno fortunato ma anche meno stronzo (pardon), che preferirebbe evitarsi favori e cortesie e vorrebbe andare avanti con le proprie forze.
romanticismo a parte, il ragazzo soffre di un disturbo psicologico che... lo blocca quando prova a far pipì fuori dal bagno di casa sua! figuriamoci in pubblico! disturbo certamente poco elegante e forse buffo, ma non è il caso di prendere in giro la gente, prima o poi le conseguenze si pagano!

non dico altro, ma è una storia davvero divertente e scanzonata, il finale mi ha soddisfatta e fatta ridere di gusto! bravissima flavia, non vedo l'ora di leggere qualche altro suo lavoro, ormai sono una fan!


ammetto che non immaginavo neanche che potesse esistere una sindrome del genere, quindi per me tutto il racconto ha avuto un tono ancora più surreale e misterioso.
la voce narrante è quella di henrì, un bambino prodigio che vive insieme ai suoi due fratelli - anche loro particolarmente abili nelle arti - e che però non riesce a essere felice per l'ammirazione e l'affetto che tutti provano nei suoi confronti: in effetti gli sembrano tutti falsi, ipocriti, quasi come delle bambole o dei burattini, creature inanimate che ripetono gesti a vuoto. scappare da tutto questo non sarà affatto semplice...

lorenza de luca ha uno stile molto elegante e raffinato e in questa storia gioca molto bene con i colori, molto ricchi, sfumati, estremamente pittorici, e il bianco e nero, piatto e grafico al massimo.
interessantissimo racconto ed interessantissima autrice, forse appena appena acerba ma molto promettente. il suo stile mi piace molto, mi auguro di leggere altre sue storie al più presto.


il premio kawaii di tutta la raccolta lo vince sicuramente questa storia, un racconto illustrato più che un vero e proprio fumetto, che cattura lo sguardo con i suoi disegni dolcissimi e con lo stile un po' sweet lolita della protagonista. oltre ai colori pastello e ai boccoli deliziosi di questa bambina, anche la storia in sé da l'idea di essere sbucata fuori da una raccolta di favole...
c'era una volta una bambina che non riusciva a fare i compiti, così cercò una medicina per il mal di testa e invece trovò uno sciroppo che la rese subito intelligentissima! ma...

c'è sempre un ma in ogni favola che si rispetti. e io non vi dico qui qual'è. francesca piscitelli è un'altra giovane artista da tenere sott'occhio, brava illustratrice e se anche un po' acerba decisamente promettente.
mi piace molto il suo stile dolce e un po' lolitoso, mi piacerebbe vederla alle prese con una storia più solare.


e il premio simpatia allora lo vince ivan lodi con il suo peter, un racconto su un ragazzo che non vuole crescere o se preferite sul tipico nerd che si ritrova a vedere nelle situazioni di ogni giorno, personaggi di videogiochi, film, serie anime o telefilm eccetera eccetera.
l'effetto è spesso esilarante e molto divertente e in definitiva questo è il racconto che spezza un po' la tensione e fa tirare un sospiro di sollievo al lettore.
alzi la mano chi non ha paragonato neanche una volta un ciccione al mac donald a jabba the hutt!


beh... mi spiace dirlo perché detesto fare critiche a gente così brava, ma questo è stato il racconto meno coinvolgente dell'intero volumetto.
valeria ha creato un'opera che ha degli aspetti molto interessanti, l'idea della trama, ad esempio, l'effetto ritagli dal giornale, però i disegni sono un po' troppo anonimi, i colori troppo infantili e la storia non è sfruttata al meglio.
insomma, poteva essere qualcosa di meglio, ecco. però, un po' come per le altre ragazze delle storie a metà del volumetto, acerbo non è necessariamente un rimprovero ma anzi suona come una promessa di crescita.
forza! ci vuole qualcosa di più adatto al suo stile e sono sicura che si riuscirà a tirare fuori un piccolo capolavoro!



sette gioiellini di una bravissima artista, illustrazioni molto barocche e surreali, dita che spuntano in più, esseri umanoidi fusi a manichini o robot, strane divinità precolombiane o forse aliene. uno stile molto visionario e inquietante, anatomie ibride tra umano e animale e un tratto elegantissimo e raffinato, un uso del colore davvero interessante ma anche un'ottima capacità di gestire il bianco e il nero piatti. se tutto il resto non vi era bastato...

in ogni caso, sindrome non è un volumetto che si può liquidare così.
lasciatemi fare qualche altra considerazione.
in primo luogo basta tenerlo in mano e sfogliarlo per rendersi conto dell'amore con cui è stato realizzato. la cura nell'edizione è totale e molti editori avrebbero da imparare. la grafica di ogni pagina è curatissima in ogni dettaglio, mima un fascicolo medico di vecchissima data, stropicciato e macchiato di caffè, rispuntato chissà da quale cassetto e pronto a svelare chissà quali misteri. promessa mantenuta, ve ne renderete conto leggendolo. e in ogni caso, è un bel modo di cominciare una lettura. il contenitore non dovrebbe mai essere sottovalutato, neanche quando il contenuto vale da solo tutto l'acquisto.
e poi sopratutto agli otto artisti di queste storie vanno i miei più grandi complimenti e - lasciatemelo dire! - la mia invidia. sono ragazzi giovani con potenzialità, espresse del tutto o solo in parte, gigantesche, con un enorme talento sia come disegnatori che come narratori. sono otto artisti (e ci tengo a questa parola) che hanno creato un bell'albo che contiene storie in cui è stato messo tutto l'amore per la cosiddetta nona arte, per il fumetto, per la narrazione e il disegno, storie in cui sopratutto hanno riversato dentro ciascuno il suo personalissimo stile, senza influenzarsi mai nonostante abbiano lavorato insieme.
gli auguri di una brillante carriera sono quasi superflui, basta quello che sanno fare, per il resto mi aspetto altri lavori come questo.
compratelo, leggetelo, spammatelo ovunque! lo trovate anche su anobii.