gomìtolo nasce da un insieme di ragioni che, nomen omen, si ingarbugliano tra loro fino a formare un unico malloppo di cose che, così come sono adesso, aggiungono alle mie giornate una punta d'amaro affatto necessaria.
la prima è che a me l'internet di adesso non piace. non mi piacciono i social e più passa il tempo e meno mi piacciono. ormai uso solo instagram e qui non vedo quasi mai quello che voglio vedere, solo un mucchio di pubblicità, video scicquacervello e inutilità varie. il proliferare di spazzatura fatta con l'ai ha peggiorato tutto ulteriormente, e mi passa la voglia di condividere cose su questa che però vorrei condividere. inoltre, so benissimo che quello che fotografo e scrivo viene penalizzato da un algoritmo che predilige contenuti che - in un modo o nell'altro - monetizzano, quindi ogni volta so che sto parlando contro un muro. un muro peraltro molto brutto.
la seconda è che ho poco tempo libero e quel poco lo passo più a leggere/guardare cose che a scrivere (anche perché scrivo già per lavoro, quando stacco vorrei staccare davvero) e così mi ritrovo con un sacco di libri e fumetti (e altre cose) di cui vorrei parlare, ma poche energie per fare delle recensioni soddisfacenti. accumulo pile di volumi che lo-lascio-qui-così-mi-ricordo-di-scriverne e post-it di promemoria attaccati allo specchio, e insieme crescono vaghi sensi di colpa perché non riesco a tenere il passo neppure con me stessa.
la terza ragione è che quando avevo sperimentato la newsletter mi era piaciuta l'idea di raccogliere le cose di un intero mese in un post, però anche substack non riesco a mandarlo giù, mi fa sentire in gabbia e in dovere di dimostrare qualcosa tanto quanto - se non di più di - instagram. avevo iniziato - ormai quasi vent'anni fa - a scrivere di quello che leggevo perché mi piaceva farlo e mi piaceva poi raggiungere qualcunə con cui parlarne.
adesso è tutto un ma quanti mi seguono? quanti like? quanti hanno cliccato il link nella storia? e quanti si sono iscritti? e quanti hanno ricondiviso? numeri su numeri, che diventano ancora più squallidi se inseriti in un certo tipo di dinamiche proprie dei social per cui ci si rimpallano i contenuti sempre e solo tra le solite persone "amiche" che lo fanno per un'"amicizia" che spesso e volentieri si traduce in un do ut des volto a far aumentare i (propri) numeri di cui sopra.
dinamiche di cui sono stufa marcia.
e siccome si torna sempre dove si è stati bene, "tornare" su claccalegge mi è sembrata l'idea migliore. ritagliarmi qui, in questo posto solo mio senza algoritmi e stronzate varie, un post al mese dove cianciare di tutto quello che non trova spazio nei post più classici di questo blog, che ovviamente continueranno a esserci.
quindi gomìtolo sarà l'erede di commenti randomici a letture randomiche, ma con dentro qualcosa di più. non so nemmeno io bene cosa. e andrà online più o meno una volta al mese, ma senza scocciare nessunə via mail, senza chiedere like, condivisioni eccetera.
i commenti, invece, quelli qui sul blog alla vecchia maniera, mi fanno sempre molto piacere. quindi se vi va...
ammetto di non essermi arresa, di sognare che spazi così siano, e saranno, l'ultimo baluardo dell'internet come spazio di condivisione - quella vera - e scoperta lontano dalla melma social e dall'infimo livello dei contenuti generati con l'intelligenza artificiale.
se succederà, io sarò pronta. altrimenti, questo rimarrà un piccolo, minuscolo frammento di resistenza a tutto quello che sta avvelenando sempre di più uno strumento che avrebbe potuto aprire la strada all'utopia e invece è diventato la discarica del peggio dell'espressione umana.
e quindi, iniziamo a sgomitolare un po' di cose di questo novembre grigio, freddo e sfiancante.
parliamo di libri ~ tra le ultime letture notevoli (che in realtà risale a ottobre ma visto che questa rubrica nasce oggi, va bene ripescare un po' più indietro nel tempo) c'è sicuramente lizzie della cara shirley jackson (e mi sono appena resa conto, con orrore, che qui sul blog non ho mai scritto niente sui suoi libri! argh!).
credo che, insieme a ubik, sia stato il libro più divertente che abbia letto quest'anno. in lizzie shirley jackson più che raccontare una storia, ci invita a prendere posto davanti a un palcoscenico: qui un'anima si infila in un prisma e, tra mal di testa e insonnia, si scompone e diventa una serie di personnagge che si contendono il corpo, il ruolo, lo status e persino le amicizie della povera, originaria, elisabeth.
non credo che esista un romanzo in cui il sono in lotta con me stessə sia mai stato espresso meglio.
e poi, shirley jackson scrive da dio.
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| la cosa più bella dei minilibri è che te li puoi portare in giro facilmente |
ho finalmente trovato il coraggio di iniziare a leggere sempre la valle di nostra signora ursula k. le guin, libro che mi spaventa non tanto per la sua mole ma per il contenuto. ne parlerò più avanti, quando l'avrò finito, ma intanto vi dico qualcosa di questi due minilibri qui.
la mole di sempre la valle non mi spaventa ma sicuro non lo rende agevole da portarsi in giro e da leggere in autobus, e siccome non mi piegherò mai agli ebook, che aborro e continuerò ad aborrire per sempre, ho deciso di alternare la lettura con qualcosa di più maneggevole.
così, in questi giorni ho letto questi due minilibri che aspettavano da millenni sul mio scaffale.
il castello di crowley di elisabeth gaskell mi è piaciuto da matti. l'autrice racconta la storia della famiglia crowley così - ci dice - come le è stata raccontata proprio dal custode di quel castello ormai in rovina, sperduto nelle campagne del sussex. la storia è quella del vecchio crowley, della sua bellissima e svenuturata figlia theresa e della sua nutrice victorine, di origini francesi come la compianta lady crowley. victorine, che ha badato a theresa fin dai suoi primi giorni, ha per la sua diletta un amore che sfocia nell'ossessione, e non c'è un suo solo desiderio che la vecchia nutrice non è disposta a esaudire. espresso o meno che sia. ed è questo amore malato il motore di tutta la vicenda, il perno attorno cui ruota una spirale destinata a sprofondare nei più oscuri recessi dell'animo umano e a trascinare con sé ogni dono del destino.
il rifugio di grazia deledda, invece, ha avuto in sorte la peggior cura possibile dall'editore che l'ha pubblicato. semplicemente: non c'entra quasi nulla con quello che potete leggere sulla quarta di copertina (e, in realtà, è anche più bello e più profondo di come l'hanno presentato).
è, invece, un racconto tutto incentrato sulla dicotomia inconciliabile tra l'amore egoistico, che punta al soddisfacimento di ogni proprio desiderio, e l'amore romantico, che se pure non sempre conduce a una vita felice, appaga quantomeno il bisogno umano di amare ed essere amatə davvero, fosse anche solo per un giorno.
tornando alla sinossi dell'editore, la prima cosa che ho pensato è che abbiano cercato di presentare questo racconto come qualcosa di più leggero e catchy, più vendibile insomma. ed è triste che ogni cosa, anche quella che non è necessariamente pensata per finire sul booktok (fenomeno di cui riconosco i pregi, tra i quali quello innegabile di aver fatto scoprire i libri a un sacco di ragazzə, ma anche i difetti, e cioè l'aver contribuito a un appiattimento brutale dell'offerta editoriale negli ultimi anni) debba essere banalizzata solo per poter acchiappare qualche lettorə distrattə in più.
almeno chi li fa, i libri, dovrebbe trattarli con un po' più di rispetto.
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| prima o poi doveva succedere - in foto solo dal volume 14 in poi perché i primi tredici al momento stanno giù a palermo (e probabilmente ci resteranno, per ovvi motivi di spazio) |
cambiando genere di letture, in queste settimane ho iniziato il recuperone di one piece. non averlo mai letto (e non aver mai visto l'anime) era una lacuna gigantesca e vergognosa nella mia seppur mediocre cultura fumettistica, ma soprattutto ammetto che ad accendere la scintilla del desiderio di leggerlo è stato vedere sventolare la bandiera con il jolly roger di monkey d. rufy in diverse manifestazioni.
non essendo una grandissima amante delle storie d'avventura e di viaggio, non avevo mai pensato che mi sarei interessata a one piece, ma allo stesso tempo ho un debole per i pirati e per quello che hanno sempre significato: la guerra dichiarata ai poteri costituiti, allo status quo, all'oppressione dei più forti sui più deboli, alle prepotenze mascherate da leggi.
e più leggevo che moltissimə fan del manga dichiaravano di apprezzarlo proprio perché incarna questi principi, più mi convincevo che dovevo recuperarlo.
ovviamente, parlare della storia non avrebbe senso - soprattutto adesso che sono indietro di svariati lustri rispetto a chi la segue fin dal principio - ma volevo dire due cose: la prima è che one piece è un manga divertentissimo e scritto davvero bene, uno di quelli che ha dei personaggi di cui ti innamori alla prima vignetta e un ritmo che ti cattura e ti tiene incollatə alle pagine volumetto dopo volumetto (infatti ne ho circa altri venti da leggere oltre questi qui in foto, bisogna tenere una buona scorta in casa).
e la seconda è che davvero c'è tanta bella roba dentro: non soltanto l'accettazione entusiastica dellə diversə e dellə emarginatə, ma soprattutto c'è l'idea che si possa lottare con ogni mezzo per i propri sogni e i proprio ideali contro l'autorità, l'ingiustizia, la corruzione, la prepotenza, il potere in ogni sua declinazione.
fino ad adesso mi hai convinta, caro eiichiro oda. non vedo l'ora di andare avanti.
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| un po' di ultime letture e i miei pupazzi bellissimi ♥ |
non parlo quasi mai delle serie che seguo, però in questo spazio c'è modo di rimediare. qui, in realtà, c'è anche un primo numero, the fragrant flower blooms with dignity (che è un titolo un po' di merda, diciamolo), e comincio proprio da questo qui. mi sono sciroppata tutta la prima stagione dell'anime con un entusiasmo che si è andato sempre più afflosciando man mano che andavo avanti. mi sono detta che era colpa dei ritmi propri di una trasposizione animata - francamente lentissima - e che però la storia di fondo meritava una seconda possibilità. the fragrant flower blooms with dignity inizia un po' come una versione più tenerina di toradora (mammamia quanto mi piace toradora!), lui, rintaro, è praticamente uguale a ryuji, stessa aria da cattivone e stesso cuore d'oro. lei, kaoruku, è una taiga bruna a cui manca tutto quello che rende taiga adorabile, ma resta comunque carina. bonus: si piacciono da subito e non cercano di nasconderlo troppo. almeno, ci siamo evitatə tutta l'odiosa manfrina del non posso accettare i miei sentimenti nemmeno davanti a me stessə. mi era piaciuta moltissimo anche l'attenzione allə personaggə secondariə, non fosse per subaru e il suo mega trauma, in realtà del tutto inconsistente, buono solo a dimostrarsi odiosa per buona parte della prima stagione dell'anime.
insomma, pregi e difetti che, nel momento in cui ci si libera dall'obbligo di dover seguire i tempi insopportabilmente lunghi dell'anime, si tengono abbastanza in equilibrio da voler dare una possibilità al manga. vedremo come va avanti.
pensavo che non avrei mai visto il numero 9 di hirayasumi e invece, eccolo qui. non so perché, ero convinta che la serie fosse in hiatus... hirayasumi è uno di quei manga in cui grossomodo non succede nulla, ma la quotidianità dellə personaggə è raccontata così bene che ti fa pensare a quante cose memorabili ci accadano continuamente senza che ce ne rendiamo conto. e a me, che sotto sotto sono un cuoricino di burro, questo genere di storie mi emoziona.
a volte penso che gli slice of life siano il tipo di storie perfette per chi vuole scappare dalla solitudine, perché aprono a un mondo in cui ci si può immergere completamente, un mondo fatto di vite semplici e tremendamente vere. forse è un po' triste o forse è soltanto straordinariamente bello. decidete voi.
natsume degli spiriti è ormai incagliato da secoli lontano dalla sua trama verticale, quella legata al libro dei nomi, alla nonna reiko, al rapporto tra natsume e madara/nyanko-sensei, e continua a riavvolgersi su sé stesso in una sfilza di episodi sempre molto carini e sempre molto dimenticabili, tra mille personaggə che continuano a recitare il loro ruolo ma che non approfondiamo mai davvero. in ogni caso, nonostante io sia perfettamente consapevole di tutti i suoi difetti, resta una delle mie serie preferite, soprattutto negli episodi che mettono in scena il difficile rapporto che si viene a creare tra yokai e esseri umani, creature diverse nel profondo, che vivono in due mondi paralleli che solo in alcuni punti si sfiorano e che, comunque, riescono a creare dei legami così profondi da essere struggenti - per chi li vive e per chi li legge.
da un certo punto di vista, spero che la sua serializzazione continui ancora a lungo, da un altro vorrei proprio che yuki midorikawa la smettesse di divagare e tornasse a focalizzarsi su quello che era il nucleo principale della storia.
scattino in alto per kaiju girl caramelise che con questo ottavo volume, invece, riesce a portare avanti la storia in un modo che, all'inizio, non mi sarei mai aspettata. spica aoki è riuscita a presentarci una storia in cui una ragazza molto carina si trasformava in un grosso lucertolone in stile gozilla quando non riusciva a tenere a bada le emozioni, ed è finita per mettere in scena una storia fantasy fatta di isole sconosciute e creature sovrumane accanto a dellə personaggə che scardinano completamente quella rigida gerarchia di sentimenti a cui lo shoujo manga ci aveva abituatə - amore romantico uber alles!
il tono leggero e lə personaggə a volte un po' assurdə - un circo di non conformità assolutamente meraviglioso! - non riescono a smorzare la sensazione di vedere cuoricini rosa luminosi tra le pagine e a me tutto questo piace da impazzire. e mi piace anche non riuscire assolutamente a immaginare cosa succederà nei prossimi capitoli.
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| si torna sempre dove si è stati bene (cioè nei libri di turconi&radice) |
per lucca c&g è uscito ávila, il nuovo fumetto della coppia di autorə del mio cuore, teresa radice e stefano turconi, e ho avuto modo di recuperarlo a una presentazione qui a bologna (a cui sono arrivata tardissimo - grazie per questi cantieri o v u n q u e che trasformano un tempo di percorrenza di 15 minuti in un viaggio di un'ora e mezza, è bellissimo, soprattutto la mattina per andare a lavoro) e di farmelo anche dedicare (segue foto).
ávila è un po' una classica storia di stregoneria: donne troppo colte, intelligenti e meravigliose per essere sopportate dagli uomini (soprattutto quelli di chiesa, strana coincidenza che torna spesso in racconti anche diversi) che si ritrovano a lottare tutta la vita semplicemente per poter essere sé stesse e per stare accanto a chi amano. separata da piccolissima da sua madre, ávila passa tutta l'adolescenza a cercarla, in compagnia di un personaggio decisamente bizzarro che è (quasi) sempre con lei.
viaggi, incontri, coincidenze, racconti nel racconto, il meglio e il peggio di quello che gli esseri umani possono essere e, per non farci mancare nulla, anche qualche meraviglioso riferimento visivo a opere d'arte dello stesso periodo storico (alzi la mano chi, a un certo punto, ha urlato "la lattaia!").
come ho detto, io ho un debole per turconi&radice (sul blog trovate degli articoli su viola giramondo, il porto proibito, orlando curioso vol. 1 e 2, non stancarti di andare, pippo reporter, tosca dei boschi, la terra, il cielo, i corvi, le ragazze del pillar vol. 1 e 2) e per il modo in cui raccontano e disegnano le loro storie, per lə personaggə che creano - che hanno sempre un po' quel retrogusto "disney" che non saprei definire in altro modo. sono storie che mi danno emozioni simili a quelle che si provano a guardare le foglie illuminate dal sole, per intenderci.
unica cosa che mi ha un po' fatto storcere il naso con ávila è stato il finale (spoiler - se volete leggere tocca evidenziare il testo - ma perché le mamme più buone e belle e dolci e affettuose devono morire? e perché devono farlo proprio quando riescono a trovare la felicità e a tornare con chi amano? va bene l'influsso disney, però a volte anche meno, un lieto fine totale qui sarebbe stato perfetto)
tra le ultime letture, poi, c'è stato l'ultimo numero di fangirl. non mi voglio dilungare troppo perché il finale mi è piaciuto ma avrei voluto che fosse un po' meno aperto, che andasse un pelino più avanti. perché immagino che poi tutto vada per il meglio, però oltre che immaginarlo, avrei voluto leggerlo. adesso mi tocca assolutamente leggere il libro, che mi aspetta pazientemente da quando ho letto il primo volume dell'adattamento a fumetti...
sono riuscita finalmente a recuperare paperino e la regina fuori tempo, una raccolta con le storie più recenti - scritte da bruno enna e disegnate da giada perissinotto - dedicate a paperino e reginella, credo l'unica ship per me davvero importante, che mi porto dentro da sempre (sì, mi spiace, a me paperina sta antipatica, ho sempre fatto il tifo per la sovrana di pacificus). in questa storia paperino e reginella sembrano incontrarsi per l'ultima volta - oddio, spero di no! - e tagliare definitivamente il legame che lega l'uno all'altra, sopravvissuto ad avventure, viaggi nello spazio e nel tempo e a ogni sorta di condizionamento psichico e cancellazione della memoria.
i disegni di giada perissimotto sono meravigliosi e reginella rivisitata in questo stile a metà strada tra disney e manga è, se possibile, ancora più adorabile del solito. l'unica critica è che si parla del legame tra lei e paperino come di "amicizia" e "affetto", quando è chiaro pure alle pietre che la loro è la storia d'amore più bella e drammatica di tutte quelle mai apparse su topolino e altre testate affini.
odierò sempre e per sempre la politica del per carità di dio, non turbiamo lə bambinə con la storia di unə personaggiə che si innamora di qualcunə che non è lə suə fidanzatə di sempre.
sigh. ♥.
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| ho bisogno di un poster con questa illustrazione, è troppo bella ♥ |
e, per chiudere con i fumetti, vi segnalo l'intervista a štěpánka jislová che ho fatto per gli audaci. vi consiglio di leggerla perché stretta al cuore è un fumetto davvero bellissimo e profondo. mentre lo leggevo, mi sono ritrovata così tante volte in tante frasi che mi è venuto voglia di abbracciarlo. o lanciarlo contro un muro e poi raccoglierlo a abbracciarlo.
intanto, continuo il mio rewatch - che va un po' a rilento perché il tempo libero è sempre meno di quello che vorrei - di my little pony ~ friendship is magic. sono arrivata all'inizio della terza stagione e lo amo esattamente tanto quanto l'ho amato la prima volta che l'ho visto.
in realtà non sono mai riuscita ad arrivare alla fine, mi sono fermata (non ricordo neppure perché) da qualche parte durante la sesta stagione.
e sto continuando a guardare la seconda stagione di fionna and cake, che adoro al punto tale che ho messo la sigla come suoneria del telefono (se mi chiamate e non rispondo subito è perché mi piace troppo per interromperla per rispondere). e mi piace un sacco anche non poter bingewatcharla, che si traduce in un non dover bingewatcharla. come siamo riusciti a iniziare a pensare persino il guardare le serie tv come qualcosa che deve essere performativo?
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| l'inizio di uno dei momenti più felici della settimana |
altre due cose, forse molto banali, ma ci tenevo a scriverle, perché per quanto piccolo sia lo spazio a cui affidiamo le nostre parole, e per quanto piccolə sia chi le scrive, è importante evitare che quello che pensiamo venga fagocitato da una realtà sempre più incattivita e distopica (e penso anche che sia meglio scriverlo dove gli algoritmi e le censure dei social possano fare poco).
l'8 ottobre scorso israele ha accettato formalmente la richiesta di cessate il fuoco ma da allora a oggi ha attaccato quasi 500 volte, tra bombardamenti, droni e cecchini (a gaza, ma anche in cisgiordania e in libano), ha ucciso più di trecento persone - tra cui, come sempre, moltissimə bambinə - ma è riuscito nel suo intento di silenziare ancora di più il genocidio in atto ormai da più di due anni. i conteggi peggiori - e probabilmente più verosimili - parlano di centinaia di migliaia di morti, mentre migliaia di persone sono scomparse, anche perché intere famiglie sono state letteralmente cancellate e non resta neppure a denunciare le uccisioni.
e allora, almeno questo no. se non possiamo fare altro, almeno scriviamo ovunque quello che sta succedendo. non restiamo in silenzio mentre ci chiedono di far finta di nulla, mentre anzi costringono una città a vivere una giornata di assedio militare - come è successo qui a bologna per una partita di basket (!) - per compiacere questi assassini maledetti, mentre fanno di tutto perché i loro uffici stampa facciano girare notizie inutili solo per distrarci.
non distraiamoci. non giriamoci dall'altra parte.
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| foto di qualche manifestazione fa |
la seconda cosa è che il 25 novembre è stata la giornata internazionale contro la violenza sulle donne, tutto un fiorire di scarpe e sciarpe e altra roba rossa, e bei (spesso anche bruttissimi) discorsi. sappiamo come il governo sta gestendo questo problema epocale - cioè, non sta gestendo niente, perché ai fascisti la violenza piace troppo per poterla arginare - ma volevo concentrarmi su una cosa: le donne disabili non esistono nemmeno simbolicamente in queste iniziative. tacchi alti (rossi) e scale (rosse) raccontano solo un tipo di corpo, mentre tutti gli altri vengono ancora una volta cancellati, rimossi, invisibilizzati. eppure, le donne disabili sono più esposte al rischio di violenza - e sono più spesso vittime di violenza nei fatti. sono meno libere di denunciare e meno credute quando lo fanno.
non facciamoci insegnare dagli spazi istituzionali come dobbiamo raccontare le lotte perché a loro non importa nulla. lasciamo in pace quella povera vernice scarlatta e iniziamo a sensibilizzare davvero sulla violenza che tutte (questa volta sì, ha senso scriverlo) le donne subiscono.
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| olivia e ruffola insieme ♥ |
e per chiudere con un tono un po' meno cupo, vi lascio una foto arrivata da casa per immortalare un momento agognato da più di due anni: i miei amori finalmente una accanto all'altra! ♥ ♥ ♥ è una fotografia così bella che non potevo non pubblicarla anche qui!
è venuto fuori un papiro ma non mi sento di dovermi scusare, anzi. novembre è sempre un mese infinito, quest'anno mi è sembrato ancora più lungo e pesante (e, ancora, non riesco ad abituarmi all'inverno qui a bologna. il freddo mi uccide e, dopo un po', non vedere il mare neppure per un momento né da lontano, fa mancare l'aria). e quindi avevo bisogno di mettere giù da qualche parte almeno le cose più belle (e quelle più importanti, almeno un po').
se siete arrivatə fino a qui - anche saltellando da un paragrafo all'altro - grazie! avete passato del tempo su internet e non su una piattaforma social, l'universo è un po' migliore anche per merito vostro (e io sono molto felice). se vogliamo alzare ancora un po' di più l'asticella, lasciatemi un commento qui sotto, anche solo una domanda, un consiglio, un "ciao clacca!", un cuoricino, quello che vi pare.
tiriamoci fuori tuttə dalla prigione social, ricominciamo a chiacchierare delle cose che ci piacciono - e se non possiamo farlo insieme davanti a un tè, facciamolo fuori dal peggio dell'online.
ciao, ci si rilegge alla prossima recensione e al prossimo gomìtolo!













