come potrei essere arrabbiata con chikako e mayumi perché mi nascondono qualcosa? ci sono cose che neanch'io sono mai riuscita a dire.
sicuramente, avete visto almeno una volta i konpeitō, le tipiche caramelline giapponesi coloratissime con quella strana forma bitorzoluta che ricorda un po' delle stelline. per intenderci, sono quelle che fanno impazzire i nerini del buio de la città incantata.
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| i nerini del buio alle prese con una pioggia di konpeito |
in realtà, come suggerisce il nome, questo tipo di caramelle non sono originarie del giappone, ma arrivano nel paese del sol levante tra il XV e il XVI secolo dal portogallo (dove si chiamano confeito) insieme ai missionari.
per preparare i konpeitō ci vogliono dai sette ai dieci giorni: l'acqua zuccherata - ed eventualmente aromatizzata - viene lavorata dentro la dora, una vasca roteante, ed è il processo stesso di cottura a creare le protuberanze che caratterizzano queste caramelle.
perché parlare dei konpeitō? perché il segreto delle caramelle al pompelmo gira proprio intorno a una pasticceria, la itō kompeitō - che ha fatto della produzione di questi zuccherini la sua specialità - e intorno alla famiglia che la gestisce, la cui storia ha un sapore a metà tra il dolce e l'aspro, proprio come una caramella al pompelmo.
siamo nel giappone di oggi, in un piccolo villaggio affacciato sul mare. è estate, c'è una luce calda e felice che avvolge ogni cosa, che fa brillare il mare e accende il verde degli alberi, ma l'atmosfera di itō kompeitō è molto meno dolce e allegra di quanto ci si aspetterebbe.
da quasi un anno, infatti, l'appartamento sopra al negozio di caramelle è abitato soltanto dalla vecchia chikako, oltre che da shiro, il gatto bianco di famiglia. l'estate precedente l'unica figlia di mayumi è andata via da casa senza dire nulla, poco dopo la morte di yasuo, suo padre, lasciando sua mamma a chiedersi il perché di questo allontanamento inspiegabile, per di più in un momento così delicato.
a distanza di un anno, però, la vita di chikako si anima inaspettatamente: la nipote suzu, che aveva vissuto per parecchio tempo nella loro casa da ragazzina, è tornata insieme ai due figli, con un matrimonio distrutto alle spalle e tanti brutti ricordi da cancellare, e poco dopo anche mayumi si ripresenta senza alcun preavviso...
la storia dell'ultimo anno di questa famiglia viene presentata attraverso le diverse prospettive dellə personaggə, in un continuo svelarsi di segreti, paure, speranze e delusioni. il segreto delle caramelle al pompelmo mette in scena i piccoli e grandi drammi comuni a così tante persone, e l'esperienza, così facile da vivere, del non riuscire a raccontarsi completamente neppure alle persone che più amiamo per colpa di quella stupida idea che mentire è meglio che ferire le persone a cui vogliamo bene condividendo con loro un pezzettino del nostro dolore.
l'unico testimone, il più silenzioso e riservato possibile, è proprio shiro, il gatto bianco, sempre presente nei momenti più difficili, quasi fosse una sorta di spirito guardiano... o, come immagina il piccolo rin, un supereroe che difende la sua famiglia.
camille monceaux tratta temi piuttosto importanti e "pesanti" con estrema delicatezza e senza sensazionalismi, che spaziano dalla violenza domestica all'autolesionismo, dall'accettazione della propria sessualità e dei propri sentimenti al lutto, mentre i disegni di virginie blancher - che, devo ammettere, inizialmente mi avevano un po' respinta ma a cui mi sono abituata durante la lettura, fino al punto da non riuscire a immaginare un altro stile così tanto adatto a questo tipo di storia - alleggeriscono i toni, regalando a una storia drammatica e "adulta" un'atmosfera più leggera, che anticipa il lieto fine che - fidatevi - a un certo punto arriva.
il segreto delle caramelle al pompelmo è una lettura-coccola, ma anche un interessante commistione di oriente e occidente: le atmosfere sono quelle che abbiamo imparato a conoscere dai manga e dagli anime, eppure i toni della narrazione e lo stile dei disegni lo avvicinano moltissimo a quelle opere più tipicamente europee, capaci di parlare a target di pubblico forse più ampi di quelli delle riviste nipponiche.



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