venerdì 29 luglio 2016

sembrava una felicità

a meno che non siate nati negli anni duemila, credo che vi ricordiate bene com'era guardare le diapositive da piccoli, l'attesa tra una foto e l'altra, il ronzio del proiettore di sottofondo, il pulviscolo illuminato sospeso a mezz'aria.


sembrava una felicità mi ha catapultato in una sorta di stanza mentale, buia, riscaldata dal motorino del proiettore e riempita da quel ronzio ansiogeno: click - immagine - buio - click - immagine - buio.
mentre leggevo cercavo di dare un nome, di definire in qualche modo quella sensazione che mi metteva addosso il racconto. non era esattamente ansia, era qualcosa di diverso, una sorta di aspettativa puntualmente spiazzata. cosa sta provando questa donna che mi racconta a spezzoni la sua vita? cosa la scuote così forte nonostante provi a ogni costo di rimanere ferma?
me lo spiega direttamente lei con queste frasi: stato di perplessità che precede il crollo schizofrenico. è accompagnato dal cosiddetto "sguardo della verità".
ecco cosa c'è.
la prima parte del racconto sembra un enorme climax verso il crollo, un crescere di ansia mai veramente riconosciuta.
una donna vuole diventare una scrittrice, un mostro d'arte.
si innamora. si sposa. ha una figlia che ama follemente e dalla quale, in qualche misura, sembra soggiogata e spaventata. perde la sua ambizione senza rassegnarsi a farlo. la sua vita è come una collana in cui i piccoli, innocui disastri si susseguono come perle. l'amore è il filo che tiene tutto insieme, che da all'esistenza un equilibrio, se pur fragile.
è nel momento in cui questo filo si spezza che si spezza qualcosa pure nella voce che racconta la sua storia, al punto che smette di parlare di sé e inizia a raccontarsi in terza persona, ormai svuotata di desideri e significati: non è più io, è la moglie, una creatura che, come la parola che usa per definirsi, ha senso solo in relazione a un'altra. è un'altra, si è tirata letteralmente fuori dalla sua vita, sta come davanti a uno schermo a guardarsi. una lunga serie di diapositive in cui non vuole più riconoscersi.

quando ho preso questo libro, a una marina di libri, mi hanno detto è bellissimo, molto sperimentale, merita moltissimo. e quindi mi aspettavo parecchio, per questo l'ho lasciato un po' da parte, con il timore che potesse deludermi.
invece, nonostante le premesse fossero già ottime, mi ha sorpresa parecchio - ovviamente - in positivo. jenny offill è entrata a pieni voti nella categoria autori di cui voglio leggere tutto il leggibile.

mercoledì 27 luglio 2016

book blog tour "freezer" V tappa ~ la playlist musicale di freezer!

e ci siamo! secondo book blog tour organizzato da bao publishing, dedicato al cicciomegafichissimo freezer di veronica cattatello, quinta tappa: accendete le casse e alzate il volume! eccovi la playlist veci approved di freezer! ♪ ♫ ♪


prima di cominciare, due paroline su freezer, che mi è piaciuto da matti, vorrei spenderle anche io. protagonisti della vicenda, alquanto imbarazzante, sono i robinson, la famiglia perfetta per una sit-com, tanto comuni e banali quanto fuori dagli schemi: mamma casalinga fissata - a modo suo - con la pulizia e con un'acconciatura alla marge simpson che richiede svariate tonnellate di lacca, papà attore di pubblicità (della carta igienica) frustrato dal non aver ancora raggiunto il successo che merita, zio affetto da catisofobia (io non sapevo neanche potesse esistere, comunque a quanto pare la fobia di sedersi esiste ed è riconosciuta come tale) che non è troppo bravo nel relazionarsi con la gente, ma pare abbia conosciuto su internet l'anima gemella, mina, la vera protagonista della storia, un'adolescente che non ha nessuna voglia di crescere, presa in giro per il suo atteggiamento infantile e i suoi capelli stile lorenzo il magnifico, quella diversa in una scuola di adolescenti cool, e poi elvis, il pestifero fratellino minore (che odia il suo più famoso omonimo proprio per via del nome che quei fanboy dei genitori gli hanno appioppato), la nonna, piccola, dolce e sempre silenziosa, e infine kafka, un gatto che cerca di fare concorrenza ai coniglietti suicidi senza - per fortuna! - riuscire a compiere i suoi piani autolesionisti. c'è anche un vicino odioso e impiccione con un cagnolino adorabile (solo il cagnolino è adorabile, eh).
in un momento di ristrettezze economiche, quando a diego, il papà di mina, viene proposto un provino, tutta la famiglia decide di intraprendere il viaggio in camper. ed è proprio durante il viaggio che... no, niente spoiler!
adesso mina, oltre ai difficili rapporti con i suoi compagni di scuola, oltre alla paura di crescere deve misurarsi con qualcosa di veramente troppo grande per lei.
nonostante il momento thriller, veci riesce a mantenere il tono allegro e scanzonato fino alla fine, regalandoci persino una scena extra per la gioia dei fan di kafka (è meraviglioso quel gattino! io lo amo follemente!)
una nota la devo anche ai disegni, che mi piacciono da impazzire: sono cartooneschi e forse un po' naïf (nell'accezione migliore del termine), i personaggi sono caratterizzati in modo perfetto a livello grafico, lo stile di colorazione è perfetto e nonostante la forte stilizzazione le espressioni sono vive e realistiche. quelli che mi piacciono di più, dal punto visivo e no, sono la nonna e kafka. prima o poi voglio incontrare veci e chiederle di disegnarmeli insieme!
senza divagare oltre, freezer è un romanzo che consiglio caldamente a tutti perché a) è divertente e a tratti un po' grottesco, b) ti catapulta indietro all'adolescenza e - ammettetelo! - abbiamo bisogno tutti di tornare con i ricordi a quell'età per poterci finalmente pensare con un sorriso, c) l'avventura!, d) c'è un gattone nero e buffo con inclinazioni da aspirante suicida e una vecchietta adorabile con le guanciotte. e sopratutto perché veci è bravissima a tessere la trama di un racconto che stupisce a ogni pagina e che riesce a far ridere e commuovere insieme.
leggetelo assolutamente! e non scordatevi di ascoltare le canzoni che veronica ha scelto per il suo romanzo! qui sotto il giochillino che abbiamo inventato per dare a freezer una colonna sonora. buona lettura!

ciao veronica, benvenuta su claccalegge e grazie per aver accettato di partecipare a questo giochino!
freezer, come dicevo, ha l'atmosfera di quelle sit-com in cui si raccontano, con intelligenza e ironia, le avventure di una famiglia un po' strampalata eppure così comune e plausibile, da farci immediatamente identificare con il protagonista, l'altrettanto plausibile e comune adolescente in pieno odi et amo con tutto il resto del parentame e, beh, del mondo.
ora, che sit-com sarebbe senza una colonna sonora? bao mi ha proposto di creare una playlist per freezer, ho pensato però che fosse più sensato individuare dei punti "chiave" del tuo romanzo (alcuni sembrano un po' oscuri così, ma non voglio fare spoiler!) e scegliere per ognuno una canzone, non importa quale sia il criterio di associazione!
Mi piace molto questo compitino! Aggiungendo la colonna sonora a Freezer, è come se trasformassi il mio fumetto in un film, e la musica è una delle mie più grandi passioni, oltre al fumetto.
mina, la protagonista della storia:
Per descrivere Mina, la protagonista della storia, ho scelto una canzone di Lucio Battisti, "Emozioni", da un lato perché richiama il carattere emotivo e malinconico di Mina, il verso in cui il cantante canta: " ...e sdraiarsi felice sopra l'erba ad ascoltare, un sottile dispiacere" sembra scritto per lei, dall'altro lato, Battisti richiama subito alla mente Mina, la cantante da cui la protagonista ha preso il nome.

i genitori di mina e elvis, il fratellino pestifero:
Per i genitori di Mina, visto che li ho chiamati Robinson proprio in onore della canzone di Simon & Garfunkel, non posso che scegliere "Mrs Robinson"! Per quanto riguarda il fratellino, gli affido una canzone del suo odiato omonimo, "Hound dog" di Elvis Presley.

la nonna (oh, la nonna!):
Per la nonna ho scelto un gruppo musicale che mi ricorda i tempi in cui ero giovanissima e rock'n roll, e ancora non svenivo ai concerti, "Juicebox" cantata dai The Strokes. Ho scelto questa canzone per il verso: "Oh you’re cold. You're so cold." (Sei così fredda), capirete il motivo leggendo il libro.


il viaggio in camper:
Per il viaggio in camper quale canzone più azzeccata di "The passenger" di Iggy Pop? Ma per il momento della spinta al pulmino, mi sono immaginata come colonna sonora, una canzone apparentemente senza senso, il che la rende ancora più azzeccata, ovvero "Ça plane por moi" di Plastic Bertrand.


gli amori a distanza:
Per gli amori a distanza, la prima canzone che viene in mente è di Laura Pausini, ma devo rimanere fedele ai miei gusti musicali e quindi propongo "louie louie" nella versione dei The Kingsman, perché racconta la storia di un marinaio giamaicano che ritorna dalla sua amata.
il momento "thriller":
Ovviamente per il momento thriller ho scelto "Psycho killer" dei Talking heads, si commenta da sola.
bubu e la crescita di mina:
Per la transizione di Mina da bambina ad adolescente, ho scelto una canzone degli Urge Overkill, "Girl you'll be a woman soon" (Ragazza, Tu Diverrai Presto Una Donna).
kafka, il gatto suicida:
mi sono detta, quale band può rappresentare al meglio il male di vivere del gatto, Kafka? la risposta è stata, sicuramente i Joy Division, ho scelto come brano musicale, "Disorder".


grazie mille a veci! e per finire, ecco il riassuntone con tutti i post book blog tour di freezer:
I tappa ~ oh ma che ansia: introduzione al libro e ai personaggi e annuncio givaway
II tappa ~ il giro del mondo attraverso i libri: in viaggio on the road con freezer
III tappa ~ chibiistheway: videorecensione
IV tappa ~ she was in wonderland: intervista a veronica "veci" carratello
V tappa ~ a clacca piace leggere: la playlist musicale di freezer
VI tappa ~ la fenice book: l'artista all'opera - making of (lo trovate online tra un paio di giorni!)

regolamento per partecipare al giveaway:
- mettere mi piace alla pagina facebook di bao publishing;
- diventare lettori fissi/seguire i blog/vlog partecipanti;
- commentare tutte le tappe del book blog tour;
- compilare il form con i dati (per il giveaway);
- condividere il book blog tour sui social;
- tenere le dita incrociate!

lunedì 25 luglio 2016

cosa c'è nella mia wishlist (3)


fa un caldo tale che stare davanti al pc è impossibile.
camera mia, dove si trova il computer, dalle 14 alle 21 è un vero e proprio forno, c'è un caldo che fiacca, fa chiudere gli occhi e ammosciare le ginocchia, passo il tempo a mandare giù zucchero e acqua e ho la mente costantemente annebbiata. scrivere post sensati qui è sempre più difficile in questa situazione, senza contare che nel frattempo
a) dovrei passare la cristallina - che ancora non so neanche come si diluisce - sulla roba che ho fatto negli ultimi mesi, fare l'ultima infornata e finire tutto (per chi non lo sapesse, sì, ho iniziato a lavorare l'argilla),
b) fare le foto a tutti questi oggetti, che non sono pochi,
c) riprendere il negozio, sistemare tutti gli oggetti in vendita e cercare di pubblicizzarli, nel frattempo
d) devo finire editing e impaginazione di un testo di circa 140 pagine e solo all'idea mi sento male, e come se non bastasse
e) mi sono imbarcata in un progetto con mia cugina per realizzare dei quadretti con frasi tratte dalla bibbia (ebbene sì) che dovremmo vendere in una chiesa che frequenta lei. se tutto questo non fosse ancora abbastanza
f) sto aspettando anche che, dopo un lungo carteggio elettronico (si può chiamare così?), mi arrivi una risposta per un lavoro part time e, in tal caso, si aggiungerebbe anche questo a tutta la roba di cui sopra, e io sto cercando di capire come resistere a tutto.
per quanto ci sia un po' roba che ho letto in questi giorni (come trovo il tempo per leggere? fa troppo caldo per prendere sonno la notte e sto un sacco di tempo in bagno, per quanto poco romantico possa essere) e che aspetta una recensione, ma niente, non ce la faccio. scriverei solo idiozie su molte cose che invece meritano qualcosa di più.
quindi ho pensato di tornare a fare una lista dei miei motivi di rosicamento (per quello che riguarda libri e fumetti, in realtà c'è ne sono molti altri, primo fra tutti voglio un dannato telefono nuovo per poter giocare a pokemon-go senza dover aspettare che mi prestino un cellulare per giocare - cosa realmente accaduta) per prendere tempo e non lasciare morire il blog insieme a me. 
di buono c'è che sono riuscita a fare qualcosa di decente in questi giorni nonostante tutto, quindi dopodomani c'è il post su freezer del book blog tour di bao, non ve lo perdete eh!


dopo avevamo ragione noi sono entrata ancora più in fissa con i romanzi editi da eris, i miei oggetti del desiderio sono attualmente questi due, io non sono come voi e fate fuori il vostro capo: licenziatevi!, di cui vi consiglio questo estratto.


e sempre di eris c'è il celestiale bibendum. giusto per farvi venire voglia, fino all'undici agosto sul sito dell'editore tutto il catalogo sta in promozione al 25% di sconto.
e, se ve lo eravate persi, qualche tempo fa ho parlato anche de la repubblica del catch, sempre di de crécy.
io spero di riuscire a prendere almeno uno di questi tre titoli (così capite anche perché sto facendo tutti questi lavori in contemporanea)


ci sono poi questi due romanzi che ho beccato per caso in un giro in libreria, non ne so moltissimo, ma da quel poco che ho leggiucchiato mi ispirano da morire: l'incredibile viaggio di albert - l'ornitorinco che voleva conoscere il mondo ha un titolo che parla da sé, mentre la misteriosa scomparsa del piccione migratore ha un vecchietto asociale per protagonista e, ormai lo sapete, adoro i vecchietti asociali.


tutti i miei futuri sono con te è un libro di poesie avvistato in uno dei tanti giri alla feltrinelli, non conosco l'autore, non ho idea di come sia ma mi ispira veramente tanto. e poi ha una copertina davvero carina e la cosa non fa che accrescere la voglia di leggerlo.


ali di farfalla l'ho prenotato da una ragazza a inizio anno, adesso che è finalmente finito (o comunque manca poco all'uscita dell'ultimo volume, non so perché è da tanto che non passo in fumetteria) mi tocca aspettare veramente poco per potermelo finalmente sciroppare. e meno male, perché sono in astinenza da lettura compulsiva di serie shoujo puccio-adolescenziale.


in ultimo due titoli di prossima uscita, che inserisco qui perché non mi piace troppo fare post sul blog solo per comunicare annunci che trovate sparsi per tutta la rete.
però li voglio tantissimo e quindi: lovely complex two, volumino autoconclusivo che la planet pubblicherà a settembre, una raccolta di storie sui personaggi secondari della serie principale e su personaggi nuovi (no, non l'ho letto, ho preso le informazioni da bakaupdates) e poi shirley di kaoru mori (devo ancora recuperare emma, uffa!), annunciato, come era prevedibile, da j-pop in questi giorni e che - se ho capito bene - verrà pubblicato in un unico volume.

avete letto qualcuno di questi titoli? li avete in wishlist? me li consigliate? no? blablabla.

venerdì 22 luglio 2016

commenti randomici a letture randomiche (18)

e questa volta tocca ai fumetti! pochi e usciti già da un pezzo. ormai in fumetteria ci vado veramente di rado e prendo poca roba, e la cosa mi deprime da morire! però adoro tutte e quattro le serie di cui vi parlo oggi, quindi, tutto sommato, posso dire di essere contenta... vorrei solo riuscire a mettermi in pari con un po' di altra roba (sopratutto star comics... non lo faccio apposta, ma quei manga non li trovo quasi mai e sto indietro con un sacco di titoli!)
vi avviso che ci sono spoiler, ma ormai credo proprio che questi numeri li avete letti tutti...

nel quarto volume di romantica clock sembra si stia rallentando un po' il ritmo: l'attenzione è tutta focalizzata sui gemelli e sull'assurdo desiderio di akane di dimostrarsi per una volta superiore ad aoi ma in modo onesto, senza sotterfugi di sorta. così ha deciso di entrare alla stessa scuola che ha scelto suo fratello...
volumino carino ma senza grandi rivelazioni, quello che sembrava il nemico giurato di aoi si smoscia subito, per rivelarsi il tipico arrogantello buono dentro.
tanta gioia per l'episodio dedicato a milky ♥

densissimo di eventi invece l'undicesimo volumetto de il fiore millenario, che si avvicina alla conclusione (l'ultimo volume sarà il 14 o il 15, quindi se ancora non avete recuperato questa serie b e l l i s s i m a datevi da fare che non avete più scuse).
tan riesce nella sua rivolta contro il re e si rivela essere, in fin dei conti, qualcosa di meglio dello stupido superbo che aveva cercato di far credere. come ogni rivolta (tranne quelle organizzate ad hoc per rafforzare un potere in modo incostituzionale, ma queste cose succedono nel mondo reale, non nei fumetti), c'è un prezzo da pagare, e questa volta toccherà a ko, fratello maggiore di tan creduto morto e tornato per combattere contro il re, perdere la cosa più preziosa. lacrime e tristezza senza decenza.
a-ki e hakusei finalmente si ritrovano, gioia per chi li shippa tanto quanto me (sono una delle mie coppie preferite, spero che la cosa finisca bene e alla fine possano stare insieme) ma nessuna scena memorabile per il cuore delle fangirl. ma a quanto pare non c'è tempo per le melensaggini, ormai lo scontro con do-hi è imminente e a-ki è più determinata che mai. e io soffro tantissimo ad aspettare e aspettare e aspettare tra un volume e l'altro...

quarto volume anche per marmalade boy little, nel quale la storia di rikka e aoi, dopo un'impennata
fatta di tentativi di baci, dolci fatti a mano e l'immancabile appuntamento di natale, finisce, con lui che la pianta, sicuro che il loro amore non sia vero.
inutile che io esprima pareri su questa cosa, mi sembra così stupida che non ce la faccio neanche a pensarci. saku adesso non ha rivali, il suo amore per rikka è puro e indistruttibile. la poverina è parecchio confusa a proposito dei sentimenti che prova per saku - un amore esclusivamente fraterno, almeno fino a ora - e la consapevolezza dell'amore di lui... alla yoshizumi piacciono le adolescenze travagliate! uh, miki e yuu si sono finalmente sposati! evviva evviva!!! e a fine volumetto c'è anche uno speciale ambientato quando rikka e saku erano piccini e la storia di yuu e miki era cominciata da poco: un extra simpatico e piacevole.
dal prossimo numero mi auguro che tra i due fratelli si chiarisca un po' la situazione perché tutto questo sta mettendo più ansia a me che a rikka!

e l'ultima lettura in ambito manga è stata il quindicesimo volume di natsume degli spiriti, fumetto che continuo ad adorare episodio dopo episodio. è raro trovare qualcosa di tanto poetico, di così capace di portarti in un altro mondo, fatto di boschi e di campagna, una storia che ti immalinconisce e ti fa sperare che la gentilezza, l'amicizia, la lealtà possano esistere ancora.
natsume degli spiriti è il mio attimo di pace, mi rinfranca leggerlo, mi fa stare veramente bene. è uno dei migliori antistress di sempre, dovreste provare!
nella prima storia torna natori, che pare cominci a sospettare che natsume nasconda un segreto, e che si tratti anche di qualcosa di importante.
nella seconda storia un piccolissimo e tenerissimo yokai dall'aspetto simile a un fungo in kimono, cercherà di ottenere a tutti i costi un posto nel corteo di uno spirito di molto superiore a lui, che aveva conosciuto tempo addietro e che, nonostante le palesi differenze, aveva stretto amicizia con lui.
è incredibile come si possa raccontare di impegno, determinazione, lealtà e amicizia senza mai scadere nel banale. yuki midorikawa è davvero una poetessa.
l'ultima storia mi è piaciuta da morire, è concentrata tutta sulla figura della signora toko prima dell'arrivo di natsume e nei primi periodi di convivenza con il ragazzo. la signora toko ha un animo gentile, generoso e discreto, accoglie con gioia quel ragazzino strano, con un passato tanto sfortunato, e accetta le sue stranezze come qualcosa di speciale, senza averne timore.
è la persona perfetta, premurosa e mai impicciona, per natsume. è una figura che mi piace moltissimo e sono stata felice di leggere una storia così bella dedicata a lei.
apprendo con gioia che in patria la serie è arrivata al ventesimo volumetto ed è in corso: per quello che mi riguarda, posso continuare a leggere le avventure di natsume per sempre, non riuscirei a stancarmene mai!

mercoledì 20 luglio 2016

avevamo ragione noi

*attenzione. questo post riflette una chiara ed esplicita visione politica e sociale circa i fatti di genova di quindici anni fa, durante il purtroppo noto g8. chiedo fin da adesso che chiunque voglia commentare questo articolo, se non vuole limitarsi al libro avevamo ragione noi di domenico mungo, lo faccia, anche se magari la pensa in modo diverso dal mio, rispettando le vittime di quei giorni, e in ogni caso, le regole che trovate nel disclaimer del blog.*

20 luglio 2001 ~ 20 luglio 2016. sono passati quindici anni dalla morte di carlo giuliani, uno di quei tanti, tantissimi ragazzi che erano andati a manifestare i loro ideali contro i prepotenti del mondo nella genova in assetto di guerra del g8. quindici anni da quando di quei tanti ragazzi, uno non è più tornato, quindici anni da quando, nella civilissima italia, ragazzini, giornalisti, manifestanti sono diventati carne da macello.

tocca una premessa a questo libro, se vi scoccia potete saltarla tranquillamente, mi rendo conto che è un papirone, però sono cose che tengo a scrivere, anche perché è la prima volta che lo faccio.
nel luglio del 2001 avevo quattordici anni, era l'estate tra il quarto e il quinto ginnasio, di g8 a scuola se ne parlava parecchio, ne parlavano sopratutto i ragazzi più grandi, quelli del triennio, quelli dei collettivi, quelli che qualcosa in più di noi, che eravamo ancora un po' troppo bambini per capire per bene cosa voleva dire gi-otto. andare a genova a manifestare era fuor di discussione, non provai nemmeno a chiedere il permesso, mi metteva a disagio la sola idea di stare così lontana da casa insieme a gente che non conoscevo e che - bisogna ammetterlo - mi faceva sentire fuori luogo, troppo piccola per queste cose.
passai i giorni incollata alla tv, sbirciando i giornali che comprava mia madre e qualche altra rivista di informazione che acquistai in edicola, ai tempi in cui internet non avevo ancora idea di cosa diamine fosse. mi piacevano quei cortei di gente colorata, divertita, che camminava, cantava, urlava slogan, tutti insieme, tutti diversi, tutti uniti contro l'idea che otto persone, chiuse in un palazzo, potessero decidere le sorti del mondo, senza chiedere niente. mi faceva rabbia che si dovesse cancellare l'aspetto umano di una città (ve la ricordate la questione delle mutande appese?) per trasformarla in uno scenario di guerra.
era per me il periodo delle prime manifestazioni, pensavo che, anche se cambiava il numero dei partecipanti al corteo, non potevano cambiare le regole, che per me erano semplici e immutabili: partecipo perché voglio dire che la tal cosa non mi sta bene, dico che la tal cosa non mi sta bene partecipando a un corteo che canta slogan perché è un modo onesto e pacifico di esprimere la mia idea. la polizia ci assicura che nessun idiota possa infilarsi nel corteo a fare qualcosa di pericoloso. le cariche le facciamo perché sono divertenti, un po' pericolose, ok, puoi cadere, ma ci si tiene per mano mentre si corre, le facciamo contro la strada vuota e sotto gli occhi di chi guarda perché, a dirla tutta, è divertente anche da vedere.
questo era quello che conoscevo e non potevo credere che a genova sarebbe stato tanto diverso.
ai primi pestaggi, ai primi ragazzi con le facce spaccate, con gli occhi gonfi, le bocche piene di sangue, alle prime scene in cui gente in divisa, con i volti coperti e irriconoscibili, con gli anfibi rinforzati, massacrava di calci e manganellate ragazzini a terra che si facevano scudo con le braccia, arrivò il primo shock. cosa diamine stava succedendo lì? ero sconvolta ma sopratutto arrabbiata: non sono quelle le regole. se io cammino, canto e grido slogan, tu non puoi farmi del male. se io ho le mani alzate, tu non puoi picchiarmi. se io tiro un sasso, tu non puoi spararmi.
ma quella gente in divisa, quei tizi che massacravano i ragazzini, non erano quelli che ci dovevano difendere? proteggere? non erano quelli che dovevano assicurare che i manifestanti non venissero attaccati da quelli che volevano rovinare tutto? e perché quelli che invece sfasciavano, distruggevano, incendiavano, quelli non venivano nemmeno fermati? perché li stavano a guardare?
se c'è un momento in cui perdi l'innocenza dell'infanzia, la fiducia in quello che ti dicono sia il modo in cui le cose funzionano, per me sono stati i giorni di genova, mentre seguivo dalla tv quello che succedeva dall'altra parte del paese. fu quando un ragazzo mingherlino in canottiera alzò sulla testa un estintore vuoto e un carabiniere gli sparò in faccia, e poi un altro gli passò sopra con una camionetta che, miracolosamente, ora, dopo parecchio minuti, sembrava di nuovo riuscire a guidare. fu sopratutto quando, i primi minuti dopo l'assassinio di carlo, giornalisti e forze dell'ordine cominciarono a cercare di spalare merda: prima cercando di convincere che carlo era stato ucciso da un sasso (tirato evidentemente fa superman, visto che ha impattato sulla faccia di carlo come farebbe un proiettile), poi che carlo stava minacciando la vita di un carabiniere (con un estintore vuoto. e il carabiniere era dentro una camionetta. e il lunotto, per quanto il vetro fosse sfondato, era troppo piccolo per far passare l'estintore, anche se fosse stato tirato con la massima precisione. e la camionetta non era davvero bloccata, visto che dopo pochi minuti è riuscita a spostarsi. e non era nemmeno isolata, visto che a pochi metri era pieno di poliziotti che guardavano senza fare nulla. tutti i dettagli su quanto successo, e la ricostruzione fotografica di quello che è stato, li trovate qui ed è inutile ricordarvi che sono immagini forti, perché credo che sono ancora impresse nelle menti di tutti), e subito dopo che fosse un tossico, che fosse un delinquente, che venisse da chissà quale famiglia (tutte falsità, ovviamente, ma lo ripetiamo perché non fa mai male). fango e merda su un ragazzo assassinato e sfregiato da esseri che ancora, a distanza di quindici anni, non sono riuscita a definire, perché per quanti siano i modi abbia imparato per offendere qualcuno, ancora non basta.
l'orrore di quel venerdì pomeriggio non fu abbastanza per gli assassini di questo paese, i pestaggi iniziati i giorni prima continuano e con maggiore violenza, ormai non si contavano più le foto e le riprese di ragazzi e ragazze sanguinanti in mezzo alle strade. durante la notte, con la più assoluta e totale mancanza di dignità, di onore, di decenza, di rispetto, di umanità, le forze dell'ordine compirono la mattanza all'interno della scuola diaz. non ci sono documentazioni di quanto avvenuto ma le foto del dopo e le testimonianze bastano a immaginare l'orrore irragionevole avvenuto tra quelle mura.
in quel momento, tutto quello che hai imparato a scuola su questo paese, lo accartocci e lo butti nel cesso. i diritti, la costituzione, la democrazia, la repubblica... non esisteva più niente in quei giorni, e non è esistita più per tante, troppe volte. c'erano dei pazzi assassini violenti e furiosi, c'erano quelli che, impunemente, cantavano motivetti fascisti e pestano ragazzini con le magliette colorate e il sogno di un mondo più giusto per tutti.
il ricordo di quei giorni a genova mi ha ossessionata per anni, continua a farlo. rimangono la rabbia e la voglia di giustizia che non c'è mai pienamente stata. carlo e gli altri ragazzi sono stati troppo spesso dimenticati, la loro storia pian piano è stata seppellita sotto altri fatti di ingiustizia e violenza, eppure quei giorni non possono essere cancellati dalla nostra storia.

tutto questo per arrivare a parlare del romanzo di domenico mungo, uscito da pochissimo per eris edizioni, avevamo ragione noi, che è esattamente quello che ci voleva per ricordare e per chiedere giustizia, ancora una volta, ancora dopo quindici anni, i fatti di quei giorni.


andando a ritroso, dalla premiata macelleria diaz all'inizio festoso e colorato del primo corteo, quando nulla di quello che poi accadde poteva anche solo essere immaginato, domenico mungo da voce ai ragazzi che erano presenti nelle strade di genova, fa raccontare a loro stessi i fatti di quei giorni: un ragazzo che riprende con la telecamera le aggressioni fino a quando non riceve le prime manganellate anche lui, un'infermiera ancora sconvolta dopo anni per le ferite orribili che ha dovuto risanare, un poliziotto ultrà, il ragazzo con il casco color granata vicino a carlo in piazza alimonda.
ognuno ha la sua voce, il suo modo di esprimersi, i suoi ricordi, ma l'orrore e lo sgomento sono gli stessi per tutti. ogni capitolo è il frammento di un puzzle che ricomposto ci riporta a quindici anni fa.
un romanzo corale, crudo, sincero, spietato, veloce: non c'è spazio per le cronache, che conosciamo fin troppo bene ormai, il tempo è quello frenetico della fuga tra i lacrimogeni, quello confuso dei ricordi, quello spezzato dalle botte in testa.
dopo quei giorni nulla, per nessuno, sarebbe più stato lo stesso. sopratutto per chi genova l'ha vissuta: è una generazione che raccoglie i cocci dei propri sogni e cerca di ripulirli dal suo stesso sangue.
fatti a pezzi, picchiati, insultati, abusati, distrutti ma non vinti. gli sconfitti rimarranno sempre quelli nascosti dietro i caschi, e ancor di più, quelli nascosti dietro una scrivania, a urlare ordini via radio.

ad accompagnare i testi, le illustrazioni di paolo castaldi, dalla già evocativa copertina, dove le mani dipinte di bianco dei manifestanti pacifisti si stagliano su un cielo fumoso e rosso sangue, alle immagini all'interno, più fredde, in un bianco e nero pulito e a tratti angosciante: dalla schiera di poliziotti tutti uguali, con il volto distorto da ghigni grotteschi, al giovane costretto al muro della caserma di bolzaneto, con la schiena piagata pronta al prossimo colpo, fino alla scena - forse più rappresentativa dell'atmosfera delle strade intorno alla zona rossa - nella quale minuscoli manifestanti cercando di parare i colpi di giganteschi uomini in divisa.

un libro importantissimo, oggi e in qualsiasi altro giorno, da leggere per ricordare, per dar voce a chi in questi quindici anni non è ancora riuscito a ottenere giustizia.
e per ribadire, ancora una volta, che nessuna manganellata può fermare la speranza di un mondo migliore.