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mercoledì 20 marzo 2019

commenti randomici a letture randomiche (64)

ci si avvicina sempre più alla conclusione di paper girls, il prossimo volume - il sesto - sarà l'ultimo, ma intanto parliamo del quinto: questa serie è una roba p a z z e s c a!

(io ho cominciato a gridare da quando ho visto la copertina ma confido in una vostra maggiore sobrietà e autocontrollo).
mentre continuano i viaggi nel tempo, nel tentativo di tornare a casa, e mentre si trovano in un inquietante futuro, mac - che ha ricevuto già da un po' informazioni non troppo desiderabili sul suo futuro - e le altre si stanno interrogando su quali siano le possibilità che hanno, con questo viavai nel continuum temporale, di poter cambiare il loro destino.
(e figuriamoci se brian k. vaughan poteva regalarci una gioia. cioè una sì, ma sempre in mezzo a un sacco di roba che fa veramente male)
le cose si fanno sempre più complesse, le linee temporali sempre più intrecciate e la correlazione causa-effetto inizia a risentire anche lei dei viaggi temporali.

nel frattempo finalmente scopriamo anche qualcosa di più su wari (ve la ricordate? l'avevamo incontrata nella preistoria) e suo figlio, e sul loro ruolo - inizialmente insospettabile ma in realtà fondamentale - in tutta questa complessa vicenda oltre che nella stessa guerra tra anziani, la prima generazione venuta dopo l'invenzione dei viaggi nel tempo, convinti che il passato non possa essere cambiato, e teenagers, provenienti dal 71° secolo, con idee diametralmente opposte.

certo è che paper gilrs non è esattamente la serie più scorrevole e semplice che possiamo trovare in giro, mi è capitato più volte di dover dare un'occhiata ai volumi precedenti per riuscire a ricordare tutto, ma ne vale veramente la pena.
non vedo l'ora di avere tra le mani il sesto volume - sopratutto dopo il finale di questo che è davvero cattivo - e farmi una bella sessione di binge reading dal primo capitolo!

un po' meno entusiasmo per viaggio alla fine del mondo, di nishioka kyodai che, sì, ok, bello eh, ma non mi ha di certo fatto venire voglia di approfondire la conoscenza delle opere del duo (in realtà sotto lo pseudonimo di nishioka kyodai si celano i fratelli satoru e chiako nishioka).
quando uscì il bambino di dio mi aveva molto incuriosito lo stile grafico ma i commenti che avevo letto in giro mi avevano fatto cambiare idea, questo invece, che prometteva di essere meno crudo e più onirico, mi era sembrato da subito più sulle mie corde.

e in effetti per certi versi lo è stato.
la storia ha effettivamente la dimensione del sogno: il protagonista si sveglia una mattina, incapace di legarsi le scarpe, esce da casa come ogni giorno ma, preso quasi da sconforto e malinconia che gli fa perdere completamente la voglia di obbedire agli obblighi del tran tran quotidiano, decide di prendere una barca e partire. da qui in poi il distacco dalla realtà è completo e totale.
il viaggio lo porterà in una realtà che sfugge alla logica, alle leggi del tempo e dello spazio: prima su una nave pirata che si trasformerà, poco a poco, in una città galleggiante, una vera e propria civiltà, con le sue leggi e la sua economia dal quale il protagonista verrà infine escluso, trovandosi di nuovo fuori dal mondo. poi su un'isola i cui abitanti si nutrono della carne di insetti che hanno in tutto e per tutto l'aspetto di esseri umani, usanza le cui radici si perdono nelle tradizioni sulla nascita stessa dell'isola e del suo popolo. e poi ancora deserti e carovane, e altre città.
sono tante le tappe del viaggio, luoghi diversi, esotici e spaventosi: il tema del nutrimento è ossessivo e si declina nei suoi aspetti più violenti e primitivi, uccidere e mangiare è il leit motif di tutta la narrazione e l'oggettivizzazione delle creature-cibo è il vero risvolto horror - nella sua totale mancanza di empatia - disturbante e perenne della storia, l'esasperazione di quel sentirsi poco più di nulla - solo un impiegato come tanti, solo un pasto come tanti - che spinge all'inizio il protagonista a partire.

certo, è impossibile non riconoscere che si tratta di un volume molto interessante, con una storia ben articolata e un messaggio assolutamente non banale, ma personalmente l'ho trovato anche troppo pesante, eccessivamente disturbante (non tanto nelle scene ma proprio nel messaggio, ammetto che mi ha messo ansia). credo che ci penserò due volte - e mi informerò di più, anche a rischio di spoilerarmi qualcosa - qualora dovessero essere pubblicate altre opere di questi autori prima di leggere altro.

della collana showcase invece mi è piaciuto tantissimo l'isola errante - del quale per il momento ho letto solo il primo volume e non vedo l'ora di prendere il secondo - e un buon 50% è merito di endeavour, il micione bianco e nero che accompagna la nostra protagonista (e non è semplice catgirlismo, molte scene sono splendide proprio grazie a lui).
lei è mikura amelia socia fondatrice, insieme al nonno, di una piccola impresa di consegne. con il suo velivolo, mikura si occupa della corrispondenza tra le piccole isole dell'arcipelago in cui vive.
la sua vita quotidiana viene però stravolta quando, poco dopo la morte del nonno, trova su uno dei pacchi che deve consegnare un indirizzo misterioso, un'isola non meglio identificata, che non è segnata dalle mappe e che né il nonno né lei in tutti i suoi voli non hanno mai visto: electriciteit.
all'isola misteriosa - che i vecchi del posto descrivono come capace di spostarsi nel mare - mikura dedica per mesi tutte le sue energie: è sicura che il nonno e un suo ex professore la stavano cercando già da prima che lei ne scoprisse l'esistenza, e che se riuscirà a risolvere il mistero e a trovarla, sarà anche in grado di riuscire a dare le risposte alle domande che si porta dentro da anni.

graficamente grandioso, alcune pagine sarebbero da incorniciare e appendere, appassionante e - contrariamente a quanto mi ero aspettata dalla copertina - per nulla scontato o banale.
non vedo l'ora di continuare la lettura (solo per un altro numero però, la serie in patria non è ancora terminata ma è attualmente ferma al secondo volume).

lunedì 15 gennaio 2018

commenti randomici a letture randomiche (50)

ed eccoci di nuovo pronti a un altro carico di randomicità! un sacco di robe fichissime (e una un po'... meh) che non dovete assolutamente perdervi!

so che tsubaki-cho lonely planet non sta piacendo a troppa gente, anche se francamente non riesco a capirne il motivo, sopratutto dopo aver letto il quinto volume. dopo il viaggio a kyoto e i dispetti di kaneishi - che ha ovviamente capito tutto subito su come vanno davvero le cose tra i due piccioncini - akatsuki comincia a comportarsi in maniera sempre più strana con fumi, esattamente come farebbe un ragazzino timido e impacciato che non vuole far capire alla persona che gli piace che è un po' cotto.
fumi continua nel suo intento di non svelargli i suoi sentimenti, sicura che non saranno ricambiati, ma una sera, durante un giro tra le bancarelle di una festa e sotto ai fuochi d'artificio, non riesce a tenere più la bocca chiusa e confessa i suoi sentimenti ad akatsuki, che risponde con la prontezza di un comodino. a salvare la situazione arriva - stile deus ex machina - la sua amica yo, che capito l'imbarazzo dell'amica, la invita a casa sua per qualche giorno.
e noi possiamo finalmente curiosare un po' nel passato del maestro akatsuki, scoprendo che fin da ragazzo era impacciato, timido e incapace con le ragazze, e che sono state parecchie quelle che come fumi si sono prese una cotta per lui. insomma, akatsuki è sempre stato negato con le ragazze, ogni volta che provava ad iniziare una relazione, quella finiva inevitabilmente male, e quando si è accorto che fumi si è innamorata di lui, ha scelto inizialmente di evitare l'ennesimo fallimento.
ma qualcosa è finalmente cambiato in lui e finalmente... (no, davvero, all'ultima pagina io mi sono quasi messa a gridare!)

cambiando genere, mi sono decisa finalmente a leggere nomen omen ~ total eclipse of the heart, avevo letto troppi commenti positivi in giro per continuare a farmi infastidire dall'orribile verde neon della copertina.
e, fidatevi, ho fatto davvero benissimo!
protagonista della vicenda è becky kumar, newyorkese neo-ventunenne con un meraviglioso taglio di capelli, nerd e affetta da acromatopsia - cioè non riesce assolutamente a percepire i colori, cosa che solo all'inizio sembrerà una fuffata inutile, ma poi avrà il suo meraviglioso senso - reduce da poco da un incidente stradale in cui è morto il suo migliore amico.
la storia comincia proprio il giorno del suo ventunesimo compleanno in occasione del quale, per cercare di tirarla un po' su di morale, le sue due mamme (apprezzatissima l'idea di farci vedere una famiglia così affiata, alla faccia di chi continua a non accettare l'idea di coppie omosessuali con figli) e i suoi amici le organizzano una festa.
niente di eccezionale, se non fosse che proprio in quest'occasione la vita di becky cambia completamente.
visioni, sicuramente, tutto è troppo assurdo per essere vero: un essere gigantesco, in qualche modo umanoide, le strappa letteralmente il cuore dal petto.
beh, non troppo letteralmente, visto che dopo poco si risveglia, stordita e confusa, ma viva. no?
anche i suoi amici hanno visto qualcosa di strano, uno scontro spaventoso tra ragazzi in apparenza umani ma capaci di cose decisamente fuori dal comune.
cosa sta succedendo?
questa è una fiaba, signorina kumar, non c'è spazio per ospedali, genitori e polizia, ci sei solo tu, che cerchi di salvarti da sola perché non puoi fidarti di nessuno. lo capirai molto presto.
il giorno dopo tutto sembra come al solito, ma ci vorrà poco di scoprire che un equilibrio nascosto ma fondamentale è stato spezzato e che lei, viva ma davvero senza più il suo cuore, ha in realtà un potere enorme che la rende una delle streghe più potenti che si ricordino.
il velo tra questo mondo e quello si è squarciato e ora a becky toccherà muoversi da una parte all'altra della realtà per salvare se stessa.
e e e... niente altri spoiler, ma bisogna dire effettivamente jacopo camagni e marco b. bucci hanno davvero fatto un lavoro pazzesco, che al di là degli strilloni pubblicistici è una vera rivoluzione nel fantasy nostrano a fumetti: un urban fantasy ben orchestrato con una protagonista che piace e convince dalla prima pagina, un mondo complesso e funzionante in cui far muovere i personaggi, a cui si accompagnano non solo dei disegni tremendamente affascinanti, ma uno stile di colorazione che, accordandosi con la strana patologia di becky, ricrea un effetto unico, tra bianco/nero e colori, tra tavole estremamente grafiche e sequenze più pittoriche.
vabbè, fidatevi, non perdetevelo assolutamente!

un po' (molto) meno entusiasmo per il nuovo monster allergy. a parte che continuo a detestare l'idea di questo formato cartonato che, in pratica, ha le stesse pagine dei volumini della vecchia serie, solo che costa tipo sette volte tanto. ah, e mancano le rubriche.
ah, è la mia copia aveva le pagine ancora incollate, ho dovuto staccarle io. niente di grave, ma per quasi quindici euro almeno separare i fogli...
poi ammetto che non riesco assolutamente ad apprezzare zick ed elena così cresciuti. non sono di base contro i sequel, anzi, ma mi sembra che questo nuovo monster allergy sia molto poco monster allergy, sottotono rispetto alla vecchia serie.
paradossalmente, mi sembra che i toni siano più infantili adesso che nei primi volumi, come se la crescita dei personaggi sia stata esclusivamente fisica, anzi, come se avessero perso quelle caratteristiche per cui ci piacevano tanto: zick sembra un ragazzetto scemo e irresponsabile e elena ha perso la sua aria cazzuta di bambina fuori dagli schemi.
insomma, sono diventati due tipi qualsiasi, solo capaci di vedere i mostri. ma monster allergy non era questo. sigh.
ma nonostante tutto, continuo a provarci, anche con aspettative pari a zero, spinta più dall'affetto che nutro tutt'ora per quello che era m.a. che di scoprire qualcosa di nuovo.
ne la valle dei bombi elena e zick, oltre a scoprire per la prima volta la valle del titolo, quella in cui nascono - e rinascono - i bombi, creature che - bava a parte - farebbero tenerezza a qualsiasi cuore di marmo del mondo. la valle dei bombi è un posto quasi incantato, paradisiaco, di colori tenui e ingenua bontà. eppure, nonostante l'atmosfera zuccherosa, il perfido sinistro (quasi) riesce - e qui bisogna ammettere che non me l'aspettavo - nel modo più improbabile a mettere a segno uno dei piani più crudeli di sempre che - meno a sorpresa - zick ed elena riescono a sventare.
la minaccia rimane, aleggia sul prossimo volume ma, ripeto, il massimo che è riuscita a tirarmi fuori è stato uno sbadiglio un po' meno pesante degli altri.
peccato che stia andando così (e no, non è che sono io che sono invecchiata e non mi emoziono più, i vecchi numeri continuo a trovarli sempre strepitosi, mi auguro che prima o poi si riesca a tornare a quei livelli)

fantastico come sempre invece il nuovo volume di lumberjanes serie che - scusate se mi ripeto sempre sulle stesse cose - continuo a considerare tra le migliori che sto seguendo.
la squadra delle nostre tipe toste è impegnatissima a superare la prova per ottenere un nuovo distintivo, il non ti s-cordar di me, è chi meglio del capogruppo capitan karen, vero lupo di mare (non avete idea quanto lo sia!) può aiutarle?
ma karen ha un problema, uno di quei problemi che nel campo delle lumberjanes ti sbattono in faccia una realtà fatta di creature leggendarie e magiche.
un gruppo di selkie ha rubato la sua barca per vendicarsi del furto della pelle di una di loro, che non riesce più a tornare alla loro forma originaria (le selkie sono un tipo di metamorfo, appaiono come delle foche, ma possono diventare umane togliendosi la loro pelle. ovviamente, per il processo inverso, hanno bisogno di indossarla di nuovo), ma karen sostiene il contrario, e nonostante la barca non sia poi tanto lontana dalla costa, è impossibile raggiungerla per via dei terribili mulinelli che le selkie - ma loro sostengono di no - hanno creato.
insomma, un bel pasticcio e chi meglio di un gruppo di amiche superaffiatate e abituate a ogni sorta di magica stranezza può risolvere il problema?
tra creature che cambiano aspetto, portali magici, dimensioni parallele, barche fuori controllo, fraintendimenti, tempeste e idee tremendamente pericolose (del tipo bambini non fatelo a casa) jo, april, mal, molly e ripley vivranno un'avventura indimenticabile fatta di scelte coraggiose e - ovviamente - amicizia al massimo!

stratosferico anche il terzo volume di paper girls, che vede le quattro ragazze addette alla consegna dei giornali catapultate in un non meglio precisato passato preistorico.
riescono finalmente a ritrovare kj ma devono affrontare l'ennesimo, imprevedibile nemico: tre uomini giganteschi, orribili e crudeli, tre padri di un unico bimbo a cui stanno dando la caccia.
e nonostante non siano le sole a spostarsi nel tempo, i guai non sono ancora finiti e non è ancora arrivato il tempo delle risposte.
né sui viaggi temporali, né su quello che il futuro le riserva, quel futuro che ha svelato a mac che non ne ha molto davanti a sé e quello che ha mostrato a kj immagini che non riesce a spiegarsi, e che la rendono più inquieta persino delle nuove, inaspettate trasformazioni del suo corpo.

questo terzo volume è pieno zeppo di azione e violenza ma anche di quel sentimento di solidarietà che spinge sei donne provenienti da mondi - e tempi - lontanissimi tra loro a salvarsi a vicenda, in barba a qualsiasi legge fisica ci si possa raccomandare di non infrangere. e ancora una volta, il finale ci regala mesi (speriamo pochi!) di hype in attesa di un nuovo volume, e magari, di qualche spiegazione in più.

lunedì 29 agosto 2016

paper girls 1

sembrerebbe essere il momento revival anni '80 (sì, ok, giuro che guarderò anche io stranger things), e tutto questo proliferare di opere a tema mi fa rimpiangere di essere nata solo nella seconda metà degli anni ottanta e di non aver memoria di molte cose famose dell'epoca, sopratutto buona parte dei film che citate come pietra miliare dell'infanzia (scusate eh, ma la mia infanzia è stata sopratutto negli anni novanta, non posso ricordare la roba uscita quando avevo meno di tre anni! non ricordo quasi neanche quello che ho visto ieri!) che, anche questi, sono in lista recupero.
dicevo, sembrerebbe essere il momento revival anni '80 e paper girls si inserisce pienamente tra i titoli da tenere d'occhio al momento perché, revival o meno, si tratta di uno di quei fumetti da avere assolutamente - e non solo per assecondare la moda del momento - quelli che una volta iniziati a leggerli non vuoi più staccarti fino a che non finisci.
io mi ero presa una cotta già all'annuncio da parte di bao publishing, ma dopo le prime tavole è diventato amore totale.


siamo nel 1988, notte di halloween.
erin, dopo uno strano sogno, esce da casa sulla sua bicicletta per svolgere il suo lavoro di consegna a domicilio dei giornali - da qui il titolo paper girls - durante il quale si imbatte nelle colleghe, e coetanee, mac, tiffany e kj.
le ragazze protagoniste della storia sono tutte giovanissime, hanno dodici anni, stanno varcando la tragica soglia dell'adolescenza, eppure, nonostante si tratti di poco più che bambine, sembrano già da principio molto più adulte e mature di quanto non ci si aspetti dalla loro età, ragione per cui - e plausibilmente a causa del fatto che - paper girls parla di adolescenti ma è decisamente destinato a un pubblico adulto (giuro che a una precisa vignetta sono davvero saltata in aria dalla paura. una sola, ma me la stavo facendo addosso, e in ogni caso non è il tipo di fumetto che vorrei aver letto a dodici anni)

le quattro decidono di dividersi in due gruppi per finire prima il lavoro, ma dopo aver incontrato dei tizi vestiti in modo strano che parlano in modo ancora più strano (decisamente troppo strani persino per halloween), si ritrovano bruscamente coinvolte in una storia che abbandona immediatamente il timbro iniziale per trasformarsi in un'avventura in cui azione, mistero e fantascienza si intrecciano.
e della quale, ovviamente, non intendo spoilerarvi nulla, anche perché è tutto tanto imprevedibile che sarebbe davvero un immenso peccato rovinarvi la sorpresa!


partendo quindi dalla classica atmosfera di racconto di formazione, paper girls attinge a piene mani dall'immaginario fantascientifico-horror-d'avventura di circa trent'anni fa, rendendo al meglio le atmosfere di quegli anni non solo grazie alle citazioni palesi sparse per tutta l'opera (di certo molti di voi saranno più bravi di me a trovarle), e a quegli elementi diventati quasi iconografici (i walkie talkie, le biciclette, i primi aggeggi tecnologici, i ninja, la musica rock, i viaggi nel tempo, gli alieni, i mostri, i tagli di capelli orrendi, eccetera)  ma anche per via dello stile dei disegni e sopratutto dei colori ultrasaturi che richiamano fortissimamente l'estetica di quel periodo.


questo primo volume è in realtà un incipit di una storia che promette ancora tantissime emozioni e sorprese imprevedibili, un inizio che si concentra sopratutto sui personaggi (serve dirlo che adoro mac?) e che ci fa arrivare proprio all'inizio della vicenda vera e propria, lasciandoci spaesati, confusi e carichi di adrenalina esattamente come le quattro protagoniste, ingarbugliati in un mistero che sembra nascondersi dietro una simbologia che collega la religione alla tecnologia e il passato al futuro...
ed esattamente come le quattro ragazze, a fine lettura rimaniamo desiderosi di proseguire in questa incredibile vicenda.


il primo volume, pubblicato da pochi giorni da bao publishing, raccoglie i primi cinque episodi della serie, mentre in america sono usciti già abbastanza volumetti per poter pubblicare un secondo cartonato (tutti i dettagli li potete trovare qui), ragion per cui è lecito sperare che non ci voglia troppo tempo prima di poter continuare a leggere questa serie.
intanto, io vi consiglio assolutamente di recuperare il primo volume, magari approfittando dei saldi bao publishing dal 29 agosto al 25 settembre (non avete proprio scuse).