giovedì 9 febbraio 2012

il libro dell'estate di tove jansson

il libro dell'estate è un libro strano. non racconta una storia ma tante storie e queste storie sono storie di ogni giorno, storie di una nonna, una nipote e un'isola sperduta a nord, l'ultima dell'arcipelago finlandese.
eppure, anche se non succede niente, ogni giorno c'è qualcosa da raccontare, in questa strana estate dove i giorni passano uno uguale all'altro, senza eventi meritevoli di essere ricordati: le visite al bosco fantasma che la nonna riempie di strani animaletti intagliati nel legno e di ossa trovate vicino al mare, le nuotate nell'acqua fredda e le passeggiate in un paesaggio selvaggio e familiare.
la nonna e sofia vivono un giorno dopo l'altro, parlano di tante cose, ognuna saggia a suo modo, vecchiaia e giovinezza messe a confronto senza generazioni intermediarie, il padre di sofia è solo un personaggio sullo sfondo, appena accennato nei discorsi tra le due. giocano sull'isola inventando ogni volta mondi nuovi, città e società segrete, una scopre quello che l'altra sapeva già.
alcuni episodi in particolare mi hanno toccato come quando sofia riceve la visita di una sua amica, una bambina tanto graziosa quanto pronta ad avere paura di qualsiasi cosa. l'isola, tanto ovvia per chi vi abita e la vive ogni giorno, appare terribile agli occhi dell'amica di sofia, che la bambina smette di amare quando comincia a non capire il perché della sua agitazione. solo la nonna sa cosa sta succedendo a quella bambina, troppo piccola per capirlo lei stessa.
un'isola può essere un posto tremendo per chi l'avvicina dall'esterno - pensa la nonna -. tutto è già stabilito, ognuno ha il suo spazio, e lo conserva in modo ostinato, tranquillo, autosufficiente. all'interno dei loro confini, tutto funziona secondo rituali resi duri come pietre dalle ripetizioni, e al tempo stesso vagabondano attraverso le giornate in maniera così capricciosa e fortuita come se il mondo terminasse all'orizzonte.
bellissime le chiacchiere sul paradiso (dove di sicuro non ci sono formiche) e l'inferno (che la nonna sostiene non esista, dopo la vita non ha senso essere puniti, serve piuttosto di essere consolati) e la storia del gatto mappe, che sconvolge sofia portandole uccellini sanguinanti come trofei ma che in fondo non è che un gatto e i gatti sono così, e anche se non è affettuoso sofia non può non volergli bene.
che cosa strana è l'amore, disse sofia. più si ama l'altro e meno l'altro ti ama.

è assolutamente vero, osservò la nonna. e allora che si può fare?
si continua ad amare, disse sofia minacciosamente. si ama sempre peggio.

lo stile e semplice, nulla è superfluo e nulla è assente. l'isola viene descritta nei suoi paesaggi e nella sua anima, fino a renderla familiare eppure sempre sconosciuta, come un mondo misterioso avvolto dalla nebbia.ogni capitolo è un'avventura, a volte racconta di un lungo periodo, altre volte dura qualche ora. il rapporto tra nonna e nipote nasconde una tenerezza monda di melensaggini, un affetto sincero che non deve spiegarsi a nessuno, esiste e basta, come la natura attorno a loro, né buona né crudele, imparziale nelle sue regole.
tra le tempeste e le giornate di sole, tra il mare e il bosco, i discorsi di sofia e della nonna su tanti argomenti sono a volte delle vere e proprie stilettate nella coscienza, altre volte fanno sorridere, alcune frasi pungolano il lettore fino a che si rimpiange di non poterle conoscere queste due, sicuro però che non si dimenticheranno tanto facilmente.
menzione a parte merita il capitolo geniale sulle dissertazioni di sofia sui vermi e gli altri ripugnanti animaletti, semplicemente stupendo.

6 commenti:

  1. Favoloso, ora m'accattu subito...no seriamente, mi hai fatto venir voglia di prenderlo! Messo in wishlist su amazon in attesa di poterlo prendere XD

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  2. fai benissimo, è un bel libro. ha delle parti geniali, sopratutto la seconda metà ingrana davvero bene, i capitoli finali sono stupendi.

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  3. Che bello! Mi sembra di aver capito che abbia atmosfere sognanti, un po' sospese...simili ad alcuni libri di Banana Yoshimoto o sbaglio? complimenti per la recensione, da quando leggo il tuo blog la mia wishlist sta aumentando notevolmente!

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    1. ah no no, per fortuna con banana yoshimoto c'entra poco e niente, anzi direi proprio nulla!
      le situazioni in cui si trovano sofia e la nonna sono molto quotidiane, per esempio stanno sulla spiaggia a parlare del mare o degli uccelli che passano a stormi sopra di loro, oppure delle piante che il padre di sofia pianta vicino casa o ancora degli ospiti che ogni tanto vengono loro a fare visita, non c'è nulla di nebuloso insomma. a me è piaciuto per questo, non c'è nessunissima intenzione di nascondere gli eventi comuni di ogni giornata, dal problema della nonna a scendere le scale per via del dolore alle gambe, alla reazione di sofia davanti agli uccellini morti che le regala il gatto.
      bellissimo ma nulla proprio a che vedere con i romanzi della yoshimoto (che io personalmente non amo).

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  4. Questo voglio leggerlo assolutamente **
    Solo per l'ambientazione (io amo il nord europa alla follia) so già che mi piacerà...

    E riconfermo la mia impressione, il tuo blog è pericoloso per il mio portafogli °_°

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    1. in effetti l'ambientazione è affascinante, vivendo in una piccola isola, molto spesso parlano di quello che le circonda e di come loro vivono in quest'ambiente abbastanza selvaggio.
      il libro è stato scritto negli anni '70, ma la nonna di sofia dice di essere nata alla fine del 1800, quindi in effetti il romanzo è ambientato nella prima metà del '900, senza nessuna diavoleria elettronica di sorta, la loro vita si basa esclusivamente sulla loro conoscenza della vita dell'isola, delle piante, degli animali, del mare e dei venti. non è un trattato naturalistico di certo, e meno male perché sarebbe stato noioso, ma da una buona idea di come si poteva vivere in un posto come quello. però tutti i racconti sono ambientati in estate, se cerchi paesaggi innevati non ce ne sono. ma è pieno di tempeste (per le quali bisogna ringraziare dio e sofia XD quando lo leggerai capirai, io ho riso un sacco!)

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