lunedì 11 luglio 2022

1984

la psicopolizia mi troverà. verranno a prendermi di notte e sparirò come tanti altri. sarò cancellato, vaporizzato... la mia stessa esistenza verrà negata. mi fucileranno.
fa lo stesso.
abbasso il grande fratello.


mettersi alla prova con un capolavoro come 1984 di george orwell non è certo un'impresa facile, eppure jean-christophe derrien e rémi torregrossa sono riusciti perfettamente nell'intento.

1984 - il cui titolo provvisorio fu l'ultimo uomo in europa, espressione poi ripresa in uno dei passaggi più salienti della narrazione - è uno dei romanzi distopici più conosciuti e citati al mondo, ma se qualcuno dovesse ancora essere convinto che il grande fratello sia solo un programma di pessimo gusto, ecco la trama a grandi linee:
winston smith vive a londra e lavora per il partito nel dipartimento archivi del ministero della verità. il suo compito è cancellare e alterare qualsiasi documento del passato per far sì che corrisponda al presente. è il 1984 - forse - quando winston inizia a tenere un diario in cui appunta i suoi pensieri e in cui sfoga il suo odio per il grande fratello, il cui sguardo onnipresente e onnisciente controlla e conosce tutto.


il mondo di winston ha conosciuto la guerra nucleare ed è adesso diviso in tre giganteschi superstati: oceania, eurasia e estasia. il governo del suo paese, l'oceania, è controllato dal grande fratello, entità quasi mitologica che governa ogni cosa: ogni azione, ogni pensiero, ogni ricordo, persino ogni sentimento. i tre superstati sono perennemente in guerra - la propaganda a volte sostiene che l'oceania è sempre stata alleata dell'eurasia e in guerra con l'estasia, a volte il contrario - e questo richiede ovviamente sacrifici alla popolazione che non è semplicemente costretta a una vita di stenti e privazioni, ma deve anche attenersi a una precisa ortodossia che prevede un totale asservimento al partito nelle azioni come nei pensieri: basta pochissimo a tradirsi, una strana espressione del volto, una parola sbagliata pronunciata nel sonno o detta con leggerezza mentre si parla con qualcuno possono essere indice di uno psicoreato (un crimine commesso con il pensiero, non con le parole o con le azioni, e quindi incontrollabile molto spesso da chi lo compie ma mai dal grande fratello), punibile con la morte.
consapevole che la sua esistenza è appesa a un filo sottilissimo e che il solo mettere silenziosamente in dubbio quando proclamato dalla propaganda ufficiale lo porterà presto alla morte, winston abbandona pian piano tutte le precauzioni che metteva in atto per cercare di passare inosservato, preso dall'urgenza - e dalla consapevolezza che questo sia possibile - di trovare una via di fuga da questa esistenza inumana.
affascinato da una giovane donna della lega antisesso (ovviamente, amore e attrazione sono proibiti da grande fratello, è accettato solo il matrimonio solo a fini procreativi finché la scienza non troverà modi alternativi per generare nuove vite) per la quale prova all'inizio sentimenti contrastanti, e convinto che uno dei suoi superiori faccia in realtà parte di una confraternita che mira a rovesciare il potere, winston vive un breve periodo in cui rinnega il grande fratello e tutto ciò che il governo gli impone.
pensa liberamente, ama liberamente, vive liberamente.
almeno, fin quando il partito gli consentirà di farlo.


l'opera di derrien e torregrossa è molto fedele e rispettosa dell'originale, la trama è sì snellita ma non è stato eliminato nulla di fondamentale e in generale un po' dell'atmosfera si perde più che altro per la velocità di lettura consentita dal mezzo fumetto, decisamente maggiore di quella che permette il romanzo.
lo stile dei disegni, realistico e attento ai dettagli, è perfetto per rendere al meglio il contesto in cui si svolge la vicenda: le tavole in bianco e nero ricordano le atmosfere cupe e desaturate del film nineteen eighty-four (in italiano orwell 1984) di michael radford (anche questo, ottimo adattamento del romanzo, vi consiglio di recuperarlo) e aiutano a rendere quel senso di disperata oppressione in cui nulla è lasciato libero di esistere al di fuori della volontà del grande fratello e del partito.

una scena del film nineteen eighty-four

tra le pagine si affastellano i corpi dei membri del partito, corpi controllati e ammaestrati a eseguire nulla di più che i compiti che il partito chiede loro, incasellati in uffici piccoli come cubicoli e incastrati uno accanto all'altro come celle di un alveare o nei lunghi tavoli delle mense, tutti con gli stessi vestiti, con la stessa folle devozione al grande fratello negli occhi, tutti circospetti e pronti a denunciare chiunque al minimo segno di allontanamento dall'ortodossia.
fuori, ai margini della società e della concezione stessa di essere umani, i prolet vivono nella miseria più totale, abbrutiti dalle malattia e dalla povertà, tenuti buoni da intrattenimento di infima categoria e considerati poco più che bestie. sono loro, dice winston, gli unici che potrebbero unirsi e rovesciare questo governo assurdo, ma sono privi della capacità di pensare, di organizzarsi, di reagire. semplicemente, sopravvivono.


l'unica fuga possibile da tutto questo squallore angosciante è julia: dietro il suo aspetto di fedelissima del partito e membro della lega antisesso - motivo per cui winston inizialmente la odia - julia è una ribelle che si è riappropriata del suo corpo e della libertà di usarlo per amare chi vuole, contro le severe regole di castità volute dal partito.
seduce winston con un bigliettino e una fuga tra le campagne fuori dal centro abitato, un angolo di sterpaglie senza controlli dove la monocromia lascia spazio ai primi tenui, timidi colori.
insieme a lei, winston riscopre la sua parte più umana: pensa, ama, sceglie. si riappropria dello spazio che il regime del grande fratello ha tolto a lui e a ogni altro essere umano, ma commette l'enorme errore di credere di poter sfuggire al controllo e al giudizio del partito: nulla è davvero esente dallo sguardo del grande fratello che costantemente guarda e ascolta e sembra quasi poter leggere i pensieri di chiunque.

(si tratta di una storia pubblicata nel 1948, quindi non so quanto possa essere sensato questo alert, ma comunque: spoiler sul finale)
proprio quando lui e julia sono certi di poter prendere parte alla rivoluzione, ecco che gli artigli del partito si chiudono su di loro, separandoli e portandoli nel ministero dell'amore, luogo di torture e condizionamento mentale da cui winston uscirà - dopo aver tradito julia e aver scoperto che non esiste alcuna ribellione, i nemici del partito e la loro propaganda, tutto è opera del partito stesso - annientato nel corpo e nello spirito e finalmente capace di amare totalmente il grande fratello.
il finale del fumetto è più fedele a quello del libro di quanto non lo sia quello del film: come nel romanzo, il sorriso di sincera felicità di winston è la campana a lutto che segna la morte dell'ultimo uomo d'europa.

1984 è quindi un'ottima trasposizione dell'opera originale (che resta comunque un capolavoro irraggiungibile e di cui il fumetto restituisce solo in parte il senso di ansia e oppressione) consigliatissima sia ai fan del romanzo di orwell sia a chi non l'ha mai letto e vuole averne un assaggio. 

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