venerdì 11 dicembre 2020

scoop!


è uscito in edicola un paio di giorni fa ma se siete fortunati dovreste ancora riuscire a recuperarlo e vi consiglio vivamente di farlo perché scoop!, speciale di internazionale dedicato al reportage a fumetti vale proprio la pena di essere letto, sia per il valore meramente artistico (passatemi il termine) dei fumetti che contiene sia per le tematiche e il modo in cui sono state affrontate.
  • 61chi (taiwan) isole nell'oceano: una storia che parte da notizie di cronaca di qualche anno fa che denuncia le condizioni di lavoro terribili dei pescatori stranieri sulle navi taiwanesi, l'estrema povertà delle famiglie alle loro spalle che li costringe a sopportare condizioni disumane sulle navi e come di tutta questa sofferenza arrivi pochissimo, anzi praticamente nulla sulle tavole dei ristoranti in cui il frutto di tanta fatica e dolore finisce magari nella spazzatura senza troppi rimpianti.
  • seth tobocman (stati uniti) le statue da buttare giù: ricordiamo tutti benissimo come le proteste che hanno seguito la morte di george floyd e di tanti altri cittadini afroamericani abbiano coinvolto anche la questione dell'abbattimento di quelle statue che rappresentano i simboli stessi della dominazione coloniale, dello sfruttamento, del dominio e del razzismo, con tutto il discorso - stupidamente retorico - che ne è seguito, tutta quella ridicola fuffa sulla presunta sacralità dell'arte che poco altro era se non la volontà di non voler riconoscere pienamente, anche dopo secoli, la realtà e l'eredità del passato coloniale in america come nel resto del mondo. oltretutto, è sembrato che tutto questo sia successo per la prima volta nella storia dell'umanità: suvvia, la damnatio memoriae l'hanno inventata un bel po' di tempo fa, statue e monumenti dedicati a personaggi negativi sono sempre stati distrutti e una statua di un pezzo di merda, bella e ben fatta per quanto sia, resta pur sempre la statua di un pezzo di merda. tobocman racconta la storia del monumento di silent sam nel campus dell'università del north carolina, uno dei tanti simboli della supremazia bianca sui neri in america e di come, dagli anni '60 fino al 2018 - anno in cui è stato definitivamente tirato giù - sia stato al centro di numerosissime polemiche. giusto per ricordare che l'arte non è una cosa sacra ma totalmente umana e il miglior lavoro che può fare è quello di esprimere il meglio dell'umanità, se ne raffigura gli aspetti peggiori, allora è meglio buttarla giù e costruire qualche statua nuova.
  • olivier kugler, andrew humphreys (regno unito) la resistenza del fish and chips: partendo da un locale di fish and chips, i due autori raccontano la gentrificazione di un quartiere, la perdita delle connessioni sociali all'interno di un territorio distrutte dalla speculazione e dalla sempre più pressante volontà di trasformare le realtà in spazi in cui limitarsi a consumare.
  • barbara yelin (germania) in fuga: personalmente l'ho trovato il racconto più toccante ed emozionante dell'intera raccolta. la storia è quella di kidane, un ragazzo eritreo che vive da qualche anno in svizzera e che improvvisamente, per colpa di una burocrazia disumana, fa perdere le sue tracce. la storia è raccontata dalla sorella di ursula, la donna che l'ha aiutato a trovare lavoro e ad integrarsi e mostra come, nonostante le indicibili sofferenze e difficoltà del viaggio, nonostante gli sforzi e la voglia di cominciare una nuova vita in un paese migliore da quello che si è costretti ad abbandonare, l'europa non faccia che cavillare su sciocchezze per allontanare chiunque sia nato dal lato sbagliato del pianeta. in questa storia c'è tutta la fredda e disgustosa razionalità del nuovo razzismo che si nasconde dietro i ma e dietro una burocrazia costruita ad hoc per rendere ancora più difficile la vita a chi vorrebbe solo poter sperare in un presente e un futuro come il nostro. una storia raccontata e disegnata con garbo, delicatezza e malinconia che però mette addosso rabbia e frustrazione per un sistema che deve essere cambiato il prima possibile.
  • leila abdelrazaq (stati uniti) un mondo di confini e frontiere: l'autrice, palestinese, partendo dalla sua esperienza in un racconto che è un po' diario di viaggio un po' un manifesto d'accusa, denuncia le ingiustizie legate alla differenza di validità dei passaporti: quello tedesco ad esempio permette di viaggiare in 134 paesi, quello iracheno solo in 30, così la nazionalità di una persona determina, sulla base di regole totalmente arbitrarie e ingiuste, il suo grado di libertà e lo espone a rischi e umiliazioni a ogni passaggio di frontiera. in una tavola tremenda mostra tutta la paura e la difficoltà di una cittadina palestinese costretta a muoversi in un paese controllato da soldati israeliani.
  • baudoin (francia) un bacio contro la guerra: "oggi tutto questo non sarebbe possibile" "sei sicuro?" sei tavole che riprendono opere d'arte del passato e che si interrogano sulla violenza, sulla dittatura, sulla guerra, sull'irrazionalità del male e su come, nel corso del tempo, siamo riusciti a imparare così poco dai nostri errori.
  • zerocalcare (italia) lontano dagli occhi: durante il primo lockdown nelle carceri italiane ci sono state diverse sommosse dei detenuti costretti, in un momento in cui non si faceva che raccomandare distanziamento e igiene, a vivere - come sempre - in condizioni disumane, affollati e senza nessuna protezione valida contro il virus. privati delle visite, erano comunque in pericolo perché le stesse regole ovviamente non valevano per il personale delle varie strutture di detenzione. attraverso alcune interviste con persone a vario titolo coinvolte nelle vicende, zerocalcare denuncia l'assurdità e l'inumanità del sistema detentivo, la violenza dei carcerieri e la totale mancanza di empatia nei confronti di chi si ritrova dall'altra parte del muro. perché se non sono tutti santi, non sono nemmeno tutti pericolosi capimafia o efferati assassini e - covid o meno - continuano a vivere in strutture troppo affollate insieme a un numero troppo esiguo di medici, psicologi, che si ritrovano anche loro a dover lavorare in situazioni di enorme stress. un sistema che andrebbe completamente rivisto e di cui, soprattutto, bisogna chiedersi se abbia davvero una qualche utilità.
  • sam wallman (australia) fiutate tutto, spiate tutto: al centro dell'australia si trova un centro, pine gap, una base militare usa che coinvolge i servizi segreti internazionali e che è a tutti gli effetti una base di spionaggio. wallman denuncia l'ingerenza dell'america praticamente in tutto il mondo, l'invasione si tantissimi paesi e l'uccisione, in operazioni militari, di tantissimi civili.
  • laurent maffre (francia) la macchina mangiadita: una storia di operai e di sfruttamento come tante, maffre denuncia il retaggio del colonialismo francese in algeria e di come oggi vivano in francia gli immigrati, costretti a lavori massacranti e a condizioni inumane che riecheggia la storia che apre il volume, come a dire che, pur cambiando gli attori sociali, i processi di sfruttamento e ingiustizia rimangono gli stessi.
  • zuzu (italia) l'ultima: chiude questa raccolta il ritratto di dana lauriola, attivista no-tav detenuta a torino e condannata a due anni di carcere per aver urlato le ragioni della sua protesta durante una manifestazione pacifica. una condanna assurda, ingiusta, esagerata che si nasconde sotto le parole di "interruzione di servizio di pubblica necessità" ma che è un vero e proprio processo politico alle idee di un movimento che da trent'anni lotta per la difesa del proprio territorio. proprio in questi giorni, in piena emergenza sanitaria, con i servizi pubblici totalmente inadeguati al periodo che stiamo vivendo, con la scuola e l'università gestite in maniera penosa e inefficace, lo stato italiano continua a distruggere la val di susa, ad attaccare violentemente i manifestanti e a sperperare risorse in una delle tante opere inutili e dannose. ognuno come può accanto a dana, nicoletta e tutti gli altri attivisti in carcere solo per aver espresso il loro giusto dissenso verso l'assurdità dei progetti come la tav, contro la violenza verso i territori e le persone in nome del profitto.

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