lunedì 14 dicembre 2020

i sotterranei del revolù

il museo del revolù. è così che viene comunemente chiamato. ma certi lo chiamano "il vedere sull'uomo"... altri "umile sol durevole"... altri ancora "il vile muro del suo"... dicono che tutti questi nomi non siano che l'anagramma del vero nome del museo, che sarebbe stato dimenticato.
io, da parte mia, direi che il suo vero nome non è stato ancora trovato. perché se è vero che possiamo dare una definizione solo alle cose che siamo in grado di circoscrivere, allora il museo è forzatamente un luogo molto difficile da definire...

marc-antoine mathieu l'avevo conosciuto con otto - l'uomo riscritto, una visionaria e surreale riflessione sull'io e sull'arte che mi aveva molto sorpresa e affascinata. oltretutto ho amato tantissimo alcune storie ambientate nei musei, come le variazioni d'orsay di manuele fior, una moderna olympia di catherine meurisse e i gatti del louvre di taiyo matsumoto e, soprattutto dopo aver letto quest'ultimo, avevo scoperto questo titolo di mathieu, che ho cercato a vuoto per un sacco di tempo e che finalmente sono riuscita a trovare e a leggere.

i sotterranei del revolù condivide con otto il senso del surreale e la lentezza narrativa che si apre più all'introspezione e alla riflessione che al racconto vero e proprio.
la trama in effetti è abbastanza semplice: un esperto, il signor liurseo del volume (anche qui, come nella citazione che ho riportato all'inizio, abbiamo un altro anagramma di museo del louvre, e non saranno le sole) riceve l'incarico di esplorare e catalogare i sotterranei del museo del revolù, ma l'impresa appare quasi subito molto più complessa di quello che ci si sarebbe aspettati: quelle che sembrano le fondamenta del museo si rivelano essere invece la cima e quindi ciò che adesso fa parte dei sotterranei arriva molto più in profondità del previsto.


inizia un lungo viaggio in discesa scandito dai titoli dei capitoli, ognuno dei quali tiene il conto dei giorni trascorsi tra corridoi, magazzini e sale sotterranee, un viaggio tra oggetti-simbolo che orbitano intorno all'opera in sé senza mai sovrapporsi del tutto a essa: gli stampi necessari ad eventuali restauri delle statue, il magazzino dei frammenti e l'oscuro laboratorio di restauro (che paradosso elegante: il nero preserva gli altri colori...), le copie e i quadri di collezioni artistiche (un genere che mi ha sempre affascinato tantissimo, se ne parla molto in un bellissimo saggio che consiglio sempre a tutti gli appassionati di arte, l'invenzione del quadro di victor stoichita) e poi gli archivi e la sala delle cornici, molto più importanti di quello che solitamente pensiamo.

questo mondo sotterraneo, in cui il concetto stesso di opera d'arte si frammenta in un'infinità di aspetti che mettono in gioco il suo significato e il concetto stesso di opera d'arte, intesa come oggetto unico e non replicabile, è abitato da una popolazione di esperti che sembrano quasi creature fuori dalla realtà (esemplare l'uomo che inventa il fumetto, certo che a nessuno, fuori da quel sotterraneo, potrebbe interessare l'idea) e dal tempo, come il vecchio esperto che consegna a del volume i suoi diari e appunti e che sembra solo anticipare quello che verrà dopo, come se non fosse che un frammento di una spirale eterna di un tempo ciclico e infinito, unico e replicabile, intrappolato in un sotterraneo infinito e come tale inconoscibile, proprio come inconoscibile, infinita unica e replicabile sembra essere la memoria, concetto che sta alla base stessa dell'idea del museo (e, ritornando a otto, dell'individuo).

i sotterranei del revolù è un libretto brevissimo ma intenso, una finestra che si apre su tante riflessioni  sull'arte, sulla memoria e sulla necessità che abbiamo di conservare e replicare il nostro passato, e che sarebbe un validissimo compendio a un corso di estetica dell'arte.

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