lunedì 28 dicembre 2020

feminist art ~ le donne che hanno rivoluzionato l'arte

il museo non conserva la storia di un singolo essere umano, non si può raccontare la storia della nostra cultura senza la voce delle donne e dei neri.
la cultura, altrimenti, è solo la storia dei potenti!

questo libro arriva in un momento praticamente perfetto per me, il momento in cui mi ritrovo ad aver finito all'università due corsi bellissimi incentrati sull'esclusione nella narrazione storica da un lato delle donne e dall'altro da tutto ciò che non è l'occidente coloniale. feminist art, scritto da valentina grande e disegnato da eva rossetti, si inserisce perfettamente in questo percorso raccontando la storia di tre artiste e di un collettivo che con le loro opere hanno cercato di riconquistare non solo gli spazi espositivi nei musei, ma hanno tentato di ridare al corpo delle donne spazio non solo in quanto oggetto (quante opere d'arte raffigurano donne e quante sono state create da donne?) ma finalmente come soggetto, donne che hanno fatto arte e politica insieme, che si sono o meno definite femministe ma che in ogni caso hanno espresso la loro volontà di dare voce a chi fino ad adesso non era mai stato davvero ascoltato.

judy chicago


la prima delle artiste presentate nel libro è una delle prime artiste-attiviste che dalla metà degli anni '60 ha lavorato sulla riappropriazione delle parole e della rappresentazione di quelli che ancora oggi - purtroppo - restano a volte dei tabù: la vagina, il sangue mestruale, gli assorbenti, tutto quello che rappresenta il normale funzionamento biologico di un corpo femminile e che scandalizzano e disgustano semplicemente perché vanno oltre l'idea di corpo-oggetto, oltre il concetto che un corpo femminile esista solo per il compiacimento di qualcun'altro.
judy chicago lavorò anche con un gruppo di studentesse, cercando di trasmettere l'idea che le donne debbano uscire dagli spazi angusti che sono loro riservati e che debbano riappropriarsi tanto dei loro corpi quanto degli spazi accademici, sociali e politici.

the dinner party (1974-79 - brooklyn museum)

raggiunge la fama con the dinner party "una cena immaginaria in cui judy aveva progettato 39 differenti piatti in ceramica, tutte rappresentazioni irreali di vagine di 39 importanti donne del passato, donne divorate dalla storia che avevano lottato contro i pregiudizi per poter essere ascoltate"

faith ringgold


lavora negli anni '70 cercando di spingere oltre i limiti del movimento femminista, un movimento che era sopratutto quello delle donne bianche della classe media, lottando sia come nera che come donna, trovando muri sia nella comunità nera, dove gli uomini erano spaventati e vedevano come una minaccia l'empowerment femminile, sia in quella femminista.
pittrice, scultrice e performer, scopre nel quilting il modo migliore per esprimersi "faith aveva scelto i narrative quilt come mezzo e forma d'arte... tante schiave avevano cucito queste calde trapunte per i padroni bianchi, e mentre le cucivano si raccontavano delle storie, il filo univa scampoli di possibili fughe con la ferrovia sotterranea o di voli che presto o tardi avrebbero liberato i loro figli..."

tar beach #2 (1990)

faith mi ha fatto venire in mente antropologhe come gladys reichard e ruth bunzel che hanno studiato quelle che sono sempre state ritenute arti minori (la prima si è occupata di tessitura, la seconda di ceramica) perché tradizionalmente occupazioni femminili.
faith ringgold ha ripreso la tecnica del quilting per raccontare, attraverso le sue stoffe, la vita e i desideri delle afroamericane e più in generale delle donne non occidentali, rivendicando il valore artistico della creatività femminile e non-europea, da sempre declassata a semplice artigianato.

ana mendieta


di origini cubane e esule fin da bambina negli stati uniti con la sorella, l'arte di ana mendieta si è concentrata tutta sul concetto di appartenenza ma non alla patria (di cui nel libro si sottolinea il carattere patriarcale già a partire dall'etimologia del termine) bensì alla natura e alla madre terra.
le sue opere e performance sottolineano proprio il suo essere parte della natura "through my earth/body sculptures, i become one with the earth ... i become an extension of nature and nature becomes an extension of my body*"

siluetas series

importantissima diventa per lei la performance: "credeva nella body art, con essa offriva un'altra narrazione sul corpo femminile perché la carne prende tante forme quante sono le possibilità".
la sua storia finisce in modo violento e tragico, ma ho apprezzato moltissimo la scelta delle due autrici di parlarne solo nell'introduzione e di lasciare tutta la parte dedicata alla sua biografia solo alla sua arte e al suo pensiero, per ricordarla come artista e non come vittima.

guerrilla girls


la conclusione perfetta a questo libro è il capitolo dedicato alle guerrilla girls, femministe intersezionali, senza un'identità e una collocazione geografica precisa che dalla metà degli anni '80 denunciano le violenze che il mondo dell'arte ha compiuto, escludendol*, sulle donne, sulle persone nere, su* omosessual* e su* trans, su chiunque insomma non fosse maschio, etero e occidentale.

da guerrillagirls.com

"negli anni le guerrilla sono diventate numerose e i loro progetti sono arrivati in tutto il mondo, anche nei musei che avevano contestato.
sono ovunque e possono essere chiunque.
sono tutte le donne che non chiedono un'identificazione ma un posto in cui esistere"

valentina grande e eva rossetti hanno scritto un libro importantissimo, un libro che dà spazio e visibilità ad artiste che sono nascoste, che hanno faticato per farsi riconoscere uno spazio, tanto dentro i musei quanto nella vita di ogni giorno, che hanno fatto arte per lottare per il riconoscimento dei diritti di tutti e che sono ancora troppo poco note.
i testi sono veloci ma ricchissimi, lasciano emergere la vita e il pensiero di queste donne, il loro contesto storico che per quanto possa sembrarci lontano è troppo simile a quello che viviamo oggi.
le loro idee, le loro battaglie sono le stesse di oggi: vogliamo vederle come avanguardie o renderci conto che non si è ancora finito di lottare per riuscire a garantire a tutti il giusto spazio in cui esistere?
i disegni sono bellissimi, sia quando riprendono le opere di cui si tratta, sia quando ci mostrano le artiste nella loro quotidianità, riescono a trasmettere pienamente il concetto che arte, impegno politico e vita di ogni giorno non possono che essere una sola cosa.

pubblicazioni come feminist art sono importantissime: che si tratti di artiste visuali, di scrittrici, di scienziate, di ricercatrici, le donne continuano a fare fatica per trovare un loro spazio ma tantissime mettono la loro capacità, il loro talento, la loro creatività in campo per far amplificare quelle voci che restano ancora soffocate "il femminismo non gode di rispetto, ma i diritti delle donne, i diritti civili, i black lives matter e i diritti di gay, lesbiche e trans sono i grandi movimenti per i diritti umani del nostro tempo, e dovreste chiedervi perché qualcuno voglia limitarli."

tra i graphic novel pubblicati nel 2020 questo credo che sia uno di quelli più importanti, uno di quelli che vorrei consigliare e far leggere a tutte e tutti, per far riscoprire figure meno note nel mondo dell'arte ma sopratutto per gli spunti di riflessione che riesce a dare.

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*fonte qui. tutte le altre citazioni sono tratte dal libro feminist art.
le immagini sono tratte dal libro se non dove diversamente specificato.

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