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martedì 31 maggio 2022

costellazioni familiari

non saprei come spiegarvelo. non so come farvi capire quello che mi sta succedendo. le parole che conosco non sono sufficienti a descrivere questa sensazione. ma non voglio neanche che prendiate la mia esperienza per uno dei deliri mistici di quella gente, quelli che hanno detto di avermi visto e di avermi parlato. questo non ha niente a che vedere con una teofania. assomiglia piuttosto alla vertigine, a quella nausea esistenziale che ti scatena la paura dell'altezza, ma non è solo questo. è più simile a uno svenimento ma piacevole.


a circa un anno di distanza da la porta del cielo, torna ana llurba in libreria, sempre per eris edizioni e sempre con la traduzione di francesca bianchi, con un'antologia di racconti dal titolo costellazioni familiari, arricchito dalle illustrazioni di darkam.

tredici racconti che si inseriscono in quel filone che l'autrice definisce (durante la presentazione del libro alla libreria modo infoshop di bologna) nuovo gotico latino-americano, un genere letterario che mette insieme realismo magico, ingredienti cupi e crudeli e atmosfere in bilico tra il sogno e la realtà, a cui ana llurba aggiunge elementi di ispirazione autobiografica e femminista: protagoniste di quasi tutti i racconti sono infatti donne, donne raccontate nella loro corporeità e nella loro spiritualità, una corporeità e una spiritualità che non vogliono rendere conto alla morale comune e che finalmente si riprendono lo spazio che è sempre stato loro negato.
le immagini fondamentali sono quelle del corpo che si trasforma e quelle di un nuovo modo di intendere il fantastico. narrare attraverso le esperienze dei corpi è un modo di fare politica, soprattutto in una terra come l'argentina, paese d'origine dell'antrice, che ha conosciuto il dolore della dittatura e della violenza politica e che ha visto la risposta, tra gli altri, dei movimenti femministi.
c'è, fortissima, la volontà di cambiare il ruolo sociale dei corpi come corpi che siamo e non come corpi che abbiamo.

due racconti però - la cosa più simile alla felicità e nazareth - sembrano distanziarsi un po' dalle tematiche comuni al libro grazie alle loro eccezionali protagoniste: una cassa automatica di un supermercato nel primo e maria, la madre di gesù, nel secondo.
dico sembrano perché anche qui ana llurba riesce a dare a due personaggi - emblema dell'inanimato una e simbolo di spiritualità l'altro - una forte, sorprendente corporeità e umanità.


la sua scrittura è molto più ricca e articolata di quanto non appaia a una lettura superficiale e francesca bianchi è stata bravissima a rendere in italiano questa complessità, permettendoci di entrare in atmosfere che disorientano lə lettorə, lasciandolə a chiedersi quanto di quello che sta leggendo sia reale e quanto invece esista solo nella fantasia dei personaggi o dell'autrice, un labirinto di significati e significanti che si dipana su più livelli e dentro cui perdersi diventa un'esperienza straniante e meravigliosa.

la maggior parte dei racconti si concentra sui corpi che si trasformano: che si tratti di adolescenti alle prese con gli sconvolgimenti della pubertà o di una neomamma che sta cercando di abituarsi alla sua nuova vita, il corpo-che-cambia diventa l'origine di un moto centrifugo che si espande in tutto il contesto, travolge la realtà intorno e la disturba, lacerando i confini dell'ordinario e sconfinando in un misticismo che diventa terreno fertile per quelle atmosfere ambigue che ana llurba ci ha dimostrato tanto di amare.

le costellazioni familiari del titolo non hanno nulla a che vedere con l'approccio terapeutico omonimo ma vengono dal titolo di uno dei racconti del volume, forse quello più mistico e contemporaneamente carnale di tutto il libro e anche quello che l'autrice ha scelto come più rappresentativo (e anche l'illustrazione di darkam, sopra mostrata per intero, per questo racconto è stata scelta per la copertina).

i racconti sono arricchiti dalle illustrazioni di darkam (autrice per progetto stigma/eris edizioni di dietro agli occhi) che è perfettamente riuscita a comunicare il legame indissolubile tra corpo e spirito, reale e onirico, sacro e profano, tutte dualità che ana llurba ha fuso tra loro creando nuove categorie su cui si regge il suo universo narrativo.

dediche di ana llurba e darkam sulla mia copia di costellazioni familiari

durante la presentazione del libro, ana llurba ha accennato al suo ultimo lavoro, un romanzo scritto durante la pandemia, e non possiamo che aspettarci che eris lo porti da noi prima possibile: visto il livello dei suoi primi due lavori, direi che qualsiasi altra cosa dovesse arrivare in libreria non si può che prenderla immediatamente a scatola chiusa, sicurə che anche questa volta sarà un capolavoro.

lunedì 31 maggio 2021

la porta del cielo

ave fenice stellare, prega per noi astronaute, adesso e nell'ora della nostra ascensione. amen.

non fatevi trarre in inganno dai colori della copertina e dalla compattezza di questo libro, la porta del cielo è capace di torcervi le budella e lasciarvi con l'amaro in bocca e un forte senso di claustrofobia e ansia ogni volta che tornerete a pensarci.
ana llurba esordisce con un romanzo breve e potente, definito - a ragione - femminista e new weird e che mi ha subito fatto pensare alle atmosfere di handmaid's tale, forse a qualcosa di meno complesso ma ancora più malsano e spaventoso.
l'edizione italiana è tradotta da francesca bianchi (challenger e ventuno) e ormai il mio cervello collega il suo nome con libri belli e strani che so mi piaceranno tantissimo. e infatti.

la storia di estrella e delle sue sorelline christa e judith è una storia di abuso e inganno, una storia che inizia con quella del comandante, l'unico personaggio maschile della storia.
in prigione per aver abusato della figlia minorenne, scopre e diventa seguace di un nuovo culto, una religione che adora divinità stellari che promettono la salvezza lontano dalla terra, un paradiso reale, localizzabile nella mappa celeste, corrispondente a betelgeuse, la stella più luminosa del cielo.
cacciato dalla setta per le sue idee troppo estremiste, con l'aiuto di una suora rapisce tre bambine piccolissime e le conduce all'astronave, istruendole sui pericoli del mondo esterno, distrutto dalla catastrofe, da fuoco e fiamme e veleni che rendono impossibile la sopravvivenza.

una delle bellissime illustrazioni di ambra garlaschelli

estrella racconta la sua storia dal fondo della fossa in cui è stata gettata per punizione, parla con gli scarafaggi e con la sua amica samantha, svela di avere in ventre il bambino che segnerà il secondo avvento, parla con convinzione del culto dei padri creatori, della salvezza e dei sacrifici che ha sopportato per poter un giorno lasciare la terra e ascendere fino al cielo.
tra le bambine si crea una strana forma di sorellanza, un rapporto che è frutto di tutta la violenza cui sono sottoposte ma che è forse l'unica consolazione possibile all'interno dell'astronave.

la realtà si intravede dietro il velo dell'inganno calato sugli occhi di queste bambine, abusate oltre l'inverosimile, rinchiuse e ingannate, e la loro incapacità di comprendere cosa davvero succede intorno a loro è forse uno degli aspetti più dolorosi di tutto il libro.

fa male, sì, ma fatevi un regalo e leggetelo perché è un esempio quasi magistrale di narrazione e perché può dare il via a una serie infinita di osservazioni sul rapporto tra religione e controllo patriarcale sulle donne, sui loro corpi quanto sulle loro menti.
e perché il finale vi scaraventerà in faccia un sacco di dubbi e domande su tutto quello che avete letto, su tutto quello che speravate, un finale crudele, ambiguo e in qualche modo geniale.