giovedì 7 marzo 2024

le diecimila porte di january

quando avevo sette anni, trovai una porta. forse dovrei usare la maiuscola, così capirete che non sto parlando di una porta da giardino o di una porta normale che si apre invariabilmente su una cucina con le piastrelle bianche o un armadio a muro. [...]
ma sapete comunque come sono le porte, no? perché ci sono diecimila storie su diecimila porte, e noi le conosciamo bene quanto i nostri nomi. porte che conducono alla terra delle fate, al valhalla, ad atlantide e a lemuria, al paradiso e all'inferno, in tutte le direzioni verso cui una bussola non potrebbe mai guidarvi, verso l'altrove. mio padre, che è un vero studioso e non una semplice ragazzina con una penna e una serie di cose da dire, lo spiega molto meglio: "se trattiamo le storie come siti archeologici e rimuoviamo con grande cura la polvere dai vari strati che le rivestono, scopriamo che a un certo livello c'è sempre una porta. un punto che separa il qui e il lì, noi e loro, l'ordinario e il magico. ed è proprio nei momenti in cui le porte di aprono e in cui le cose fluiscono tra i mondi che nascono le storie".

c'è stato un momento, nella vita di january, in cui potevano accadere cose meravigliose.
quando aveva sette anni, un giorno si trovava in campagna. lì, tra l'erba, aveva trovato una porta. a rigor di logica dall'altro lato avrebbe dovuto esserci ancora la campagna, la stessa campagna, lo stesso prato. invece january aveva attraversato la porta e aveva trovato un altro mondo odoroso di mare e sole, aveva visto una città luminosa in lontananza, aveva raccolto una moneta da terra. january avrebbe potuto continuare a sognare di quello e di altri diecimila mondi straordinari, avrebbe potuto immaginare di viaggiare per questo e per altri mondi e vivere avventure straordinarie, magari in compagnia di julian, suo padre, l'esploratore.
c'è stato quel momento e poi, a un certo punto, non c'è stato più. perché dopo aver raccontato della porta il signor locke le ha ordinato di smettere di fantasticare, di rincorrere sogni impossibili. le ha detto che era arrivata l'ora di crescere, di comportarsi da adulta, di tenere la testa lontana dalle nuvole e di restare composta dentro i vestiti inamidati. dopo un po', january aveva dimenticato la porta e la città sul mare.
però aveva continuato a tenere la moneta solo per sé.

january scaller ha sempre vissuto con il signor locke, che lei ricordi.
mentre suo padre julian girava il mondo per scoprire tesori fantastici e spedirli al suo mentore, lei rimaneva a villa locke, una magione enorme piena di artefatti provenienti da tutto il mondo, oggetti incredibili ammucchiati in una sala dopo l'altra, una collezione di ciò che l'ingegno e l'abilità umane sono - e sono state - in grado di progettare e costruire così vasta e ricca da far invidia a quasi ogni museo. non lasciatevi ingannare, però: locke e gli altri membri della società archeologica del new england, di cui locke è presidente, non sono molto più che razziatori e tombaroli.

siamo all'alba del novecento e, proprio come insegna la storia dell'archeologia e dell'antropologia, la fascinazione per le culture altre si traduceva, già da più di un secolo, in un continuo razziare pezzi da collezione in giro per il mondo, soprattutto dalle civiltà cosiddette selvagge, che suscitavano nellə nobili e intellettuali europeə e nordamericanə una curiosità che nulla aveva a che fare con il desiderio di conoscenza.
per questo il pezzo più speciale della collezione di locke sembra essere proprio lei, january, la bambina dalla pelle scura, di una tonalità rossastra che appartiene solo a lei e a suo padre julian, una bambina come forse non ne esistono altre al mondo.
una vera rarità, degna di un collezionista di prim'ordine.

ma, appunto, january è solo una bambina.
il signor locke è l'unica persona che si sia mai presa cura di lei mentre julian esplorava il mondo in cerca di reperti da mandargli, lasciando sua figlia sola a sognare di viaggi e avventure in terre lontane. villa locke è tutto il mondo di january e, anche se locke le proibisce di perdersi nelle sue fantasie, january sa che le vuole bene e che, segretamente, è lui il misterioso benefattore che le lascia nascosti in un baule piccoli tesori di ogni tipo. chi altri mai potrebbe essere?
ogni tanto, january trova in quel baule nella stanza dedicata all'antico egitto oggetti speciali, lasciati lì perché lei li scopra. ed è lì, infatti, che january trova un giorno un libro misterioso, il cui titolo, un po' scolorito, recita le diecim por. 
sembrerebbe proprio strano che uno come locke le faccia un regalo del genere: sotto l'aspetto di un trattato scientifico, il libretto parla di porte speciali che, una volta attraversate, portano ad altri mondi, ad altre realtà. e averlo trovato significa per january iniziare un viaggio non solo a ritroso verso le sue origini ma anche una scoperta del presente in cui vive e, soprattutto, delle sue straordinarie capacità di attraversatrice di mondi.

al di là della storia, che è troppo bella e appassionante perché io ve la rovini abbozzandone qua la trama, ne le diecimila porte di january ho trovato così tanti temi interessanti che in qualche momento di egocentrismo esagerato, ho pensato che questo libro fosse stato scritto proprio per me.
january e locke incarnano perfettamente la dinamica di disequilibrio di potere che c'è tra le persone bipoc e quelle bianche, tra le donne e gli uomini, tra lə poverə e lə ricchə, tra lə più giovani e lə più anzianə. january e locke sono i due antipodi, i due fronti opposti, quale che sia il campo di battaglia.
ma january è anche una persona capace di sognare, di immaginare, di lasciarsi sorprendere dalla fantasia così come dalla realtà, là dove locke è terrorizzato da tutto ciò che sfugge al suo stretto controllo.
per january, le porte tra i mondi sono i posti dove nascono le storie perché lei sa che le storie nascono dall'incontro con l'altro e con l'altrove, sa che non può esserci che stagnazione e inevitabile decadenza senza contaminazione di idee, di scoperte, di sangue e di carne. january sa che senza il cambiamento ogni cosa è destinata a deperire, ad accartocciarsi su sé stessa fino a implodere. e mentre january lotta per aprire passaggi, per attraversarli, per cercare il suo passato e il suo futuro, locke insegue una stabilità che alimenta il suo potere su tutto il resto, chiudendo, tagliando fuori dalla realtà tutto ciò che minaccia il suo eterno presente.

avevo amato tantissimo le streghe in eterno, dopo questa lettura prometto di tenere sempre d'occhio alix e. harrow, sperando di trovare ancora protagoniste come quelle che ci ha già permesso di incontrare, ragazze e donne che non hanno paura di attraversare i confini, di alzare la testa, di prendere in mano la loro vita e portarla verso gli orizzonti che decidono di raggiungere.

~★~

piccolo aneddoto che potete saltare tranquillamente:
un giorno di ottobre 2022 ho visto questo libro sugli scaffali di una libreria mentre ero lì con una delle persone peggiori che abbia mai incontrato in vita mia (però all'epoca non avevo capito questa cosa). ero contentissima di averlo trovato finalmente in edizione economica, volevo prenderlo assolutamente e stavo per farlo, quando mi sono sentita dire "veramente leggi queste cose?" con sufficienza e disprezzo. mi sono sentita stupida, umiliata. avevo già il libro in mano, pronta ad andare alla cassa, ma l'ho riposato lì dov'era.
l'ho comprato poi molti mesi dopo e l'ho letto qualche settimana fa. non soltanto mi è piaciuto tantissimo ma mi è sembrato che mi avesse restituito un pezzetto di me, quello che quella persona orribile era riuscita in qualche modo a togliermi - in questa e in tantissime altre occasioni.
ed è una bella coincidenza che sia proprio un libro così ad avere un valore, per me, così importante e personale. un libro che racconta la storia di una ragazza a cui avevano detto di smetterla di fantasticare di quello che non esiste e di cominciare a interessarsi solo di cose serie.
january disobbedisce e anche io ho capito che non lascerò mai più lo spazio a chi vuole togliermi qualcosa, per quanto frivolo e sciocco possa sembrare (ma che poi, frivolo e sciocco non è).

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