martedì 9 ottobre 2018

i sopravvissuti

pur non avendone la veste, questo bel libro è dunque un saggio appassionato sul problema del fascismo economico, istituzione totale e prevaricante di cui diventa, in virtù di un sentimento della realtà potentissimo e felice, uno dei dispacci più convincenti e universalmente accessibili fra quelli in circolazione.
(dalla prefazione di daniele luttazzi)


probabilmente non saprei trovare parole migliori per parlare di questo libro cattivissimo e geniale, ma c'è un motivo se daniele luttazzi è daniele luttazzi e io no.
quindi potete farvi bastare quello che ha scritto lui, oppure armarvi di pazienza e continuare a leggere il mio solito delirio sconclusionato e entusiasta, questa volta particolarmente entusiasta (spero un po' meno sconclusionato) perché i sopravvissuti di hurricane mi ha sorpresa e (s)travolta, a tratti sconcertata, mi ha fatto ridere tantissimo, almeno quanto mi ha fatto amareggiare.
perché, per quanto assurde e grottesche siano le situazioni di questi personaggetti - assurdi e grotteschi anche loro - superata la fase di stupore per quello che si sta leggendo, ci vuole veramente poco a rendersi conto che siamo appena a un passo dall'essere dei sopravvissuti anche noi. anzi, forse qualcosa in meno.

le storie di questo volume, tranne alcuni inediti scritti appositamente per l'edizione di eris, sono state pubblicate a puntate su linus (prima del cambio editoriale che, almeno in questo caso, non so quanto sia stato positivo, ne ironizza anche l'autore nella parte finale), quindi funzionano come delle strisce, o meglio, si concludono quasi sempre in una sola tavola, pur mantenendo una forte coerenza che le lega una all'altra.


in una terra arida, grigia e venefica, in una città in cui troneggiano l'iperrisparmio - tempio del consumismo a basso costo -  e le macellerie di stato - soluzione all'imbarazzante problema della disoccupazione, i personaggetti di hurricane vivono, o meglio sopravvivono, giorno per giorno, cercando di tirare avanti la loro esistenza squallida e inconcludente.
c'è tacchino, che cerca di vendere il suo coinquilino omino alle macellerie dello stato per accaparrarsi un buono pasto, il signor varnelli, che per evitarsi una vita miserevole come la sua ha ben pensato di fare il morto, e suo figlio erminio, che nonostante sia poco più di un bimbetto si sente un ottantacinquenne, pieno di acciacchi e risentimenti. ci sono suore facilmente corruttibili, bambini ricchi e spocchiosi e imprenditori senza scrupoli, coyote anti taccheggio, fidanzate rimediabili facilmente su internet (senza alcuna garanzia però), e tutta una fauna di tremende, incattivite creature vittime di un sistema iperconsumista in cui non si è solo schiavi delle merci ma si rischia di diventare merce (sopra un esempio esaustivo e scioccante che illustra al meglio il concetto).


si ride tantissimo e ci si disgusta altrettanto, e poco c'è da dire se non che hurricane ha colto perfettamente nel segno.
in questo periodo poi, questo libro sembra sempre più attuale, se non - consentitemi il termine - pericolosamente profetico: il livello bassissimo del dibattito politico, le promesse da due soldi che giocano tutto sulla miseria che si crogiola in se stessa, le guerre tra poveri fomentate da chi rimane a ridersela dall'alto, la crescente intolleranza (in italia come in europa, ormai sembra che nemmeno l'espatrio sia più garanzia di una vita migliore), il ritornare indietro sui diritti umani e civili, tutto sembra puntare a un ribasso esponenziale della dignità, dell'umanità (per non parlare della cultura), per lasciarci scorgere all'orizzonte un futuro desolante, grigio, squallido.
speriamo di riuscire a uscire da questo pantano prima di trovarci a vendere i nostri vicini di casa precari in cambio di un piatto di lasagne eterne, e di poter continuare a sfogliare questo libro ridendo, sapendo scampato il pericolo di poterci cadere dentro.

Nessun commento:

Posta un commento