lunedì 7 maggio 2018

nausicaa ~ l'altra odissea

io non sono una delle donne che avete conosciuto... io non so nulla dell'amore

è giunto il momento di fare una confessione.
conosco i poemi omerici da praticamente tutta la vita, le versioni illustrate e semplificate per bambini sono state tra le mie prime - e più amate - letture, e poi nel corso degli anni ho continuato a studiare quelle stesse storie più e più volte, eppure mai mi sono sentita d'accordo con le critiche più comuni, quelle che vogliono achille personaggio stereotipato, arcaico, vuoto, devoto solo alla guerra bruta e odisseo come l'eroe nuovo, ingegnoso, multiforme, degno di una stima che il suo collega non meriterebbe in virtù delle sue capacità e del suo intelletto.
detto in parole povere, di odisseo ho sempre pensato fosse un bugiardo devoto all'inganno, uno che tutti i suoi meriti li doveva all'aver preso in giro mezzo mondo e ad atena che arrivava sempre a metterci la pezza. anziché battersi con coraggio, preferiva ricorrere a trucchi e menzogne, sempre pronto a dire eh? visto che furbone che sono?
ad essere sinceri non è facilissimo criticare impunemente un personaggio come quello di odisseo, quello che è diventato una sorta di archetipo della nostra cultura, l'esaltazione sì dell'ingegno e dell'intelligenza, ma di un tipo di intelligenza distorta, approfittatrice.
odisseo sicuramente sarà arguto, ingegnoso, capace di uscire da ogni situazione scomoda, ma di certo mi è difficile riconoscergli una qualche nobiltà d'animo.

ora non direi mai che bepi vigna, lo sceneggiatore di nausicaa - l'altra odissea condivida il mio giudizio ma di certo mi ha dato la possibilità di mettere nero su bianco quello che pensavo.
la storia che racconta attraverso i disegni di andrea serio è in effetti non solo una rivisitazione del mito come lo conosciamo, ma un viaggio nuovo, o meglio, un viaggio compiuto da un viaggiatore nuovo, uno di quei personaggi che mai al mondo omero avrebbe osato pensare mentre varca la soglia della propria casa.

la prima parte del racconto è - più o meno - quella che conosciamo: odisseo arriva all'isola dei feaci dopo un tremendo naufragio, ha perso tutto il suo equipaggio ed è salvato dalla bellissima e coraggiosa principessa di quel popolo, nausicaa, che si allontana dalle compagne per tirare fuori dall'acqua un uomo sconosciuto sputato sulla spiaggia dal mare.
odisseo è accolto da quel popolo pacifico che ascolta il racconto del suo viaggio, dalla caduta di ilio, distrutta con l'inganno che lui ha ordito, all'accecamento del tremendo ciclope, da come riuscì a superare l'ammaliante canto delle sirene al modo in cui ha spezzato il cuore e abbandonato la bella maga circe.
odisseo mente, nasconde gli aiuti ricevuti dalle divinità, i momenti più vergognosi del suo viaggio, smussa il racconto dei dettagli meno nobili per nobilitare ulteriormente sé stesso, si proclama re amato e benvoluto di un'isola bellissima i cui abitanti bramano il suo ritorno, e l'unica a non cedere subito alle sue parole è proprio nausicaa.
qui a lei è dato finalmente un ruolo più attivo di quello dell'omerica principessa bella e - inevitabilmente - innamorata. per quanto implausibili siano le parole di odisseo, per quanto bieche le sue azioni, è difficile non cedere al suo fascino.
e così nausicaa cede, consapevole di cadere in un altro di quegli inganni che lo straniero venuto dal mare non ha vergogna a raccontare, consapevole del futuro che la attende e che le si rivela a breve: ottenuto il suo amore, odisseo sparisce come un ladro nella notte, con la nave donata da alcinoo.

ferita da quel tradimento, nausicaa si strugge di rabbia e di nostalgia fino al momento in cui sua madre, la regina arete, (!) non la spinge a partire a sua volta, sulla rotta dei racconti di quello straniero che ha rubato la gioia di sua figlia.
inizia così il viaggio di nausicaa alla ricerca di odisseo, che la porterà - e noi con lei - a conoscere finalmente la verità celata in quei racconti di avventure fantastiche, un viaggio che appaga il suo desiderio di vedere e conoscere il mondo e non solo quello di confrontarsi con l'uomo che l'ha ferita.


non ci sono dei in questa versione del nostos di odisseo - come a raddoppiare l'inganno nel suo racconto o a lasciare a lui tutta la colpa delle sue menzogne - la narrazione si svolge tutta sul piano terreno e odisseo svela la sua identità ai feaci senza che il buon demodoco stia a cantare le gesta degli eroi che combatterono sotto le mura di troia, lo fa con spavalderia e quasi con soddisfatto autocompiacimento nel leggere sul volto di alcinoo e della sua corte lo stupore che suscita il suo racconto.
ma due sono le differenze macroscopiche davvero importanti in quest'opera: la prima, fondamentale, è il ruolo delle donne, una sorta di riappropriazione del loro status reale, quello di cui omero le aveva private.
nausicaa non è più soltanto la ragazzina innamorata del misterioso straniero portato dal mare, è una donna risoluta che non accetta di lasciarsi ingannare e abbandonare, capace di prendere il largo sulla nave e viaggiare alla ricerca della risposta alle sue domande e penelope è qualcosa di più della fedele e devota sposa che trascorre vent'anni a tessere e scucire la sua tela, succube del ricordo del marito e della prepotenza dei nuovi pretendenti.
sono donne forti, decise, coscienti del loro potere e in grado di scoprire la verità dietro le favole e le bugie inventate per ammansirle e tenerle al loro posto.
la seconda differenza è il modo in cui si conclude il viaggio di odisseo, inaspettato e con un colpo di scena finale che ha dato a questa storia - che riscrive il mito riconoscendo la giusta importanza e il giusto peso a personaggi per millenni abbandonati nell'angolo della scena, una sorta di capovolgimento necessario - un ulteriore motivo per essere amata dalla prima all'ultima pagina.

bepi vigna e andrea serio raccontano un' odissea che necessariamente - e finalmente - si rifà a una sensibilità e a una poetica moderna, che capovolge i giudizi e stravolge i punti di vista; scrivono una storia che è quella che volevamo leggere da quando eravamo bambine e trovavamo ingiusto il destino delle donne che avevano incontrato odisseo sulla loro strada.

2 commenti:

  1. Ciao! Non conosco questa "riscrittura del mito"...
    A me piace molto il personaggio di Odisseo, che considero un po' l'archetipo dell'uomo classico, con i suoi pregi e le sue mancanze. Certo l'atteggiamento che ha con alcuni personaggi, da Nausicaa a Calipso, non è esemplare, ed è per questo che sarei curiosa di leggere la storia che hai consigliato. Grazie per la segnalazione!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. prego ^_^
      sono sicura che ti piacerà moltissimo, è una lettura interessante ed appassionante!

      Elimina