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mercoledì 9 dicembre 2015

il viaggio di arlo

cosa sarebbe successo se l'asteroide che ha colpito la terra facendo estinguere i dinosauri fosse passato qualche chilometro più in là? beh, i dinosauri non si sarebbero estinti, anzi avrebbero continuato a evolversi e avrebbero realmente condiviso la terra con i nostri antenati. questa è l'idea di base dell'ultimo film disney/pixar il viaggio di arlo, uscito al cinema già da un po' e che, nonostante a me sia piaciuto tantissimo, ha avuto un'accoglienza un po' tiepidina, forse per via della vicinanza con l'uscita di quel capolavoro di inside out, con cui è venuto fin troppo naturale, per alcuni, fare il confronto, anche se davvero non vedo il motivo di far paragoni, sopratutto tra due film così diversi tra loro.
ma ho già espresso più volte il mio parere circa la moda di smerdare disney a ogni occasione, per cui andrò oltre senza perdere altro tempo.


dicevo, a me il viaggio di arlo è piaciuto tantissimo. la cosa più incredibile sono stati i paesaggi, avevo già letto in qualche intervista che la natura sarebbe stata co-protagonista della storia, insieme ad arlo e spot, ma non avrei mai immaginato di vedere paesaggi così incredibilmente belli e perfetti.
poi c'è la famiglia di arlo: ci sono la mamma e il papà, che sono instancabili lavoratori e organizzatissimi contadini. portano avanti il loro piccolo campo (ve l'ho detto che i dinosauri si sono evoluti) con dedizione e impegno.
e quando si schiudono le loro tre uova io mi sono commossa: arlo nasce dall'uovo più grande, ma è il dinosauro più piccolo della famiglia, e di certo anche il più pauroso. crescendo, continuerà a essere il più piccolo e il più pauroso, facendosi prendere in giro dai fratelli più grandi, fino a quando suo padre non cercherà di responsabilizzarlo e sopratutto di fargli scoprire che la paura ci impedisce di scoprire le cose più belle. per una serie di casini, dovuti a un piccolo umano che ruba le provviste della famiglia di arlo, il nostro dinosaurino si trova improvvisamente sperduto, lontano da casa, dolorante, affamato e sopratutto terrorizzato. ma sarà proprio la presenza di quel piccolo umano, spot per gli amici, ad aiutarlo nel suo viaggio e permettergli di tornare a casa.


in questo film ci sono momenti comicissimi (alla presentazione di menagramo ho riso con le lacrime), momenti che mi hanno turbata non poco e che credo non avrei voluto vedere da bambina (essì, ero una bimba ipersensibile), un modo, per una volta, di mostrare una natura più realisticamente crudele e non necessariamente edulcorata a uso e consumo di un pubblico di bimbi a cui dobbiamo censurare tutto per non farci poi fare domande imbarazzanti, e momenti che mi hanno davvero commossa.

è vero che il viaggio di arlo non è epico come il re leone, ma il viaggio di arlo non è il re leone, benché ci siano molti punti in comune tra i due film.
il viaggio di arlo è un film sull'amicizia e sulla fiducia - cose che ci farebbero molto bene imparare - è un film sulle differenze e su come queste possano essere annullate grazie all'affetto incondizionato e sincero, ed è un racconto di crescita, ovviamente, un vero e proprio percorso di formazione dall'infanzia all'età adulta.

insomma, è un film che i bambini dovrebbero vedere, e che dovrebbero vedere anche quelli che bambini, almeno all'anagrafe, non lo sono più, piantandola, per una volta, di fare i professoroni esperti in tutto, piantandola con i voti e le classifiche, evitando di cercare poi il modo più originale per criticare quello che hanno visto e lasciandosi semplicemente coinvolgere ed emozionare da un film davvero bello.
in fondo, la magia disney è questa, no?

giovedì 1 ottobre 2015

inside out

sono anni che la pixar ci fa emozionare con i suoi film, con storie che rimangono indimenticabili anche dopo tanto tempo. tra risate e lacrime, da quasi vent'anni produce film bellissimi che restano nel cuore, dal primo toy story, ha creato un universo incredibile, dove ogni cosa è possibile, dove i giocattoli hanno sentimenti, le macchine non hanno bisogno di piloti e i topi possono realizzare i loro sogni più impensabili: un mondo in cui sono le emozioni, dei protagonisti delle storie e degli spettatori, a farla da padrone.


con inside out, la pixar ha fatto il botto, realizzando un film in cui le emozioni sono personificate e sono il vero protagonista della storia.
di questo film se n'è parlato ovunque fino alla nausea e ormai anche i muri conoscono la vicenda: una ragazzina di undici anni, riley, vede stravolgere la sua vita per colpa di un trasloco non troppo ben accettato. vivrà in una nuova casa, andrà in una nuova scuola, si farà dei nuovi amici.
ma le cose non vanno affatto come sperato, e tutto sembra molto più difficile di quanto sembra...


come già detto, la vera protagonista della storia non è tanto riley, quanto le sue emozioni: gioia, tristezza, rabbia, paura e disgusto, sono loro l'elemento principale della vicenda, e quando gioia e tristezza, in seguito a un incidente, si trovano lontane dal centro di controllo di riley, per la bambina tutto diventa più difficile. rimangono solo rabbia, paura e disgusto, e in questo stato rapportarsi con gli altri e adattarsi alla sua nuova vita per riley diventa praticamente impossibile.
il che corrisponde a quella che potrebbe essere la fase difficile di qualsiasi adolescente del mondo: un periodo in cui ci si arrabbia per niente, ci si sente spaventati dalle novità e insicuri e si perdono i punti saldi dell'infanzia, come i vecchi amici o i genitori.
accanto alle vicende di riley, seguiamo il viaggio di gioia e tristezza, una sorta di gran tour della mente e dello spirito della ragazzina, fatto di ricordi ed emozioni ad essi legati; un viaggio importante che permetterà a gioia di comprendere che la vita non è solo risate e allegria, ma che anche i momenti più tristi possono essere importanti e preziosi.

inside out è stato definito un inno alla tristezza, o forse è più una lezione sulla malinconia e sull'importanza di saper accettare il dolore e le difficoltà e farli diventare parte integrante di noi e della nostra storia personale, imparando a creare, con le emozioni più pure e intense, tipiche dei primi anni di vita, un nuovo modo di sentire, di comprendere e di relazionarsi con il mondo e con le nostre vicende.


fin dalle anteprime proiettate in mezzo mondo, inside out è stato accolto come un capolavoro, e in effetti è difficile parlarne in altri termini: un' ambientazione visionaria e spettacolare che ci mostra la mente come un complicato ma organizzatissimo labirinto tra immaginazione, sogno, subconscio e pensiero cosciente, che affascina grandi e piccini, per raccontare quella che, in fondo, è la storia di chiunque: l'incredibile forza di questo film sta proprio nella capacità di coinvolgere emotivamente gli spettatori, perché tutti, in una scena o in un'altra, sono riusciti a rispecchiarsi in quello che succede, e sopratutto in quello che sente riley.

ci si commuove tanto con questo film, ma si ride forse ancora di più: le cinque emozioni protagoniste ci regalano un sacco di siparietti comici, sorprendono con le loro trovate (i giornali di rabbia mi hanno fatta morire!) e rendono la storia più leggera e movimentata.


una menzione se la merita anche il corto che precede il film, lava. ho letto un sacco di cattiverie su questo mini-musical e non mi sento di condividerne neanche una. certo è che la traduzione italiana della canzone dei due vulcani fa perdere il gioco di parole tra love e lava, ma penso che rimanga comunque godibilissimo, nonostante la canzoncina rimbalzi in testa a distanza di giorni (e chi ha visto inside out sa anche a chi dare la colpa di questi tormentoni mentali di cui non ci si riesce a liberare!). se non avete ancora sentito la versione in inglese della canzone, fatelo (si trova su youtube), perché è davvero molto più coerente e sensata.

martedì 11 settembre 2012

the brave - ribelle


niente da fare, leggerete questo post in ritardo perché... sono senza connessione! inutile dire che sto impazzendo in questa situazione, ma per fortuna riesco a usare il cellulare per leggiucchiarvi e lasciare qualche commentino. ma un intero post via cellulare, quello proprio non ce la faccio.
ultimamente non mi è passato nulla di troppo affascinante tra le mani al punto di farmi venire voglia di scrivere qualcosa, diciamo che attendo tempi migliori. mi sto flashando abbastanza con qualche telefilm che seguo con il mio tesoruccio a orari improponibili (tipo rescue me - che mi piace indecentemente - e torchwood), ho leggiucchiato qualcosa e mi sono addirittura concessa un film al cinema, cosa che non succedeva da più di un anno. son cose.


il film in questione? the brave - ribelle, ultima fuffata di pixar/disney, che aspettavo con notevole ansia da secoli, dai primi disegni dei personaggi eccetera. sono pure riuscita finalmente a vedere integralmente il corto la luna!
molto molto carino e poetico, sopratutto mi è piaciuto tanto l'omaggio a calvino (che era davvero omaggio sentito e non scopiazzamento selvaggio nella speranza che non se ne accorga nessuno). se non avete letto il racconto in questione, lo trovate all'inizio della raccolta tutte le cosmicomiche che è più che altro una raccolta di capolavori, più o meno come ogni libro che mi sia capitato di leggere di calvino.
(parentesi: qualcuno ha idea di quando uscirà la seconda raccolta dei corti pixar in dvd? no perché io sto rosicando da pazzi)
dicevamo, the brave. uhm, immancabilmente all'inizio mi ero lasciata sedurre dalla - diciamo - copertina: ragazzina con una montagna di capelli rossi ricci e occhi verdi, boschi, cavalli, avventura... dal trailer pareva esserci tutto quello che poteva affascinarmi, e in effetti così è. la storia però è un attimino diversa dalla roba epica che io avevo immaginato, ve la racconto più o meno e anche se ci provo ad evitarli, state certi che ci saranno *spoiler!* quindi, cavoli vostri, io ve l'ho detto.
all'inizio c'è una bella famigliola, tipico clan celtico, composto da padre - valoroso combattente nonché capo tribù -, madre - donna bella e dalla forte e dolce indole materna - e la figlioletta merida, amabile pargoletta pel di carota. più un paio al massimo di altri membri della tribù di cui indicativamente una metà guerrieri. tutto cambia nel momento in cui il padre di merida riesce a sconfiggere un orso terribile che mette a repentaglio la tranquillità dela tribù. viene eletto re dei quattro clan principali - non chiedetemi i nomi, sono assolutamente incapaci di ricordarmeli - e di conseguenza merida si ritrova costretta al ruolo di principessa.
ci troviamo davanti alla solita fanciulla disney di seconda generazione, ovvero la tipica ribelle parafemminista che non vuole saperne di cucina e ricamo e che adora correre in groppa al suo cavallo in mezzo al bosco incontaminato giocando a fare robin hood bla bla. molto carino se non fosse per la madre che con l'asfissiante regolarità di un orologio le ricorda quali sono i suoi doveri di principessa. da adolescente come si deve, merida smetterebbe di respirare pur di contraddire la madre, scoppiando completamente quando le viene chiesto di scegliere un marito tra uno dei tre principi degli altri clan. la nostra emancipata eroina non ne vuole sapere di fidanzati (ovviamente se non per amore, come si conviene) figuriamoci di matrimoni, quindi, alla gara che viene fatta per scegliere il migliore (ovviamente di tiro con l'arco, visto che era compito di merida scegliere come si sarebbero sfidati i partecipanti), lei scende sul campo, centra tutti i bersagli, fa perdere la faccia a tutti gli altri clan, a sua madre eccetera, rischia di portare tutti sull'orlo della guerra civile e non contenta scappa di casa piangendo dopo aver strappato a spadate un arazzo che ritraeva la sua famiglia e aver urlato in faccia alla genitrice notevolmente incazzata un bel "ti odio" degno delle ragazzine da mondo di patty (oddio, da dove mi è uscito questo infelice paragone? giuro, non so bene neanche cosa sia il mondo di patty, mi viene il panico solo a vedere i gadget in cartoleria.)
in ogni caso, la nostra disperata rossa si da alla fuga eccetera e arriva nell'immancabile casa della strega. personaggio - la strega - davvero epico. ricorda george degli aristogatti, il vecchio tremolante per intenderci. fantastici entrambi.
bla bla con la strega, merida ottiene un incantesimo per cambiare sua madre nella speranza che capisca i suoi sentimenti.
l'incantesimo però non sembra funzionare proprio bene, perché la mammina si trasforma in un orso! e con un padre che ce l'ha a morte con i suddetti animali... e quindi la fuga con la mamma-orso e qualche bucolica scena di vita insieme nella natura. il finale è sempre quello disney: torna il cattivone, gli eroi vincono e tutti vivono felici e contenti. amen.

fan art a caso, ma mi piace tanto!
il film alla fine è divertente più che altro per merito dei comprimari, c'est à dire i rozzi zotici brutti e sdentati guerrieri celti, il paparino di merida, la vecchia strega, i fratellini eccetera, che sanno creare qualche scena buffa che fa ridere la solita enorme fetta di pubblico da film disney. il problema comincia a venire fuori quando si parla del messaggio (uh, che brutta parola, oggi sono fissata, davvero) del film: io ci avevo visto una roba tipo "stupida ragazzina capricciosa, prima o poi ti renderai conto che tua madre, che chiamavi stronza che non capisci i miei sentimenti, ha sempre fatto tutto per il tuo bene, e quando vorrai ringraziarla il magone per la tua stupidità di strozzerà e finirai come una cretina a pensare che hai sbagliato e ti dispiace, fino a che non saprai creare un legame fondato su rispetto ed equilibrio. e tu mammina perfettina ti renderai conto che tua figlia non è un prolungamento del tuo essere e che non puoi fare di lei una tua fotocopia o peggio ancora riuscire a farle ottenere quello che non sei riuscita ad avere tu. hai tra le mani un'adolescente impazzita in piena tempesta ormonale, il dialogo è molto più importante di quello che sembra, purché tu non cada nello stupidissimo errore della mamma amica. insomma, giocate i vostri ruoli con più naturalezza e cercando di capirvi.
se è questo, beh, mi pare un messaggio molto bello, sopratutto se viene dedicato alle ragazzine pubescenti che nel 90% dei casi salterebbero volentieri al collo della madre per strappargli via la trachea a morsi.
ma, come mi ha giustamente fatto notare il mio ragazzo, magari un messaggio così viene compreso da chi l'adolescenza e la post adolescenza l'ha passata da un pezzo. e le quattordicenni di oggi come lo vedono il film? e dieci anni fa, io come l'avrei visto? come un "ragazzina, tu hai ragione, tua madre è una rompicoglioni, insisti, vai contro le regole, ferisci tutti, tanto prima o poi la ragione l'ottieni"? è plausibile che passi anche questo genere di messaggio e allora no, non va affatto bene.
ma alla fine, qualunque sia il significato della storia, la storia in se è piacevole, comica, a tratti dolce e a volte - inevitabilmente - drammatica. bellissima animazione, fantastica grafica eccetera, pessima la caratterizzazione dei personaggi: abbiamo la ragazzina ribelle, la madre scopainculo, l'orso cattivo, il padre stupido, i fratellini monelli e furbi... e basta. un aggettivo a testa, personaggi piatti come mai. seriamente un peccato. sopratutto perché il rapporto madre-figlia è talmente complesso che non si può ridurre a questo. anche se è difficile farne un film per bambini senza risultare banali.
in definitiva si prende un sette e mezzo, più per l'aspetto visivo e per le scenette comiche, con tanti rimpianti su quella che poteva essere una storia molto più profonda e più bella. peccato davvero.