lunedì 3 giugno 2019

ti chiamo domani

e non si può concedere la propria vita a chi non la merita.


chiara si sveglia nel cuore della notte, legge qualche pagina di un libro e decide.
vuole tornare in italia. subito.
suo padre lavora con una ditta di trasporti, le trova un camion disponibile a darle un passaggio per la mattina dopo. al volante c'è daniele, un tipo taciturno che non va troppo d'accordo con i colleghi.

inizia così il viaggio da tolosa alla sabina, con due compagni di strada così improbabili che è difficile sapere cosa aspettarsi. o magari ci si aspetta la solita storia degli opposti che si attraggono, che si completano, che magari si innamorano e vissero tutti felici e contenti.

e invece rita petruccioli sorprende tutti e supera le aspettative, scansa completamente la trama facile e banale da commedia romantica e costruisce una storia che comincia molto prima di questo viaggio in camion, anzi, due storie, quella di chiara e quella di daniele, lontanissime e diversissime tra loro, destinate a incontrarsi per un attimo, a dividere un pezzetto di strada che è un viaggio tanto dentro un camion che dentro la propria coscienza. due persone diversissime che condividono qualche ora di vita, si raccontano il passato, imparano l'una dall'altra e riprendono ognuna il proprio cammino con una consapevolezza più grande e più forte.
chiara è esuberante, giovane, studia arte e spera di diventare davvero un'artista.
è aperta, fiduciosa nel futuro, carica di speranze, piena di amici a cui vuole bene. è ingenua come è giusto essere a vent'anni, quando non riesci nemmeno a dare un nome alle cose sbagliate perché non sai nemmeno capirle, riconoscerle.
è facile giudicarla una ragazza fortunata, forse anche viziata, a cui sono state date tante possibilità. è facile immaginare che sia una capricciosa che da un momento all'altro prende decisioni senza pensarci tanto e che è subito accontentata.
ma c'è qualcosa di difficile nel suo passato, qualcosa a cui fino ad adesso non aveva dato il nome giusto, qualcosa che ha capito come affrontare.

mi ha commossa il modo in cui rita l'ha raccontato: una sequenza in cui le parole narrano qualcosa di diverso dalle immagini, perché ci sono cose che non puoi ammettere nemmeno sottovoce a te stessa, non puoi chiamarle con il loro nome senza lasciare che ti feriscano ancora di più. ed è dopo questa sequenza che il viaggio acquista un senso, che è facile capire l'urgenza di una partenza improvvisa, decisa in una notte insonne. andare via, subito, non importa come, non cedere alle bugie camuffate da promesse.

accanto a lei daniele butta giù la maschera da burbero e racconta la sua storia senza nascondere nulla, usando le parole adatte, con una precisione che tradisce gli anni passati a raccontarsi tutto in testa ogni giorno, ogni ora. sa che deve ricominciare, ci sta provando ed è comprensibile che abbia paura.

se lui ha saputo dare a chiara un pezzettino della sua forza d'animo, lei gli ha insegnato a guardare avanti.
basta pochissimo a volte per mescolarsi a qualcuno, basta pochissimo perché una persona incontrata per poche ore riesca a diventare così importante da farci prendere la decisione giusta, quella che ci spinge a stravolgere la vita, a cambiarla finalmente in meglio.

ti chiamo domani inizia come uno di quei film che vedi in una sera noiosa in cui non trovi niente di meglio da fare e dopo poche pagine ti trascina in un racconto fortissimo, doloroso, importante, catartico, ti stupisce, ti lascia riflettere dio solo sa se per minuti o per ore, ti insegna a prendere a calci le insicurezze e le paure e la voglia di cedere alle scelte più comode e di prenderti la vita che ti meriti.
e alla fine l'unica cosa sensata da dire è grazie.

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