dunque, per ora che sono in astinenza da fumetti, mi sono buttata senza dignità a leggere libri come se non ci fosse un domani, divorando pagine su pagine.
*attenzione! questo post contiene spoiler e una massiccia dose di sputtanamento e lamentazioni*
*attenzione! questo post contiene spoiler e una massiccia dose di sputtanamento e lamentazioni*

tipo ho scoperto la mastrocola, di cui avevo che animale sei? che languiva in libreria dai tempi di anobii, ricevuto tramite qualche scambio e preso senza troppa convinzione.
male, perché me ne sono innamorata subito dopo le prime due pagine e mi è piaciuto fino alla fine, nonostante per tutta la lettura avessi il panico da adesso so che succede qualcosa che non mi piacerà. invece non c'è stato nulla che non mi sia piaciuto di questo libro. è una bella storia sul trovare il proprio posto tra gli altri e nel mondo e blabla, ma senza nessuna retorica da due soldi. un'anatra che ha per mamma una pantofola (questa cosa mi ha fatto sciogliere. perché lei vuole bene davvero alla sua mamma pantofola. anche se è una pantofola. perché è la sua mamma, l'ha scaldata, l'ha cullata, l'ha abbracciata quando non c'era nessuno e l'ha fatto anche essendo solo una pantofola. quanto è bello?) che cerca di capire chi è, passando tra assurde città di castori ingegneri e pipistrelli politicanti. e quando scopre finalmente di essere un'anatra e prova a stare con i suoi simili, si rende conto che appartenere semplicemente a una stessa specie non basta a farla sentire a casa. e che il suo posto è quello più inverosimile e impensabile del mondo.
e insomma niente. sciolta, completamente, come un panetto di burro dimenticato fuori dal frigorifero.
mentre una barca nel bosco mi ha lasciato molto amaro in bocca. non per la storia in sé, ma per come la storia è stata scritta. l'idea di base non mi spiace. un ragazzo, nato e cresciuto su un'isola, plausibilmente al sud italia, molto intelligente, ingenuo e studioso, va a fare il liceo a torino, scontrandosi con i gggiovanidicittà, accompagnato dalla madre e ospitato dalla zia. ora. poteva anche essere carino. poteva.
ma l'esasperazione a volte insopportabile dei personaggi mi ha dato così ai nervi che ho quasi odiato il libro, per quanto l'abbia divorato in pochi giorni.
va bene essere ingenui. ma completamente idioti no. va bene essere timidi, va bene essere modesti, ma ci sono dei limiti oltre i quali nessuna persona si spingerebbe. e va bene anche essere provinciali da un lato e cittadini dall'altro, ma la differenza tra l'isolano e i ragazzini di città è al limite del grottesco. lui sembra uscito dal dopoguerra e i suoi nuovi compagni sono dei truzzi rincoglioniti come se il peggio dei licei d'italia si fosse concentrato in due persone sole.
e va bene che ci sono professori che la prendono alla leggera, ma come è descritto qui sembra davvero una barzelletta.
e insomma niente. a me non è piaciuto come un ragazzo timido e intelligente sia diventato una specie di demente in un pianeta di cretini incapaci di parlare se non come un ottantenne degli anni cinquanta imiterebbe un paninaro di vent'anni fa.
deludente. eppure ci sono delle uscite geniali. la casa bosco...
che peccato che questo libro sia uscito così. davvero davvero un peccato.
adesso mi serve un terzo libro per capire se la mastrocola è quella delle anatre adorabili o dei tonti patologici.
sulla scia delle lamentazioni ci finiscono anche stargirl e il diario di bridget jones.
il primo non mi stupisce tanto. ok no. in realtà dopo averne tanto ben sentito parlare mi aspettavo qualcosa che uao, mi rimescolasse come un caffellatte tra le mani di un barista. e invece niente.
ragazza stramba in classe di stereotipati, amorazzo adolescenziale ma lui non accetta le stranezze di lei per paura che il gruppo non se lo fili. blabla.
solito racconto con morale su quanto i ragazzi siano stupidi a stereotiparsi. il gruppo blabla.
ma dico, un pochinino più di provare a capire il perché a una certa età appartenere ai gruppi sia sacrosanto, meno banalizzazioni e un po' più di pensiero critico. ok, sii te stesso. ma quando ancora non sei niente non è facile, non sai dove andare, cosa fare, cosa pensare, come vestirti, come parlare, con chi stare eccetera eccetera e isolarsi e farsi isolare solo in nome di una miticamente decantata necessità di originalità e unicità mi sembra l'apoteosi del banale.
ecco, banale e superficiale.
grande, grande delusione.
idem il diario. cioè, io mi aspettavo bridget come la sorella grande di becky. una roba kinselliana da piegarsi dalle risate condita in salsa austeniana, con meno soldi e più disperazione legata al sovrappeso.
sul sovrappeso c'ero.
ma la noia. non c'è nulla che mi abbia fatto fare più di un risolino di compatimento, niente che mi abbia coinvolta più di tanto e men che mai sorpresa a parte la totale idiozia a cui i personaggi arrivano, senza neanche avere il buon gusto di essere divertenti.
il peggio è che il riferimento spudorato a orgoglio e pregiudizio mi ha anche urtata parecchio. perché andare a scomodare darcy ed elisabeth quando si poteva comunque tirare fuori una roba mediocre anche da soli?
niente, proprio niente. essì che il film me lo ricordo carino. sarà che c'era hugh grant?
e ora sparatemi pure ♥

ma l'esasperazione a volte insopportabile dei personaggi mi ha dato così ai nervi che ho quasi odiato il libro, per quanto l'abbia divorato in pochi giorni.
va bene essere ingenui. ma completamente idioti no. va bene essere timidi, va bene essere modesti, ma ci sono dei limiti oltre i quali nessuna persona si spingerebbe. e va bene anche essere provinciali da un lato e cittadini dall'altro, ma la differenza tra l'isolano e i ragazzini di città è al limite del grottesco. lui sembra uscito dal dopoguerra e i suoi nuovi compagni sono dei truzzi rincoglioniti come se il peggio dei licei d'italia si fosse concentrato in due persone sole.
e va bene che ci sono professori che la prendono alla leggera, ma come è descritto qui sembra davvero una barzelletta.
e insomma niente. a me non è piaciuto come un ragazzo timido e intelligente sia diventato una specie di demente in un pianeta di cretini incapaci di parlare se non come un ottantenne degli anni cinquanta imiterebbe un paninaro di vent'anni fa.
deludente. eppure ci sono delle uscite geniali. la casa bosco...
che peccato che questo libro sia uscito così. davvero davvero un peccato.
adesso mi serve un terzo libro per capire se la mastrocola è quella delle anatre adorabili o dei tonti patologici.
sulla scia delle lamentazioni ci finiscono anche stargirl e il diario di bridget jones.

ragazza stramba in classe di stereotipati, amorazzo adolescenziale ma lui non accetta le stranezze di lei per paura che il gruppo non se lo fili. blabla.
solito racconto con morale su quanto i ragazzi siano stupidi a stereotiparsi. il gruppo blabla.
ma dico, un pochinino più di provare a capire il perché a una certa età appartenere ai gruppi sia sacrosanto, meno banalizzazioni e un po' più di pensiero critico. ok, sii te stesso. ma quando ancora non sei niente non è facile, non sai dove andare, cosa fare, cosa pensare, come vestirti, come parlare, con chi stare eccetera eccetera e isolarsi e farsi isolare solo in nome di una miticamente decantata necessità di originalità e unicità mi sembra l'apoteosi del banale.
ecco, banale e superficiale.
grande, grande delusione.

sul sovrappeso c'ero.
ma la noia. non c'è nulla che mi abbia fatto fare più di un risolino di compatimento, niente che mi abbia coinvolta più di tanto e men che mai sorpresa a parte la totale idiozia a cui i personaggi arrivano, senza neanche avere il buon gusto di essere divertenti.
il peggio è che il riferimento spudorato a orgoglio e pregiudizio mi ha anche urtata parecchio. perché andare a scomodare darcy ed elisabeth quando si poteva comunque tirare fuori una roba mediocre anche da soli?
niente, proprio niente. essì che il film me lo ricordo carino. sarà che c'era hugh grant?
e ora sparatemi pure ♥