domenica 6 settembre 2020

commenti randomici a letture randomiche (73) + fuffa bonus

la cosa più bella di avere un blog molto poco serio come è questo è che posso anche fare un post come questo qui che state leggendo.

dunque, sono (quasi) sparita per mesi, e non è la cosa più saggia da fare quando si gestisce uno spazio online di qualsiasi tipo, lo so, ma non ho velleità da guru o influencer o quello che vi pare e, come dicevo sopra, questo blog non ha mai avuto alcuna pretesa di essere qualcosa di serio, per cui amen, so che prima mi leggevate forse in dieci e ora immagino di non arrivare a più di tre persone, ma anche se non ci fosse nessuno dall'altra parte andrebbe bene lo stesso.
gli ultimi mesi, dal periodo del lockdown fino a ora, sono stati stranissimi: sono successe un sacco di cose eppure in un certo senso, se non mi fermo a pensarci troppo, sembra essere stato un lunghissimo periodo di nulla.

a inizio maggio camilla è stata male e se n'è andata in meno di una settimana.
sono stati giorni tremendi, ricordo che prima che iniziasse tutto stavo preparando una mega-lista di libri letti durante la quarantena, volevo fare una cosa da bookblogger seria e poi invece ho mandato tutto all'aria. avrei volentieri dato fuoco all'intero universo, figuriamoci al blog, ai libri, ai commenti, a internet a tutte queste str cose.
esattamente un mese dopo mia mamma ha salvato da sotto una macchina una gattina, olivia, che nel giro di un paio di giorni ci ha convinti a tenerla in casa e da allora alterna momenti in cui ce ne fa pentire amaramente ad altri in cui è adorabile.
poi c'è stata la sfilza di esami, un sacco di esami da gennaio fino a giugno, la laurea a luglio e due giorni dopo ho ripreso a studiare per l'esame di ammissione alla magistrale. praticamente in questo 2020 non ho fatto molto altro a parte preparare esami.
insomma, potrei parlare di un sacco di libri, ma sono abbastanza sicura che dei millemila manuali studiati pochi potrebbero interessarvi e su ancora di meno avrei qualcosa da dire che mi eviterebbe la chiusura del blog.
in realtà sono riuscita a leggere anche qualche altra cosa, sopratutto negli ultimi tempi, ma invece di mettermi qui davanti al pc ho scribacchiato qualcosa al cellulare e ho pubblicato tutto su instagram, quindi, per dare senso a questo post e renderlo un po' meno inutile, copincollerò tutto.

ah! mercoledì esce un altro post, su kids with guns - coda, una delle pochissime letture a fumetti di questo periodo. poi chissà.
la mia settimana di vacanze è terminata e sta per cominciare (per certi versi spero che stia per cominciare) un periodo frenetico che mi lascerà veramente poco tempo per dedicarmi al blog, ma non escludo di continuare con questa cosa dei commenti su instagram (a proposito, se vi va mi trovate qui).

di seguito un po' di fuffa su alcuni titoli che vi straconsiglio di leggere se non l'avete ancora fatto. non sono novità (a proposito di novità, ho finito la saga dell'attraversaspecchi e ho capito che queste robe fantasy tardoadolescenziali non fanno decisamente per me) ma per fortuna - anche se ormai sembra che sia un po' così - i libri non passano mai di moda.

incantatrice. maga. strega. seduttrice. crudele. disperatamente innamorata. alla circe di omero resta poco, così come poco è concesso alle tante figure femminili dell'iliade e dell'odissea. belle, fedeli, buone o meno che siano, non hanno altro ruolo, altro spazio se non quel poco che orbita attorno ai protagonisti maschili. nulla che ci stupisce più di tanto, ma fa sempre piacere quando - anche dopo secoli di distanza - qualche autore (anzi, autrice) dedica loro l'attenzione che meritano, come donne e come personaggi letterari, cariche di storie da raccontare. dopo medea e cassandra di christa wolf (che restano sempre tra i miei romanzi preferiti), madeline miller riprende la figura di circe, le dà voce, le permette di raccontare la sua storia e di svelare i dettagli meno noti dei miti più conosciuti. la riflessione sulla natura divina e umana, sulla stupida crudeltà degli dei, sugli eroi, su odisseo in particolare - la sua vera essenza che omero lascia intravedere tra le lodi e che qui si esplicita ribaltandone l'immagine gloriosa e stereotipata - sono il contorno (bellissimo e fondamentale) della vicenda della figlia del sole. non c'è alcuna vuota crudeltà in circe, solo l'enorme capacità di cogliere quella altrui e distillarne, a seconda dei casi, pena, vendetta, compassione, punizione. una storia antica di millenni che rivela che, in fondo, i dolori, le gioie, le lotte e le ambizioni delle donne restano in fondo sempre uguali. e che riuscire a somigliare il più possibile a se stesse e a rendere il mondo un po' più simile a quello che si desidera è, anche nel più impensabile dei casi, la cosa più importante per cui lottare.

il potere si fonda sui crimini di cui non può ammettere le colpe, si nutre di meschinità e inganni per restare saldo, annichilisce chi vi si oppone e ne sfregia la memoria. christa wolf inventa meno di quello che sembra, si rifà a fonti precedenti a euripide per vendicare medea e con lei i popoli sottomessi e distrutti in nome di una civiltà superiore. la sua medea è una tragedia di orrori troppo grandi perché più di una voce per volta possa narrarli.


(questo in realtà è stato una rilettura. una delle tante che ho fatto di questo libro che, come scrivevo mentre parlavo di circe, resta tra i miei preferiti. anzi, devo proprio a circe la voglia di rileggerlo)


e quindi è successo che mi sono innamorata di jack london. faccio sempre questa scemenza di skippare i classici per anni e anni e poi ci casco dentro e mi chiedo perché non mi ci sono tuffata prima. perché sono scema, ma non è questo il punto. martin eden mi ha fatto compagnia durante l'ultima parte della triennale e mi ha fatto più male di quanto vorrei ammettere: un uomo, martin eden, che rinuncia a quello che è - libero, forte, pieno di storie e pronto a viverne altre - che accecato da un amore assurdamente idealizzato si fa volontariamente prigioniero in un sistema malato che misura il valore di un uomo dal contenuto delle sue tasche. martin è convinto che prima o poi il suo genio, sarà riconosciuto, che potrà far parte di quel mondo elegante, delicato e intellettuale a cui appartiene lei, ruth, una donna in realtà meschina e mediocre, frustrata dalla sua morale bigotta, che martin non riesce a capire se non troppo tardi. il suo ingenuo idealismo, la sua intelligenza priva di consapevolezza del reale diventano l'arma che gli si rivolta contro. riuscire a guardare finalmente sotto la doratura che la ricopre la bella e raffinata borghesia che tanto lo affascina, gli fa scoprire l'immensa grettezza con cui la mediocrità affama lo straordinario e lo trascina nel fango. doloroso e illuminante, è stato un ottimo modo di conoscere uno scrittore che avevo sempre associato ai racconti d'avventura per ragazzi.
il vagabondo delle stelle ha completamente sradicato questo stupido pregiudizio. ho preso questo libro senza neppure leggere la trama (a proposito dell'essere scema di cui prima), mi sono trovata scaraventata nelle carceri americane di inizio '900, luoghi orribili (quale carcere non lo è?) in cui non è offesa soltanto la libertà e la dignità dei detenuti, ma in cui il significato stesso di umanità si perde totalmente. le privazioni, le torture, il potere di pestare, ferire, umiliare è in mano di stupidi - stupidi pagati dalle nostre tasse perché possano piegare altri uomini, london lo sottolinea più volte.
darrell standing, protagonista e narratore, detenuto e più volte sottoposto a tortura, alterna al racconto della sua esistenza attuale - in carcere, in isolamento, torturato e in attesa di essere impiccato per crimini praticamente inesistenti - quello delle sue vite passate: spezzato e distrutto il suo corpo, la materia che compone darrell standing, il suo spirito riesce a recuperare la coscienza di tutte sue esperienze precedenti. anche qui la mediocre stupida crudeltà tenta in ogni modo di distruggere i migliori ma, nonostante il prevedibile tragico finale, la possibilità che ha darrell standing di far uscire le sue memorie dalle mura del carcere e di raccontare al mondo le sue vite passate, di spiegare che nulla può distruggere il suo spirito che torna e ritorna fin dall'alba dei tempi, in qualche modo lascia un po' meno amareggiati che dopo "martin eden". rubo una frase dalla postfazione: dunque se lo spirito o la vita non sono contenuti nella materia, dove li si può trovare? la risposta è chiara: nelle storie. e quindi continuiamo a raccontare, continuiamo ad ascoltare.

2 commenti:

  1. Della Miller hai letto: La canzone di Achille ? Per me è stato ancora più bello di Circe (e quello mi era piaciuto tantissimo).
    Buone prossime letture!

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    1. addirittura più bello di circe? ♥w♥ ancora no! me ne hanno parlato strabene un sacco di persone e vorrei leggerlo... probabilmente sarà uno dei prossimi acquisti (ma prima sfoltisco la luuuuuuuuunga pila dei libri da leggere ^^")

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