lunedì 2 marzo 2020

commenti randomici a letture randomiche (72)

non so come cominciare a scrivere questo post. ammetterlo mi sembra un ottimo modo per rompere il ghiaccio e cercare di scrollarmi di dosso la sensazione di essere un'intrusa persino qui.
dunque, sono sparita per un po', non del tutto, ok, ho continuato a condividere qualcosa sulla pagina e a mettere roba su instagram ma...
sono stata travolta da una sessione infernale che mi ha lasciato pochissimo tempo per scrivere e per leggere. accanto al letto ho ancora fumetti usciti a lucca che aspettano e mi guardano malissimo, altri che aspettano da ancora prima che mi decida a scrivere qualcosa.
mi sento pessima, non so nemmeno a chi chiedere scusa prima, ai fumetti per averli solo spolverati negli ultimi mesi, al blog per averlo abbandonato o a quei tre/quattro lettori del blog che ormai probabilmente non si ricordano nemmeno di me.
provo, dopo questa inutile e noiosa introduzione che non serviva a nessuno, a riprendere a scrivere qualcosa. probabilmente nei prossimi post non vi parlerò di uscite recentissime ma grazie al cielo i libri e i fumetti non scadono mai e magari recuperate (o evitare) qualcosa che vi eravate persi qualche tempo fa.

non so bene il perché, ma questa città è piena di tipi strani.
chinami ha undici anni, non le piace andare a scuola, fare i compiti e non le piacciono nemmeno i tipi strambi che incontra nel suo quartiere.
anzi, sembra quasi che nel quartiere non ci sia altro che gente assurda che fa cose assurde, chi si improvvisa architetto e tira su palazzi surreali e di pessimo gusto, chi rincorre alieni sperando di incontrarli prima che tornino nel loro pianeta, chi va in giro dormendo e rischiando di lasciarsi coinvolgere in ogni tipo di incidente possibile e poi gente che vede il futuro o che è capace di mettere a repentaglio la propria vita per salvare il ricordo del passato.
chinami potrebbe semplicemente ignorarli, guardare altrove, concentrarsi sulla sua vita e invece sembra che non possa fare a meno di trovarsi invischiata nelle loro vicende, cercando ogni volta di mostrar loro quanto siano strambi, assurdi, folli e quanto strambe, assurde e folli siano le loro avventure. eppure, anche se arrabbiata e carica di pregiudizi, chinami sa ascoltarli e finisce per comprenderli, per vedere la logica nascosta dietro l'insensatezza di quello che di volta in volta si sono messi in testa di fare.
le storie, che inizialmente sembrano scollegate tra loro, cominciano a mostrare un patter unico e chinami, da accompagnatrice dei suoi strambi concittadini, diventa protagonista della sua storia, forse strana quanto quelle che tanto detesta, la storia di una ragazzina spaventata dall'incertezza del suo futuro che scopre il suo talento, quello di saper scoprire, nell'apparente monotonia quotidiana di un tranquillo e anonimo quartiere, la meraviglia e l'unicità che ognuno, con i suoi desideri, sogni, idee e certezze, cela dentro di sé.
fino a ora i paesaggi di chinami è forse uno dei titoli più belli della collana aiken. sono curiosissima di scoprire i prossimi.

il più delle volte preferisco assecondare le aspettative degli altri, pur di non deluderle. e così finisco per annullarmi, per non essere niente di quello che vorrei davvero. ho sempre dato modo agli altri di definirmi... mi sono sentito dire così tante volte che ero in un certo modo, che lo sono diventato  davvero.
inni alle stelle mi ha sorpresa tantissimo. lo stile dei disegni (per essere più precisi sono i colori che proprio non riescono a piacermi, sempre troppo simili e poco adattati ai cambi di atmosfera), non so bene nemmeno io il perché, mi aveva lasciato un po' col naso storto alla prima volta che l'ho sfogliato, poi andando avanti con la lettura mi sono abituata e mi sono lasciata trascinare dalla storia, da inni e dalla sua avventura che, come tutte le favole che si rispettino, comincia con un ragazzo che è solo un ragazzo che parte da casa, si lascia alle spalle le sue certezze e si immerge in un mondo nuovo e pieno di sorprese.
inni è un ragazzo senza grandi progetti e aspettative, invischiato in un fidanzamento combinato e destinato a lavorare nell'attività di famiglia, senza nulla di grandioso ad aspettarlo fino al giorno in cui, seguendo le orme del cugino giramondo, non decide di partire e, per ottenere l'approvazione della famiglia religiosissima, di andare in pellegrinaggio. in realtà, poco gli importa del santo e del suo tesoro, vuole scoprire qualcosa del mondo e di  se stesso.
il racconto si fa subito serratissimo, a metà tra fantasy - una non meglio definita guerra che vede coinvolte figure magico-mitologiche da ambo le parti, leggende e predizioni - e sopratutto racconto di formazione.
viaggiando accanto ai suoi compagni, inni scopre per la prima volta chi è e cosa desidera veramente, si rende conto di quali siano i suoi talenti, lui che è sempre stato convinto di non averne.
durante il suo cammino si spoglia dei pregiudizi che gli altri hanno sempre avuto nei suoi confronti, cresce - anche graficamente, perdendo le fattezze morbide e infantili delle prime tavole per acquistare un'aria più matura andando avanti nella storia - e impara a non essere più soltanto quello che gli altri si aspettano da lui.
giopota rivela però non solo il vero io di inni, ma stravolge le carte in tavola quasi per tutti i personaggi, come a voler sottolineare che la prima impressione - e spesso anche la seconda e la terza - non sia mai per forza quella corretta.
la trama è ricchissima di eventi, forse anche troppo, come se ci fosse la paura di annoiare il lettore, cosa che comunque non sarebbe successa nemmeno se si fosse lasciato un po' più di spazio alle riflessioni e alla crescita interiore dei personaggi, che sono più che altro affidate a scene un po' troppo artificiose, dense di belle frasi a effetto ma forse troppo forzate.
resta comunque una storia avvincente ed emozionante, un ottimo esordio da autore unico. sono curiosissima di leggere il prossimo lavoro (e ammetto che a fine lettura questi ragazzi-orso mi hanno conquistata più di quanto non avrei creduto all'inizio)

nessuno sapeva che farsene di me, ma sapevo di essere capace in qualcosa.prendere ciò che vedevo e metterlo su un pezzo di carta.
cosmica delusione per jane, che promette di essere una rivisitazione in chiave moderna di jane eyre e invece riesce a essere poco più di uno di quei romanzi rosa che trovate negli scaffali dei supermercati. la cosa migliore, in questo libro, sono i disegni e la prima, frettolosissima parte.
dopodiché, il nulla cosmico, o peggio, una storia d'amore malsana, raccontata male e spacciata per un'imponente tragedia sentimentale.
jane è rimasta orfana, sola, trattata male dalla famiglia della zia presso cui va a vivere, lavora duramente per potersi permettere un'esistenza diversa, coltiva il suo talento d'artista ogni momento che può e non si lascia mai abbattere.
tutto questo ve lo raccontano in sei pagine.
sei.
dopodiché riesce finalmente a trasferirsi, da un paesino del new england a new york, a iscriversi all'accademia di belle arti, a trovare un lavoro molto ben pagato in circa dieci minuti (miracoli delle sceneggiature) e a farsi immediatamente accettare come tata (questo il lavoro misterioso, per il quale firma in un contratto senza nemmeno chiedere informazioni, ovvio) da adele, una bambina che ha perso la madre e che ha per padre uno stronzo arrogante - rochester, ovvio - pieno di soldi che la ignora totalmente e la affida alla prima tipa che capita e che si offre come badante. la bimba, nonostante i traumi vissuti per tutta la sua giovanissima vita, è un frugoletto adorabile che impazzisce per jane dopo circa tre secondi che si sono presentate e da allora non farà altro che essere adorabile con lei. tutto molto sensato.
in barba al grande sogno di diventare un'artista, che coltiva da tutta la vita (le sei pagine di prima), jane si innamora del vecchio riccone arrogante in dieci secondi netti, e per amor suo non tocca un pennello o una matita se non in un paio di vignette (in cui comunque pensa solo a rochester, sia mai che nella sua mente ci sia altro), passando il tempo a fare da mamma ad adele e ad accettare ogni capriccio di suo padre che, non si capisce bene perché, la ama ma è stronzo e quindi la tratta in modo schifoso.
situazioni al limite della telenovelas del dopopranzo, buchi di sceneggiatura più grandi del traforo del frejus (la prof di pittura di jane prima la schifa, poi improvvisamente adora le sue tele - dipinte chissà quando; gli amici di jane sono tizi con cui ha parlato tipo mezza volta ma si comportano come se fossero cresciuti insieme dai tempi dell'asilo) e personaggi secondari ridotti a poco più che macchiette.
davvero: perché?
oh, i disegni sono belli eh, sopratutto quelli della prima parte, ma non si può reggere un libro solo su questo.

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