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mercoledì 13 dicembre 2017

a sort of fairytale ~ 3 & intervista a ludovica ceregatti e paolo maini

si conclude con il terzo volume (anche se mi permetto di sperare che sia solo un per ora) la favola distopica e post apocalittica scritta da paolo maini e disegnata da ludovica ceregatti, a sort of fairytale, per noise press.
abbiamo seguito zoe nel suo viaggio in un mondo devastato dagli uomini e punito dalla natura, alla ricerca dei suoi genitori (rifugiati forse in uno degli ultimi avamposti dove gli uomini riescono a sopravvivere alle bestie mutanti e ai predoni), scortata dal più improbabile degli amici ( un gigantesco bestione con dei denti enormi e dall'animo buono, o più  semplicemente grunt), con alle calcagna il cacciatore, alla quale è scappata miracolosamente, ma che per qualche motivo deciso di volere la ragazzina viva e a ogni costo.
l'avamposto diciotto non è stato il rifugio sicuro che zoe si immaginava, i suoi genitori non erano lì e gli uomini del cacciatore l'hanno trovata anche lì...


in quest'ultimo volume il cerchio, aperto anni prima della nascita della nostra protagonista, finalmente si chiude, facendo sanguinare vecchie ferite, scoprendo segreti celati per troppo tempo, richiedendo necessari terribili sacrifici, tutto in nome di un qualche futuro per un'umanità ormai condannata.

zoe e grunt hanno un nuovo alleato, il buon wally, pavido e lagnoso archivista dell'avamposto diciotto, un uomo che nonostante tutto sa tirar fuori un po' di grinta quando serve: l'avamposto diciotto è sotto assedio e l'unico modo per fermare il cacciatore è dargli quello che chiede, ovvero il guardiano.
un segreto lega questi due uomini, qualcosa di terribile (che no, non vi dirò) che pesa sulle coscienze di entrambi, mescolando in modo indistinguibile ragione e torto, rendendo meno cattivi i cattivi e meno buoni i buoni: c'è stato, nella storia più recente di questa umanità sconfitta un momento in cui le emergenze, le situazioni critiche e tragiche, gli attimi in cui ogni decisione deve essere presa subito e cercando di limitare i danni, ha portato a conclusioni necessariamente lontane da qualsiasi concetto di giustizia, uguaglianza, parità.
è tremendo, orribile, ingiusto eppure in momenti come quello, non c'è altra soluzione se non il sacrificio di alcuni per il bene di molti.
ecco perché c'è chi ha un debito da pagare e chi non vede l'ora di saldare, ecco il perché di tanta violenza in un mondo già sull'orlo dell'autoannientamento, dove gli uomini - dimentichi della propria umanità - sono diventati più animali di quelle bestie che - anche loro ormai mutate - hanno quasi miracolosamente fatto loro valori tanto lontani della loro natura.
in questo scenario già troppo complicato, zoe rappresenta la svolta che stravolgerà, nel bene o nel male, il destino dell'umanità.

preparate i fazzoletti e godetevi l'ultimo atto di questa sorta di favola, io intanto lascio la parola a ludovica e paolo!

ciao ragazzi, grazie mille per la vostra disponibilità e benvenuti su claccalegge!
paolo, come hai "scoperto" che volevi sceneggiare fumetti?
PAOLO: È stata una scoperta provvidenziale. Avevo da poco concluso il mio percorso di studi in giurisprudenza e mentre mi interrogavo sul da farsi ho realizzato che non avrei poi tanto gradito una vita dedicata alla difesa e al carico dei problemi altrui per tutta l'esistenza... non so se mi spiego. Così è riaffiorata la mia passione innata per la scrittura, che si è palesata come una vocina che mi ha suggerito di tornare ad uno dei miei primi amori: il fumetto, per l'appunto. A tredici anni avevo iniziato un percorso di studi al liceo artistico di Piacenza. Ho sempre promesso a me stesso che, in un modo o nell'altro, un giorno sarei entrato nel mondo del fumetto. Visto e considerato che con il disegno (mia prima passione) non è andata proprio come speravo, ho ripiegato sulla scrittura passando, l'anno successivo, al liceo Classico (cambio radicale, lo so). Questo passaggio drastico mi ha dato delle ottime fondamenta su cui poter ricostruire i dettami della mia passione. Se ci penso mi vien quasi da sorridere a pensare come, passivamente o meno, io sia finito a trattare di fumetto malgrado le strade percorse non lo contemplassero nemmeno.
ludovica, come hai iniziato la tua carriera di disegnatrice?
LUDOVICA: Professionalmente è iniziata quando mi sono trasferita a Roma e ho iniziato a frequentare la scuola internazionale di comics, ma in realtà ho sempre amato disegnare fin da bambina quindi mi piace pensare che la mia carriera sia iniziata allora :)
paolo, a sort of fairy tale è la prima storia che hai scritto? nel terzo volume dici che risale al 2011
PAOLO: Confermo. Ho concluso il mio percorso di studi alla Scuola Internazionale di Comics di Reggio Emilia nel 2011. Terminata quell'esperienza ho avuto giusto il tempo di riordinare le nozioni apprese, provando a scrivere la prima idea che mi era giunta da una serie di suggerimenti letterali e cinematografici che da sempre mi porto appresso. Ne scaturì un soggetto senza nome, ma con una direzione e un intento precisi. Volevo ibridare la classica fiaba ad una realtà che non avrebbe avuto nulla di fiabesco. Volevo creare un paradosso, vissuto e interpretato per mezzo del punto di vista di un innocente. Pensai subito ad una ragazzina. Protagonista difficile per uno scrittore maschio, etero e non poi tanto giovane. Subito tentai di arginare la difficoltà recitativa, cercando una disegnatrice. La trovai... anzi! Ne trovai due nel mentre. Con una proseguii per un po' di tempo, ma sfortunatamente i suoi impegni non le consentirono la dovuta costanza per un progetto così ambizioso. Così trascorsero due anni di stallo, finché poi, come un fulmine a ciel sereno, giunse Ludovica. Fu subito attratta dal progetto e il suo entusiasmo mi contaminò a tal punto da convincermi a riprendere in mano ASOF con la medesima esaltazione con cui ero partito. I tre anni a venire (quelli che hanno anticipato la pubblicazione con Noise Press) sono stati utili a creare un ottimo rapporto di sincronia a complicità con Ludovica.
ma da quando hai scritto la storia la prima volta a quando è diventata un fumetto, è cambiato qualcosa?
PAOLO: Non tanto a dire il vero. L'idea embrionale è sempre stata "al sicuro" nella cassaforte della mia psiche contorta.  Ho sempre avuto un punto di partenza e un finale ben delineati, anche se, spesso e volentieri, mi è capitato di iniziare un capitolo partendo in una direzione che poi è stata letteralmente scartata a favore di un'altra. Diciamo che la parte centrale di ASOF è stata figlia dell'improvvisazione dettata dalla direzione ben precisa che la storia stava scegliendo per se stessa. Capita a volte che sia la storia stessa a dirti dove vuole andare, declassandoti a mero esecutore di una volontà che ambisce ad essere raccontata a modo suo. Wally, ad esempio, è stato un personaggio non previsto, ma necessario. Zoe abbisognava di una spalla che non fosse "Grunt" (o Big Foot, come amo chiamarlo).  Qualcuno che potesse, in qualche modo, tenerla ancora legata ad una realtà tragica, in contrasto con quella fantastica che Grunt le elargiva costantemente. Qualcuno che potesse farla crescere oltre la sfera difensiva che le favoriva, naturalmente e passivamente, il suo compagno fantastico, insomma. Anche il concept di Grunt è cambiato radicalmente con l'avvento di Ludovica. Ricordo ancora quando mi propose uno dei suoi primi studi sul personaggio: mi presentò due pagine a fumetto che la ritraevano mentre mi illustrava le varie funzionalità del design da lei proposto. Dio... se ci penso mi viene ancora voglia di ridere e di applaudire la sua geniale follia.
ludovica, qual è il personaggio di asof che preferisci e quale quello che ti sei divertita di più a disegnare?
LUDOVICA: È davvero difficile da scegliere quale sia il mio preferito. C'è il Bigfoot (Grunt per gli amici :D) così amorevolmente peloso ma anche mortalmente pericoloso.. il Cacciatore, perché si sa, il pazzo assassino ha sempre il suo fascino :D..Ma probabilmente la mia preferita è Zoe. Una bambina molto dolce, molto forte e molto buffa e quindi anche molto divertente da disegnare perché molto espressiva. Zoe è stata anche il primo personaggio che, con l'aiuto di Paolo, ho creato da zero, quindi avrà sempre un posto importante tra tutti i personaggi che ho disegnato e disegnerò.
come è nato - graficamente - il personaggio di grunt? prende ispirazione da qualche animale, o meglio da qualche miscuglio di animali, che hai scelto per dei motivi in particolare?
LUDOVICA: Grunt è graficamente nato come il classico BigfoOt che tutti conosciamo.. ha poi subito pian piano delle “mutazioni” :Ddoveva essere una creatura che di base doveva incutere timore, quindi grosso, curvo, con denti sporgenti, pelo ispido, corna e artigli; poi l'abbiamo smussato per renderlo più carino e coccoloso. Diciamo che molto lo fa il suo sguardo sempre un po' buffo e la recitazione.
grunt wants you (asof@facebook)

come avevi immaginato grunt inizialmente? anche per la definizione grafica di zoe è cambiata poi quando ludovica l'ha disegnata la prima volta?
PAOLO: Considerata la tua affezione alla storia, voglio regalarti una perla esclusiva: in prima stesura il titolo di ASOF era, in realtà, "Big Foot". Sono sempre stato vittima del fascino intrinseco di questa "leggenda metropolitana" e, come tale, mi sono sempre chiesto come riuscisse una bestia di quelle dimensioni a sfuggire agilmente dagli obiettivi dei curiosi. Da questa meditazione ne è scaturita l'idea per l'abilità mutaforme di Grunt. Quindi, in prima battuta, Grunt non aveva corna e volto suggeriti in seguito da Ludovica. A lei il merito di aver reso più simpatico e amabile un "mostrone" che nella mia testa si rifaceva molto ai connotati "classici" derivanti dalla leggenda che tutti noi conosciamo bene. Per quanto riguarda Zoe, invece, il personaggio è sempre stato chiaro fin dal principio. Ricordo di aver dato a Ludo un paio di reference che si ispiravano molto ai bambini attori che, in quegli anni, spopolavano nel cinema d'azione e non. Ludo poi ha fatto il resto. Devi sapere che è una grande amante dei vestiti "morbidosi" e questa "passione" (chiamiamola così...) ha fatto sì che Zoe avesse due orecchie cucite sul cappuccio del suo impermeabile. Credimi se ti dico che d'inverno potresti incrociare per strada Ludo vestita allo stesso modo... e forse anche d'estate!
è stato facile farlo "recitare"? nel senso, grunt sa essere a volte tanto tenero da risultare goffo e innocuo, e altre volte invece diventa spaventoso... 
LUDOVICA: La recitazione è, secondo me, la parte più divertente del lavoro e mi è sempre piaciuto farlo. Con Grunt è stato ancora più divertente perché in quanto animale e quindi senza parola, ho dovuto caricare ancora di più le sue espressioni.Armata di specchio facevo un sacco di facce buffe e le studiavo :D
paolo, come è stato collaborare con Ludovica? vi siete trovati d'accordo su tutto fin da subito o hai qualche aneddoto divertente riguardo qualche aspetto del fumetto su cui vi siete trovati in disaccordo?
PAOLO: Ludovica mi ha fatto intendere il vero significato alla base del termine "attore feticcio". Quando si parla di Scorsese è inevitabile pensare anche a DiCaprio.  Stesso discorso per Tarantino e Samuel Jackson o per Nolan e Jospeh Gordon.  Insomma... con Ludo tutto diventa più semplice. Ci siamo trovati fin da subito, fino a sfociare in un punto dove mi sarei potuto permettere il lusso di raccontarle le tavole a voce, senza doverle prima sceneggiare.  Con lei ho fatto altri tre progetti, tutti permeati dalla stessa complicità che ha sempre guidato la nostra collaborazione. È una disegnatrice completa, attenta e assolutamente rispettosa per il ruolo registico/direttivo che dovrebbe ricoprire ogni sceneggiatore di fumetti che si rispetti. Quindi no, non ci siamo mai trovati in disaccordo... e sì! Sarebbe fantastico continuare a collaborare con lei in futuro. È cosa rara trovarsi così bene con un collega, quindi posso dire di essere stato più che fortunato ad incontrarla lungo il cammino.
ludovica, quale è stato il primo pensiero quando hai letto la sceneggiatura di paolo?
LUDOVICA: Che era la storia giusta per me. Ho sempre amato le avventure con ragazzi/bambini come protagonisti e  amo i mostri o  le creature strane. In ASOF c'è tutto questo :D
nella terza di copertina del terzo volume di asof c'è un dettaglio (non dico cosa per non fare spoiler) che potrebbe far sperare in una seconda parte della storia... possiamo sperarci?
PAOLO: Potete, ma non dovete. Come lettore non sono mai stato un amante delle storie infinite. Per me ogni storia ha un suo ciclo vitale, un inizio e una fine che dettano equilibrio. Se dovessi riprendere in mano ASOF non parlerei mai di un "post", ma di un "pre" semmai.  Tutto sommato, senza fare spoiler, devo ammettere che il finale ha comunque stuzzicato la pericolosa attenzione della mia fantasia.
se paolo decidesse di scrivere un prequel o un sequel di asof, vorresti continuare tu a disegnare le tavole? ed eventualmente di quale personaggio ti piacerebbe approfondire la storia?
LUDOVICA: Certo, mi piacerebbe disegnarle  anche se sarebbe interessante vedere i nostri personaggi disegnati da altri :DNon saprei, forse, tra tutti, mi piacerebbe approfondire il passato del Cacciatore
(asof@facebook)

prima parlavi di opere che ti hanno influenzato per la sceneggiatura di asof, c'è un titolo in particolare che ti ha ispirato?
PAOLO: All'epoca avevo da poco concluso la lettura di "The Road" di Cormac McCarthy. Trovai fantastico il modo in cui l'autore aveva gestito due personaggi legati da così tanti affetti in seno ad uno scenario così misterioso e devastato. Adoro McCarthy, ma soprattutto adoro la sua abilità nel semplificare ogni aspetto che necessita di una cura e di un tatto che un semplice "trattamento" non è in grado di favorire. Va anche detto che la lettura di The Road stimolò (per quanto riguarda la nascita di ASOF), in un modo che ancora oggi mi risulta incomprensibile, l'associazione mentale con il cartone "Fievel sbarca in america". Un cartone che ha segnato molto la mia infanzia, soprattutto perché era uno dei pochi che riusciva a inculcarmi un'angoscia tale da indurmi i lacrimoni, a tratti. Queste due contaminazioni hanno inciso molto sulla strutturazione di ASOF, il resto è un bel frullato di cose che mi porto appresso, mi riferisco anche a esperienze personali.
e invece, c'è un autore o un titolo in particolare che ti ha fatto decidere che avresti lavorato come sceneggiatore?
PAOLO: Domanda difficilissima... o "da un milione di dollari" che a dir si voglia. Beh, che dire... sono sempre stato un accanito lettore, soprattutto di fumetti. Malgrado questo, francamente ho sempre sottovalutato, per non dire ignorato, il ruolo dello sceneggiatore. Il tempo e la maturità mi hanno dato modo di comprenderlo meglio, associandolo sempre più al ruolo di un regista, se mi passi il paragone con il cinema. Posso dirti che la prima sceneggiatura con cui venni a contatto fu quella di Morrison, per il magistrale lavoro da lui svolto con Arkham Asylum. Rimasi stupito per la quantità di dettagli che Morrison si permise di suggerire a McKean. All'epoca lo ignoravo, ma quello era il mestiere di uno sceneggiatore: creare una storia, organizzarla, gestirla, collocare i personaggi in un ambiente, descriverli, farli recitare, etc. Una volta realizzato, ricordo che pensai tra me e me: "WOW! Uno sceneggiatore ha DAVVERO il potere di realizzare tutto questo?! Beh, se le cose stanno così, voglio poterlo fare anch'io!". Ad oggi, se vi capitasse di aprire la mia copia personale di Batman Arkham Asylum trovereste ancora a metà volume un foglio con impresso il mio primo, goffo, tentativo di scimmiottare Morrison in un mestiere che ancora non conoscevo del tutto. Quindi sì, esiste un seme della follia.
ludovica, chi sono i disegnatori che più hanno ispirato il tuo stile? 
LUDOVICA: Al momento ne ho uno in particolare, cerco di guardare più disegnatori possibili, anche molti animatori 
paolo, in asof c'è da un lato un'umanità che ha perso se stessa per ritrovarsi a uno stato quasi bestiale e al contempo una bestia che da essere molto "umana". questa dicotomia l'avevi decisa fin da subito o si è sviluppata in corso d'opera?
PAOLO: Era, ed è, uno dei capisaldi di ASOF. Come ho già detto, ASOF vuole essere un ponte tra due realtà in netta opposizione. Grazie a questo binomio ho avuto modo di esaltare il fantastico per mezzo del tragico e viceversa. C'è anche una forte riflessione sulla bestialità sopita che può emergere dall'essere umano in situazioni in cui l'istinto di sopravvivenza è messo alle strette. Un paradosso naturale che è stato più volte evidenziato sia nel cinema che nella letteratura (l'alba dei morti viventi, the Walking Dead), ma che vale sempre la pena ricordare... magari mettendola a paragone, come nel nostro caso, con la bizzarra umanità di un bestione.
com'è stata la collaborazione con noise press?
PAOLO: La collaborazione con Noise è semplicemente meravigliosa. Non è cosa comune (purtroppo) incontrare un editore in grado di condividere l'amore e la passione che un autore riversa sulla propria opera. Questo, in buona sostanza, è il segreto di Noise. Fin da subito Luca Frigerio e Alessandra Delfino ci hanno fatto intendere quanto forte fosse la loro fiducia in ASOF e nelle nostre capacità creative, curando il progetto in ogni minimo aspetto...quasi come se fosse un figlio per loro. Sono molto grato alla loro passione, ma lo sono ancor di più alla loro fiducia. Noise è sicuramente una casa che farà parlare di sé nella storia del fumetto italiano.
quali sono i vostri prossimi progetti?
PAOLO: Attualmente sto collaborando sempre per Noise in qualità sia di Editor che di sceneggiatore. Non posso ancora svelarti i dettagli del nuovo progetto in cantiere, ma sono certo che sarai tra i primi a saperlo. Per il resto, tra le altre novità che spero di pubblicare in Italia, sto anche vagliando la via del mercato estero... ma sono scaramantico, quindi mi fermo qui. 
LUDOVICA: Al momento ho un paio di progetti in corso ma mi sto ritagliando del tempo libero per un mio progetto personale
grazie mille e un sacco di imboccallupo per i vostri prossimi lavori!
LUDOVICA E PAOLO: Grazie per il tempo e l'attenzione, Claudia!

lunedì 21 novembre 2016

a sort of fairy tale ~ vol 2

entriamo nel vivo del racconto con questo secondo volume di a sort of fairytale (del primo ho parlato qui), la serie distopica e fantasy scritta da paolo maini e disegnata da ludovica ceragatti, e cominciamo già a prepararci al finale, dato che il prossimo sarà il volume conclusivo.


sorpresa da un gruppo di predoni che hanno assaltato il camion su cui stava viaggiando, la piccola zoe è riuscita a salvarsi e a scappare dal nemico grazie all'aiuto di un gigantesco mutato, una creatura dall'aspetto minaccioso ma dall'animo gentile.
adesso, zoe e il suo amico - che per comodità da ora in avanti chiameremo grunt - si ritrovano ad affrontare un viaggio quasi impossibile attraverso il deserto per giungere fino all'avamposto diciotto, uno dei pochi rimasti, dove zoe spera di poter incontrare i suoi genitori.
certo è che non è facilissimo entrare in un forte barricato pieno di gente terrorizzata dalle mille minacce del mondo esterno con un enorme bestione dotato di zanne, corna e artigli e con solo una bimba a garantire che non sia un pericolo.
ma grunt ha parecchi segreti - un paio ce li ha già svelati in questo volume, ma altri rimangono ancora un mistero che non vedo l'ora di scoprire nel volume conclusivo - e grazie alle sue capacità, riesce a passare più o meno inosservato... almeno all'inizio.
scoperta la verità sul misterioso accompagnatore della ragazzina, gli abitanti dell'avamposto diciotto non avranno molta voglia di fidarsi di quella che è solo una mocciosa, e mentre grunt è in pericolo, minacciato da quella stessa gente a cui appartiene la bambina che ha protetto.
intanto, fuori dalle porte dell'accampamento arriva anche il cacciatore, giunto seguendo le traccie di grunt e zoe, pronto a dichiarare guerra agli abitanti dell'avamposto.

in questo volume, oltre al crescendo di avvenimenti che fanno da preludio allo scontro finale, si ritrova tutto quello che aveva reso la prima parte della storia tanto avvincente quanto malinconica e in qualche modo poetica. in un mondo spietato e moribondo, una bambina e un gigantesco mutato sembrano essere l'ultima forma di innocenza e ingenuità ancora in vita.
il loro rapporto va al di là delle differenze e al di là delle parole - o dei grugniti, nel caso di grunt - e si basa solo sull'affetto nato per caso in mezzo al pericolo, su quella voglia di collaborare, di proteggersi a vicenda e di salvarsi.
le scene tra grunt e zoe sono piene di dolcezza e di malinconia, hanno il sapore amaro delle cose belle che non possono durare per sempre, perché in ogni mondo, distopico o meno, nessun adulto lascerebbe una bambina tra le braccia di un bestione che potrebbe mangiarla come un cosciotto di pollo, e la speranza è comunque che quella bambina ritrovi i suoi genitori.
come andranno poi le cose tra loro e grunt? beh, tocca aspettare ancora un po' per scoprirlo.

in attesa dell'ultimo volume, io continuo a consigliarvi la lettura di a sort of fairytale, e per qualsiasi altra informazione vi rimando alla pagina facebook di noise press.

mercoledì 11 maggio 2016

a sort of fairytale ~ vol 1

se c'è una cosa di cui non posso stancarmi sono le realtà distopiche, che siano raccontate in fumetti, film, romanzi, non mi interessa: mi piace da morire seguire le vicende dei poveracci che ci si trovano invischiati e man mano scoprire le regole della loro realtà. per questo - e per un certo personaggio grande grosso e peloso - a sort of fairytale mi è piaciuto un sacco!

zoe sta disegnando. racconta la storia di un mondo creato da dio come un dono, bello, dolce da vivere, e degli uomini che seppero prendersi cura di quel mondo. di come poi gli uomini persero la gratitudine e iniziarono a trattare male il mondo che gli era stato donato, costruendo case troppo grandi, distruggendo gli alberi, facendo fuggire gli animali.
il dio che aveva creato quel mondo così bello si arrabbiò con gli uomini: la terra non diede più frutti, gli alberi diventarono troppo forti per essere abbattuti, gli animali erano diversi da quelli di prima, erano grossi e cattivi, impossibili da cacciare. presto iniziarono loro a nutrirsi di uomini, ai quali non restò che cercare rifugio tra le montagne, per sopravvivere in un mondo che dio si era ripreso.
zoe disegna e racconta la storia del mondo a un vecchio che come lei si trova su un camion, insieme ad altra gente, altre facce buie e spaventate. si stanno recando in uno dei pochi rifugi sicuri rimasti, sperando di arrivarci interi. zoe spera di incontrare i suoi genitori una volta giunta a destinazione, ma in un mondo così nessun viaggio è sicuro. e quello che zoe sta per scoprire confermerà le sue più grandi paure.


non voglio spoilerare oltre, anche se i fatti narrati in questo volumino non sono poi moltissimi. è un primo numero che ci introduce in un mondo sull'orlo del collasso, invivibile, pericoloso, cattivo.
gli uomini hanno distrutto la natura e la natura è rinata, rivelandosi più forte degli uomini.
perso ogni rispetto, ogni pietà per gli alberi, per gli animali, per la terra stessa, gli uomini perderanno quella per i loro simili: ogni popolo, incivilendosi, ha creato dei tabù, delle regole infrangibili anche solo al pensiero, e tra i molti uno in particolare è quello che accomuna civiltà diversissime tra loro, lontane nello spazio e nel tempo. distrutto l'ultimo baluardo che rende tale un essere umano, concretizzato il vecchio homo hominis lupus, non c'è possibilità di ritorno.
ma se gli uomini sono diventati dei mostri, zoe scoprirà che non tutti i mostri in realtà sono cattivi come sembrano...

il primo numero di a sort of fairytale, dicevo, ci introduce in una realtà completamente diversa dalla nostra, lo fa senza essere troppo didascalico, senza pipponi chilometrici, ma coinvolgendoci emotivamente dalla prima all'ultima pagina: lo sgomento iniziale, quando zoe racconta la storia del mondo, diventa vero e proprio disorientamento dopo poche pagine e un attimo arriva il panico. complimenti sopratutto allo sceneggiatore paolo maini i tempi narrativi sono gestiti davvero benissimo, accelerando nei momenti in cui l'azione si fa più concitata, diluendosi per renderci più consapevoli del posto assurdo in cui siamo finiti.
il respiro di sollievo ce lo da alla fine zoe, vita, la sua innocenza, la sua ingenuità, la sua capacità di guardare le cose e riconoscerle per quello che sono.
brava anche ludovica ceregatti, mi è piaciuta molto la sua capacità di rendere le espressioni dei personaggi ma sopratutto la scelta dei colori, perfetti per dare la giusta atmosfera ai vari momenti della narrazione.

la qualità dell'edizione è notevolissima, ho apprezzato sopratutto le schede dei personaggi a fine volume (sono una di quelle cose che mi piace tantissimo, specie quando vengono realizzati come file scritti a macchina su carta spiegazzata, ingiallita e macchiata!). i volumi in totale saranno tre, e io non vedo l'ora di continuare a leggere la storia di zoe.

e grazie mille a noise press che mi ha dato la possibilità di leggere il primo volume di a sort of fairytale e di scriverne qui.