lunedì 9 dicembre 2019

cavalier inservente

«va bene! non temete! ci penso io! DOMANI!»

di re e regine, regni lontani e fantastici, principesse da salvare e impavidi cavalieri ne abbiamo letto così da tanto da averne le palle piene già a quell'età in cui se dicevi ne ho le palle piene ti arrivava un ceffone di dorso (preferibilmente con la sinistra, così ti beccavi un colpo di fede sullo zigomo a rafforzare il concetto che non si parla in modo così cafone), ma in fondo sono storie che continuano sempre ad affascinarci e emozionarci, anche se sappiamo già come andrà a finire, forse perché ci piace identificarci con l'eroe senza macchia né paura che intrepido affronta ogni sfida e alla fine conquista pure l'amore e un bel castello, che non fa schifo a nessuno.


francesco guarnaccia ci aiuta in questo processo di identificazione riprendendo lo schema trito e ritrito della principessa da salvare, del mostro cattivo e del regno sotto minaccia ma dandoci finalmente una figura di cavaliere un po' più realistica, normale, più vicina alla nostra quotidianità.
insomma, prospero è un cazzone fancazzista che non riesce a deludere il re quando viene chiamato a castello per ricevere l'incarico di salvare la principessa. è cavaliere un po' per caso ma in realtà non sa neanche andare a cavallo, della gloria stigrandissimicazzi, alle giostre e ai duelli preferisce starsene svaccato su una specie di sacco (sta là in attesa di andare a comprare un divano serio) a perdere tempo con il suo fido scudiero. e sopratutto, prospero è un procrastinatore di prima categoria, e alla notizia che ha un mese (veramente sarebbero ventisette giorni...) per salvare la principessa, inizia un ferreo programma fatto di improbabili allenamenti, pause e rinvii.


riuscirà il nostro a compiere la sua impresa? col cavolo che ve lo dico, compratevi cavalier inservente (qui) o al massimo leggetelo sul sito di mammaiuto (ma il cartaceo è bellissimo, ve lo consiglio) perché merita davvero, perché prospero è un adorabile idiota e le sue gesta sono molto divertenti, perché il mondo in cui lui e gli altri vivono è il solito paesaggio allucinato a cui guarnaccia ci ha abituati con una palette da cosa-cazzo-c'era-nel-mio-bicchiere, per i colpi di scena inaspettati che la storia ci regala qua e là, rubando anche qualche lacrimuccia (maledetto!), perché è una favola più vera di tante altre, che sa parlare a tutti e di tutti e sa diventare uno specchio non solo dei nostri difetti peggiori ma di tutto quello che di buono c'è in noi che non sappiamo vedere, e se tutto questo non vi basta, allora perché... beh... perché è una figata, perché in ogni pagina si legge tutto l'entusiasmo di chi i fumetti li fa perché si diverte un mondo e vuole far divertire chi li leggerà. e a me pare che questo - per restare in tema - sia l'aspetto più nobile dei racconti, che siano a fumetti o meno.

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