venerdì 16 febbraio 2018

insecto


una perfetta famiglia borghese, ricca e per bene, una madre preoccupata di avere abbastanza roba interessante da raccontare alle amiche, un padre assente, gli hobby da ricchi.
lucas e lea sono fratelli, quasi coetanei: 15 e 16 anni. sono soli in un mondo assurdo, pieni di una sfrenata rabbia adolescenziale nei confronti della loro penosa famiglia, delle apparenze e di tutto il resto.


inizia tutto quasi per gioco, guardare dal buco della serratura e sapersi guardati, senza darlo troppo a vedere.
i dialoghi sono ridotti al minimo perché la passione tra loro due si alimenta di silenzi e sguardi di sottecchi che si soffermano maniacalmente sugli stessi particolari: bocca, mani, occhi, collo, gambe, pancia, seni.
nelle tavole di maria llovet i corpi diventano pezzi di carne carica di sensualità fino a scoppiare, frammenti di immagini rubati in un lampo che rimangono impressi come marchi sotto le retine, fotografie mentali di una sorta di catalogo erotico.
il gioco va avanti tra sguardi e carezze nascoste, in una continua sfida alla morale e al buon senso.
ti piaccio così tanto?
tra i due la passione esplode con ferocia in una casa sempre vuota, e il sesso sembra a volte un rimedio a quel senso di abbandono ineluttabile, una solitudine che fa più male di ogni violazione a qualsivoglia perversione.
maria llovet disegna i due fratelli così simili tra loro che a sembra si fondano insieme e nell'altro riescano finalmente ad amare se stessi, a trovare un rifugio al loro mal di vivere, a tirar fuori una rabbia che è mancanza d'amore e trasmutarla in un amore rabbioso e passionale, perverso, carnale, possessivo e totalitario.
è un mondo che esclude tutti non per vergogna ma per necessità quello di lea e lucas, un mondo sbagliato e dislessico che è quello che è e non intende preoccuparsi di cambiare.
la dislessia cui fa riferimento il titolo (insecto/incesto) si rispecchia anche nel loro rapporto che confonde e scambia i ruoli come se non ci fosse per loro altro modo possibile di amare, con quel senso di disperata immanenza dei quindici anni.
insecto è il racconto di sguardi rubati, di momenti fuggevoli che rimangono nella memoria, che annullano qualsiasi possibile linea temporale, un dilatarsi di un presente immobile e senza fine in cui l'arco è sempre teso al massimo e la freccia è sempre sul punto di prendere il volo. impossibile non farsi coinvolgere dall'urgenza e dal silenzio, impossibile non leggere dietro lo sgarbo di una così sfacciata violazione alle norme e di una così sfrenata carnalità la purezza di un sentimento assoluto e totale.

troppo facile parlare di benpensanti e scandali, insecto se ne frega degli arrovellamenti della morale (se mi inginocchiassi e fingessi di pregare, cosa chiederei a dio?), mette da parte la razionalità, bandisce le parole e si concentra sulle pulsioni che nascono da dietro lo stomaco, spostando il bersaglio dall'incesto all'atto ancora più perverso del rifugiarsi su un palcoscenico a mettere in scena una vita finta in cambio di qualche applauso, mentre dietro la maschera tutto appassisce e si decompone in silenzio, svelandosi solo quando ormai di quella perfezione non rimangono che ossa e brandelli di carne già consumata.
cosa ci fa più orrore? di cosa dovremmo davvero vergognarci?


sensuale, passionale, scevro da ogni banale retorica, il romanzo di maria llovet colpisce dritto al centro di quell'istintualità animalesca che, per quanto soffocata e nascosta, nessuno può mettere a tacere, riuscendo sorprendentemente a trattare un tema tanto scomodo senza banalizzarlo e distorcerlo con la lente curva di una qualche bigotta morale o volgare morbosità, rendendo giustizia a un sentimento che ha il coraggio dell'onesta e della disperazione.

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