venerdì 10 novembre 2017

gli anni che restano ~ intervista a brian freschi e davide aurilia

il verbo ricordare [...] viene dal latino re- indietro e -cor cuore. richiamare nel cuore. perché il cuore veniva considerato la casa dei ricordi.

mauro e antonio sono stati amici da sempre. fin da quando erano bambini e il massimo a cui mauro aspirava era calciare forte il pallone o andare velocissimo in bicicletta.
erano gli anni delle avventure immaginarie e sfrenate, gli anni in cui ogni cosa non solo sembrava, ma era davvero possibile.
mauro e antonio sono cresciuti insieme, passando dal pallone ai primi spinelli, i primi amori, i trasferimenti, bologna, la lotta studentesca.
pian piano hanno preso a cambiare, e se mauro rimaneva un tranquillo, bravo ragazzo, antonio viveva una trasformazione profonda, che non riusciva a comunicare a nessuno, neppure al suo migliore amico.
succede qualcosa, come succede a chiunque, e quell'amicizia che sembrava non dovesse mai finire, invece finisce.
passano vent'anni, la vita prende la strada che vuole lei e non quella che immagini tu, e dalle avventure immaginarie della tua infanzia, dagli amori perfetto della tua giovinezza, dalla voglia di cambiare il mondo che prende qualsiasi ragazzo sano di mente a quell'età, mauro si ritrova con una vita insoddisfacente, scialba, tristemente banale.
poco gli importa ormai del suo presente, e ancora meno del futuro, ma non può che perdersi nei suoi ricordi, quelli degli anni passati con antonio, la sua personale isola felice in cui rifugiarsi, il suo tesoro sepolto - e nemmeno troppo in profondità - nel cuore.
passano vent'anni, i due amici non si sono più sentiti fino a quando il nome di antonio non compare in una lettera, quella che invita mauro ad andare al suo funerale.

adesso che antonio non c'è più, adesso che più forti che mai i ricordi lo sommergono, mauro decide di spingersi ancora più a fondo nel passato, non limitandosi a ricordare, ma cercando di scoprire adesso quello che antonio non era riuscito a dire - o che lui non aveva saputo chiedergli - molti anni prima.

per mauro inizia un viaggio malinconico, a ritroso nel tempo, nella città della sua giovinezza, tra le strade in cui giocava da bambino e poi in quelle in cui, pezzo dopo pezzo, ha perso il suo migliore amico.

con gli anni che restano, brian freschi e davide aurilia hanno dato vita a una storia dolceamara che si fa monumentale elogio della memoria, di quella malinconia che ti incatena fin quando serve, fino a quando non capisci che è finalmente arrivato il momento di voltare la testa nella direzione giusta, di andare avanti.

e siccome questo libro è troppo bello per provare a parlarne solo io, ho invitato loro a dirci qualcosa di più! buona lettura!

ciao brian, ciao davide, grazie mille per il vostro tempo e benvenuti su claccalegge!
voi due siete giovanissimi e con un grande talento, brian ha già scritto per tanti autori e davide lavora da tempo come illustratore. come è iniziata la vostra carriera?
BRIAN: Ciao Clacca, intanto grazie del complimento! Personalmente ho incontrato il mondo del fumetto per caso, nonostante sia sempre stato circondato da persone estremamente appassionate, da mio padre ai miei più cari amici. Due annetti fa mi trovavo, lavorativamente, in una tipica fase di passaggio: volevo scrivere di tutto, ma non sapevo bene dove concentrare le mie energie per iniziare. La Scuola Internazionale di Comics a Firenze mi era stata consigliata da un amico illustratore e ho deciso di provare. Prima di allora non avevo mai preso in considerazione l'idea di fare fumetti. È stato difficile i primi mesi, perché è un meccanismo di scrittura non facile da assimilare e per niente scontato. Poco prima di concludere l'accademia ho conosciuto i ragazzi di Manticora Autoproduzioni e, per congiunzioni astrali che ignoro, ci siamo subito presi. Il resto è quel che è stato! 
DAVIDE: Ho iniziato molto lentamente e in sordina, partendo da uno studio pubblicitario come storyboarder e non mi sento di dire che sono ufficialmente un illustratore. Ho fatto pochi lavori come tale ma sono riuscito lo stesso a farmi conoscere proprio attraverso le mie illustrazioni. Da lì al fumetto è stato un passaggio quasi naturale e piacevole.
brian, tu hai scritto principalmente per il gruppo manticora, di cui fai parte, ma fino a ora avevi sceneggiato per lo più storie brevi (e spesso decisamente più cupe de gli anni che restano!): come è stato passare a scrivere una storia più lunga e articolata?
BRIAN: Non facile! Ho iniziato a lavorare a Gli anni che restano con impazienza, ma anche con non poca paura: intraprendere un libro così importante su un genere mai affrontato, è stato un bel salto che mi ha costretto a rivalutare tutti gli equilibri narrativi. Il che è un bene, prima o poi  andava fatto: d'ora in poi le ossa continueranno a spezzarsi a ogni nuovo libro, ma saprò come affrontare i colpi! L'unica a rimetterci alla fine è stata la mia moka: ha iniziato a logorarsi per colpa del troppo utilizzo, il che è stato un peccato, ma forse anche il segno che stavo lavorando nel modo giusto.
davide, come dicevo sopra, tu hai lavorato fino ad adesso principalmente come illustratore e hai partecipato ad antologie di autoproduzioni, come è stato passare a disegnare una storia lunga per un grande editore?
DAVIDE: Ho sempre visto i graphic novel anche come oggetti da collezione, lavori di lunga e meticolosa lavorazione. Iniziare questo lavoro mi ha entusiasmato e allo stesso tempo messo un po’ d’ansia, sapendo che le mie illustrazioni le realizzo nell’arco di ore o pochi giorni. L’editore ci ha sempre aiutato e seguito durante la lavorazione, togliendoci dubbi e dandoci ottimi consigli, in questo modo è stato un po’ più semplice tutto il lavoro.
com'è nata la vostra collaborazione?
DAVIDE: Ci siamo trovati nel momento giusto, quando entrambi avevamo bisogno di dire qualcosa a un pubblico molto ampio. Come tante collaborazioni, anche la nostra nasce sul web.
È stato Brian a trovarmi ed era il momento migliore per me per iniziare a lavorare con uno sceneggiatore. Quando abbiamo trovato il soggetto adatto ai miei disegni, ci siamo buttati a capofitto nel lavoro.
gli anni che restano è una storia malinconica, narrata da un personaggio molto più grande di voi, quindi immagino non si possa definire una storia autobiografica. da dove nasce l'idea per questa narrazione?

BRIAN: Bella domanda, che ha più di una risposta. La prima risposta è che amo mettermi in gioco: non conosco sensazione più elettrizzante di raccontare vite di persone distanti da me. Non mi sentirei a mio agio a scrivere di situazioni che ho vissuto, o che mi hanno indirettamente coinvolto. È più difficile la mia scelta, soprattutto su una narrazione realistica, perché mi costringe a documentarti, a parlare con persone e a immedesimarti ed empatizzare attraverso ogni mezzo a disposizione. Ma una volta raggiunto il risultato la soddisfazione è notevole: le sfumature che ho colto le butto su carta, le altre le lascio cogliere al lettore e alla sua visione. 
La seconda risposta: quando studiavo all'accademia mi ero prefissato un obiettivo: "Non etichettarti". Sono curioso e per questo cerco da sempre di evitare ogni zona comfort.
E questo è uno dei motivi del perché ho scelto una narrazione così lontana dal mondo esplorato con Manticora, anche se la sostanza non cambia. Cambia il guscio esterno e l'ambientazione, ma i sentimenti che contiene sono quelli che cerco di affrontare anche in altri generi. Per come lo immagino, Mauro potrebbe essere tranquillamente un personaggio di una storia grottesca di Manticora!
 
La terza risposta è che si tratta di una storia a cui tengo molto, che racchiude in sé l'immaginario di innumerevoli vicende che ho ascoltato e riascoltato. Una storia che avevo iniziato a scrivere ai tempi dell'accademia e alla quale avevo fatto una solenne promessa: "Tu sarai il mio primo libro." E quando ho capito che era esattamente ciò che Davide cercava non ho esitato un secondo. È un libro che rappresenta una "fase di passaggio", una storia che è stata molto importante per me mentre imparavo a gestire gli ingranaggi del fumetto. Era ora di fargli scoprire il mondo esterno.

visto l'ottimo risultato di questo libro, pensate di lavorare insieme ancora ad altre storie?
BRIAN: Assolutamente, e non solo nel campo del fumetto. Ma è ancora presto per parlarne, acqua in bocca! 
DAVIDE: Non siamo legati l’uno all’altro, ma abbiamo lavorato molto bene, sempre in sintonia! Quindi sicuramente, continueremo a collaborare.
il libro è uscito in libreria da poco, ma era già stato presentato in anteprima a settembre al tcbf, dove è stato accolto con successo avendo venduto tutte le copie disponibili allo stand bao. c'è qualche aneddoto particolare che volete raccontarci su come è stato questo esordio con bao publishing?
DAVIDE: non credevo in questo successo immediato, per questo non mi sono preoccupato molto di organizzarmi per quanto concerne ai momenti di dedica, che sono stati per me effettivamente molto intensi. Ero impreparato e giustamente sono stato bacchettato a fin di bene per essere pronto psicologicamente al Lucca Comics.
immaginiamo che vi scambiaste i ruoli, con davide ai testi e brian alle matite: cosa succederebbe?
BRIAN : Ti allego una mia personale variant cover del libro per darti un’idea! 
DAVIDE: Il risultato sarebbe stato utile giusto per accendere il camino.
la variant cover di brian, che io trovo assolutamente perfetta!

avete degli autori o delle opere - non necessariamente a fumetti - a cui vi ispirate per i vostri lavori?
BRIAN: E qui inizia la crisi! Non riuscirò mai ad elencarli tutti. Parlando di fumetti ho tanti mentori silenziosi, nomino quelli che mi vengono in mente sul momento: Craig Thompson, i Tamaki, Pedrosa, Guy Delisle, Zidrou, Thomas Gilbert, Stephen Collins, Yoshiro Tatsumi, Riff Reb's, Dylan Horrocks, il maestro Matsumoto e Mark Kalesniko.Ma anche Shaun Taun, Erik Kriek, Thomas Ott, Edward Gorey, Amelie Flechais, il novanta per cento dei maestri asiatici (Cina, soprattutto) e Fabien Vehlmann (lo amo).Anche la musica ha un aspetto fondamentale per me: da Sigur Ros a Gorillaz e Bon Iver, da The Divine Comedy a M. Ward e Vinicio Capossela, fino ad arrivare a Matt Elliott, The National e Sopor Aeternus. Poi mi sono personalmente creato una serie di playlist unicamente di genere rap, classico e jazz, con ogni pezzo accuratamente selezionato e di circa 120 ore l'una (stanno pensando di internarmi, sì). Per cinema, romanzi e altri libri illustrati passo, per ora. Ne parliamo con calma quando abbiamo circa mezza giornata libera! 
DAVIDE: Sono legato a pochi autori, cerco di prendere qualcosa da ognuno di essi e creare qualcosa di nuovo. Sono: Manuele Fior, Cyril Pedrosa, Jiro Taniguchi, Nicolas de Crecy. In tono minore a Katsuhiro Otomo, Jorge Gonzalez, Brecht Evens ,Gipi, e autori di racconti come E.A. Poe, Jack London e Cormac McCarthy
quali sono i vostri prossimi progetti? e a quali fiere parteciperete nei prossimi mesi?
BRIAN: Anche qui posso (per ora) dire e non dire, in particolare nel settore del fumetto. Ovviamente lavorerò a tutto ciò che concerne Manticora, ma ho anche dei piani molto interessanti con la casa editrice toscana Kleiner Flug e un po' di sorpresine qua e là. Ultimamente mi sto anche lanciando nell'universo delle favole illustrate, con disegnatori davvero in gamba. Anche di questo penso (e spero) che ne sentirete presto parlare! 
DAVIDE: Come detto prima, continuerò a collaborare con Brian ma porto avanti anche altri progetti editoriali con altri sceneggiatori, progetti miei, ma ancora molto intimi per parlarne, oltre a lavori che esulano dal mondo fumetto. Cerco di dare la giusta importanza a tutto in egual modo.
in attesa di incontrarci di nuovo, vi ringrazio ancora una volta e vi mando un mega imboccallupo per tutti i vostri prossimi lavori!

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