domenica 2 dicembre 2012

la traccia dell'angelo

ora, quando inizio un libro di un autore che mi piace tanto, come stefano benni, mi aspetto sempre un libro piacevole, possibilmente che contenga quegli elementi che mi piacciono del suddetto autore.
ecco perché la traccia dell'angelo è stato una delusione completa e totale.
benni senza l'ironia e il sarcasmo cinico di benni non è benni.
benni che vuole fare de luca non si può reggere.
la traccia dell'angelo è un libro che ci si augura rimanga un caso a se stante nella produzione di benni, un libro triste oltre ogni limite, un libro che fa male, sia per come è scritto (ma cacchio, stiamo parlando di un libro di stefano b-e-n-n-i!!! che è sta roba?) sia per la storia che racconta.
senza spoilerarvi troppo, ma tanto non è che succeda chissà cosa, si tratta della storia di morfeo, che da piccolo viene colpito in testa da una persiana staccatasi all'improvviso, che poi diventa una specie di scrittore, che poi crede di essere epilettico - e glielo fa credere anche uno stronzo di medico - e che poi scopre che in realtà non lo è. nel frattempo è diventato dipendente dai millemila psicofarmaci che ingolla a chili ogni giorno.
gli angeli non si capisce bene, dovrebbero essere l'immancabile pazzo e l'infermiera che in qualche modo lo aiuta.
moralismi a mai finire e lezioncine sul già-noto. i medici prescrivono droga solo per acchiapparsi i soldi delle case farmaceutiche. prima di iniziare una terapia a base di psicofarmaci è bene farsi visitare da almeno due medici diversi. troppe medicine fanno male. la gente pensa solo ai soldi. blabla.
grazie benni, se non ce lo dicevi tu non lo capivamo.
delusione, delusione cosmica. spero proprio che con l'ultimo libro sia tornato il benni di sempre, spero anche di poterlo leggere presto, ma questa roba, davvero, evitatela, sopratutto se vi piacciono i libri di stefano benni.

ps. questa settimana andrò plausibilmente a rilento con i post, mi scuso già da adesso, ma sto cercando di fare una cosa che... vabbè, poi vi spiego, che a parlarne prima ci si porta sfiga da soli.

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